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Parigi trasgressiva!!!


di falketto
20.07.2009    |    15.042    |    0 5.5
"Loro due continuavano a chiacchierare insistentemente e a ridere, ogni tanto la mia ragazza traduceva così non ero totalmente estraneo alla conversazione..."
« Tutti gli imbecilli borghesi che pronunciano, continuamente le parole "immoralità, immoralità, moralità dell'arte", mi fanno venire in mente Louise Villedieu, prostituta da cinque franchi, che accompagnandomi una volta al Louvre (...) domandava, dinanzi a quelle statue e a quei quadri immortali, come si potevano esporre pubblicamente simili indecenze. »
(Mon coeur mis à nu) (Charles Baudelaire)

Paris!!! Che bellissima città, piena d’arte, piena di cultura, piena di vita. Stupenda, unica e singolare. Peccato pioveva, d’altronde era gennaio ed era cattivo tempo un po’ ovunque.
Dovevamo andarci già a dicembre, ma per vari motivi dovemmo rimandare; lei ci rimase malissimo e non solo lei. Già stavamo fantasticando su tutto quello che dovevamo fare, su tutto quello che volevamo far accadere; ma poi la doccia fredda. Non si parte.
A parte quella piccola (e aggiungo piacevolissima) nottata trascorsa sulle spiagge di Corfù, quel week end ci serviva, ormai non potevamo vivere di soli ricordi e quei bellissimi giorni trascorsi a Firenze erano solo flashback nelle nostre menti che ci aiutavano a scopare con molta più foga, con molto più impeto e il tutto finiva quasi sempre con il mio cazzo che le ricopriva il volto di candido liquido tiepido e lei che si affrettava a ripulirmelo cercando di non far cadere nemmeno una goccia.
Avevamo bisogno di trasgredire, ci serviva un po’ di tempo da dedicare alle nostre voglie; volevamo togliere quei panni di bravi ragazzi di provincia ed indossare quelli della trasgressione.
Quando le portai i biglietti dell’aereo non credeva ai suoi occhi, che intanto si erano illuminati di luce nuova, era al settimo cielo e sprizzava gioia da tutti i pori.
Eccoci arrivati a Parigi ed ecco che inizia la più strabiliante e sbalorditiva avventura che mi sia mai capitata. Sono stati i 3 giorni col più alto tasso erotico della mia vita.
Ripensandoci anch’io stento a credere a quello che abbiamo fatto, ma soprattutto quello che ho visto fare alla mia ragazza; alternavo momenti di pura gelosia a momenti di eccitazione totale (quest’ultima ha sempre avuto il sopravvento). A volte restavo immobile a guardarla e pensavo “non è lei, non può essere lei”. Ma c’era da immaginarlo già dal primo minuto in terra francese.
Vabbè adesso vi racconto.
Appena ritirati i bagagli e entrati nel taxi è iniziata l’avventura. Ha iniziato lei dicendomi (testuali parole, le ho stampate in fronte): “mi voglio divertire molto, ti prego lasciami fare quello che mi sento e non te ne pentirai”, non sapevo come prendere quelle parole, ma di sicuro erano un avvertimento su quello che aveva in mente e ghignando le risposi che per me non c’era alcun tipo di problema anzi ero ben lieto di accontentarla in tutto e per tutto. Lei mi baciò.
Arrivammo in albergo ci facemmo una doccia insieme, durante la quale ci facemmo una sana scopata e in seguito eravamo pronti per uscire, era primo pomeriggio. Non si mise niente di trascendentale, un castissimo cardigan col giubbottino sopra e il jeans negli stivali.
Come detto prima, il tempo era bruttissimo. Pioveva a dirotto.
Prima tappa un non ricordo quale museo (non il Louvre), solite cose. Fatta una cert’ora decidemmo di andare a cena in un ristorante e così passammo la serata. Fin qui tutto ok. Niente di strano, nessun cenno di troiaggine da parte sua. Era ben coperta, nessuna occhiata verso ignoti; niente di niente.
Prendemmo un taxi e ritornammo al nostro albergo; prima di entrare decidemmo però di andare a bere qualcosa in un bistrot che era a pochi metri dall’albergo.
Non c’era molta gente perché stava quasi per chiudere; ci sedemmo e ordinammo due birre.
Appena ci portarono le birre, vidi il viso della mia ragazza trasformarsi, da stanco e assonnato a lucido e sorridente. Il cameriere sembrava un modello; un ragazzone di colore, alto, fisico asciutto, degli occhioni neri che bucavano quel viso perfetto, comunque per non farla lunga era proprio un gran bel ragazzo (e detto da me è il top, sono un etero convinto).
Appena ci lasciò soli la mia ragazza guardandomi disse “che figone da paura” e subito rivolse gli occhi verso il ragazzo. Non lo mollò un attimo e più di una volta ci furono delle intense occhiate fra di loro, ormai la nostra conversazione era diventato un monologo, parlavo quasi da solo lei si limitava a dire si o ad annuire. Finì la sua birra in un batter d’occhio, in genere è il contrario, richiamò il cameriere e ne ordinò un’altra. Lo fissava e lui rispondeva a quello sguardo malizioso con un sorriso. Mentre sceglieva la birra si sbottonò leggermente il cardigan mettendo in mostra la carnagione chiara del suo seno, guardandomi disse che faceva molto caldo.
Il ragazzo ormai la fissava e io ero spettatore attento di quel film. Iniziai ad eccitarmi.
Finalmente scelse la birra, appena il cameriere si voltò lei sbottonò ancora un po’ il cardigan, forse un po’ troppo, ormai era in ben vista il reggiseno e mi chiese se era eccitante o no.
Come dirle no, era impossibile non notare quel seno che voleva essere liberato, era impossibile dirle che non era attraente e quindi fissandola le dissi che era una gran bella troia. Fu contenta di quella risposta, la liberò completamente da ogni inibizione (che ormai era al minimo stagionale) e la rese ancora più sicura.
Quando il ragazzo portò la birra, la mia ragazza era seduta con i gomiti appoggiati al tavolo e percorreva con le unghie il suo grosso seno. Il ragazzo squadrava, sembrava un po’ imbarazzato e ogni tanto mi guardava. La mia presenza lo bloccava, lo inibiva.
Ad un tratto la mia ragazza gli chiese qualcosa in francese e lui sorridendo rispose, non capii per nulla cosa stessero dicendo, ma vedevo solo che iniziarono a chiacchierare e a ridere; ogni tanto si voltava verso di me e traduceva e io come sempre mi limitavo ad annuire.
Mentre parlavano la mia ragazza continuava ad avere atteggiamenti molto espliciti nei suoi confronti, ma soprattutto cominciò un piccolo siparietto fatto di sguardi e gesti inequivocabili.
Che gran film. Mi sentivo l’unico spettatore del più grande best seller mai girato.
Lui in piedi rivolto verso la mia ragazza, lei che continuava a fissarlo e con la punta delle dita disegnava un quadro astratto sul suo seno. Chiacchierava ma lei non lo sentiva, gli fissava le labbra, sembrava attratta dalla sua voce come Ulisse dalle sirene; beveva un sorso di birra dalla bottiglia, sembrava baciare la bottiglia, le sue labbra avvolgevano delicatamente il collo della bottiglia e poi quando la toglieva si passava delicatamente la lingua sulle labbra. Quella visione mi mandava in tilt, era troppo eccitante e pensavo a quanto fosse eccitante per lui.
Il ragazzo, ogni tanto si girava verso di me e chiedeva qualcosa, lei rispondeva e poi continuavano a chiacchierare. Ad un certo punto fu chiamato da qualcuno e se ne andò.
La mia ragazza mi raccontò di lui, che era un universitario, non era di Parigi e che era stato qualche volta in Italia per vacanze e aggiunse “me lo devo fare”. Non potevo dirle di no, ma soprattutto non volevo e quindi le dissi che poteva chiedergli di salire da noi in camera.
Quando ritornò, ormai il locale era semivuoto e quindi ritornarono a chiacchierare, fin quando la mia ragazza non si ricordò che non c’eravamo nemmeno presentati e così fu. Si chiama Marcel.
Dopo il veloce scambio di nomi, ributtò i suoi occhi sulla scollatura della mia lei. Quando lei gli chiese se volesse venire da noi per bere qualcosa accettò di gran voglia.
Si congedò e se ne andò, ritornò dopo poco in abiti borghesi e quando capì che alloggiavamo nell’albergo accanto fu molto sorpreso, anche perché conosceva molto bene quasi tutti quelli che ci lavoravano. Quest’ultima cosa fu assodata nel momento in cui entrammo nella hall e iniziò a chiacchierare e a salutare il portiere, dopo poco sentimmo gli occhi puntati addosso e il portiere disse qualcosa che nemmeno la mia lei riuscì a tradurre e lo fece seguire da un risolino.
Appena entrati in camera ci sedemmo sul letto (la camera non era un granché grande), la mia ragazza prese la sua valigia e se la portò in bagno congedandosi con un torno subito. Restammo noi due a chiacchierare, non ci capimmo per nulla, io conosco 2 parole di francese e lui 3 di italiano, quindi il discorso fu uno dei più scontati che si possa immaginare.
La porta del bagno si aprì e uscì la mia ragazza. Restammo entrambi interdetti davanti a quella visione, stupenda, bellissima, totalmente troia.
Indossava una vestaglia nera lunga e totalmente trasparente (ho saputo molto dopo che quel materiale si chiama tulle), legata in vita da una cintura e poi un paio di sandaletti con un tacco vertiginoso e con un pompon sopra neri. Sotto il nulla, quel seno enorme si riusciva a vedere perfettamente e allo stesso modo si riusciva a notare il pelo nero, folto ma molto curato, che disegnava un rettangolo sul suo pube. Aveva in mano una confezione di preservativi.
Il mio cazzo diventò di botto di marmo, lo stesso credo che fu per Marcel. Lei rivolta verso il nostro ospite disse qualcosa, che non ho mai capito e mai lo capirò e questi come risposta si avvicinò a lei; allo stesso modo feci anch’io. Iniziò col baciarla e contemporaneamente le slacciava la cintura, io mi misi dietro e iniziai a baciarle il collo e aiutavo la vestaglia a cadere. Restò nuda fra le nostre braccia.
La portammo sul letto e la facemmo sdraiare; mentre lui le baciava il seno, io baciavo le gambe salendo fino al pube. Sentendo le mie labbra bussare contro quelle della sua figa, mi spalancò le cosce (molto delicatamente) in faccia, facendomi godere di una vista ginecologica della sua passera totalmente aperta e bagnata. Mentre io ero intento a godere dei suoi umori, Marcel si spogliò e le salì a cavalcioni sul suo ventre e iniziò una spagnola, finendo col metterglielo in bocca.
Mugolava e si dimenava. Ad un tratto mi alzai e mi avvicinai al suo fianco; era uno spettacolo vederla ciucciare quel cazzo nero; era la prima volta con uno di colore, anche se devo dire che non aveva quelle misure asinine che tanto si pubblicizzano, di certo era grosso e lungo ma non come me l’aspettavo.
Lei ormai era una maga del pompino, lo prendeva in bocca, lo ciucciava e poi lentamente lo ricacciava fuori senza mai togliere le labbra dall’asta, arrivava alla cappella, si soffermava un po’ a succhiare come se fosse un gelato e poi di nuovo dentro. Volevo avvicinargli anche il mio, ma quella visione mi estasiava e quindi mi limitai a guardare.
Quando Marcel glielo tolse da bocca, finalmente ci fu via libera per il mio e anche con me cacciò il meglio di se stessa e mentre era intenta a spampinarmi, il nostro complice, indossato il preservativo, iniziò a penetrarla lentamente. Quando infilò la sua cappella nella figona della mia ragazza, questa cacciò un lungo gemito di piacere, si capiva perfettamente che non aspettava altro, si vedeva dal viso che era felice di riceverlo.
Marcel ci sapeva fare benissimo, iniziò pian piano, mentre lei ancora mi spampinava; man mano aumentava l’intensità e il gemito si trasformò in urletti di piacere e poi in vere e proprie grida di godimento.
Era totalmente eccitata, spingeva il suo ventre contro il cazzo di Marcel, non voleva farsi scappare nemmeno un millimetro di quel cazzo, voleva sentirlo dentro, le piaceva e si sentiva.
Lei sdraiata sul letto con il mio cazzo in bocca, con le cosce alzate fra le braccia muscolose di Marcel, che dava dei colpi ormai forti e secchi, il suo seno che penzolava dai lati e si muoveva avanti e dietro e le sue mani che stringevano il copriletto in segno di goduria. Che visione mirabile, non resistetti e sborrai un bel po’ di liquido sul viso della mia ragazza, che come ormai era avvezza a fare, non se ne fece scappare nemmeno una goccia e quelle poche che non centrarono la sua bocca le riportò categoricamente dentro aiutandosi con le dita.
D’un tratto Marcel la girò a pecora e senza mezzi termini iniziò a stantuffarla come mai avevo visto fare prima. Delle randellate energiche, decise; ad ogni colpo pensavo adesso la spacca, ma ormai lei era totalmente complice che lo incitava, urlava e si dimenava, alternava delle frasi in francese a delle in italiano del tipo “SI” “SFONDAMI” e altre cose del genere; ad ogni incitazione della mia ragazza, Marcel rispondeva con delle stantuffate ancora più forti seguite dall’urlo di piacere della mia lei.
Lo schienale del letto ormai sbatteva contro il muro in un rumore assordante, i loro corpi a contatto invasero la stanza di una serie di “CIAK, CIAK”, tutti rumori che erano musica per le mie orecchie.
Sotto i colpi incessanti di Marcel, la mia lei esplose in un orgasmo unico e che mai le avevo udito; vedevo la sua faccia contrarsi e la sua bocca aperta per cacciare l’urlo finale e liberatorio, la mani che ormai stringevano insistentemente e in modo molto forte il lenzuolo quasi a strapparlo; fin quando non si lasciò cadere in avanti, come se fosse stata esausta da quella stantuffata continua che ormai andava avanti da un bel po’, con lo sguardo soddisfatto e felice.
Marcel udito quello, rallentò i colpi, ma ancora ci dava dentro; era una macchina, un robot, non si fermava più; la mia lei ancora accasciata si alzò subito, contenta per quell’automa che ancora la chiavava. A me ritornò di nuovo duro e mi riposizionai davanti a lei, pronto per ricevere un altro pompino; volevo chiavarla anch’io, ma era uno spettacolo vederlo fare a lui.
Mentre mi spampinava, Marcel si fermò, tolse il cazzo dalla figa della mia donna e ci infilò dentro un paio di dita, come a raccogliere tutti i suoi umori; fatto ciò rimise il cazzo dentro e cominciò a massaggiarle il buchetto, delicatamente, prima con l’indice, poi col pollice; faceva entrare lentamente l’indice fino all’unghia e poi lo ritolse, poi lo rifece entrare; fece questo abbastanza volte; pensai adesso lo ferma e invece niente.
Wow finalmente si era decise ad aprire il secondo canale, sembrava provarci gusto, sembrava le piacesse, non diceva una parole ma continuava buona e brava come sempre a succhiarmelo.
Marcel prima di osare col suo cazzo, sputò un paio di volte fra le chiappe della mia ragazza, per lubrificare ancora meglio, per poi subito passare la saliva su tutto il buchetto e facendo entrare qualche dito non più fino all’unghia, ma quasi tutto. Lei gemeva, non erano più gemiti di piacere ma erano misti anche ad un po’ di dolore.
Quando Marcel tolse il cazzo dalla figa, fece scendere la mia lei dal letto e la fece mettere in ginocchio. Logicamente non aveva più il mio cazzo in bocca e così mi misi a guardare e a masturbarmi.
Con una mano le apriva le natiche e con l’altra puntava; appoggiò la cappella e iniziò a spingere, ma si fermò, rinsalivò di nuovo e chiese a lei di mantenersi la chiappe aperte.
Mi stavo per sborrare sulla mano. La mia lei in ginocchio davanti al letto con le mani che si apre le chiappe per farsi inculare. Marcel appoggia il cazzo sul buco e inizia a spingere; il volto della mia ragazza all’inizio rilassato inizia a contrarsi, il cazzo non era ancora entrato c’era dentro appena la punta della cappella, lui inizia a dirle qualcosa e spinge ancora più forte; ero lì estasiato e guardavo e mi menavo il cazzo come un ragazzino davanti ad un film porno; il volto della mia ragazza ormai era una smorfia di dolore.
Quando Marcel aumentò la pressione vedevo la cappella che ormai era quasi entrata tutta e a questo punto la mia ragazza lanciò un forte urlo di dolore e sobbalzò in avanti; diceva che le faceva male, che era troppo doloroso e che non voleva continuare.
A questo punto Marcel le saltò addosso e senza dir nulla ricominciò a scoparla; stavolta lei sotto e lui sopra (missionaria) e ci dava dentro da matti; il dolore provato prima per la quasi inculata sembrava passato, si dimenava e urlava, lo incitava e gli diceva tante altre cose.
Io rimasi uno spettatore attento a non perdere un minuto dello spettacolo; si ero fuori dai giochi, sembrava che io non ci fossi, ma per me andava bene. Era uno spettacolo vederli scopare.
La scopò ancora per un po’ sempre con grande intensità, la mia ragazza ebbe un altro orgasmo, di nuovo molto chiassoso e al solo sentire la sua voce che gode arrivai un’altra volta mentre mi masturbavo. Poco dopo anche lui venne.
Erano esausti e lui rimase dentro di lei ancora per un po’ di tempo e quando tolse il cazzo dalla figa moscio, potetti notare quello che aveva combinato. Non avevo mai visto prima la figa della mia ragazza in quel modo, totalmente aperta e slabbrata e di un rosso intenso.
Ci andammo a lavare, ormai s’era fatto tardissimo ed eravamo tutti molto stanchi. Loro due continuavano a chiacchierare insistentemente e a ridere, ogni tanto la mia ragazza traduceva così non ero totalmente estraneo alla conversazione. Quando Marcel se ne andò disse che sarebbe ritornato a trovarci e sia io ma soprattutto la mia ragazza gli dicemmo che saremmo stati molto lieti di riceverlo.
Ci mettemmo a letto e almeno io mi addormentai subito.

PS il racconto continua ma per non farlo troppo lungo l’ho spezzato in più parti, ma non preoccupatevi che non finisce così. Vi ripeto è stato il week end più allucinante e trasgressivo che abbiamo mai fatto.
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