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La Pioggia d'oro | Luna NERA

28.02.2025 |
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"Lui la osservava con l’aria di chi conosce ogni suo desiderio, di chi l’ha vista essere corteggiata, desiderata, adorata molte volte prima di oggi..."
Il sole scendeva piano lungo il profilo dell’orizzonte, tuffandosi nel mare con riflessi dorati che si rifrangevano sulla superficie calma dell’acqua. La Luna Nera scivolava silenziosa tra le onde leggere, lasciando dietro di sé solo il sussurro della schiuma che si spezzava sulla prua. La giornata era perfetta, il vento appena accennato, il profumo del sale mescolato alla brezza calda del Mediterraneo.L’incontro non era stato lasciato al caso. Ci eravamo scritti più volte, dettagli curati con la precisione di chi sa esattamente cosa vuole. Nessun fraintendimento, nessuna esitazione. Solo desideri confessati con eleganza, desideri che stavano per prendere forma.
Il loro arrivo fu come me lo ero immaginato. Una coppia raffinata, sicura, di quell’eleganza naturale che non ha bisogno di ostentazione. Lui, un uomo sulla sessantina, con il fascino intatto dell’età, capelli argento che brillavano sotto il sole, il viso segnato dal tempo ma senza perdere nulla della sua fierezza. Indossava una camicia di lino aperta, pantaloni chiari, il polso adornato da un orologio sottile che scintillava appena sotto la luce dorata. Era il tipo d’uomo che non parlava molto, ma che dominava ogni ambiente con la sola presenza.
Ma fu lei a catturare tutto il mio sguardo.
Mora, mediterranea, formosa, con un corpo che raccontava anni di piacere vissuti senza timore, senza rinunce. Il costume intero color crema abbracciava le sue curve come una seconda pelle, il tessuto teso sulle rotondità abbondanti, esaltandone ogni dettaglio. Le gambe piene, le cosce morbide e sode, le anche larghe che si stringevano nella vita sottile prima di aprirsi in un sedere grande, accogliente, armonioso. Nulla di eccessivo, nulla di volgare. Solo pura femminilità, generosa, naturale, fatta per essere ammirata, per essere adorata.
Salì sulla barca con grazia, lasciando che il vento giocasse con i suoi capelli scuri raccolti in un morbido chignon, qualche ciocca ribelle che sfiorava la pelle calda del collo. Si appoggiò alla scaletta con un movimento lento, lasciando che il corpo si inclinasse appena, il costume che si tendeva sulla carne morbida, rivelando la linea perfetta delle sue forme.
Fu quando si chinò leggermente per sistemare la borsa che lo vidi.
Lo vidi davvero.
Il tessuto sottile che si spostava appena, rivelando una curva di pelle nuda, il bagliore dorato del sole che accarezzava la rotondità perfetta dei suoi fianchi, del suo sedere. Il movimento naturale, spontaneo, eppure carico di un’intenzione silenziosa, come se sapesse esattamente cosa stava facendo.
Mi voltai appena, il respiro più profondo, un istante di silenziosa ammirazione.
Lui notò la mia reazione.
— Mia moglie è una donna meravigliosa, non trovi? — chiese con un sorriso sottile, un sottinteso evidente nella sua voce.
Lei si voltò, il viso rilassato, gli occhi scuri che brillavano di qualcosa che non era solo compiacimento, ma consapevolezza.
— Ti piaccio, Capitano?
La sua voce era un soffio basso, il tono morbido, sicuro, senza tracce di timidezza.
Non serviva una risposta. Lei sapeva già tutto.
Lasciai che la Luna Nera ci portasse lontano, oltre il trambusto delle spiagge affollate, oltre le rotte battute, fino a una piccola insenatura nascosta. Un angolo di paradiso dove il mare era piatto come un lenzuolo steso al sole, il vento si faceva più leggero e il tempo sembrava sospeso.
La signora si era già sistemata a prua, allungata sul lettino imbottito, il bicchiere di prosecco tra le dita, le gambe leggermente divaricate, un’aria rilassata sul volto. Il marito era seduto accanto a lei, lo sguardo rilassato, il corpo disteso in un atteggiamento di attesa.
Fu lui a parlare per primo.
— Vorremmo un’area riservata, Capitano. Per prendere il sole senza segni.
Non finsi sorpresa.
— Ho il posto perfetto.
Dirigei la barca ancora più al largo, trovando una piccola baia protetta dalle scogliere, dove nessuno avrebbe potuto disturbarci. Quando gettai l’ancora, il mare si placò ancora di più, cullando la barca con un movimento lento, ipnotico.
La Luna Nera si adagiava tra le onde con la quiete di un predatore in attesa, sospesa in una baia protetta dove il mare era uno specchio immobile, testimone silenzioso dell’intesa che si stava costruendo a bordo. Avevo scelto con cura questo angolo appartato, lontano da occhi indiscreti, un santuario di sole e vento dove ogni desiderio poteva prendere forma senza paura di essere interrotto.
Lei si era già liberata del pareo, lasciandolo scivolare senza fretta sulle assi di legno. Il costume color crema, già tirato sulla carne morbida, si tendeva ulteriormente ogni volta che si muoveva, ogni volta che allungava le gambe piene, ogni volta che si stiracchiava lasciando che il sole accarezzasse la pelle generosa. Non c’era nulla di affrettato nei suoi gesti, nessuna ostentazione forzata, solo una femminilità che si esprimeva in modo naturale, come un’onda che segue il suo corso senza bisogno di essere guidata.
Lui la osservava con l’aria di chi conosce ogni suo desiderio, di chi l’ha vista essere corteggiata, desiderata, adorata molte volte prima di oggi. Non sembrava geloso. Sembrava soddisfatto. Soddisfatto nel vedere il mio sguardo seguire ogni suo movimento, il modo in cui il mio respiro cambiava appena quando il tessuto del costume scivolava, lasciando intravedere più di quanto coprisse.
Poi, con la stessa sicurezza con cui era salita a bordo, si alzò dal lettino, facendo qualche passo verso la ringhiera.
— Mi piace sentirmi libera qui — disse piano, lasciando scorrere le dita lungo il legno liscio.— C’è qualcosa che ho sempre desiderato fare in mare aperto… qualcosa di primordiale…
Lui si alzò, le mani in tasca, la camicia che si muoveva appena sotto il vento caldo della sera.
— Sai che puoi farlo, amore.
Lei si voltò leggermente verso di me, il viso illuminato dal tramonto, un sorriso enigmatico sulle labbra.
— Sei d’accordo, Capitano?
Non c’era bisogno di spiegazioni. Non servivano dettagli. L’intesa era già completa.
Lei lasciò scivolare le spalline del costume lungo le braccia, il tessuto che si arrotolava piano lungo il corpo, rivelando centimetro dopo centimetro la pelle dorata dal sole, il seno pieno che ondeggiava leggermente quando il costume raggiunse la vita, la curva dolce del ventre che si fondeva nei fianchi larghi, fino al sedere che finalmente si liberò, rotondo, morbido, perfetto nella sua sinuosità.
Il costume cadde ai suoi piedi.
Rimase in piedi, completamente nuda, il corpo offerto alla luce dorata della sera, il vento che accarezzava la pelle e faceva vibrare i capezzoli leggermente tesi. Il suo respiro era lento, controllato, ma nei suoi occhi brillava qualcosa di più intenso, qualcosa che attendeva solo il momento giusto per essere rivelato.
Si appoggiò con le mani alla ringhiera, le gambe leggermente divaricate, la schiena arcuata quel tanto che bastava a mettere in mostra ogni curva, ogni piega, ogni dettaglio della sua carne piena, accogliente e pelosa.
Poi, lentamente, lasciò andare ogni resistenza.
Il respiro si fece più profondo, un fremito attraversò il suo corpo, e in un istante il calore si riversò lungo le sue gambe, scivolando sul legno della barca con un suono quasi impercettibile, un rivolo dorato che scendeva lentamente, riflettendo la luce del tramonto mentre si espandeva sulla coperta calda.
Non distolsi lo sguardo. Non feci un passo indietro.
Lei lo sapeva. E la eccitava.
Il marito si avvicinò appena, le dita che scivolavano lungo la sua schiena, un gesto di complicità, di conferma, di assoluta accettazione. Io rimasi fermo, osservando la pioggia dorata che scivolava lungo le sue cosce, il piacere di lei trasformarsi in un atto visivo, sensuale, primordiale.
Il suo respiro si spezzò per un attimo, poi si voltò verso di me, il sorriso ancora sulle labbra, il corpo rilassato, soddisfatto.
— Ora mi sento davvero libera.
Io non risposi.
Mi mossi.
Il bicchiere che tenevo tra le dita fu abbandonato sul tavolino, i miei passi lenti sulla coperta di legno. Lei rimase immobile, aspettando. Aspettandomi.
Mi inginocchiai davanti a lei, le mie mani che scivolarono lungo le sue cosce umide, il mio respiro che si mescolava al suo, il mio sguardo che si sollevò su di lei, su quel corpo maturo e perfetto, su quella carne accogliente che tremava ancora per l’abbandono che aveva appena vissuto.
Non mi tirai indietro.
Non ci fu esitazione quando la mia bocca, e la mia lingua, trovarono la sua pelle, quando le mie labbra seguirono il percorso tracciato dal suo calore, assaporando il sapore del sale e del piacere.
Lei gemette piano, un suono quasi incredulo, mentre le sue mani affondavano nei miei capelli, stringendomi contro di sé, chiedendomi di più fino a perdermi nei suoi umori, fino a perdere fiato spinto dalle sue mani su di le mentre la mia lingua esplorava ogni centimetro di quella folta e carnosa passione.
Mi alzai lentamente, lasciando che le mie mani le accarezzassero i fianchi, che tracciassero il profilo della sua vita stretta, risalendo fino al seno pieno, alla pelle tesa che vibrava sotto il mio tocco. Quel seno talmente grande da riempire le mie labbra e viso, in un atavico istinto di succhiarle, per poi alzarmi e baciarla colmo dei suoi umori nelle mie labbra e volto..
Dietro di noi, il marito osservava, il viso rilassato, il sorriso di chi sapeva che il momento che aveva atteso era finalmente arrivato.
Lei si voltò appena, il suo respiro si fece più profondo.
— Prendimi, Capitano.
E in quel momento, sotto il cielo color fuoco del tramonto, con il mare che ci cullava, il legno caldo sotto i piedi, mi presi tutto ciò che lei era pronta a darmi.
Il sole si era ormai abbassato oltre la linea dell’orizzonte, lasciando il cielo tinto di arancio e porpora, mentre il mare attorno alla Luna Nera sembrava immobile, sospeso nel silenzio complice della sera. Il vento era diventato più caldo, scivolando sulla pelle come un respiro invisibile, un soffio che sembrava accarezzare la carne esattamente come le mie mani stavano facendo con lei.
Lei era ancora lì, appoggiata alla ringhiera, il corpo morbido e rilassato dopo l’abbandono totale che aveva appena vissuto, la schiena leggermente inarcata, le cosce ancora umide, la pelle dorata che brillava sotto le ultime luci del tramonto. Il marito si era seduto sulla panca accanto a noi, un bicchiere di vino tra le dita, il volto disteso in un sorriso soddisfatto mentre osservava la scena. Non c’era fretta nei suoi gesti, nessuna ansia, solo la certezza che ciò che stava per accadere era inevitabile.
Io di nuovo in ginocchio davanti a lei, con le mie mani che le accarezzavano le gambe piene, il mio respiro che sfiorava la sua pelle umida, mentre il profumo del suo corpo si mescolava al sale e al legno caldo della barca. Sentivo il suo desiderio vibrare sotto le mie dita, una, due, tre. e quattro dita per una tensione appena trattenuta che aspettava solo il momento giusto per esplodere di nuovo.
Mi alzai lentamente, lasciando che le mie mani tracciassero il profilo dei suoi fianchi larghi, risalendo fino alla sua vita stretta, stringendola tra le dita mentre il mio corpo si avvicinava al suo, il mio petto che sfiorava la sua schiena nuda. Lei non si mosse, non si ritrasse, il respiro appena più profondo, il petto che si sollevava e si abbassava con una lentezza esasperante.
Il marito bevve un sorso dal suo bicchiere, poi lo posò accanto a sé con un gesto rilassato.
— Mia moglie ama sentirsi adorata — disse, con la voce bassa, tranquilla. — E io amo vedere un uomo capace di farlo.
Lei si voltò appena, quel sorriso enigmatico ancora sulle labbra.
— Sei pronto, Capitano?
Era una domanda retorica.
Lo era stata fin dall’inizio.
Le mie mani scesero sui suoi fianchi, afferrandoli con più forza, tirandola contro di me facendogli sentire la mia passione ora evidente, dura e bagnata su di lei.
Lei emise un sospiro profondo, la testa che si inclinava leggermente di lato, offrendomi la curva del suo collo, la pelle tesa che vibrava sotto le mie labbra quando mi chinai per baciarla. Il mio respiro si mescolò al suo, il mio corpo che la avvolgeva da dietro, le mie dita che risalivano lungo la sua schiena, seguendo la linea perfetta che portava alla curva piena del suo sedere, ancora caldo, ancora morbido, ancora pronto a essere adorato.
Le mie mani scivolarono lungo la sua carne accogliente, sulle sue natiche e con lentezza, le aprii come se la stessi scoprendo per la prima volta, mentre il mio respiro si faceva più profondo, lui si faceva strada dentro di lei lentamente, mentre il desiderio cresceva sempre di più, mentre ogni inibizione svaniva sotto la consapevolezza che quella notte era nostra, che ogni confine era stato abbattuto, che ogni resistenza era ormai solo un ricordo lontano.
Il marito si spostò leggermente, lasciando più spazio, le mani che accarezzavano il bordo del bicchiere, gli occhi che si muovevano tra me e lei con la tranquillità di chi assiste a qualcosa di inevitabile, qualcosa di perfetto.
Lei si voltò lentamente, i suoi occhi nei miei, il sorriso sulle labbra, mentre i colpi divenivano sempre più profondi e secchi, lenti e incensanti, guidati dalle mie mani sui fianchi che ora la stringevano.
La schiena inarcata, lei bagnata colare su di lui, il segno evidente dell'abbronzatura su quel così accogliente sedere che non posso fare a meno di guardare, tanto da aprirlo, con le mani e vedere sbocciare il suo fiore più privato, che pulsava ad ogni colpo.
Una vista inebriante, invitante, lui sotto entrare, e lui sopra vibrare fino ad accogliere dalle mie labbra un filo di saliva, che subito viene assorbito, insieme al mio dito.
Lui dentro, nodoso si faceva strada fino al suo colmo sentendo ora il dito , anch'esso ora tutto dentro, sopra di lui mentre lei gemeva ad ogni colpo sempre più profondo in attesa di di un bramato cambio tra il dito e lui.
Non ci fu più spazio per l’attesa.Non ci fu più bisogno di parole.
Mi presi tutto ciò che lei era pronta a darmi, lì, sotto il cielo stellato, con il mare che ci cullava e il legno caldo della Luna Nera a fare da unico testimone al piacere assoluto che si consumava senza più confini.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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