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Lui & Lei

GLI OCCHI: SPIRITO RIBELLE SOTTO IL JALABEEB*


di Membro VIP di Annunci69.it oltreconfine
13.09.2016    |    2.682    |    11 9.8
"Ma in lei c'era in assoluto qualcosa di più..."
(Un uomo è tanto più grande e grosso quanto
più ha l'umiltà di chinarsi per porgere una carezza).


Quegli occhi non potevano che essere di Nadira. Ne ero sempre più convinto. Erano il loro modo di guardarmi che li rendevano unici. Anche adesso che restavano, ancora una volta, l'unica cosa scoperta del suo viso, avvolta com'era in un lenzuolo bianco di quell'ospedale militare da campo a Mogadiscio.

La prima volta che catturarono la mia attenzione fu al posto di distribuzione viveri lungo la via Imperiale. Quella donna teneva per mano un bambino e,così come quasi tutte le altre donne in fila in attesa del loro turno, indossava un burqa integrale che lasciava scoperti soltanto gli occhi, però insolitamente, anche se moderatamente truccati. Un leggerissimo tratto di lineliner ne allungava la forma facendoli somigliare a quelli di una gazzella e qualche tocco di rimmel sulle ciglia li facevano apparire ancora più grandi,profondi ed espressivi . Notai anche le sue calzature, decisamente in controtendenza rispetto a quelle indossate, quando indossate, da tutte le altre. Dal colore verde scuro, presentavano un leggero dècolltè e soprattutto un qualche centimetro di tacco. Questi due particolari(il trucco e le calzature) da donna occidentale, facevano un contrasto enorme con il resto dell'abbigliamento, trattandosi appunto di un jalabeeb nero di una stoffa che però doveva essere di un filato molto leggero a giudicare dal modo con il quale sventolava al minimo alito di vento.
Non era il luogo ne la circostanza, me ne rendo conto,ma quella donna suscitò in me un vero e proprio tumulto di erotismo improvviso. La miseria più assoluta nella quale esseri umani e territorio erano calati, riusciva a renderla sopportabile al solo gurdarla o forse, Nadira, era solo il miraggio di un'oasi insperata nei luoghi più oscuri dell'animo umano desertificato da e come ciò che allora mi circondava.
Quando fu il suo turno per ricevere il pacco viveri, il sottufficilae addetto al controllo dei documenti sostò perplesso davanti a quello della donna. Lo confrontò con la lista di nomi dei vari Clan che costituivano i villaggi periferici intorno a Mogadiscio e con un cenno del capo mi fece segno di avvicinarmi. Maggiore, mi disse sottovoce, "questa donna è figlia di un capoclan fedele al Generale XX che come lei sa è inviso agli americani. Dobbiamo procedere quanto meno alla perquisizione personale se non al fermo" A malincuore, guardando la donna negli occhi che nel frattempo si erano fatti preoccupati, diedi l'assenso per procedere alla perquisizione che naturalmente sarebbe dovuta avvenire a cura del personale femminile infermieristico della CRI. Due anziane crocerossine l'accompagnarono nella tenda all'uopo predisposta, mentre una terza prese per mano il bambino cercando di distrarne l'attenzione catturata dalla mamma che vedeva allontanarsi senza una ragione a lui comprensibile. Tra i generi di conforto per la popolazione, c'erano anche degli scatoloni contenenti giocattoli. Mi avvicinai al bambino, che avrà avuto 5 anni e presolo a mia volta per mano gli feci scegliere un giocattolo. Lanciò immediata la sua manina per afferrare un aeroplanino rosso, estraendolo dallo scatolone e accompagnandolo con la mano a simularne il volo, mentre con la voce ne imitava il rombo dei motori.

La donna somala fece ritorno dalla perquisizione 10 minuti dopo, con l'assicurazione verbale delle due crocerossine che era "pulita", come in gergo si usa dire in quelle circostanze per indicare che non recava con sè alcun genere di arma o esplosivo. Feci segno al Sottufficiale di farle consegnare ciò che le necessitasse e che potevamo soprassedere al fermo anche in virtù del fatto che il Clan al quale apparteneva rientrava nella lista di quelli che sarebbero stati oggetto in settimana dei controlli già programmati; viceversa avremmo pregiudicato l'effetto sorpresa e contribuito a creare un surplus di tensione all'atto del rastrellamento del loro territorio.
La donna si allontanò, voltandosi soltanto una volta per guardarmi, questa volta con occhi più tranquilli, sembrandomi di scorgere in essi un pò di gratitudine,anche per il sorriso che lasciavano intuire rivolto al bambino che intanto continuava ad indicarmi felice con la prua del suo aeroplanino rosso fiammante. Nel vederla allontanarsi, ancora una volta mi parve di riconoscere intorno alla sua figura un'alone di sensualità. Certo, il panorama di desolazione era tale da rendere l'intuizione dei movimenti del suo corpo sotto il Jalabeeb, una specie di salvagente afrodisiaco... ma in lei c'era in assoluto qualcosa di più. Ancora una volta misi insieme i suoi occhi con quel poco di caviglia che spuntava tra le scarpe e l'ultimo lembo del burqa sventolante. L'andatura era elegante, eretta con le spalle; starei per dire imperiosa, conferendole un aspetto austero ma nel contempo d'inequivocabile grazia femminile.

I giorni che seguirono, furono sempre più densi di "un'ansiosa ansia" d'attesa; non vedevo l'ora di poter incrociare nuovamente lo sguardo di Nadira. Il suo modo di essere e di fare, così simile in superfice alle tante donne somale, mi aveva lasciato viceversa di lei un profondo mistero. Quel suo leggero trucco degli occhi continuavo a leggerlo come un SOS da parte sua. Un help disperato nel quale era scritto sono Donna; una Donna senza diritti con i soli doveri imposti dagli uomini. Era forse solo una mia esagerata interpretazione quella che stavo dando agli occhi truccati di Nadira o non era forse l'autentica espressione di ribellione ad una schiavitù atavica di cui Nadira si stava facendo interprete e portavoce? Questo non l'ho mai saputo con certezza come probabilmente non lo saprò mai, ma quando fui oggeto di una sua attenzione pochi giorni prima del controllo nel suo villaggio, peraltro con esito negativo, mi sembrò di poter avvalorare l'ipotesi che quella donna volesse rivendicare il diritto a poter mostrare almeno simpatia verso un uomo senza imposizioni dall'alto. Venne da me accompagnata da un sottufficiale. Aveva con se un cestino di paglia intrecciata con un nugolo di mosche che gli ronzava intorno e che cercavano di entrare attraverso l'improbabile copertura di un tovagliolo di carta. "Questa donna le ha portato del sambusi** maggiore, ma se fossi in lei mi guarderei bene anche dall'assaggiarlo" mi disse il maresciallo. Grazie del consiglio risposi e congedato il sottuffiaciale, feci cenno a Nadira di entrare nella mia tenda che non esitò a seguire il mio invito. Ancora una volta quegli occhi scrutatori lievemente truccati che mi apparvero bellissimi! Trassi dal cestino una frittella e iniziai a mangiarla. Mi avvicinai a lei e gliene porsi da mangiare insieme. Mi fece segno del velo con la mano, ad indicarmi che non le era consentito toglierlo. Lo faccio io allora, esclamai, e sganciandolo da una spilla nascosta all'altezza della tempia potei ammirare tutto lo splendore ambrato del viso di Nadira. Quel mio gesto era andato ben oltre le rigide consegne comportamentali, ma non ebbi mai a pentirmene. Fu come vedere per la prima volta una donna e mai mi sarei aspettato di osservare del rossetto di un rosa tenue sulle sue labbra. Dimenticai le frittelle e assaporai un suo brevissimo bacio.

Quando mi avvicinai a Nadira in quel letto d'ospedale improvvisato, poggiandole una mano sulla fronte le dissi: "la febbre è passata, non preoccuparti; l'infezione sta regredendo... me lo ha assicurato il medico. Tra un paio di giorni potrai tornare dal tuo bambino e magari cucinarmi anche del sambusi ". Mi guardò con un sorriso consolatorio, quando i suoi occhi vennero distratti dall'ingresso del mio diretto superiore, con il quale non era mai corsa stima ne simpatia, che con fare sprezzante interruppe quel dialogo ad una sola voce e m'intimò di uscire aggiungendo:"si può sapere che cazzo ci trovi in quella beduina mascherata?". "Non ci trovo niente di più che un sentimento di umanità che tu non hai, e se ti permetti di chiamarla un'altra volta beduina io ..." così rispondendo, voltandomi verso di lui, portai la mano, quasi involontariamente, alla fondina della rivoltella. Il mio gesto eccessivamente minaccioso lo fece indietreggiare e si allontanò senza non prima avermi fatto una promessa: "Non ti scaldare testa di cazzo, che tanto questa volta un bel rapportone non te lo toglie nessuno".

Mi chinai nuovamente sul viso di Nadira, la guardai negli occhi e scoprendole per intero il viso dal lenzuolo, le porsi quello che sarebbe stato il mio secondo ed ultimo bacio sulle sue labbra. Da allora non l'ho più rivista.


Ogni riferimento a luoghi, nomi,fatti o personaggi descritti è puramente casuale; non è invece casuale il volto di una donna conosciuta qui. A lei, unitamente a Nadira che me l'ha ricordata dopo tanti anni, dedico il racconto.





*il jalabeeb è il burqa integrale indossato dalle donne somale.
** Il sambusi è un piatto povero di origine indiana, in uso nel corno d'Africa, costituito da frittelle di farina e acqua ripiene di verdure o carne molto speziate.
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