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Le loro labbra insieme | Luna NERA


di CapitanX
02.03.2025    |    81    |    0 7.0
"Non con gelosia, non con esitazione..."
Il sole era alto, il mare attorno alla Luna Nera un tappeto immobile, spezzato solo dalla scia lenta della barca che avanzava verso un’insenatura nascosta. L’aria era densa di calore, il profumo del sale mescolato a quello della pelle esposta al sole.

Lei era ancora lì, sdraiata sul prendisole di prua, il corpo dorato e umido, il costume che si asciugava lentamente sul suo corpo perfetto.
Le gambe accavallate, un ginocchio che oscillava con un ritmo involontario, le labbra ancora umide di vino bianco.
Non era una donna appariscente, non una di quelle che ti colpiscono subito.

Ma c’era qualcosa in lei, un magnetismo sottile, una sicurezza che rendeva ogni suo movimento una provocazione naturale, senza bisogno di forzature. Il marito le sedeva accanto, il braccio appoggiato allo schienale, un sorriso rilassato sul viso.
Era un uomo tranquillo, osservatore. Sembrava sapere esattamente cosa stava accadendo, eppure non interveniva. Aspettava.

Lei fu la prima a togliersi gli occhiali da sole, lasciandoli cadere accanto a sé mentre si stiracchiava sul prendisole di prua. Il costume ancora umido dal primo tuffo aderiva perfettamente alla pelle, il tessuto bagnato che evidenziava ogni curva, il seno che si sollevava e abbassava lentamente con il respiro profondo di chi si stava lasciando cullare dal movimento dell’acqua.

Le gambe accavallate, il ginocchio che oscillava leggermente, un gesto involontario, ma carico di sottintesi.
Il marito le versò un bicchiere di vino fresco, porgendoglielo con un sorriso rilassato, lo stesso sorriso che mi lanciò un istante dopo, come se ci fosse qualcosa di già scritto nell’aria.
Non era la loro prima volta su una barca come questa, ma c’era un’elettricità diversa, qualcosa che non apparteneva solo alla bellezza della giornata.

Lei prese un sorso, lasciando che il vetro freddo scivolasse tra le dita, poi mi guardò, il sole che le illuminava gli occhi chiari, rendendoli ancora più brillanti.
Lei mi guardò, gli occhi socchiusi per il sole, poi si sollevò su un gomito, il seno che si tendeva appena contro il tessuto del costume.

— Sai qual è il mio problema con il mare? — chiese, la voce morbida, appena velata di un sorriso.

Scossi la testa, senza distogliere lo sguardo dal suo.

— Non mi basta mai.

Il marito ridacchiò, scuotendo il capo con finta rassegnazione.
— Ti avverto, Capitano… mia moglie ha sempre bisogno di qualcosa in più.

Il marito versò altro vino, poi le porse il bicchiere. Lei lo prese senza distogliere lo sguardo da me, sorseggiandolo piano, lasciando che il liquido scivolasse sulle labbra prima di mordicchiarsi piano l’angolo della bocca.

— E tu, Capitano? — chiese con tono morbido.
— Riesci mai a goderti il mare?

C’era qualcosa di più in quella domanda. Non era casuale.
Feci un passo più vicino, lasciando che fosse lei a decidere la distanza. Non arretrò. Anzi.

Mi prese per il polso con una naturalezza perfetta, le sue dita fresche contro la mia pelle calda, il contatto breve, ma pieno di sottintesi.

— A volte il piacere sta nel lasciare che siano gli altri a guidare — disse piano, il suo sguardo fisso nel mio.
Non risposi. Non serviva.

Si sollevò lentamente, lasciando che il costume si incollasse per un istante alle sue curve prima di sedersi sul bordo del prendisole, il viso più vicino al mio, il profumo della sua pelle che si mescolava a quello del mare.
Poi mi baciò.

Fu un bacio lento, profondo, un invito senza esitazioni. La sua lingua cercò la mia con un desiderio che si faceva più intenso a ogni respiro, il suo corpo che si premeva contro il mio con una naturalezza che annullava qualsiasi distanza.

Le sue mani salirono lungo il mio petto, scivolando sotto la mia camicia, le unghie che graffiavano leggermente la pelle.
Dietro di noi, il marito osservava. Non con gelosia, non con esitazione.
Con desiderio.

Fu lei a staccarsi per prima, i suoi occhi che brillavano sotto il sole, le labbra ancora umide dal nostro bacio.
Si voltò leggermente verso di lui, allungando una mano e invitandolo a raggiungerci.

Lui si mosse con calma, avvicinandosi, la sua mano che trovò la curva della sua schiena, accarezzandola piano mentre lei tornava su di me, le sue labbra che scivolavano lungo il mio collo, lungo il mio petto.

Le sue dita trovarono il bordo dei miei boxer, le sue unghie che scivolavano lungo l’elastico, abbassandolo con una lentezza esasperante.
Solo allora lui si chinò, le sue labbra che si unirono alle sue, le loro lingue che si muovevano insieme su di me, unendo il loro desiderio nel mio piacere.

Il sole bruciava sulla pelle, il mare era l’unico testimone.
E sulla Luna Nera, persi completamente il controllo.

Le loro bocche si muovevano all’unisono, le lingue che si sfioravano e si intrecciavano su di me, creando un’onda lenta e crescente di piacere che mi faceva perdere ogni senso di controllo.

Il calore delle loro labbra contrastava con la brezza marina che accarezzava la mia pelle, amplificando ogni sensazione, ogni respiro spezzato dal desiderio.

Lei guidava il ritmo, il suo respiro profondo, il piacere evidente nel modo in cui si muoveva, nella lentezza con cui esplorava ogni centimetro di me. Il marito la seguiva, assecondandola, lasciandole sempre il comando, il suo piacere diventava il loro, e il loro si riversava completamente su di me.

Le mani di lei risalivano lungo il mio addome, le sue unghie lasciavano tracce invisibili sulla mia pelle mentre la sua bocca si univa di nuovo a quella di lui, un bacio sporco di desiderio, mentre io ero il ponte che li univa.

Il suono del mare, il lieve sciabordio dell’acqua contro lo scafo, il sole che si rifletteva sulla pelle bagnata dal sudore e dal sale, tutto sembrava mescolarsi in un vortice che ci isolava dal resto del mondo.

Lei si staccò per un istante, sollevando appena lo sguardo su di me, un sorriso soddisfatto sulle labbra umide.
— Ti piace, Capitano? — sussurrò con voce roca, il suo fiato caldo sulla mia pelle.

Non ebbi il tempo di rispondere, perché la sua bocca tornò a prendersi tutto, con più intensità, con più decisione, mentre il marito si spostava dietro di lei, le mani che si stringevano sui suoi fianchi, il suo corpo che iniziava a muoversi con lei, dentro di lei, il loro piacere che si moltiplicava, diventando un’esperienza unica, totale.

Io ero il centro, il loro desiderio fuso nel mio, e ogni movimento, ogni respiro, ogni gemito sommesso si sommava a creare qualcosa di più grande, di più intenso.

Il mare attorno alla Luna Nera sembrava più calmo, come se stesse trattenendo il respiro insieme a noi, mentre il piacere cresceva, si faceva più profondo, più urgente.

E quando il piacere esplose in un’onda inarrestabile, quando il loro desiderio si riversò completamente su di me, non ci fu più confine tra chi prendeva e chi dava.

Eravamo tutti parte dello stesso ritmo, dello stesso piacere assoluto, con il sole sopra di noi e il mare come unico testimone della nostra resa totale.
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