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Gay & Bisex

AGOSTO IN CASERMA


di tanganica
25.07.2016    |    25.631    |    7 9.7
"Con voracità ingoiai la sua sborra dolce e cremosa succhiandone anche l'ultima goccia e continuando con la lingua a pulire quel cazzo stupendo..."
Quando mi arrivò la cartolina per il servizio militare già pensavo che quei dodici mesi per me sarebbero stati un calvario.
Un pò perchè non capivo che utilità poteva avere questo servizio per un giovane, un pò perchè essendo diventato gay, dai racconti di persone che avevano già fatto il militare sapevo che per loro e per quelli dal carattere più debole c'erano soprusi, violenze e derisioni da parte dei cosidetti bulli o nonni, cioe soldati prossimi al congedo. Perciò mi ripromisi di non far trapelare il mio orientamento sessuale e di dimostrarmi caratterialmente forte. Era difficile però potermi mantenere calmo soprattutto quando ero costretto a fare la doccia insieme a tanti altri; la vista di tutti quei cazzi più o meno grossi, mi eccitava fino all’inverosimile. Ma ciò che mi faceva arrapate in modo pazzesco era la sera quando la camerata totalmente buia, scrutavo i giovani militari spararsi un segone stando a letto. Sarei stato disposto a farlo io il segone, a qualcuno che l’aveva grosso, glielo avrei preso volentieri in bocca facendogli un favoloso pompino con l’ingoio, a qualcun altro avrei dato anche il mio culo facendogli fare una scopata da non dimenticare. Ma riuscendo sempre a contenere i miei desideri e istinto socializzavo con tutti i commilitoni senza dare ma adito alla mia omosessualità. Anzi tutte le volte che andavamo in città quando si era in libera uscita essendo abbastanza carino e simpatico ero uno di quelli che agganciava facilmente le ragazze, anche se non mi interessavano proprio, per cui ero considerato etero dai miei commilitoni che addirittura mi chiedevano di essere presentati alle ragazze che conoscevo. Quando qualche volta si andava a prostitute raccontavo che quella con cui dovevo andare era brutta e non mi piaceva perciò avevo rinunciato. Tutto filò liscio per alcuni mesi poi, era esattamente il giorno di ferragosto: la caserma era quasi totalmente disabitata; i militari erano chi in ferie, chi in licenza e chi in permesso; eravamo rimasti i soliti fessacchiotti di guardia. Io non ero esattamente di guardia, ma reperibile quindi non potevo assolutamente allontanarmi dalla caserma; ogni ora avevo l’obbligo di presentarmi al posto di guardia per dare eventuale sostituzione, diversamente ero libero di girare dentro la caserma o rimanere in branda. Dopo essermi alzato mi recai al posto di guardia, poiché non dovevo “montare”, rientrai in camerata con il desiderio di fare una doccia. Trovai le docce occupate da un altro commilitone che si stava insaponando e volgeva a me le spalle. Aprii il rubinetto della doccia vicina e cominciai a lavarmi. Mi girai e vidi il militare con un’imponente erezione aveva un cazzo maestoso, lungo, dritto e grosso, con una maestosa cappella. Pur di sentirmi sfondare il culo da quel meraviglioso cazzo, sarei stato disposto a fare qualunque cosa mi avesse chiesto. Non potei più allontanare lo sguardo da quel superbo e maestoso “arnese” tanto che il legittimo proprietario si accorse oltre che del mio interessato sguardo, anche della mia eccitazione. “Ti sei eccitato guardandomi – mi disse – è chiaro che sei interessato al mio cazzo di cui io sono molto orgoglioso, ma ti avverto che non mi piacciono i maschietti, sono etero e intendo rimanere tale, anche se in tutta onestà oggi mi accontenterei di un bel pompino e forse…. chissà, quindi se vuoi prendilo, è tuo”. Io ero come in trance, eseguii imbambolato, mi avvicinai a quella maestosa “mazza”, la strinsi vogliosamente con entrambe le mani, m’inginocchiai, la baciai a lungo, la leccai in tutta la sua lunghezza, feci lo stesso trattamento anche ai due grossi coglioni e poi mi concentrai sulla rosea, dura e vellutata cappella che infilai lentamente dentro la mia bocca spingendola fino in gola. L’amico gradì il trattamento e tenendomi ferma la testa, provvide ad imprimere al suo cazzo un lento movimento d’andirivieni: cominciò a scoparmi in bocca. Era un bel pò di tempo che non mettevo in bocca un cazzo e risentirne il sapore mi inebriava "Mhuuuuuuuuuuuuuu...... che gusto uhhhh ....che delizia daiiii....." Ero abituato a quelle misure e sapevo come fare, con arte e maestria lo portai al massimo dell’eccitazione, infatti, lo sentii mugolare e subito dopo una violenta sborrata mi riempì la bocca. Con voracità ingoiai la sua sborra dolce e cremosa succhiandone anche l'ultima goccia e continuando con la lingua a pulire quel cazzo stupendo. Ma avevo ancora gran desiderio, desideravo farmi sfondare il culo, per questo gli chiesi se gli era piaciuto e se voleva provare anche il mio culo. “Per adesso completiamo la doccia, poi andiamo in camerata, tanto siamo soli e lì continuiamo” – mi disse. A me sembrava tutto un sogno, non risposi, ripresi a lavarmi e quando anche lui ebbe finito ritornammo insieme in camerata. Eravamo veramente soli, ma per precauzione chiudemmo la porta della camerata ci avvicinammo alla sua branda. Mi invitò a fargli di nuovo un pompino che aveva gradito tantissimo, perchè fatto con l’ingoio, poi aggiunse che se gli fosse diventato di nuovo molto duro mi avrebbe inculato perché sentiva il bisogno di scopare.
Io mi diedi da fare, lo baciai, lo leccai, lo succhiai, lo pompai facendoglielo diventare talmente duro che egli stesso m’implorava di fermarmi per non sborrare. Era talmente eccitato che lasciò fare a me ed messomi in posizione, mi allargai le natiche e con una mano passata in mezzo alle mie gambe indirizzai il cazzo verso il mio buco incitandolo ad entrare in me. L’amico non si fece pregare e ripreso in mano il gioco, mi fece inginocchiare a terra, mi allargò il buco del culo, lo insalivò per bene, appoggiò la sua grossa e calda cappella e con un movimento deciso entrò con un solo colpo oltre la metà del suo stupendo cazzo. Sentirmelo appoggiare ed entrare nel buco così mi aveva talmente eccitato che sborrai immediatamente. Finalmente ero riuscito a calmare i miei desideri di cazzo che duravano da alcuni mesi. Lui si fermò un attimo per farmi finire di sborrare e dopo avermi fatto mettere di nuovo in posizione continuò e con pochi ed assestati colpi a penetrarmi entrando il cazzo tutto dentro al mio culo, i muscoli dell’ano si dilatavano e si allargavano per fare passare ed accogliere con immenso piacere quella maestosa “mazza”. Io avevo già goduto e potevo dedicarmi completamente al piacere del suo cazzo, adesso dovevo dimostrargli la maestria oltre della mia bocca anche del culo e chi mi ha conosciuto sapeva che anche con culo ero in grado di far rimanere sempre duro un cazzo durante la penetrazione. Mi rilassai concentrandomi sui movimenti che imprimeva al suo uccello quando mi inculava e seguendo questi movimenti mettevo in funzione in muscoli dello sfintere stringendoli sul cazzo che traeva piacere nel trovarsi la strada ristretta. Questo modo di penetrazione gli era sconosciuto ma gli piaceva sempre più, lo sentivo anch'io dalla durezza del cazzo che scivolava avanti e indietro. Gli piaceva sfondarmi il culo e scoparmi con colpi sempre più forti che alla fine come quando si apre un idrante produssero una copiosa e calda sborrata che inondò il mio intestino, Godetti anch'io, rimanemmo sulla branda in quella posizione fino a quando sentì ammosciarsi il suo cazzo dentro il culo, poi ci girammo e mi disse " Non avrei mai creduto che mi sarebbe piaciuto scopare un gay, ma devo riconoscere che i pompini che mi hai fatto non li avevo mai provati, era come sentirsi succhiato e tirato oltre al cazzo anche i coglioni e poi quel buco di culo fotteva meglio di una bella fica femminile " Queste parole non potevano che farmi piacere anche se il vero piacere ce l'avevo dentro il culo con la sua sborra che scendendo mi rinfrescava il buca dal bruciore di quella scopata. Quella notte non essendoci nessuno in camerata venne a trovarmi nel mio letto dicendomi di volerlo fare ancora, naturalmente non mi rifiutai prima lo feci impazzire con il mio pompino poi scopammo variando tantissime posizioni, addirittura lo feci distendere sulla branda ed io mi sedetti sopra il suo cazzo infilandolo dentro al mio culo e scopandolo senza che lui muovesse un solo muscolo: lo feci impazzire dal godimento poiché lo sentii gemere e sborrare dentro copiosamente. Di tutto quello che era successo quel giorno rimase tutto fra noi e le cose proseguirono come prima, ma sia io che lui cercavamo tutte le occasioni possibili almeno per fare un pompino che lui gradiva tantissimo. Era difficile rimanere soli ed altrettanto trovare un posticino tranquillo e sicuro, la paura d’essere scoperti ci lasciava spesso l’amaro in bocca; talvolta entravamo in uno sgabuzzino buio quando la maggior parte dei commilitoni dormivano, qui velocemente riuscivamo a concludere o un pompino con l’ingoio, oppure una scopata meravigliosa che ci faceva godere entrambi in modo totale. Quelli che all'inizio consideravo come dodici mesi di sofferenza alla fine per alcuni mesi sono stati mesi di piacere


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