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La vendetta 3


di iltiralatte
26.10.2023    |    1.715    |    11 8.5
"Praticamente non riuscivo più ad incontrare Leo..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Noemi
Il giorno successivo fu frenetico.
Licenziarmi non mi richiese più di dieci minuti.
Federica brontolò un po’:
Fed “Siamo amiche da una vita come da una vita conosco Leo. Sin dalle elementari tutti sapevano che vi sareste sposati e, per rispetto tuo, mai ho cercato di portarti via quel bel ragazzo. Insomma mi ero illusa che saremmo rimaste amiche per sempre e già stavo studiando la possibilità di condividere il bar con te.”
Noe “Ti ringrazio Federica, Anch’io ti voglio bene. Ignoravo le tue intenzioni ma ugualmente, di fronte alla proposta di lavoro che ho avuto, non avrei potuto accettare, Dici di aver sempre saputo che io e Leo ci saremmo sposati, ma seguire i tuoi desideri avrebbe richiesto troppo tempo ed io non voglio attendere.”
Presi in bel sorso d’aria col respiro e continuai:
Noe “Andrò a guadagnare il doppio di quanto ricevo qui ed in questo modo il matrimonio sarà più vicino. Neppure tu sei nata milionaria , se avessi voluto dividere il bar con me, avrei dovuto pagarti la mia parte ed onestamente parlando le entrate non sono sufficienti per garantire due vite agiate. Ti sarò per sempre grata per la tua disponibilità e per il tuo affetto. Restiamo amiche, vuoi?”
Un abbraccio sigillò l’accordo. Mi diede quanto dovutomi e mi trovai immediatamente libera.
La mattina proseguì con parrucchiere e manicure.
Scelsi un taglio moderno con alcune striature rosa ed azzurre che si inseguivano tra loro.
Poi un trucco leggero: niente rossetto.
La Noemi che uscì da quella bottega era totalmente diversa da quella che vi era entrata
Il pomeriggio Simone passò a prendermi.
Avevo appena terminato di pranzare e lui, ben volentieri, accettò di prendere con noi il caffè, quindi ci dirigemmo al centro commerciale che era comprensivo di una bella boutique.
Avevo davanti a me un giudice esigente. Più e più volte indossai un vestito non ottenendo la sua approvazione.
Avevano sempre dei difetti: troppo accollato, maniche troppo lunghe, colore che non si intonava ai miei capelli e così via,
Proprio quando stavo per cominciare a disperare di trovare qualche cosa di buono lui sembrò cedere ed approvò un abito.
Forte di quell’esperienza la commessa poté proporre abiti simili ed in sole 4 ore riuscimmo a concludere gli acquisti.
Sim “Ora andiamo a casa mia dove ho anche la mia base di partenza ed il tuo studio, Ti assegnerò un armadio dove potrai riporre abiti e scarpe.
Converrà che ci rechiamo assieme ai locali che mi chiamano e non sarebbe logico che tu mi raggiungessi li agghindata da sera. Tra le altre cose, TU sei il mio ornamento e dovrai essere sempre il più impeccabile possibile, quindi con meno tempo indosserai l’abito con meno rischierai che esso resti vittima di un incidente,”
Aveva ragione ed assentii convinta.
Cominciò così la mia nuova vita: una vita elegante e qualche volta notturna.
Ora però. Dopo aver preso visione di tutti i pro cominciai ad intravedere anche i contro.
Praticamente non riuscivo più ad incontrare Leo.
Lui di giorno lavorava e, quando terminava lui iniziavo io.
Avevo sempre le mattine libere, anche se parrucchiere, estetista e shopping spesso le riempivano.
Al pomeriggio dovevo correre a casa di Simone, nel mio studiolo in attesa che il telefono squillasse.
Praticamente potevo disporre solo di un paio d’ore per me, a cavallo delle 18. Non potevano bastare ne a me ne al mio uomo: mentalmente mi annotai l’idea di risolvere il problema.
La sera poi c’erano i locali e, sin quando Simone non avesse terminato la sua esibizione la mia presenza era richiesta li e Leo non poteva restare desto ogni volta fino alla sua fine.
Come amministratrice mi ero scoperta bravissima.
Simone guadagnava bene ma sotto il mio controllo le sue finanze lievitarono.
Lui, che per abitudine controllava solo la cifra relativa alla giacenza in banca se ne accorse. Venne a parlarne con me e naturalmente gli mostrai i conti. Il risultato fu che mi aumentò lo stipendio,
Eccitata quella sera corsi da Leo: ora potevamo sposarci anche subito … ed è proprio quello che facemmo,
Il matrimonio non fu sfarzoso: io guadagnavo si molto più di Leo ma ancora non eravamo riusciti a coprirci finanziariamente le spalle in maniera adeguata. Fu una cerimonia semplice con pochi invitati. Simone testimone per conto di Leo e Federica mia.
Viaggio di nozze? Non se ne parlò proprio, un po’ per le scarse finanze ed un po’ per le preghiere di Simone: eravamo nel bel mezzo della stagione ed abbandonarlo avrebbe significato per lui una grave perdita.
Avevo comunque raggiunto la felicità. Ora vedevo regolarmente Leo.
A volta lo trovavo ancora alzato ad attendermi ed in questo caso non perdevo l’occasione di fare l’amore con lui, oppure alla debole luce di un abat jour lo ammiravo dormire serenamente mentre restavo coricata al suo fianco.
Lei avrebbe potuto fare lo stesso nei miei riguardi al mattino.
A mezzogiorno eravamo riusciti a trovare il modo di pranzare assieme anche se questo significava ingozzarci pur di ritagliarci il tempo per accarezzarci e coccolarci un po’.
Restava solo il problema della sera: un’oretta trascorsa in un bar vicino all’abitazione di Simone non ci bastava ma per il momento dovevamo accontentarci.
Tuttavia, nonostante i maggiori introiti che io ero riuscita a garantirgli, la carriera di Simone non aveva impennate.
La curva dei suoi guadagni correva piatta sul medio alto ed io sapevo che questo era un gran cruccio per lui.
Non avevo idea di come sollevargli il morale eppure come addetta al suo benessere psico-fisico avrei dovuto riuscire ad inventarmi qualche cosa. La situazione cominciava a preoccupare anche me.
Sim “Ascolta Noemi,”
Mi passò un disco che misi nel giradischi. Feci per avviare ma lui mi fermò la mano.
Sim “Questa è una base. È una canzone che ho composto per te sperando che ci porti fortuna.”
Dall’altoparlante uscirono le prime note e Simone cominciò a cantare una canzone dolcissima,
Chiusi gli occhi e la sua voce mi portò in terre lontane, vivendo un amore fantastico ed impossibile.
Le lacrime cominciarono silenziosamente a scendere oltre le mie ciglia.
Era un canto disperato.
Quando terminò non resistetti oltre mi alzai e lo baciai.
Già eravamo in casa sua: il letto non era lontano. Inutile vi dica come passammo ambedue il tempo quel pomeriggio.
Da quel giorno questo fu il nostro modo di passare i pomeriggi: nel suo letto, nel mio studio, sul divano del soggiorno, sul tavolo della cucina: ogni posto era buono per copulare.
Io ero sempre disperatamente innamorata di Leo ma non riuscivo a fare a meno di Simone e certamente non avrei potuto rivolgermi a mio marito per aiuto. Geloso com’era lo avrei irrimediabilmente perso.




Fine ?

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà.

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