Lui & Lei

una H


di Membro VIP di Annunci69.it giullorenzo
23.02.2017    |    4.059    |    3 5.4
"Una H Non so che voce hai, e la voce è importante..."
Una H

Non so che voce hai, e la voce è importante. Questo pensiero mi è venuto mentre controllavo in cucina, per non trovarmi poi senza zucchero o senza caffè: il caffè risolve tanti imbarazzi, aiuta a prender tempo se qualcosa non va per esempio, e è un piacevole dopo se le cose filano lisce.
Ma la voce è importante, non so perché mi era sfuggita: una voce che ride mette gioia e ti fa venir voglia di giocare, una voce profonda regala pensieri trasgressivi, una voce stridula col volume troppo alto suggerisce isteria, scatti di nervi, e fa sempre paura.
Stanotte però alla voce non avevo davvero pensato. Due ore ho impiegato a riuscire a dormire. Immaginavo tette di cento tipi diversi, mi allenavo a iniziare a baciarle a seconda della forma. Alte, piccole e a punta: da succhiare piano piano, come chicchi d’uva, mettendo gocce di saliva sulla punta dei capezzoli per poi portarli via. Basse, staccate e grandi: da immergerci il viso leccandone una con la lingua come grossi gelati mentre stringi l’altra con la mano e la palpi con gusto. O ancora…
E qui ho pensato ai tuoi fianchi, li ho visti larghi e femminili, da accarezzare con tutte due le mani baciandoti la schiena e le spalle, poi da stringere forte mentre ti entro dentro, per sentire che sei mia.
Poi i capelli, il colore degli occhi, la biancheria, e persino il tuo sapore laggiù… ma la voce no, mi è sfuggito del tutto il pensiero stanotte. Sarà forse perché il sonno è arrivato proprio quando la voce si sarebbe affacciata.

C’è il caffè, e c’è anche lo zucchero, quello normale e quello di canna. Bene, dovesse andar male vedrai almeno che sono uno ordinato e carino, che ci tiene alle cose.
Ho fatto il letto, ho cambiato i lenzuoli, ho messo due preservativi nel cassetto del comodino e ho aperto la finestra sul giardino per l’odore di fumo. Perché è dalle sei che son sveglio e ho fumato tantissimo. Chissà poi perché una sconosciuta mi eccita così senza averla mai vista, sarà proprio per quello magari. Chissà perché mi mette persino un bel po’ di paura. Penso a questo mentre vado in giardino a spazzare le foglie; sono carino e ordinato, non ci piove.
Forse è proprio perché non c’è mai stato un prima che mi tremano appena le mani e mi vien da pensare se mi si drizzerà, e se avessi comprato qualcosa ora certo starei qua più tranquillo. Si, con un prima è più facile, quattro passi nel parco per conoscerci almeno un pochino, o due chiacchiere al bar, il famoso caffè che si propone sempre nei messaggi via chat. Ma non è così forte e eccitante, come questo vedersi soltanto per farlo, senza neanche una traccia ognuno dell’altro.
Forse ho solo la paura che tu poi non mi piaccia, che te lo dovrò dire inventando qualcosa perché sia meno freddo e cattivo; beh, un caffè mi darà almeno un attimo per pensarci su; o ho paura di deluderti io, e che allora tu trovi una scusa per rinviare la cosa e sparire, ricordandomi quanto anch’io sia invecchiato, decaduto, finito. Lì il caffè sarà un peso, perché è meglio che i drammi si concludano subito, senza tempi patetici da sopportare.

Son pensieri cattivi, son pensieri da musica tecno e non certo da tango, o da ultimo tango.
Torno in casa e mi spoglio, una doccia bollente e la barba.
Mentre sfilo i calzoni e apro il getto dell’acqua penso a quanto sia strano incontrare qualcuno così. Una h di meno sulla email… e così a whymanina, che è una austera signora che ammuffisce tra le carte dei corsi in un angolo buio del 4° piano di via Aldo Moro, non arriva l’invito a una mattinata di studio sui danni biologici e il mobbing. Arriva a wymanina, perché tu scrivi in fretta e non controlli, arriva a me.
“Non mi occupo di danni, anche perché ne faccio già troppi da solo… ma una mattina con te la passerei volentieri, chiunque tu sia, magari facendo qualcosa di più divertente che studiare…”.
E’ cominciata così, con la mia risposta cretina da sciocchino troppo cresciuto. E ora è mattina, e tra poco tu arrivi.

Sotto una doccia bollente i pensieri di sesso mi diventano spesso concreti, come se l’acqua calda fosse una specie di viagra per le mie fantasie. Chiuderai il portone di ingresso e entrerai senza neanche una frase, un bacino, una stretta di mano.
“Ti sognavo, in quei sogni a occhi aperti che si fanno la sera se non riesci a dormire, e sognavo che sarei arrivata qua e che ti avrei avuto, e le immagini che ho costruito sono mille, diverse…”
E ogni mia sicurezza svanirà sopra le tue parole: io deciso a sedurti, io che penso da giorni a questa mia sconosciuta e mi trovo che invece lei sogna, che conduce la danza, che mi seduce.
La tua mano si è appoggiata al mio collo dove l’acqua scorre e lo accarezza; la tua lingua si appoggia alla mia bocca e io mi lascio baciare, spiazzato, quasi inerme. E tu decisa inizi a esplorare il mio corpo, carezzandomi il torace e i fianchi, stringendomi a te e poi aprendo la zip dei calzoni con due dita, come me l’avessi fatto mille volte. Io lo sento indurirsi, come fa adesso mentre l’acqua bollente corre tra i miei capelli; e sarà ancor più duro quando sentirò le tue dita e mi smollerò anch’io, cominciando a toccarti e a spogliarti, senza andare su in camera come avevo pensato ma rimanendo lì, nell’ingresso, fermi e in piedi su quel vecchio tappeto a due passi dal mondo di fuori.
E lì in piedi starò fermo a guardarti, mentre io tocco ed ammiro i tuoi lunghi capelli come nero carbone lucente e la tua bocca grande, si, una bocca da baci ma non solo da baci, l’ho pensata così questa notte.
Tu l’hai tirato fuori e hai iniziato a succhiarlo, come fossimo insieme da anni, come se il mio sapore fosse una cosa tua che conosci, che vuoi. E io mi muovo qua e là sulla punta dei piedi quasi a scatti, respirando ogni istante più forte, senza più saper dire chi comanda e chi guida, e ti godo come fossi una donna comprata per strada quando invece sei tu che mi hai in mano, che decidi di me, del piacere che provo, di ogni mia percezione.
Perché scivoli indietro e la lingua lo tocca sulla punta bollente, vibra sulla fessura, e le labbra si fanno in un attimo strette e voraci.
Io ti fermo, ti riporto su in piedi quasi a voler resistere a quel grande piacere, poi ti guardo e comincio a baciarti, con violenza, con foga, mentre slaccio i tuoi jeans e li tiro via subito. La mia lingua ti cerca, vuol godersi il sapore del tuo corpo di donna, e ti spoglio di corsa, tolgo via il perizoma e ti spingo baciandoti sopra il divano.
Ti ci stendo e poi subito ti apro le gambe per guardarti la figa prima di cominciare a baciarla, all’inizio lentissimo e poi appena trovato il clitoride svelto, svelto, frenetico, come se la volessi mangiare. Verrai in fretta, e io senza lasciarne scappare una goccia succhierò il tuo bagnato fino in fondo mentre mugoli e gridi. Non ti lascerò il tempo di godere del tutto, te lo troverai dentro durissimo a sfregare su e giù la tua calda vagina, mentre ti stringo il culo con le mani vogliose quasi a strapparlo via per portarlo con me. E godremo, si, insieme, mentre io sento il mio sperma cominciare a salire, con quel forte tremendo piacere che comincia dai visceri e a ogni istante risale, si avvicina all’esterno e lo senti che esplode, e lo godi.

Esco, adesso, chiudo l’acqua perché non mi devo attardare.
C’è la barba da tagliare bene, poi asciugarsi, poi il phon, poi vestirsi senza troppa eleganza, come fosse casuale. Perché ormai è quasi ora, tu oramai stai arrivando, la tua voce, i capelli, i tuoi seni, i tuoi fianchi, in un tempo che si è fatto corto cortissimo entreranno da me.
E sarai qui davvero, vera viva e diversa. Basta poco per spostarsi dai sogni, basta un h per cambiare le cose…
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