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Lui & Lei

La Cliente (Terza Parte)


di Lando81
28.02.2015    |    5.131    |    0 9.9
"Non dissi nulla, la baciai mentre ci cambiavamo i ruoli..."
Avevo davanti ai miei occhi la sua rosa profumata e ricca di rugiada, mi avvicinavo lento, guardandola intensamente e assaporando il suo più intimo profumo. Si liberò un gemito al passaggio del dorso del mio naso, curioso di sentire la viva e calda fragranza che libera di fluire mi aveva bagnato fino al mento. Perso in quell'intenso sapore avevo arrampicato il letto con una mano cercando la sua, me la strinse appena trovata, aumentando la morsa ogni volta che le mie attenzioni tra le sue gambe si facevano più intense. La guardavo mentre si contorceva nella sua danza del piacere e avendo l'eccitazione pulsante di entrare in gioco la penetrai fino in fondo.
Mi precipitai su quella bocca ansimante che nonostante le lingue occupassero ormai gli spazi continuava ad emettere i suoni del godere.
Lei mi aveva stretto il sedere, non un centimetro di quello che voleva dentro di sé era rimasto inutile. Messo così, pompare la mia voglia non mi avrebbe fatto venire in breve, il tempo scarseggiava e volevo godermelo al massimo. Muovevo i fianchi in senso rotatorio per sentirmi avvolto da tutta quella carne calda e succosa. Poi una serie di affondi la fecero venire ancora, questa volta non si trattenne dal dirmelo a voce alta, come me era entrata nel suo più intimo stato di libertà.
Il suo respiro non si calmò, mi ero lentamente sfilato dai suoi umori appoggiando il violaceo eretto su quell'altra piccola fessura che poco prima mi aveva concesso.
Avevo il dubbio di poterle far male, il mio indice per fortuna non assomigliava a quello che volevo offrirle. Così le chiesi se volesse un approccio più progressivo. “Ora tocca a te, sdraiati”. Non dissi nulla, la baciai mentre ci cambiavamo i ruoli. Cominciò baciandomi il collo e il petto strusciando lentamente la sua venere sul dorso del mio vigore, lo avvolgeva completamente, e ancora fuori, e di nuovo dentro. Mi stava piacevolmente torturando. Con naturalezza poi lo sfilò, cambiò leggermente posizione e lo accompagnò verso la piccola bocca tra i glutei che stavo stringendo.
In poco tempo ero stretto nella sua morsa, si era rilassata e aveva cominciato a muoversi sopra di me.Sentivo la diversità delle due bocche che avevo penetrato, l'orgasmo ora era davvero vicino, e più la guardavo muoversi e gemere per il piacere ritrovato più sentivo il mio frutto pronto a venir fuori.
Le dissi gentilmente che stavo per eruttare tutta la mia compiacenza, e pochi istanti dopo la ritrovai con il viso tra le mie gambe, mi guardava mentre con la lingua risaliva il dorso del mio strumento, le labbra erano cambiate ma il gioco era praticamente lo stesso, una volta preso tra le cure della sua bocca rimase lì, in balia della sua lingua e di risucchi che mi portavano sempre più vicino a venire. La avvisai nuovamente ma questa volta non si tolse, mi mise una mano sull'addome continuando a succhiare in cerca del mio nettare. In pochi istanti uscì a fiotti caldi che ingoiati aumentarono il piacere di quello che stavo provando. Non tolse le sue attenzioni fino a quando non ebbe certezza della fine degli impulsi. Poi mi ringraziò.
Di tempo ormai ne era rimasto davvero poco. Ci eravamo coccolati, lei poi era andata velocemente in bagno per ricomporsi mentre io mi vestivo e mi preparavo a riaccompagnarla alla macchina.
Era uscita dal bagno, i rossori in viso erano scomparsi e un sorriso le segnava il volto.
Ci eravamo avvicinati alla porta e tirò fuori il cellulare per avvisare la figlia di prepararsi.
Vederla da dietro istintivamente mi eccitò di nuovo, volevo ancora ritrovarmi dentro di lei. Saperla in procinto di parlare con la figlia al telefono liberò di nuovo i miei controlli. Aspettai che fossero in contatto e le presi i fianchi appoggiandomi al suo sedere. Mi avvicinai con la bocca al suo orecchio e mentre affondavo la mano tra le sue mutandine andando a sollecitarle il clitoride le sussurrai di dire alla figlia che avrebbe tardato una decina di minuti. La masturbavo con sempre più impeto mentre lei cercava di tenere un tono lucido con la figlia. Conclusa la telefonata, con sospirato sorriso mi disse che ero stato dolcemente stronzo, ma smise di parlare e cominciò a gemere perché nel frattempo, mi ero calato i pantaloni e scostate le mutandine di nuovo umide mi ero gettato dentro di lei spingendo sempre più a fondo, fino a farla venire. Ansimante volevo anche io il mio orgasmo, e non attesi troppo. La vidi girarsi e mettersi in ginocchio, cominciando a succhiarmi via la libido che mi era rimasta. Appagato, sentivo deglutirle il mio miele e baciarmi la punta prima di rivedere il suo volto regalarmi un altro sorridente bacio e dirmi. “E' tardi...”
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