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Sapiosessuali | Luna NERA


07.04.2025 |
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"Ora il corpo reclamava il suo spazio, il diritto di esplorare tutto ciò che le parole avevano costruito fino a quel momento..."
Il mare quella sera sembrava sospeso nel tempo, un velluto nero che cullava la Luna Nera in un silenzio complice. Il vento era leggero, appena percettibile, mentre il rumore del ghiaccio nel bicchiere accompagnava la conversazione in un gioco sottile, elegante, fatto di parole calibrate, sguardi che scavavano più in profondità di quanto fosse necessario.Loro erano una coppia raffinata, di quelle che non ostentano ma sanno esattamente come muoversi, come giocare con l’aria attorno a sé.
Lui parlava con sicurezza, un uomo di mondo, con la consapevolezza di chi sa di avere accanto una donna che attira l’attenzione ovunque vada. Lei?
Lei era il vero pericolo. Quella femminilità studiata, mai esagerata, il tono di voce che sfiorava la pelle prima ancora delle dita, la mente che danzava tra seduzione e controllo.
Era il tipo di donna che non cercava il contatto immediato.
Lo costruiva.
— Il fascino di un uomo non sta solo in come guarda, ma in come sa ascoltare — disse, sorseggiando il vino bianco con la lentezza esasperante di chi vuole dare il giusto peso a ogni gesto.
La osservai, lasciando che il gioco proseguisse.
— E il fascino di una donna? — domandai.
Lei mi fissò sopra il bordo del bicchiere, trattenendo un sorriso.
— Sta nel sapere quando è il momento di lasciarsi guardare.
Il marito ridacchiò, scuotendo la testa mentre accarezzava il bordo del suo bicchiere. Era a suo agio, divertito. Un uomo che sapeva bene chi aveva sposato.
— Ti avverto, Capitano, mia moglie ama le sfide intellettuali più di ogni altra cosa. Devi dimostrarle di essere all’altezza.
Non risposi subito. La guardai, studiandola. Era un invito.
Lei si appoggiò meglio alla seduta, incrociando le gambe con un movimento perfetto, il vestito che scivolò appena lungo la coscia. Sapeva che la stavo guardando, ma fece finta di non accorgersene.
— Non penso che sia questione di dimostrare — dissi infine, inclinando leggermente il bicchiere. — Credo che sia questione di farle venire voglia di scoprirlo da sola.
Ci fu un attimo di silenzio. Quel tipo di silenzio.
Lei sorrise.
— Mi piace la tua risposta.
Il marito si sporse in avanti, divertito.
— Bene. Ma la domanda è: sai anche mantenerla?
La tensione cambiò. Si fece più sottile, più elettrica. Perché non si trattava più solo di parole. Ora c’era qualcosa di concreto nell’aria.
Lei prese un altro sorso di vino, poi appoggiò il bicchiere. Lentamente si alzò, sfiorando la mia spalla con le dita mentre passava.
— Vado un attimo dentro.
Una pausa. Uno sguardo. Un’attesa.
Il marito non disse nulla. Si limitò a sollevare appena il bicchiere, come se stesse brindando.
— Credo che la mia signora ti abbia lanciato una sfida, Capitano.
Mi alzai senza fretta, lasciando che il gioco continuasse esattamente come lo aveva progettato lei. Entrai nella cabina, trovandola di spalle, le mani appoggiate al legno, il respiro leggermente più profondo, come se stesse assaporando l’attesa.
Mi avvicinai, abbastanza da sentire il suo profumo mescolarsi al sale, abbastanza da vedere il modo in cui la stoffa del vestito si muoveva con il respiro.
— Dimmi — dissi piano, vicino al suo orecchio, senza toccarla. — Ti piace più il gioco della mente o quello del corpo?
Lei si voltò appena, il sorriso sulle labbra più pericoloso di qualsiasi altra cosa.
— Se non hai ancora capito che per me sono la stessa cosa, allora forse non sei davvero all’altezza.
Le mie dita sfiorarono la sua schiena nuda, sentii il suo corpo irrigidirsi per un istante, prima che si rilassasse sotto il tocco. Poi la sua bocca cercò la mia, il bacio profondo, deciso, carico di ogni parola che non era stata detta fino a quel momento.
Il marito non tardò a raggiungerci. Non con fretta, ma con la calma di chi sapeva già che tutto stava andando esattamente nella direzione giusta.
E fu in quel momento, tra il suono del mare e il caldo delle loro bocche su di me, che capii che il vero piacere non stava nel vincere la sfida.
Stava nel godersela fino all’ultima mossa.
La sua bocca era ancora sulla mia, le labbra morbide, umide di desiderio, il respiro più profondo mentre le mie mani scivolavano lungo il suo corpo, sentendo ogni curva sotto il tessuto leggero. Non c’era più solo il gioco mentale ora. Ora il corpo reclamava il suo spazio, il diritto di esplorare tutto ciò che le parole avevano costruito fino a quel momento.
Sentii il marito avvicinarsi, il suo respiro vicino, il calore della sua presenza che si aggiungeva al nostro, senza interrompere, senza forzare, solo ascoltando l’intesa che si stava creando tra me e lei.
Fu lei la prima a prendere l’iniziativa. Ovviamente.
Si staccò da me con un sorriso pericoloso sulle labbra, fece un passo indietro, lasciando che la brezza del mare entrasse dalla cabina, sollevando appena il bordo del suo vestito. Lo lasciò scivolare lentamente lungo i fianchi, senza fretta, senza bisogno di gesti teatrali. Non ne aveva bisogno. Lei sapeva come farci desiderare ogni singolo istante.
Restava solo un velo sottile di lingerie sulla pelle calda, trasparente il tanto che bastava a farci fremere. Si voltò verso il marito, inclinandosi leggermente su di lui, baciandolo con la stessa intensità con cui aveva baciato me, come a ricordargli che, qualunque cosa sarebbe successa quella notte, loro erano sempre loro.
Lui la prese per la nuca, stringendola piano mentre le sussurrava qualcosa all’orecchio. Lei sorrise, poi tornò su di me, prendendomi per il polso e facendomi sedere sul divanetto in pelle della cabina.
— Sei stato bravo a reggere il gioco fino a qui — mormorò, sfiorando il mio petto con le unghie. — Ma ora voglio vedere se sai giocare fino in fondo.
Era una sfida. Un’altra.
E io non ero certo il tipo da tirarmi indietro.
Le mie mani scivolarono lungo le sue cosce, sentii il suo respiro farsi più irregolare mentre i miei polpastrelli seguivano la curva morbida dei suoi fianchi, risalendo lungo la schiena, fino alla spallina sottile della lingerie che si sfilò con un gesto lento, studiato. Il marito si abbassò accanto a noi, il suo viso vicino al collo di lei, le sue labbra che si univano alle mie nel prendersi cura di ogni centimetro della sua pelle.
Ora il piacere non era più solo un’idea, non era più solo uno scambio di battute intelligenti.
Ora era reale.
E sulla Luna Nera, persi completamente la cognizione del tempo mentre la loro intesa mi travolgeva, mentre il piacere prendeva forma in ogni bacio, in ogni tocco, in ogni respiro condiviso.
Era lei al centro. Sempre.
E noi eravamo lì per far sì che ogni suo desiderio fosse esaudito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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