Lui & Lei

Anna


di Membro VIP di Annunci69.it giullorenzo
18.01.2017    |    3.451    |    0 8.0
"La punta del glande che guizza e si protende verso le labbra di lei, sperando che un sapiente colpo di lingua aggiunga un fremito per accelerare l'esplosione..."



«Hai una monetina?».
«Per farne che?» rispose Anna, sorpresa da quell’improvvisa richiesta.
«Ce l’hai o non ce l’hai?» insistette lui, accennando un sorriso enigmatico.
Anna frugò nella borsetta.
«Eccola» disse, estraendo e mostrandogli un euro.
Lui lo prese, se lo infilò nel taschino della camicia e seguitò a guidare.
Anna rinunciò a domandargli cosa intendesse farsene. Era la prima volta che s’incontravano e sapevano ancora così poco l’uno dell’altra. Il tipico appuntamento al buio. Di lui, lei non conosceva neppure il nome. In calce ad uno degli ultimi messaggi che si erano scambiati, lui si era limitato a scrivere un’iniziale. Solo “G.”, niente altro. «G punto e non punto G» aveva aggiunto sempre lui in un post scriptum. Si chiamava Gianni, Giuseppe, Giorgio o che altro? Oppure la G puntava sottintendeva semplicemente giornalista?
Davanti alla gelateria Sweet Line si erano riconosciuti subito. Lui doveva essere arrivato con un bel po’ di minuti d’anticipo rispetto all’orario che avevano concordato. Quando Anna, in lieve ritardo, aveva svoltato l’angolo, si era diretto verso di lei a colpo sicuro. «Quinta coppa c?» erano state le prime parole che le aveva rivolto, lanciandole uno sguardo impertinente. Lei aveva annuito e, prima che le venisse una battuta con cui tenergli testa, lui l’aveva presa sottobraccio.
Erano in auto da almeno un quarto d’ora e lui sembrava vagare senza una meta precisa. Era diventato anche silenzioso e lei era un tantino sconcertata. Presumeva che avrebbero avuto tante cose da dirsi. Poi ad un tratto lui rallentò, imboccò una stradina e andò ad accostare nei paraggi di una casupola diroccata. Anna si adagiò sul sedile e ruotò le spalle verso di lui. Non le dispiaceva affatto che lui stesse cercando con lei un momento di intimità.
Lui insinuò la mano nel taschino e tirò fuori la monetina. Stringendola fra il pollice e l’indice, ne evidenziò le due facce.
«Testa… e croce. Che ne dici, affidiamoci alla sorte. Se esce testa, tu te ne stai immobile e mi lasci fare quello che voglio. Se esce croce, sarò io ad essere a completa disposizione della tua bocca e delle tue mani…».
Lì per lì, Anna non seppe cosa rispondere. Le venne da obiettare “Come? Qui in macchina?”. Oppure “Ma sei un maniaco, un pervertito?”. O ancora “Per chi mi hai preso? Per una di quelle?”. Invece si trattenne e lo fissò dritto negli occhi. Come a sfidarlo ad andare avanti.
Lui allora fece scivolare la monetina sull’unghia del pollice e con un colpetto la fece piroettare nell'aria. Come ricadde su un palmo, giunse le mani e poi le porse verso di lei.
«Se è testa, allora, tocca a me. Se è croce hai tu l’iniziativa…».
Anna gli afferrò un polso e lentamente gli sollevò la mano che nascondeva l’esito decretato dalla sorte.


Ma ad Anna la sorte non interessava, presa la moneta con noncuranza la gettò dal finestrino, aveva già preso la sua decisione.
Forse l’aveva già presa inconsciamente, quel giorno in cui lui le scrisse uno dei tanti messaggi che si scambiavano da un po’ di giorni con il computer, ma mai una persona aveva capito così in poco tempo il suo profondo bisogno.
Il messaggio diceva – Come ti scoperei? dolcemente, accarezzando le pareti della tua vagina col mio membro, alla ricerca dei punti più sensibili. Voglio sentire i tuoi gemiti. E poi alla fine furiosamente, affondando i colpi, perché tu ti senta scopata anche nel cervello-
Era stata con parecchi uomini, non tantissimi per la verità, perché con loro nasceva sempre un rapporto particolare, Anna non era una da una scopata e via.
Da quel giorno quella frase “perché ti senta scopata nel cervello” la perseguitava intensamente. Una notte si era svegliata improvvisamente e si era dovuta disperatamente masturbare per placare l’ansia spasmodica del suo cervello.
Ora sapeva di volere quell’uomo e non poteva permettere che, la sorte attraverso una monetina, le negasse il piacere di guidare quell’uomo verso la massima esaltazione della loro eccitazione.
G. non si aspettava che Anna fosse così dolcemente decisa a prendere in mano il gioco, dentro di lui sentiva che questa donna era unica. Anna guardò negli occhi G. cogliendo un lampo di stupore, gli sorrise e girandosi verso di lui lo baciò.
Un bacio dolce, leggero, stuzzichevole come un antipasto delicatissimo al palato e intenso di profumi che ti fa pregustare il cibo delizioso che verrà a sfamare i tutti i tuoi sensi.
G. sfiorando un tasto abbassa il seggiolino… Anna si fermò guardandolo pensierosa, stava pensando che quella sarebbe stata la loro prima volta.
.


G. distolse lo sguardo dalla scollatura di lei, in cui si stava perdendo, e controllò l'orologio che dardeggiava sul cruscotto. Il tempo era corso via implacabile. Non restava più che un'ora. Maledettamente troppo poco. Che fare? Quanti altri giorni sarebbero trascorsi prima di poter combinare un altro incontro, ritagliandosi entrambi almeno un intero pomeriggio libero? G. faticava a controllare la smania che un'erezione impetuosa e repentina gli aveva provocato. Avrebbe voluto che una mano di lei premesse lì, sulla patta dei pantaloni, dove il turgore del contenuto era ormai evidente. Quella mattina, nel letto, dopo che la moglie era uscita, si era sfregato sulle lenzuola immaginando di strusciarsi fra le maestose e sode tette di Anna. L'estasi della “spagnola”. L'asta che scivola su e giù, su e giù, su e giù, sempre più in fretta, e si lascia massaggiare fino ad essere spremuta rilasciando la sua crema vischiosa. La punta del glande che guizza e si protende verso le labbra di lei, sperando che un sapiente colpo di lingua aggiunga un fremito per accelerare l'esplosione del piacere. In un flash gli venne in mente il refrain di una vecchia canzone: “Un'ora sola ti vorrei”. Non avevano altro che un'ora. Calzava a pennello.
Che fare? C'era quella casupola diroccata lì davanti. Magari...
G. là indicò ad Anna.
«Che dici? Se dessimo un'occhiata?».


Una casa diroccata in mezzo alla campagna…
Che strana coincidenza.
Anna non rispose alla domanda, scese dalla macchina.
G. a sua volta scese e si incamminarono verso la casa.
Nella mente di Anna si affollavano ricordi lontani, ricordi di ragazzina che si offriva alla vita e all’amore.
Anna era in motorino con il suo primo amore, un suo compagno di classe. Erano sempre insieme e l’amicizia spesso sconfinava nei prima battiti di cuore che si faceva sentire sempre più spesso quando restavano soli, quando crescendo insieme, avevano capito che l’amore non era solo un bacio.
La prima volta che Anna fece l’amore, dopo giorni di trepidazione e indecisione, fu in un casolare diroccato in campagna.
Non fu un’esperienza esaltante e come spesso succede l’ingenuità, la goffaggine dei gesti e dei movimenti, la paura sottilmente mascherata dai sorrisi e dai baci, avevano contribuito al non portarli a godere pienamente della prima unione dei loro corpi.
Lei era un attesa di sentire cose le sarebbe accaduto, delle sensazioni che avrebbe provato, di vedere lui che cambiava espressione, il fiato che mancava, gli urli.
Questo era quello che si aspettava, lo avevano visto nei film, e aspettava di poter sentire e fare questo, ma si sentiva solo spingere forte dentro, un dolore acuto e profondo.
Ad occhi chiusi stringeva i denti, sperando che quel dolore finisse ma non passava. Anzi aumentava, gli toglieva il respiro. Aprendo gli occhi vide il viso del suo ragazzo, rosso e impegnato come se stesse svolgendo una delle attività più importanti della sua vita.
Era lui il dolore che sentiva dentro di sé, era lui dentro di lei.
Lo guardava sudare e spingere, si guardavano nell’attesa di quello che doveva succedere.
Ora non avvertiva quasi più dolore, anzi le sensazioni stavano cambiando, era come se dentro si sentisse morbida e umida e le piaceva muoversi con lui.
Sorrise al suo ragazzo e percepì dal suo sguardo che anche lui sentiva qualcosa che stava cambiando.
Ora erano uniti, ora si stavano preparando ad accogliere il piacere che stava per scoppiare nei loro corpi, ora sentivano …ora sentivano l’onda che passava da uno all’altra…ora era tempo di urlare!
Anna sorrise a G. guardandolo negli occhi come se con lo sguardo volesse raccontargli la sua esperienza di ragazzina.
Ma lui sorridendo, si avvicinò e iniziò a baciarla.

Erano baci tiepidi e leggeri. Le mani di lui tenevano le guance di lei e le labbra si posavano ora sul mento, ora sulla punta del naso, ora sui contorni della sua bocca ma rimandando il momento in cui le lingue si sarebbero cercate avidamente, mescolando le salive di cui si erano impastate. Lui anzi, indugiando ancora, scese a depositare i suoi baci sul collo di lei, là dove la pelle è più tenue ed elastica ma anche più sensibile. Iniziò ad addentarne con delicatezza un lembo, poi un altro e intanto le sue dita si intrufolarono fra i capelli di lei, disegnando coi polpastrelli piccoli cerchi sulla sua nuca e sulle spalle. Poi la lingua di lui guizzò sulla gola di lei, quindi risalì lentamente, si arrampico sul mento e tornò ad avvicinarsi alla bocca di lei, appena schiusa. G. strinse fra gli incisivi il labbro inferiore di lei e per un attimo i loro sguardi si incrociarono. E lui, negli occhi di lei, e lei, negli occhi di lui, lessero la passione che ormai li divorava. Poi le bocche si fusero e i baci si fecero famelici. Il muro esterno della casa diroccata era appena a un metro dalle spalle di lei. Sempre allacciati andarono a schiacciarvisi contro, premendo i loro corpi uno sull'altro. Lei strusciò il suo seno sul petto di lui. Lui le intrappolò fra le sue gambe una coscia e anche se avevano sempre gli abiti addosso lei avvertì un calore che si sprigionava dal sesso di lui che andò ad aderirle all'inguine. Poi lei fece fare una giravolta a lui, restando sempre avvinghiati, e a tentoni, senza smettere di baciarlo, fece brancolare una mano là dove le era parso di aver notato la maniglia di una porta. La trovò, doveva essere arrugginita perché lì per lì non cedette. In soccorso arrivò però anche una mano di lui. Spinsero insieme e cigolando la porta si aprì.


La casa era vuota, ma loro non se ne sarebbero mai accorti.
Per quello che desideravano sarebbe bastato loro un punto di appoggio come il muro o il pavimento, non importava se freddo e sporco.
Anna aveva talmente tante pulsioni che gli partivano dall’inguine e salivano alla testa, passando per il cuore che ora batteva come se volesse uscirle dal petto.
G. era gonfio di passione, desiderava talmente tanto essere in lei era solo questo il suo pensiero di esplodere dentro di lei, solo così si sarebbe liberata di questa forte attrazione che lei. Inconsapevolmente aveva su di lui.
Ma non sapeva che facendo l’amore con le,i non si sarebbe mai liberato, Anna sarebbe diventata l’ ossessione dei suoi sensi.
Spinse Anna contro il muro, continuava a baciarla intensamente il viso, le labbra. Il collo.
Con una mano lei si sbottono un po la camicia, lasciando vedere le generose morbide rotondità del seno che si sollevava con ad ogni ansimare.
G. affondò il viso in mezzo ai seni dove il solco lasciava faceva sognare altri momenti di godimento lussurioso.
Baciava i seni e la lingua esplorava la sua pelle morbida e delicatamente profumata, con una mano G. spostò il reggiseno e scoprì dei meravigliosi grandi capezzoli contornati da un’areola rosa quasi proclamasse innocenza.
La sua eccitazione crebbe ancora di più quando prese i capezzoli in bocca, inumidendoli con la lingua e succhiando come se desiderasse un cibo che solo dal suo seno potesse arrivare a placarlo.
Sentiva lei muoversi di piacere sotto la pressione del suo corpo, sentiva sicuramente quanto la desiderava dal gonfiore che continuava a crescere e che premeva contro i vestiti.
Ma voleva capire quanto lei desiderasse lui.
Continuando ad assaporare i suoi capezzoli, abbassò la mano che si insinuò sotto la gonna, aveva avuto la bella idea di indossare delle autoreggenti e non c’erano impedimenti per arrivare alla dolcezza intima della donna che gli stava entrando nella testa.
Con due dita le scostò le mutandine ed penetrò nel suo piacere nel desiderio di lei, le sue dita si immersero completamente negli umori di lei invitandolo silenziosamente ad esaudire il loro i piacere.
G. rimase inebriato levò le dita, e mentre baciava Anna mise le dita tra le loro bocche calde e insieme si ubriacarono del piacere immenso che si stava preparando nei loro corpi.
Lui inizio a liberare il suo membro duro mettendo in vista la lucida e rosea punta che chiedeva di essere di essere gustato in tutto il suo sapore.
Improvvisamente spinge Anna in ginocchio, le prende la testa e premendogliela le fa capire cosa vuole. Lei lo guarda un attimo negli occhi e poi china la testa come in atto di totale obbedienza inizia a divorare la verga gli viene offerta. Lo risucchia tutta, lo divora con la voglia della sua bocca, lo avvolge nella saliva sente il l’uomo che trema e geme perché è completamente abbandonato al piacere che della bocca dove è penetrato.
Anna si muove avanti e indietro, la sua lingua avvolge il membro in ogni parte, le sue mani lo tengono e abilmente lo massaggiano, le sue mani accarezzano tutto il corpo e le intimità di quell’uomo, poi spinge il suo seno vicino…e inginocchiata davanti a lui prende
Il membro febbricitante di passione lo mette in mezzo al seno e lo nasconde morbidamente e inizia a giocarci con la lingua e la bocca che ancora una volta lo divora completamente e lo porta a desiderare solo una cosa perché non è più in grado di capire
Vuole solo sentire.
Il piacere cresce come un’onda del mare continuo e implacabile e tutti e due percepiscono
Che è impossibile fermarsi, è impossibile rallentare.
Senza parlare fa stendere Anna sul quel duro pavimento, le si inginocchia..davanti, le gambe di lei aperte nell’attesa spasmodica di averlo, ma prima avvicina il viso al suo triangolo di voglia, lo apre, lo guarda, si insinua con la lingua muovendola forte, piano., roteandola, succhiandola! Sente Anna che sta per impazzire, si muove contro di lui e sta cercando di dirigerlo verso l’unica via di uscita. I loro sessi stanno grondando di piacere , non possono fare altro che andare avanti dritto al loro scopo.
Anna si apre tutta, tra le gambe c’è tutto il suo umore di cui lui si bagnerà e la penetrerà fino alla fine perché possano arrivare all’estasi..
Con un colpo deciso lui entra dentro di lei poi c’è un attimo di sospensione, come se il tempo per un’attimo non esistesse, poi Anna chiude gli occhi e lui entra..verso di lei..lei spinge vero di lui. Sembra non finire ma, è come una agoniata tortura si muovono uno verso l’altro insieme, sempre di più sempre più forte.
Ora la sentono entrambi quell’onda che sta arrivando dalla testa e va ai nostri sessi come se avessero ricevuta una scossa potente che li fa tremare insieme nell’impossibilità di staccarsi uno dall’altra…e muovendosi sempre più forte, sempre più tesi un continuo lento ritmico intenso che strappa mugolii che strappa gridolini, che sta andando alla testa.
Ma non è ancora finita.
Anna sta diventando forte, la sento dentro di me e la sento nella mia testa, mi vuole come la voglio io ma come vuole lei.
Mi fa capire con il corpo che vuole altro, e a dispetto del suo corpo si muove quasi felinamente e me la trovo sopra di me, che mi sta cavalcando come un’amazzone di altri tempi.
Ora si sta lasciando andare completamente, non ha più limiti.
G: è in completa balia del piacere di Anna, e lei lo sta cavalcando all’impazzata e ora non è il più il momento di trattenere, ora è il momento di lasciarsi andare, ora è il momento di godere il piacere ora è il momento di liberare quell’urlo soffocato dentro di sé.
Sente che dentro di sé sta scoppiando la passione di G. che la inonda facendola urlare negli spasmi dell’orgasmo.

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