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trio

il barista


di falketto
20.07.2009    |    16.041    |    0 4.8
"Io non volendo sprecare la mia erezione mi lanciai di nuovo nelle fauci della mia ragazza che quasi mi mordeva il cazzo per il piacere che stava provando, non..."
in questo racconto continuo il week end lungo che ho iniziato a raccontare in “quando diventa puttana, non la smette più”.
Non ero più nella pelle e volevo sapere cosa avesse fatto con il barista, ma ad ogni mia domanda mi rispondeva sempre che a tempo debito mi avrebbe raccontato il tutto; non vi nascondo che solo ad immaginare la scena mi son sparato qualche sega nel bagno.
Continuammo la nostra vacanza in modo più che normale, piazze, chiese, musei e molto altro. La sera tornavamo in camera sempre più stanchi, ma scopavamo come ricci, ricordavamo con passione quello che avevamo fatto qualche sera precedente, oppure fantasticavamo su altre possibili situazioni intriganti e molto spesso nelle nostre immaginazioni andava a finire il barista, che non so perché ma il mistero creatosi intorno a quel personaggio mi provocava un’eccitazione tale da farmi sborrare subito. Molto spesso ho pensato che sia solo una sua bugia-erotica detta per aumentare l’euforia creatasi; ma il seguito prova che avevo ragione a metà.
Era l’ultima sera e non c’era niente in programma, anzi addirittura pensavo di andare a letto presto dato che l’indomani dovevamo affrontare un viaggetto in auto; ma quando si presentò ai miei occhi vestita come la prima sera non resistetti un attimo e come allora, come se stessimo seguendo un copione e si riprovava la stessa scena le saltai addosso e senza toglierle nemmeno un abito la scopai sul letto e, cosa che faccio molto raramente, le scoppiai dentro tutta la mia passione (meno male prende regolarmente la pillola).
Mi vestii in un batter d’occhio, jeans, camicia e via pronto per uscire, pronto per provare nuove emozioni; lei mi guardò e mi chiese “sono abbastanza porca” e io fissandola intensamente negli occhi le dissi “possiamo fare di più” mi avvicinai e le tolsi il perizomino (anche se era come se non ci fosse), cavolo ero super eccitato, volevo vivere quell’ultima sera fino in fondo, volevo esagerare, ormai il ritorno, l’auto, la stanchezza erano solo un ricordo, volevo vivere quell’ultima sera intensamente.
Questa volta prendemmo l’auto e mentre ci incamminavamo per uscire dal parcheggio mi disse di andare nel locale dell’altra vola e aggiunse “ti presento il barista”. Finalmente !!! lo conoscevo, stampai sul mio volto un sorriso aperto e idiota e sentii il cazzo nei pantaloni iniziare a gonfiarsi; come è strana la mente di uomo, una semplice parola che si usa tutti i giorni da un momento all’altro può diventare sinonimo di eccitazione ed euforia.
Non vedevo l’ora di arrivare, correvo per strada e molte volte ho rischiato di essere fermato da qualche pattuglia, ma fortunatamente non è successo.
Eccoci arrivati al locale, a differenza dell’altra sera non c’era molta gente, anzi molto poca forse era dovuto al fatto che il giorno dopo era lavorativo, ma non per noi, fortunatamente non avevamo di questi problemi dato che io sono il capo di me stesso e lei all’epoca era disoccupata; prima di entrare, mi guarda e mi chiede come sta e io squadrandola dalla testa ai piedi le rispondo “un puttanone!!!” e disse che quando conobbe questo fantomatico barista gli disse che era li con un amico e non con il fidanzato e continuò dicendo “se ti da fastidio però possiamo svelare il tutto e diciamo che tu sei il mio fidanzato”. Svelare il tutto??? Macchè!!! Ebbe un’idea brillante, mi piaceva molto, mi ci vedevo bene nei panni dell’amico porco che si fotte la maiala della comitiva e così le dissi che per me andava più che bene.
Eccolo il barista, un gran bel ragazzo e detto da me che difficilmente dico che un uomo è bello è davvero il massimo (molte volte non sono obiettivo, ma d’altronde non sarei capace di giudicare anche perché non mi interessano minimamente gli uomini).
Appena la vide quasi non la riconosceva in quella mise e appena ebbe focalizzato la salutò con un bacio sulle guance, poi passammo alle presentazioni e ci offrì da bere. Un ragazzo molto gentile, ci presentò i suoi colleghi (maschi e femmine) e la chiacchierata fu molto cordiale, divertente e sciolta. Le poche volte che si allontanava per servire qualcuno la mia lei mi faceva una testa di chiacchiere sul fatto che era bello, simpatico etc etc, ma a me interessava solo il fatto che lui la guardava insistentemente fra le tette e purtroppo non poteva vedere oltre dato che era dietro il bancone. La cosa buona dell’avere un amico barista è il fatto che il tuo bicchiere non è mai vuoto, non so se il datore di lavoro non ci fosse o se fosse lui il proprietario (ma non credo), fatto sta che bevemmo abbastanza.
L’alcool, la parola chiave di ogni nostra avventura, è sempre stato grazie ai cocktail che riusciamo a superare la fragile barriera che divide le nostre fantasie dalla realtà, perciò non manca mai, anche un goccetto ci vuole sempre.
La chiacchierata continuò per un bel po’, la mia ragazza che mentre parlava pendeva dalle sue labbra, con quel seno che stava per scoppiare e che ogni tanto, con la scusa di una grossa risata, pressava contro il bancone facendolo debordare oltre misura da quello striminzito bustino; il barista non diceva mai nulla che andasse oltre, forse era la mia presenza che lo irrigidiva e lo metteva un po’ a disagio, tant’è vero che stavo iniziando ad annoiarmi, fin quando la mia ragazza non si alzò e andò in bagno lasciandoci soli; appena si allontanò venne un collega del barista che subito chiese chi fosse “quel mignottone” e lui indicandomi disse che era una mia amica e che eravamo lì per il week end; il collega subito iniziò con delle scuse nei miei confronti dicendomi che non voleva mancare di rispetto e io entrai nella parte che mi spettava e cioè quella dell’amico porco, quindi risposi che non c’era alcun problema, anzi che effettivamente mignottone era il termine adatto alla circostanza e che eravamo in vacanza insieme solo per scoparmela, quindi poteva parlare liberamente di lei. A quelle parole il barista si sciolse da quella catena che lo tratteneva e capendo che poteva dire di tutto iniziò a parlare col collega e me dicendo che l’aveva conosciuta qualche giorno prima e mentre parlavano lei gli chiese se le offriva un cocktail e lui, scherzando le disse cosa avrebbe avuto in cambio e senza batter ciglio lei rispose che gli permetteva di tastarle le tette e così fu. senza farsi accorgere da nessuno gli allungò una mano sul seno, lui voleva continuare magari nel retro, ma lei disse che un amico la aspettava e quindi le diede appuntamento per quel giorno. Finalmente sapevo la verità sul barista, la storia del terzo cazzo era semplicemente una sua palla messa in atto solo per farmi eccitare anche se quella palla da li a poco si sarebbe trasformata in realtà. Guardandoli aggiunsi che l’amico che aspettava ero io e gli raccontai della scopata che ci facemmo con una terza persona; ma mentre raccontavo lei ritornò, quindi fissandoci con sguardo complice tacemmo.
Da quel momento il barista divenne molto più sfacciato, iniziò con complimenti sempre più arditi sulle sue forme, ogni tanto allungava una mano sul seno e l’accarezzava, finalmente si stava animando la serata, il tutto stava andando nella direzione da noi desiderata, anche il collega ritornava sempre più spesso e diceva battute piccanti, fin quando non se ne uscì con la solita, detta e ridetta frase “le tue tette son finte”.
Stavo per ridergli in faccia, non so chi o cosa mi fermò dal ridere, che frase scontata, che squallido modo per toccare le tette ad una donna; però di contro posso anche dire che funziona sempre e quindi la mia ragazza facendo finta di offendersi lo intimò a toccare, cosa che lui fece senza perdere tempo e lo stesso fece il barista e per completare il quadretto intervenni io, che con una mano sul suo seno li illuminavo dicendo che era tutto vero.
Ogni tanto le allungavo una mano fra le cosce e notai che era molto più eccitata di me, il mio cazzo voleva esplodere, ma la sua fica sembrava implorare “scopatemi” talmente era aperta e bagnata.
La serata finì presto, le poche persone che c’erano se ne andarono e restammo noi con gli addetti ai lavori e così ci chiesero di continuare la serata in un posto più tranquillo, come sempre la risposta fu “SI”.
Tolsero la divisa, presero una bottiglia di spumante e quando uscirono da dietro il bancone, la puttana si fece trovare seduta a cosce aperte e la figa bene in mostra. Loro restarono di stucco, si voltarono per capire se solo loro potevano godere di quella vista e capirono che dietro non c’era nessuno.
Li seguii con la mia macchina e arrivammo in un posto un po’ fuori mano; una casa molto semplice, arredata molto con gusto; in macchina la mia lei non era nella pelle, ma soprattutto non era negli abiti, visto che fece tutto il breve viaggio con la figa di fuori e continuava ad accarezzare quel pelo nero, riccio e molto folto.
Appena nell’appartamento, il barista e il suo collega non persero tempo e subito la misero sul tavolo della cucina e iniziarono a spogliarla e a toccarla dappertutto, infilando le loro mani ovunque e lo stesso facevo io. Cacciammo i nostri cazzi e li sbattemmo in faccia alla mia fidanzata che con avidità iniziò a succhiarli, passando la lingua dalle palle alla cappella e facendoli entrare in bocca prima uno, poi l’altro e poi ancora un altro.
In questo caso devo solo dire che un cazzo come quello del collega non l’avevo mai visto dal vivo ma solo nei film porno, restai impressionato talmente era lungo e grosso.
Cominciammo ad offenderla in tutti i modi possibili; che bello vedere la mia lei offesa e trattata da puttana, non smetterò mai di dire che è molto eccitante.
Quando fu spogliata del tutto, era pronta per essere chiavata.
Il barista, messo il preservativo, la girò e la mise di spalle, con la pancia sul tavolo e cominciò a sbatterla, mentre il suo collega gli misi il cazzo in bocca e la mia lei continuava a dire “stupendo,bellissimo,unico” e cose del genere; io mi limitavo a toccarle le tette, ma soprattutto a guardare e a masturbarmi.
Il barista arrivò in pochissimo tempo, fu un lampo; a questo punto fu il collega a mettersi dietro e credetemi un porco micidiale, dava dei colpi da stallone e ad ogni colpo la mia ragazza cacciava un lamento di piacere e di goduria talmente era grosso e la spaccava, io mi misi davanti e lei cominciò un gran pompino, che maestra, che mignotta.
La portammo sul letto e li di nuovo provai a sverginarle il culo ma anche stavolta nisba; volevo scoparla un po’ anch’io, però pensai un cazzo come quello non è facile trovarlo e quindi decisi di lasciarglielo godere fino in fondo, così continuai col farmi spampinare fino a quando non gli inondai il viso di sperma caldo e lei da brava puttana che è ne bevve un bel po. Il collega sembrava non finire, la mia lei ormai era esplosa in un orgasmo sublime, visti i suoi spasimi ma soprattutto ascoltando quelle grida di piacere che usciva dalla sua splendida bocca ancora sporca di sperma, ma lui niente continuò ancora a scoparla; lei era pazza, non la riconoscevo, viso sudato, occhi semiaperti e bocca aperta dalla quale continuavano ad uscire lamenti di piacere e parole inaudite, parole che non si odono nemmeno dalla bocca del più porco; ero di nuovo col cazzo in mano ritto a masturbarmi.
Non so perché, vuoi la situazione, vuoi eravamo in troppi, vuoi si vergognava, la serata per il barista finì così, non fu più capace di avere un’altra reazione. Io non volendo sprecare la mia erezione mi lanciai di nuovo nelle fauci della mia ragazza che quasi mi mordeva il cazzo per il piacere che stava provando, non mi riuscii a trattenere e la risborrai di nuovo in faccia.
Il collega continuò ancora per poco cambiando molto spesso posizione, ormai la mia ragazza era in balia di lui, era del tutto in suo potere, ebbe un nuovo orgasmo che la portò ad urlare come una matta alternando degli “OHHHH” a dei “SIIIIIII”, fino a quando lui con un guizzo felino si tolse dalla sua figa, tolse il preservativo e le schizzò in faccia una quantità enorme di sperma, ne era tantissimo, la sporcò tutta, la imbiancò ma lei era soddisfatta e accolse quell’ondata di liquido denso e bianco con una gioia immensa.
Aveva una figa da paura, un rosso intenso e totalmente lacerata, mai gliel’avevo vista così; restò ancora per un po’ sdraiata sul letto inerme e senza forza, mentre il collega prendeva in giro il barista per la brutta figura che fece.
Non gli si alzò più, nemmeno quando seduti sul divano la mia ragazza si mise fra le sue cosce a leccarglielo; glielo prendeva in bocca, gli leccava le palle, ma niente ormai per quella sera non c’era più niente da fare per il suo giocattolo, lui si dispiaceva voleva dire qualcosa per scusarsi, però capita.
Al contempo divenne di nuovo duro al suo collega e a quella vista la mia ragazza fu molto contenta e così ricominciò a succhiarglielo anche se faceva fatica a farlo entrare tutto in bocca. Mentre glielo succhiava parlavamo noi tre e dicevo le cose più impensate “sulla mia amica”, cose tipo che ce la scopiamo in molti, che la da a tutti e altre cose del genere. Mi eccitava molto quel ruolo di “amico porco” della mia ragazza.
La riscopò di nuovo a terra davanti ai nostri occhi, per ancora un bel po’ di tempo, la distrusse in tutti i sensi e le fece avere altri orgasmi, noi che eravamo esterni alla scopata li incitavamo, incitavamo lui a sfondarla e lei ad essere puttana e che puttana, di nuovo la sborrò in bocca, ormai solita routine per la mia ragazza, ormai era lei a chiedere lo sperma in bocca oppure in altri posti, non le fa più schifo e di questo ne sono molto contento visto che tutt’oggi la sborro ovunque.
Non hanno mai saputo che era la mia ragazza e credo non lo sapranno mai, a meno che non stiano leggendo la storia.
In macchina per strada l’unica cosa che seppe dire fu “meno male che c’era il collega, altrimenti sai che sola”, e mai come quella volta aveva proprio ragione.
Così finisce la nostra vacanzuccia a Firenze, città splendida e i fiorentini si son rivelati simpatici, accoglienti e qualcuno gran scopatore.

PS racconti assolutamente reali, unica cosa che cambia sono i dialoghi, non posso certo ricordarli a memoria.

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