Racconti Erotici > Gay & Bisex > 026 PIG PRIDE
Gay & Bisex

026 PIG PRIDE


di CUMCONTROL
21.09.2023    |    4.968    |    5 6.0
"Ricordo ancora quel bellissimo canale di Vag che accolse lo spurgo delle mie scariche, e se in quel luogo crescevano erbacce e ranocchie, lo si doveva anche..."
Qualche giorno dopo il mio arrivo nel convento, capii che chi mi aveva reso felice era stato il direttore in persona.
Come ho già detto nel capitolo precedente non si poteva di certo dire che fosse un bell'uomo. Era brutto ma la stazza era davvero equestre.
I piedi lordati di cui mi conferì il privilegio di ripulire e la sua sborra calda - e forse un po' acida - mi avevan fatto sognare.
Mi aveva utilizzato dopo avermi fatto gli onori di casa mostrandomi la cella e la minchia, quest'ultima talmente carica di ricotta che io strillai per la felicità.

E' vero fui malmenato, ma a me il sesso piace così..
Se non mi tiri due pizze in faccia, se non mi fai a zampogna, se non mi ficchi un dito in culo facendomi uscì l'emorroidi dal naso - dandomi peraltro della brutta nana demmerda - io come dire.... io non sono felice.
Ecco tutto.
E' come dire, non sento dentro di me l'eco di quel principio dell'universo per cui l'omo è omo, e tu sei la sua porcella.

E' vero, mi utilizzò e se ne andò pisciandomi sul guanciale e sul materasso ma io intesi quel suo gesto come un atto di proprietà assoluta su di me. Un atto d'amore. Lo posso dire?
Se sai di piscio dell'uomo che ti ha usato, se odori di lui, gli altri maschi se ne guarderanno bene dall'ingropparti. Tu, pregna di urina anche fuori dalla tua cella, apparterrai a lui e gli altri maschi lo sapranno.

La verità è che se trascorsi la prima notte inzuppata e felice mi resi conto che annegando nel piscio io annegavo nell'illusione più pia.
Non aveva fatto tutto questo per me?
Non si era fatto fare il bidè accovacciato sulla tinozza perchè tenesse a me?
O forse... forse invece era stato solo per sfogare su di una sconosciuta i suoi più bassi istinti.

Se gli avessi lasciato qualcosa dell'esperienza del giorno prima, lui sarebbe entrato di buon ora nella mia cella portandomi il caffèlatte, accarezzandomi il viso ebbro e magari mi avrebbe proposto di pisciare sulle fette biscottate.
Invece dalla porta non entrò nessuno.
Nessuno mi stava cacando in quel luogo.
Stavo così ancora nel letto a ripulirmi il naso e guardare il soffitto.

Ma si....Ero solo al mondo. I frati si erano già svegliati, avevano cantato le lodi e fatto colazione in refettorio, mentre io delusa nel profondo me ne stavo nel mio giaciglio pisciato a scaccolarmi e a guardare il soffitto.
Il direttore non mi cacò neppure quando uscii dalla cella a chiedere un pezzo di pane alla signora che ritirava la loro colazione.
La signora mi diede una patata cruda e del caffè rifatto.
Me ne andai in biblioteca dopo una doccia e così capii che dovevo restare in quel luogo fino a tempi migliori.

A quel tempo in Germania era caduto il muro di Berlino di cui manco sapevo che ci fosse un muro. Voglio dire i muri ci sono ovunque e non ho mai capito cosa cazzo c'avesse quel muro di particolare da destare così tanta eccitazione nel mondo.
Si temeva che anche in Ungheria ci sarebbe stata l'onda d'urto di quella caduta ma più tardi si capiì che nulla sarebbe cambiato.

L' Ungheria non era la Germania, il Paese sarebbe stato il Paese di sempre, periferico e troglodita.
Avrei dovuto continuare il viaggio non appena una certa inutile tensione in Ungheria si sarebbe sopita.
Ma per il momento dovevo restare lì, in attesa che qualcuno mi portasse alla destinazione ultima del mio assurdo viaggio in quel Paese.

Quindi camminavo gentile all'ombra del portico con il Vangelo sul petto, e lo sguardo basso, e di tanto in tanto sollevavo timidamente il mio sguardo facendo un cenno con il capo, salutando ora quel frate in meditazione, ora quell'altro intento a potar le rose.
Ritenni che mostrandomi una persona mite di cuore potessi in qualche modo suscitare tra i preti un qualche interesse.
Magari gli anziani avrebbero potuto parlar di me in refettorio e chi sa che tra i più giovani di loro non saltasse in mente di ingozzarmi di cazzo magari alle spalle del monastero, presso il delizioso cimitero religioso.
Poteva essere pure che sul mio conto si progettasse una vera e propria mattanza, poichè una personcina così devota e mite come me, andava saccheggiata con scorreggioni pazzesche dietro al sagrato.
Incendiata viva dalle scorreggiate avrebbero visto in me una Giovanna D'Arco qualunque in versione ungherese, chi lo sa.

Ma come al solito volavo di fantasia.
La verità e che in quel luogo mi stavo un attimino scassando i coglioni.
Fu così che decisi di uscire un poco da quelle mura e imboccando il vialetto mi accorsi che noi non eravamo soli.
Poco più in basso c'era un piccolo gruppo di case e così feci amicizia con dei ragazzini per i quali, dai oggi e dai domani, mi prestai ai loro divertimenti.
Ero amabilmente la loro bestiolina da cortile. Facevo loro da cavalla, mi facevano abbaiare, e i ragazzini mi facevano la faccia di schiaffi così, giusto per uscire dalla noia.

Il loro papà vedendomi amabilmente giocare coi ragazzini, prese questi ultimi a mazzate, poichè non si dà confidenza agli sconosciuti.
Tuttavia il loro papà mi utilizzò come porta legna e vedendomi remissiva e un po' capretta prese l'abitudine di farmi caricare il carro della legna con una bella pannocchia su per il culo.
Ai ragazzini divertiva tanto e anche il loro paparino par si divertisse moltissimo.
Col tempo divenni l'amico di famiglia. La moglie mi faceva i dolcetti, il marito seguitava invece a menarmi in culo qualche pannocchia così per divertire la consorte che rideva davvero moltissimo, nascondendomi alla vista dei figli ai quali copriva loro gli occhi.

Poi però un giorno le cose si fecero più serie. Senza spiaccicare una parola di ungherese, capii che il paparino volle intraprendere la sana abitudine di farsi leccare le palle e il cazzo da me.
Ero molto felice poichè malgrado le dimensioni di sta minchia non fossero proprio adatte a me, ossia troppo sottodimensionata rispetto alle mie desiderata, mi prestavo comunque alla ciucciata con ricotta nelle ore più liete del giorno in assenza di cazzi più consoni.
I suoi 24 cm potevano andar bene e ripeto quelle ciucciate furono l'unico svago nella permanenza in quel luogo.
La pisciata in culo me la potevo scordare.

A lui faceva evidentemente troppo ricchione scopare il culo fetente di un suo simile, quindi, pur di nascosto alla propria mogliettina, si limitava a offrirmi la minchia orale come attenuante generica e dirsi ancora etero.
Dobbiamo considerare che mi trovavo nella profondità di una ruralità quasi primordiale, e il ruolo del patriarca era davvero tenuto in alta considerazione.
Se si fosse sparsa la voce che in quel contesto una sciocchina come me concupiva un padre di famiglia, che ne sarebbe stata della sua reputazione?

La mogliettina non ci arrivava a capire che però il maritino mi dava il cazzo e seguitava a svolgere le sue mansioni di casalinga in questa loro casa umida e fetente di fagioli e scorregge.
Ma i ragazzini avevano capito che tra le mani avevano davvero una bestiola simpatica e così desiderosa di far da cessa a chiunque pur di uscire dalla monotonia ecclesiale del luogo poco sopra.
Per questo motivo tutte le mattine mi svegliavo alla buon ora e dopo messa scendevo alle casupole per aiutare il paparino nel taglio della legna.
Facevo da soma nel trasporto di vecchi mattoni rubati in giro e pian pianino i ragazzini presero divertirsi con me facendomi montare dai cani randagi della zona.

Quando il paparino se ne accorse stroppiò di mazzate i figli, scacciò via i cani e mi prelevò di recchia strigliandomi tutta.
Ma l'uomo era tutto sommato un bravuomo. Aveva capito che non era colpa mia. Io ero nata proprio porca, e così decise di allestire per me un programma giornaliero più soddisfacente.
Prese a caricarmi sul suo vecchio camion, e insieme ci recavamo nel villaggio di Vag, un posticino di case rade dai tetti aguzzi e viali di conifere, tutto molto modesto ma molto ben tenuto.

A Vag ci si recava una volta la settimana per cedere la legna in un deposito gestito da due fratelli turchi.
Ai due il paparino riferì le mie buone referenze, e per qualche soldo in più arrotondava i suoi incassi, cedendomi a ore ai due fratelli dai quali fui impiegato come bidè, pulitore di piedi, levigatrice di cazzi e dovevo necessariamente cedere il mio buco del culo nel cui antro scaricare sborra.

Restavo coi turchi e i cinque operai, tre dei quali vollero approfittare dei miei servigi mostrando un vero interesse nel distruggermi il deretano in gang bang che duravano interi pomeriggi mentre il lavoro se ne andava tranquillamente affanculo.
I due operai etero protestavano visibilmente ma non si poteva mica pretendere che il resto dello staff rinunciasse a far mambassa di una zoccoletta venuta dall'Italia.

Certamente avrebbero preferito una signorina ma in assenza di questa, poteva andar benissimo una porca qualunque purchè scrofa.
Ed io ero scrofa.
Santa e scrofa.
La cosa davvero orginale è che i due datori di lavoro tennero molto a me, e fecero il diavolo a quattro nel convincere il paparino affinchè restassi in deposito almeno tutta una giornata.
Il paparino ebbe compensi adeguati in questo suo cedermi a manovalanza e io fui felice di far lavoro di facchinaggio in deposito.

Nel capannone c'era un gran ridere. Tutti mi sgridavano e qualcuno esagerò nel picchiarmi un po' per la mia inadeguatezza al lavoro rude.
Effettivamente i miei gridolini al lavoro davan loro occasione di scherno, ma non potevo propriamente lamentarmi del trattamento poichè puntualmente, dopo il rancio, venivo adeguatamente risarcita del lavoro con lauti compensi in cazzi e sborrate nel culo.
Poi vabbè mi pisciavano nella gavetta del rancio.

Tenuto conto che erano ben cinque gli utilizzatori finali del mio buco del culo, posso ben dire che nell'ampolla rettale trattenni eroicamente la miscela di numerose sborrate.
A loro rompeva il cazzo però che scacazzassi la sborra dal culo dopo la chiavata di massa.
Dava molto fastidio che spurgassi in capannone.
D'altro canto i luoghi di lavoro devono restare puliti. C'era certamente un cacaturo al fondo del capanno, ma siccome era loro riservato e non intendevano assolutamente che lo lordassi più di quanto non lo fosse già di suo, ebbero la cura di favorirmi con altri mezzi.

Potevo tranquillamente scaricare la sborra dal buco del culo fuori dal capannone, sulla strada, sul cui limitare scorreva un delizioso canaletto delle acque luride.
Poichè scacazzare sborra in un canaletto di acque luride al tramonto non è propriamente una cosa che tenga ben in conto il principio della privacy, capitava che qualche passante mi vedesse così acquattata.
Io certamente facevo le mie educate reverenze ai passanti, facendo ciao ciao con la manina, ma ciò che ottenni in cambio fu un certo disgusto di questi, mentre operai e datori di lavoro coi testicoli svuotati, se la ridevano poco fuori il cancello.
Il ricorrente svolgersi di queste scacazzate sul limitare della strada attrasse la cuoriosità dei ragazzacci di Vag e così per quattro soldi poterono avere accesso al deposito per assistere e partecipare alla chiavata di massa.

Poi nel villaggio, tra gli avventori dell'unica locanda, si sparse la voce che nel magazzino in fondo alla via si organizzavano simpatici siparietti di una vacchetta venuta dall'Italia che non si faceva riguardo a dare il culo a chicchessia in mezzo al legname.
E così, dopo i ragazzacci, il deposito si popolò anche di più maturi signori, e se non ricordo male venne pure il maestro dell'unica scuola del villaggio, che poverino saltava il pranzo pur di assicurarsi una postazione privilegiata nella visione della gang bang.

Ricordo che il maestro, un tipo dall'aria mite e sempre con la bocca secca dall'emozione, ebbe dai due turchi la facoltà di scattare alcune fotografie con la corrisponsione di un piccolo supplemento di prezzo al regolare biglietto.
Fotografava la mia faccia contorta come a trattenere le cacarelle ed io facevo V con le dita sorridendo al teleobbiettivo nella piena chiavata.
Pare che le polaroid di quelle scene furono riprodotte e vendute nel mercato nero del porno in Ungheria e debbo dire col senno del poi che fui davvero felice nell'aver contribuito a migliorare il tenore di vita del maestro di scuola con la passione della fotografia.

Pensate che alcune di queste foto le ho ritrovate nel 2017 in un sito porno di immagini amatoriali e debbo dire che fui molto fotogenica tutta schizzata mentre sorridevo facendo V con le dita.
Certo le foto si vede che sono un po' datate ma credo nel mio piccolo di essere stata una vera porcona del piccolo villaggio di Vag.
Quando fracassata di culo il paparino mi riportava alle casupole e quando da lì risalivo la strada per ritornare in convento, dove non venivo cacata da nessuno, mi sentivo rotta e felice.

Nei giorni di maltempo non andavo alle casupole e saltavo il turno e le riprese artistiche al deposito di Vag.
Quindi restavo in convento, girando sotto il porticato, a leggere il Vangelo di Luca con gli occhi bassi, sorridendo ora al frate in meditazione, ora all'altro frate intento a ritirar le piante dalla pioggia battente.
La primavera era prossima e il mio culo si disse pronto a lievitar la vita.
Ricordo ancora quel bellissimo canale di Vag che accolse lo spurgo delle mie scariche, e se in quel luogo crescevano erbacce e ranocchie, lo si doveva anche alle mie affascinanti scacazzate.

Non è forse dalla putredine che si rigenera la vita?







--------------------------
Questo racconto è tratto dalla saga
HUNGARIAN RHAPSODY
Autobiografia di un libertino.

CUMCONTROL 2023
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per 026 PIG PRIDE:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni