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Oltre l’orizzonte tra mare, passione e barca


di CapitanX
27.02.2025    |    2.471    |    5 8.9
"Marco sorseggiava il vino, appoggiato alla balaustra, gli occhi che seguivano il nostro gioco con una complicità silenziosa..."
Il sole stava calando all’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature d’oro e arancio. Il mare era calmo, cullava dolcemente la mia barca, la Luna Nera, mentre aspettavo i miei ospiti per la serata. Avevo preparato tutto con cura: una bottiglia di vino bianco in fresco, qualche cuscino disposto strategicamente sui divanetti della coperta e una rotta che ci avrebbe portato fuori dal porto, lontano dalle luci della terraferma, solo il mare e la luna a farci compagnia.

Quando li vidi avvicinarsi lungo il pontile, seppi subito che sarebbe stata una serata interessante. Lui camminava con un’aria sicura, rilassata, ma i suoi occhi tradivano un fremito di eccitazione. Lei… lei era una visione. Un lungo abito di seta color avorio che le scivolava addosso come una seconda pelle, con uno spacco laterale che rivelava la curva perfetta della coscia e, quando il vento si faceva complice, il sottile laccio nero del costume. I suoi tacchi sfioravano il legno del pontile con un suono leggero, ipnotico.

Sorrisi appena mentre loro salivano a bordo.

— Benvenuti sulla Luna Nera — dissi, porgendo prima la mano a lei. Le sue dita erano affusolate, morbide, e quando le sfiorai con il pollice vidi una scintilla nei suoi occhi. Poi strinsi la mano di lui, un’intesa silenziosa passò tra di noi. Sapevo perché erano qui, sapevo cosa volevano.

Sciolsi gli ormeggi e portai la barca fuori dal porto, il motore borbottò per un istante prima che il vento prendesse il comando, gonfiando le vele. Sentii lo scafo fendere l’acqua con eleganza mentre la costa si allontanava lentamente, fino a diventare solo un riflesso tremolante sul mare.

Chiara si era già accomodata sul divanetto principale, accavallando le gambe con un movimento studiato nella sua apparente naturalezza. Lo spacco dell’abito si aprì ancora di più, lasciando intravedere la pelle liscia della coscia, la curva dolce dell’anca. Finsi di non guardare, ma sapevo che lei se ne accorgeva. Il gioco era appena iniziato.

— Quanto durerà la navigazione? — chiese con voce morbida, inclinando la testa di lato mentre sorseggiava il vino che le avevo appena servito.

Le lanciai un’occhiata mentre mi appoggiavo al timone.

— Dipende… — dissi, lasciando in sospeso la frase. — Dal tempo, dal mare… e da quanto vogliamo goderci la traversata.

Lei sorrise, portandosi il calice alle labbra. Gli occhi di Marco passavano da me a lei, come se assaporasse ogni sfumatura di quell’intesa che si stava creando.

Il vento accarezzava la sua pelle mentre le onde ci cullavano. La osservai mentre faceva scorrere lentamente un dito lungo il bordo del bicchiere, un gesto casuale che sembrava una carezza sottile, un invito appena accennato. Mi avvicinai, sedendomi accanto a lei senza rompere la tensione. Sentivo il suo profumo, un misto di salsedine e note floreali, qualcosa che mi spingeva istintivamente a volerle essere più vicino.

— Ti piace il mare? — le chiesi, inclinando leggermente il capo verso di lei.

— Soprattutto di notte — rispose, con un sussurro appena percettibile.

Sentii Marco spostarsi, appoggiandosi alla balaustra della barca, osservando la scena con un sorriso enigmatico. Sapevo che aspettava quel momento.

La mia mano si mosse appena, come per sistemare il lembo del suo abito che il vento aveva sollevato. Un tocco leggero, quasi accidentale, ma sufficiente a farle trattenere per un istante il respiro. I suoi occhi si posarono su di me, fissi, penetranti.

Non dissi nulla. Il mare parlava per noi, con il suo lento dondolio, con il buio che ci avvolgeva mentre la costa svaniva dietro di noi.

— Sei un ottimo padrone di casa, capitano — sussurrò lei, e il mio nome sulle sue labbra ebbe un suono deliziosamente proibito.

Sorrisi appena, lasciando che la tensione tra noi crescesse. La notte era ancora lunga. E io avevo tutta l’intenzione di esplorarne ogni sfumatura.

Il mare attorno a noi era calmo, scuro come velluto sotto il riflesso della luna. La Luna Nera galleggiava docile sulle onde, cullandoci in quel silenzio sospeso carico di attese. Chiara si muoveva con la grazia di chi sa esattamente il potere che ha su chi la osserva. Seduta accanto a me, accavallò di nuovo le gambe, stavolta più lentamente, lasciando che il tessuto del vestito scivolasse via quel tanto che bastava per far brillare la pelle sotto la luce soffusa.

Marco sorseggiava il vino, appoggiato alla balaustra, gli occhi che seguivano il nostro gioco con una complicità silenziosa.

— Il mare è un ottimo alleato — dissi, rompendo il silenzio, il tono volutamente basso, intimo. — Nasconde, avvolge, protegge i segreti di chi lo attraversa.

Chiara inclinò il viso verso di me, le labbra ancora umide di vino.

— E tu ne hai molti, di segreti, Capitano?

Le sorrisi, senza rispondere subito. Mi piaceva il modo in cui le sue parole erano cariche di sottintesi, il modo in cui il suo sguardo cercava di leggermi, di provocarmi.

— Qualcuno — ammisi, lasciando scorrere le dita lungo il bordo del bicchiere. — Ma non tutti sono fatti per essere svelati.

Lei si avvicinò impercettibilmente, il profumo della sua pelle un misto di sale e qualcosa di dolce, inebriante. Sentivo il calore del suo corpo, la tensione crescente nello spazio sottile tra noi.

— Forse alcuni segreti meritano di essere scoperti… — mormorò.

Il vento sollevò un altro lembo del suo vestito e questa volta fu Marco a osservarla più attentamente, con un sorriso soddisfatto. Sapevo che era questo che volevano: la seduzione lenta, il gioco di sguardi, il piacere dell’attesa.

Mi presi il mio tempo.

Le dita sfiorarono appena la sua pelle, scivolando lungo il bordo della seta, come a rimettere in ordine il vestito che il vento continuava a spostare. Fu un contatto leggero, quasi un niente… ma sentii il brivido attraversarle il corpo. Lei trattenne il respiro per un attimo, prima di riprendere a sorseggiare il vino, fingendo indifferenza.

Sorrisi tra me.

— Ti piace giocare, vero? — le sussurrai, il fiato appena percettibile sulla sua pelle.

Chiara si voltò verso di me, gli occhi scuri illuminati da una scintilla pericolosa.

— Solo quando trovo qualcuno che sa giocare bene…

Il suo sguardo cercò il mio, insistente, e in quel momento seppi che il confine era stato superato. Il suo corpo si era leggermente inclinato verso di me, un invito silenzioso che non avevo intenzione di ignorare.

Allungai una mano, questa volta più audace, e la posai sulla sua coscia scoperta, sentendo la pelle calda sotto il palmo. Non si ritrasse. Anzi, le sue dita si posarono leggere sulla mia, come a incoraggiare quel contatto.

— Ti piace il mare di notte? — le chiesi, la voce più roca del solito.

— Amo quando l’acqua riflette i desideri più profondi… — rispose, in un sussurro appena percettibile.

Marco si mosse dietro di noi, avvicinandosi con una lentezza calcolata. Sentivo la sua presenza come un’ombra silenziosa, un testimone di quell’intesa che ormai era impossibile ignorare.

Poi, con una sicurezza disarmante, Chiara prese la mia mano e la guidò più su, lungo la curva della sua coscia. Il battito del mio cuore accelerò, mentre il respiro di lei si faceva più corto.

La notte era ancora lunga.

E io avevo tutta l’intenzione di scoprire fin dove saremmo stati disposti ad arrivare.

Il mare attorno a noi era un manto nero increspato solo dal lieve ondeggiare della barca. Il vento accarezzava la pelle di Chiara, sollevando ancora quel maledetto vestito che sembrava fatto apposta per provocare. Il mio respiro si era fatto più lento, controllato, mentre le dita seguivano il tracciato della sua coscia nuda. Sentivo il calore della sua pelle contro il palmo, un contrasto con la freschezza della brezza marina.

Lei non si ritrasse. Al contrario, inclinò appena la testa di lato, lasciando che i suoi capelli sfiorassero la mia spalla. Un gesto appena percettibile, ma carico di intenzione.

— Il tuo tocco è sicuro, Capitano… — sussurrò, la voce come seta grezza, un po’ ruvida, un po’ dolce.

Mi girai verso di lei, gli occhi nei suoi. Marco era dietro di noi, osservava senza fretta, senza gelosia. Lo sapevo, lui era parte di quel gioco tanto quanto noi. Era stato lui a volerlo, lui a portarla qui, su questa barca, sotto la mia responsabilità. E ora aspettava, paziente, godendosi lo spettacolo del lento avvicinamento.

Chiara spostò il calice vuoto sul tavolino di legno lucido, poi si girò verso di me, sempre senza rompere quel sottile contatto tra la mia mano e la sua pelle.

— Che succede, Capitano? Ti sei perso nei tuoi pensieri?

La sua voce era una carezza, e io decisi che era ora di smettere di giocare ai duellanti di sguardi.

Lasciai scivolare la mano lungo la sua gamba fino al punto in cui il costume si tendeva contro la pelle, poi la strinsi appena, un gesto di possesso silenzioso. Lei trattenne il respiro. Marco sorrise.

— No, Chiara. Sto solo godendomi il momento.

Le sue labbra si schiusero appena, impercettibilmente. Lo sapevo. Sentivo il suo corpo reagire al mio tocco, al mio tono di voce, alla situazione che si stava lentamente sciogliendo come cera fusa.

Mi avvicinai di qualche centimetro, il mio viso a un soffio dal suo. La sua pelle profumava di salsedine e di qualcosa di più intimo, più profondo.

Poi, con una lentezza esasperante, lasciai che il dorso delle dita le sfiorasse la linea del collo, scendendo lungo la clavicola, poi ancora più giù, appena sopra il tessuto leggero del vestito.

Chiara non si mosse. Non disse una parola. Ma il respiro era più corto, più intenso.

Marco si mosse, fece qualche passo, venendo a sedersi proprio accanto a lei, un braccio poggiato sullo schienale.

— Ti piace sentirti desiderata, amore? — le chiese, con un sorriso che sapeva già la risposta.

Chiara girò appena il viso, guardandolo, poi tornò su di me.

— Molto.

La sua voce era solo un soffio, ma fu come un invito esplicito.

E io non ero certo il tipo da ignorare un invito del genere.

Mi mossi ancora più vicino, la mia gamba sfiorò la sua, le mie dita seguirono la linea del vestito fino a trovare il nodo del laccio del costume, nascosto appena sotto la seta. Lo sfiorai con il pollice, osservando la sua reazione.

Lei chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì, il suo sguardo acceso da una luce diversa.

Il gioco era finito.

Ora era tempo di andare oltre....

Andiamo oltre? Fatemi sapere nei commenti per parte II ...
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