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I MacWalley - Cap3


di Kainman
05.08.2022    |    2.503    |    2 9.7
"Anche i pompini che gli faceva erano fatti con minor foga di qualche tempo prima..."
Le giornate passavano in tranquillità, ognuno con i propri impegni lavorativi e scolastici.
La notte era sempre caratterizzata da qualche coccola padre-figlio, ma che il più delle volte terminava con teneri baci e abbracci.
Talvolta, però, sfociava in baci appassionati, che spesso portava all’eccitazione di entrambi. In quei casi, tolto un paio di volte in cui fu Elliot a iniziare a toccare il padre, era sempre Merle a prendere l’iniziativa, portando sempre avanti lui il lavoro per far godere a pieno Elliot.

Aveva sempre fatto in modo che non dovesse essere Elliot a far godere lui, tolto qualche sega che gli aveva fatto. Non è che proibisse di fare a lui quello che riceveva dal padre, ma faceva semplicemente in modo che andasse così.
Questo perché continuava a vedere in questo uno sfruttamento del figlio, e inoltre temeva che lo disgustasse un po’ a causa del gusto sgradevole.
Dopo diversi tempi in cui, nel momento in cui cercava di avvicinare la bocca al pisello di Merle, questi gli dicesse “No lascia, faccio io”, un sabato mattino Elliot si svegliò presto, intorno alle 5.
Si appoggiò alla sua spalla ed inspirò profondamente, inebriandosi di quel profumo di maschio, che un tempo gli avrebbe fatto dire “Papà Puzzi” e che ora gli aumentava l'eccitazione.
Cercando di non svegliarlo, gli sfilò gli slip dolcemente, liberando il pacco del padre, che rimaneva di modeste dimensioni nonostante fosse moscio.
Scostate lentamente le coperte lo scoprì fino ai piedi e si avvicinò piano al punto del desiderio.

Era un po’ incerto su quello che stava per fare, ma desiderava provare. Sapeva già a cosa sarebbe andato incontro. Il pisello di Merle aveva sempre avuto un gusto più acre del suo sebbene fosse appena lavato, ed ora era reduce da un’intera notte.
Pronto al peggio ma deciso in voler provare inspirò e facendo molto piano glielo prese in bocca, scoprendolo lentamente con la mano e la lingua.
Trattenne il fiato, pensando di dover provare il primo disgusto come la volta precedente, che comunque dopo un po’ sarebbe passato.
Ma a sua grande sorpresa ciò non successe, non sentì nessun sapore od odore molesto. Sorrise, in solitaria, gli diede qualche bacio sulla punta e ricominciò a leccare e succhiare lentamente. Il padre era ancora nel mondo dei sogni, ma il suo pisello no ed iniziò a prendere vigore poco alla volta tra le mani e nella bocca di Elliot.
La mancanza di disgusto iniziale lo fece prendere dall’eccitazione, si sfilò i boxer scomodi ed iniziò a pompare con foga e passione.
In quel momento si trovava in posizione contraria alla sua normalità, ma aveva capito come invertire i suoi movimenti imparati con l’auto fellatio, e continuò con molta energia.

Con l’aumento delle pompate e della foga di Elliot, Merle si svegliò e vide quello che stava facendo.
“Elliot no cosa fai che schifo di mattina!” disse subito Merle, ma Elliot lo trattenne per i fianchi mentre continuava con il suo lavoro.
Merle cercò ancora di dissuaderlo ma lui non voleva desistere e quindi il padre si abbandonò sul letto con le mani sugli occhi.
Riconobbe che stava facendo proprio un buon lavoro, e si rese conto solo dopo un certo tempo che era girato verso di lui e non in 69.
Ogni tanto smetteva di succhiare per baciare la punta, leccare l’asta o le palle, ma non si allontanò mai da quel punto.
Merle ansimava e si contorceva dal piacere, rimanendo il più possibile in posizione. A quel pompino quasi ininterrotto non resistette che pochi minuti. Dopo un po’ giunse al culmine del piacere infatti disse ad Elliot di togliersi che stava per esplodere.

Ma anche in quell’occasione non gli ubbidì. Al contrario aumentò la velocità e la foga, senza mai staccare la bocca.
“Elliot!” urlò Merle, un secondo prima di svuotare tutto, accompagnato da spasmi di orgasmo, nella bocca del figlio. Elliot da canto suo cercò di non perdere neanche una goccia, anche se non fu facile, ingoiando la maggior parte di quel nettare.
Tuttavia ne trattenne un po’ in bocca, e con esso si avvicinò a quella del padre che ancora aveva gli occhi coperti dalle mani.
Lo baciò riversando parte del suo stesso seme nella sua bocca. Merle, sentendo quel gusto dopo essere venuto, di primo acchito si bloccò, ma poi sciogliendosi ricambiò il bacio con passione.

Dopo qualche minuto si riaddormentarono entrambi, Elliot Prono sul padre tra le sue braccia. Si risvegliarono tardi, sempre in quella posizione, in quella mattina senza sveglia, e nessuno dei due commentò l’avvenimento di qualche ora prima, come sempre del resto.
Da quel momento, però, sebbene non ci fossero stati commenti al riguardo, questi rapporti improvvisati mattutini si ripeterono reciprocamente, anche se la maggior parte delle volte era Merle a soddisfare Elliot, oppure raramente finivano in 69.
Sovente, oltre che con la lingua, mentre limonavano Merle era solito stimolare il buchetto strofinandogli contro la punta, e dando dei piccoli colpetti.
Aveva notato che quando spingeva con la punta Elliot provava dei brividi di piacere, allora spesso mentre lo baciava quando era sopra di lui ripeteva questo movimento, facendo attenzione a non spingere troppo.

Ormai a letto non portavano più neanche le mutande, anche durante le notti caste. Era quasi sempre Elliot ad aggiungere per primo la lingua nel bacio della buonanotte, che poi la maggior parte delle volte sfociava in altro.
Una sera di inizio dicembre però, Merle che probabilmente non si svuotava da qualche giorno era particolarmente eccitato. Appena Elliot arrivò nel letto si distese su di lui ed iniziò a limonarlo, baciarlo sul collo fino ai capezzoli.
Come sempre, quando arrivò a succhiare e baciare questi ultimi l’eccitazione di Elliot arrivò in un baleno.
Anche il padre ovviamente non era da meno. Presto scese a lavorargli il culo come piaceva molto ad entrambi, per poi tornare su alla bocca.
A vedere la foga con cui lavorava il padre, anche Elliot si eccitò molto e aggiunse maggior passione. La forte eccitazione gli fece provare maggior piacere anche durante le spinte che gli dava Merle, sia con la lingua che con il pisello, duro come la roccia.
Merle si accorse di quanto ansimasse durante quel movimento, allora lo fece ancora di più, con le gambe del figlio attorno alla vita, senza staccarsi dalla sua bocca.

Anche se non provava molto piacere a spingere in quel modo, sentire quanto piacesse a lui lo eccitava ancora di più, quindi iniziò ad accelerare i movimenti come durante una vera penetrazione.
Forse non si accorse di essere più vicino al buchetto, o di aver esagerato con la pressione, o ancora che questi si stava allargando a causa delle spinte continue.
Sta di fatto che ad un certo punto, dopo una spinta più decisa sentì la resistenza cedere bruscamente e, mentre sentì una stretta intorno al suo, Elliot gli urlò di dolore quasi in bocca.

Subito capì cosa era successo e si sfilò lentamente dicendo “Scusami piccolo scusami non l’ho fatto apposta perdonami”
Ad Elliot scese qualche lacrima per il dolore forte al didietro ma Merle stava piangendo davvero abbracciandolo. Immediatamente l’eccitazione di entrambi svanì. Proprio lui che temeva sempre di arrecare fastidio di qualunque tipo al figlio, gli aveva appena aperto il culo a forza in modo così brusco.
Dopo qualche minuto in cui Elliot si riprese dal dolore, cercò di tranquillizzare Merle dicendo che non era niente, non importava, lo baciò dolcemente più volte, ma lui continuava a piangere.

Per la prima volta fu Merle ad addormentarsi con il viso sul petto di Elliot, senza mai mollarlo dall’abbraccio. Il figlio, dal canto suo, sentiva un po’ di dolore ma si stava via via affievolendo.
Dopo che Merle si fu addormentato, Elliot che si sentiva bagnato nell’ano andò in bagno e si pulì dal sangue che stava perdendo. Non si spaventò troppo, aveva avuto dei periodi di stipsi tempo prima che gli avevano causato la stessa cosa anche se di entità più modesta.
Da quel giorno però qualcosa cambiò tra i due. Anzi, cambiò in Merle, perché sebbene non rifiutasse mai i baci del figlio, quando a letto Elliot usava la lingua la ricambiava appena, ma non si eccitava e non portava avanti la cosa.

Questo durò per quasi dieci giorni da quell’incidente, mentre prima di quello la loro attività sessuale era diventata quasi quotidiana.
“Papà non vuoi più giocare con me?” gli chiese un mattino mentre lo baciava puntando contro il suo ventre una vistosa erezione, alla quale il padre non dava cenno di rispondere
“No, non è che non voglio ma...vuoi che te lo succhio?” rispose con poco entusiasmo
“No, se è solo per quello faccio da solo” disse lui in tono sconsolato scendendo dal letto.
La sera stessa tentò di nuovo lo stesso approccio, ma tolto un piccolo accenno di erezione durante i baci, non vi fu molta reazione da parte di Merle.
Quando Elliot scese da sopra di lui e si mise al fianco per succhiarselo da solo. Merle attese qualche istante, poi lo fece distendere e continuò il lavoro al posto suo fino alla fine, ma limitandosi a quello.

La sera seguente, quando vide l’eccitazione del figlio, fece lo stesso, ma rimanendo sempre solo sul solo pisello.
Al mattino Elliot si svegliò prima di lui, e fece lo stesso di tempo addietro, da addormentato iniziò a fargli un pompino. Poco dopo Merle si svegliò, già in erezione, e lasciò che Elliot continuasse.
Qualche giorno dopo, quando dopo aver visto l’erezione di Elliot il padre quasi in automatico glielo lavorava di bocca, questi si girava in 69 e iniziava lo stesso. Facendo questo Elliot tentava sempre di spingere in avanti in modo da portare il culo alla bocca del padre, ma tolto qualche leccata modesta non dava cenno di volergli dare piacere in quel modo come prima. Anche i pompini che gli faceva erano fatti con minor foga di qualche tempo prima.
Elliot comprese che quel giorno aveva un po’ traumatizzato il padre, in particolar modo provava meno attrazione per il suo culo, o per lo meno era restio a fare come prima.
Gli mancavano le loro attività di prima, non solo a livello sessuale, ma proprio il livello di intesa ed intimità che avevano in precedenza.
E voleva riacquistare quel livello, quindi escogitò una sorta di piano, sperando di non peggiorare le cose in quel modo.
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