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Vs dare per servizio fotografico: Prima Comunione


di Lando81
26.09.2023    |    43    |    0 6.0
"Quando riattaccò, aveva ripreso la solita espressione cordiale di sempre, mi venne quasi il dubbio che l'atmosfera fosse stata spazzata via..."
Sono Lando, quarantenne, fotografo di professione. Mi occupo di cerimonie e di mercato immobiliare e ho avuto modo di imbattermi in svariate bellezze, giovani e mature, discrete e provocanti, eppure, un po' per mio credo professionale,
un po' per non bruciarmi, non ho mai usato la scusa del fotografare per provare a sedurre una donna.
Pochi anni fa avevo preso un servizio per una comunione. Una catechista della mia zona ormai cliente fedele, aveva inserito il mio numero di telefono nel gruppo whatsapp di alcuni genitori per aiutarmi a fermare nuovi lavori. Funzionò.
Venni contattato da quattro signore che si erano prese l'impegno per tutte di organizzarsi nella ricerca del fotografo. A turno le avevo sentite al telefono per avere un contatto più umano, denifire lo svolgimento e proporre il compenso per il servizio. Una di loro si presentò inizialmente come la mamma di Gloria Triberti.
Dopo le consuete battute di rito inizali le spiegai come avrei lavorato e le diedi qualche consiglio cercando di trasmettere sicurezza e un tocco di ilarità, giusto per far intendere che non avrebbe avuto a che fare con il classico fighetto saccente del settore.
Aveva una bella voce, era molto a sua agio e la conversazione per quanto concentrata sulla cerimonia era stata piacevole, abbastanza da capire che non solo il servizio sarebbe stato confermato, ma che avrei avuto a che a fare con una buona cliente. Conclusa la telefonata la registrai con il nome Signora Triberti. Dalla foto del suo profilo si scorgeva una donna ripresa in spiaggia da lontano, troppo lontana per provare a capire se l'avessi già incontrata, abbastanza vicina per accorgermi quando stesse bene in bikini.
Passarono alcuni giorni. Stavo scrivendo un messaggio di appuntamento per l'indomani a tutte le mamme del gruppo quando notai che la mamma di Gloria aveva cambiato foto sul profilo, un primo piano sorridente in bianco e nero. Mi resi subito conto di sapere chi fosse, o meglio, di averla vista più volte.
Più precisamente quasi tutte le mattine al bar sotto casa, una mora sulla cinquantina, dai tratti latini, decisamente attraente, e decisamente sposata.
Nonostante la vedessi appena sveglio mentre sorseggiavo il caffè, riusciva sempre ad attirare la mia attenzione.
Non ho mai evitato di ricambiarle un incrocio di sguardi, ma neanche percepito qualche minimo interesse. In verità
l'impressione è che fosse una viziata casalinga, lei, e le due sue amiche più giovani con cui la trovavo a fare colazione. Per terra, al loro fianco, ognuna aveva la borsa della palestra, e sul tavolino, a fianco alla tazzina, le chiavi di casa con quelle del prevedibile Suv. Le due amiche a pelle mi erano proprio indigeste, e veniva facile pensare che anche la Signora Triberti fosse dello stesso calibro, del resto il mio interesse finiva nel momento in cui uscivo dal bar. Restai stupito quando realizzai che al telefono avevo conversato con una persona che non sembrava avere affatto la puzza sotto il naso.
Fu facile ritenerla ancora più attraente, e facilissimo pensare di stringere quelle cosce piene e affusolate durante un viaggio fornicante.
Le inviai il messaggio che avevo iniziato con "Buonasera Signora Triberti". Dopo una mezz'oretta mi rispose:
"Buona sera Lando. Va bene, domani alle 9,30 davanti alla chiesa. Grazie ancora per la disponibilità. Comunque mi chiami Laura o mi sento vecchia!!".
Risposi a mia volta con un sorriso scrivendo che avrei cambiato il nome. Vecchia era un termine che proprio non le si addiceva, però mi limitai a rinnovarle semplicemente l'augurio di una buona serata.
La mattina seguente mi presentai in chiesa all'orario stabilito per le foto di posa ai bambini. C'erano già i soliti invitati arrivati prima ancora della perpetua e alcune famiglie con i figli vestiti a confetto per l'occasione.
Diedi le prime disposizioni ai genitori, avrei prima scattato foto singole ai figli e successivamente avrei scattato le foto di gruppo.
Coi maschietti è quasi sempre una tortura. Scazzati e scomposti, mi riusciva sempre difficile farli mettere in posa e soprattutto farli sorridere.
Con le femminucce è tutta un'altra storia, sarà per il fatto che la vanità affiora prima, ma si mettono automaticamente in posa sorridendo.
Arrivò il turno di Gloria accompagnata da Laura e da suo padre. Laura aveva un tailleur pantalone blu che le metteva in risalto le gambe, "Altro che vecchia!" pensai...
Si avvicinò con la bambina sorridendo "Ah ma allora ci conosciamo! Prendi il caffè da Roberto!". Nel dirlo mi porse la mano.
Con la presenza del marito evitai di risponderle che a differenza sua già sapevo chi fosse. Vista l''immagine astratta sul mio profilo, per lei era stato impossibile capire chi fossi. Sorridendo a mia volta le feci giusto capire che l'avevo riconosciuta. Una volta finito di fotografare la bambina esordì il padre, un uomo distinto ed educato di nome Francesco.
Rispetto a Laura che trasmetteva un'insolita calma da parte di una madre in quei giorni, Francesco sembrava molto più apprensivo. Mi chiese il numero di scatti che avrei fatto, se si poteva fare foto anche in chiesa e come avrei consegnato le foto,. Tutte informazioni che avevo già dato a Laura la quale per un attimo mi è sembrato avesse lo sguardo di una donna affranta e arresa. Finita l'interrogazione gli avvisai che la funzione stava per cominciare e che sarebbe stato meglio entrare per evitare di essere ammoniti dal prete. Salendo le gradinate non potei fare a meno di notare che sedere
invitante avesse Laura, ed entrato in quelle mura consacrate ebbi la netta sensazione di non avere più una reflex in mano, ma un forcone..
La funzione durò circa un'ora, dopo anni di servizi la conoscevo a memoria, avrei potuto tranquillamente sostituire il parroco.
Nel corso della messa sbirciavo Laura con furtiva discrezione. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano ma evitavo di prolungarli, i pensieri invece galoppavano, quella che era una fugace fantasia mattutina stava diventando un vero e proprio desiderio.
A messa finita il prete diede la disponibilità per fare le foto sull'altare, e in quei momenti tutta la cristianità vissuta fino a un minuto prima viene meno.
I genitori sgomitano per farsi fotografare prima degli altri con la scusa del ristorante prenotato. Tra questi ovviamente c'era anche Francesco con la sua apprensione, mi chiesi in una frazione di secondo quali arti amatorie potesse offrire a sua moglie uno così, poi lo presi da parte insieme a Laura consigliando di aspettare che la chiesa si svuotasse in modo da non avere parenti di altri che spuntavano nell'inquadratura. Lo feci sentire un privilegiato come voleva, a me interessava aver regalato un po' di celata galanteria a sua moglie che ovviamente aveva colto sorridendomi.
Quando ebbi finito anche con loro, Francesco si avvicinò e mi diede il suo numero di telefono. La cosa mi spiazzò, da quel momento avrei dovuto comunicare con lui e non più con Laura? Feci comunque buon viso a cattivo gioco e gli risposi che avrei poi avuto bisogno dei suoi dati per batterela fattura. Dopodichè li salutai e mi diressi all'uscita. Tornando a casa rimuginai sul fatto che con quel gesto il marito di Laura mi aveva messo in una posizione scomoda, non che avessi voluto flirtare apertamente con la moglie, ma in questo modo non avrei più avuto neanche la scusa per scriverle.
Un paio di giorni e avevo sviluppato le prime foto. Nell'attesa che venga consegnato il lavoro, mi piace spedire alcuni scatti ai clienti anche per avere un loro primo riscontro. Seppur accompagnato dalla carogna, inviai le foto di Gloria a Francesco. Nel giro di pochi minuti mi avevano già risposto tutti tranne lui.
La doppia spunta grigia su whatsapp era eloquente. Aspettai fino al pomeriggio ma nulla. Sornione mi chiesi "Posso lasciare una mamma senza le foto della sua bambina?" Selezionai le foto e gliele inviai aggiungendo un messaggio: "Buona sera Laura, così va meglio?? Ho spedito alcune foto a suo marito ma forse è ancora impegnato, così per non farla aspettare le ho spedite pure a lei. Spero le piacciano. A presto!"
Pochi minuti e lo smartphone emise il suono di notifica messaggi. "Ahahahah si va molto meglio!Grazie per le foto sono bellissime, e scusi mio marito ma quando è in studio difficilmentte guarda il telefono. Se in questi giorni ha bisogno scriva pure a me che tanto sono libera tutto il giorno. Grazie ancora, buona serata." Non volevo assolutamente farmi pensieri errati, ma le fantasie avevano ripreso a maturare.
Avevo garantito la consegna dei lavori entro 15 giorni. Non avendo ancora un mio studio aperto al pubblico, diedi appuntamenti in giorni e orari diversi in base alla disponibilità nei pressi della chiesa. Avevo scritto a Francesco onde evitare qualsiasi malcontento, anche se il suo misero pollice in risposta alle foto inviate non mi aveva certo gratificato nè invogliato a ricontattarlo. Lo inquadrai definitivamente quando lessi i dati inviati per la fattura, erano quelli del suo studio dentistico.
Voleva scaricare l'iva dalla comunione di sua figlia. Non era la prima volta che un benestante faceva la figura del morto di fame, ma riuscivo sempre ad avere un attimo di sgomento. Il suo messaggio si concludeva informandomi sterilmente che sarebbe venuta la moglie a prendere la penna usb con le foto.
Seppur prevedibile la notizia non mi fece che piacere, anche perchè non avendomi chiesto altro, mi permisi di definire l'orario direttamente con Laura.
Per non dare nell'occhio le proposi un'orario che includesse anche altre mamme e ci mettemmo d'accordo per il venerdì alle 16.00 con l'ultimo gruppetto.
Due mamme arrivarono insieme con i figli, scambiate un paio di battute di circostanza consegnai la mia busta con penna e fattura e ricevetti in cambio le buste coi soldi.
Mi ringraziarono e andarono via mentre arrivava una terza famiglia al completo che mi chi offri qualcosa di più per poter stampare le foto da un sito web che avevo consigliato. internet.
Mancava solo Laura, così presi il cellulare e le scrissi per dirle che ero arrivato. Mi accesi una sigaretta e aspettai, con discreto ma crescente disappunto.
Non ricevendo risposta decisi di tornarmene a casa. Avevo appena parcheggiato che ricevetti un suo messaggio "Buona sera Lando, sono mortificata ma ho avuto un disguido con la consegna della lavatrice, me l hanno portata quando dovevo uscire. Le chiedo davvero scusa. Come possiamo metterci d'accordo per le foto?"
Ebbi un sussulto al basso ventre solo al pensiero di metterla su quella maledetta lavatrice e possederla senza freni. Ricomposi i miei ormoni: "Non si preoccupi Laura, avevo immaginato avesse avuto un contrattempo. Se vuole possiamo incontrarci tra una ventina di minuti nel luogo prefissato".
Dal momento che il lavoro era finito, una volta consegnata la busta potevo mettere da parte il fotografo e proporle un caffè, ammesso che fosse sola.
Non avevo messo in conto le nuvole che si stavano addensando in cielo e dei tuoni che poco dopo furono seguiti da sempre più pesanti e incessanti gocce di pioggia
"Guardi Lando, non voglio farle fare strada inutile, abitiamo nella schiera di condomini alla fine della stradina che fa angolo con il bar di Roberto, può passare qui, siamo all'interno 3, il cognome già lo sa!".
Il sussulto era diventato una vera e propria erezione. Non aveva messo equivoci puntini alla fine del messaggio, con una trasparenza micidiale mi aveva chiesto quello che pareva impossibile e io, anche solo per gioco, volevo pensare malissimo. Trovai a fatica la ragione e le risposi, ringraziandola, che sarei passato entro breve. Mi rimisi in macchina e dopo pochi secondi mi trovai all'incrocio con il bar di Roberto. Non ero mai stato in fondo a quella stradina, la pioggia cadeva a fiumi e la vista era pessima nonostante il tergicristallo al massimo. Dopo alcuni metri iniziai a vedere le prime auto parcheggiate
a lisca di pesce, trovai un posto libero e spegnendo il motore mi chiesi come sarei stato quando lo avrei riacceso.
Corsi verso il cancello d ingresso e spinsi il bottone del videocitofono. Rispose Laura "Venga su che diluvia! Quarto piano!".
In ascensore faticavo a contenere l'eccitazione e a mantenere l'espressione da bravo ragazzo, in fin dei conti stavo facendo tutto io.
Arrivato al quarto piano le porte dell'ascensore si aprirono e sulla destra comparve sorridente Laura. La guardavo negli occhi mentre ci scambiavamo i consueti saluti, ma avevo comunque notato dei leggins neri che mi scossero non poco, e una maglia bianca che per mio dispiacere cadeva fin sotto la vita, togliendomi il piacere di poter ammirare il suo sedere avvolto da quel tessuto.
Mi fece entrare in casa accompagnato dalle mie mille scuse per averle bagnato il pavimento.
Il salotto d'ingresso era ben arredato anche se un po' freddino nel suo stile moderno. Laura con un dispiaciuto sorriso si scusò ancora per l'accaduto, così per smorzare le dissi che non era la prima volta che mi capitava, e ovviamente mentivo. Non persi tempo, tirai fuori la busta e gliela diedi. Lei mi fece un altro sorriso e mentre l'apriva mi chiese timidamente se si potevano vedere subito "Ho un portatile lì sulla scrivania, e confesso che sono veramente curiosa".
Mi sembrò una buona idea, anche se sapevo che buona parte della curiosità non era rivolta alle foto della figlia, ma alle sue.
Tra l'altro Gloria non si era ancora fatta vedere, mi era parsa troppo educata per non venire a salutare, forse non c'era, ma con finta innocenza chiesi a Laura se stesse studiando o dormendo. "No no è da una sua amica per andare a danza, avrei dovuto accompagnarla io ma a quell'ora dovevano consegnarmi la lavatrice, sappiamo come è andata..."
"Benissimo..." pensai mentre la guardavo accendere il pc. Mi dava la schiena, e come immaginavo non potevo ammirare quel bel sedere pieno coperto dai fini leggins.
Sentivo crescere la lussuria allo stomaco, pochi metri e potevo prenderla, stringerla. "Vuole un caffè?" Ritornai alla realtà con questa domanda, e vista la situazione che si stava creando in testa e dentro i pantaloni accettai di buon grado. Laura andò in cucina e mentre il caffè veniva estratto dalla cialdina, si assentò un istante tornando con la busta per me. La presi ringraziando e me la misi in tasca senza aprirla. Che fosse davanti a lei o ad un cliente qualsiasi controllare che ci fossero i soldi non mi piaceva proprio.
Di fatto la mia presenza non era più giustificata, avevo consegnato il lavoro ed ero stato pagato.
Fece un caffè anche per lei e lo bevemmo in salotto. Presi l'occasione al balzo per farle una battuta con il tono più amichevole possibile "Guardi che dopo aver offerto un caffè ci si da del tu!Dopotutto avrà quattro o cinque anni in più di me, e dare del lei ad una coetanea mi fa sentire vecchio!" .
Avrà avuto dieci anni in più di me, ma era irrilevante per me, volevo che lo fosse anche per lei. Rise tanto da rischiare di versare il caffè "Va bene diamoci del tu, però se sono venuta male nelle foto torno a darti del lei!" Ridemmo insieme e ci mettemmo seduti davanti al pc, io alla sua destra.
Le prime foto erano tutte di sua figlia, le piacquero molto e mi fece i complimenti. Le dissi che oggettivamente Gloria era una bella bambina "e quando un viso è tanto bello, al fotografo basta fare click" Vidi il suo sguardo scogliersi per un attimo, poi pose di nuovo attenzione alle foto, perchè erano arrivate quelle di famiglia e di gruppo.
Mentre le scorreva si studiava a fondo, a volte si piaceva, a volte no. Io con la coda dell'occhio mi facevo del male guardandole le gambe e la maglia dalla quale potevo finalmente notare con attenzione il gonfiore provocato dal seno. Posando sulla scrivania la tazzina che avevo ancora in mano sfiorai "inavvertitamente" la sua mentre spostava il mouse. La lussuria allo stomaco ebbe un altro picco, lei mi guardò per un attimo con la coda dell' occhio ma non disse nulla, si concentrò di nuovo sullo schermo. Molte foto ovviamente ritraevano anche il marito, a volte tutti parenti, quindi provarci con una donna che stava guardando le foto della sua famiglia sembrava quantomeno avventato, epico ma avventato.
Quando ebbe finito tirò un sospiro di soddisfazione e mi fece ancora i complimenti. "Sono proprio belle, soprattutto quelle della mia bimba" Le risposi ostentando lucidità "Si anche io sono soddisfatto, però prima aspetto sempre il vostro giudizio, che è quello che conta". Eravamo ancora seduti faccia a faccia e probabilmente dovevo essere
io il primo ad alzarsi, ma non lo facevo. Cercavo qualche certezza in più, senza contare che stavo combattendo un'erezione ineluttabile.
Laura aveva iniziato nuovamente a scorrere le foto, facendo paragoni con la sorella che in alcune inquadrature le stava a fianco. "Ah è tua sorella?" Anche lei non era niente male, per certi aspetti molto più aggressiva, ma di notevole fascino come Laura. "Si è la mia sorellona, anche se non ci assomigliamo moltissimo, sicuramente è più magra"
Non lo disse con invidia o abbattimento, ma simulò un pianto infantile probabilmente per smorzare il suo celato invito ad un complimento.
Risposi senza pensare troppo a tutto il contorno "Dai, non sarai anche tu una timorata del peso forma??!!Non voglio risultare sfacciato, ma non hai proprio nulla da invidiarle!"
Sembrava poco convinta ma lessi compiacimento nei suoi occhi. "Dai non scherzare, guarda che gambe grosse che ho!" Da ragazzo era un segnale molto usato dalle ragazze per invitare a toccarle. Ero bloccato ancora da una lieve insicurezza sul da farsi, così restai sulla linea della cordialità mista a un po' di humor "Uhh sono proprio enormi...eppure con quel tailleur
stavi benissimo, suvvia, vedi di sgridarti subito". Sorrise leggermente ringraziandomi, poi si fece più seria "Sai che mio marito non mi ha fatto un solo complimento quel giorno? Non me ne fa mai, va a finire che una donna creda di non piacere più". Pensai subito che una donna trascurata potrebbe anche fare un gesto estremo e cercare di piacere ad un altro uomo,
cosa che a lei stava riuscendo benissimo. Volevo cogliere quel frutto proibito. Mi feci serio anche io, mi avvicinai al suo viso guardandola intensamente, i suoi occhi erano sorpesi come quelli di una preda. Mi lasciai andare alla libido "Difficile credere che tutta questa meraviglia non possa piacere...", in un istante appoggiai la mano sulla sua gamba e la strinsi.
Laura si lasciò scappare un gemito di stupore, non parlava, continuava a guardarmi in silenzio mentre sentiva la mia mano scivolarle tra le cosce.
Cercò di ritrovare lucidità e bloccò la mia incursione "Stiamo facendo qualcosa di sbagliato, non volevo provocarti tanto, mi sono lasciata prendere dalla situazione...".
Tuttavia la sua mano appoggiata sulla mia non aveva minimamente una presa decisa, così aumentai la pressione strusciando il dorso della mano, rendendomi conto di quanto fosse gonfia la sua Venere. "Non è neanche giusto trascurarti, e in tutta sincerità se dici che stiamo sbagliando....non fai che eccitarmi di più" la baciai sul collo strappandole un altro gemito
e ritornai a incrociare il suo sguardo. "Se vuoi che mi fermi non devi fare altro che dirmelo".
Laura sembrava combattuta, la presa della sua mano continuava ad essere timida "Se mi guardi e mi tocchi così come posso chiederti di fermarti? Mmmmm!!"
Avevo nel frattempo appoggiato tutto il palmo su quel gonfiore continuando a premere e a massaggiare.
Restammo in silenzio fissandoci e ascoltando i nostri respiri, ad ogni secondo ci avvicinavamo l'uno alle labbra dell'altra. Una pressione più marcata ruppe ogni indugio. Mi diede un piccolo bacio, poi un secondo, il terzo fu mio, deciso e passionale.
Le nostre lingue non si davano tregua, d'improvviso ci staccavamo, un fugace sguardo carico di desiderio per poi tornare a scambiarci saliva e sospiri.
La mano libera aveva risalito la sua schiena per andare a perdersi nella chioma bruna e profumata dei suoi capelli.
Anche la sua iniziò a muoversi, piano piano si andò ad adagiare sulla mia gamba. La mia erezione era all'apice, Laura
esitava ancora, pochi centimetri e avrebbe potuto sentire la mia eccitazione. La pioggia batteva con prepotenza sui vetri del salotto, il suono secco accompagnava i gemiti di Laura sempre più in balia dei suoi sensi. Ancora seduti come sui banchi di scuola diventava difficile variegare il mio assalto alle sue forme. La maglia non aveva il minimo cenno di scollatura, l'unico modo di arrivare al suo seno era intrufolarsi da sotto. Prima però volevo osare di più, volevo farla eccitare ancora.
Le afferrai la gamba portandola con decisione sopra la mia, e calcando lungo l'interno tornai a stuzzicare la sua intima natura. Seguì un altro gemito, come speravo avere le gambe oscenamente aperte scatenò ancora di più la sua voglia. Senza smettere di baciarmi mi prese la mano portandosela sul seno che strinsi con forza.
Non feci fatica a sentire quanto fosse morbido e consistente, avevo voglia di farle sentire quanto fosse
consistente anche il mio strumento, ma in quel momento squillò il suo cellulare.
Si staccò come se fosse stata svegliata e con un po' di imbarazzo mi disse che doveva andare a vedere chi fosse. Rispose praticamente subito a quella che capì fosse la madre. "...Si sta piovendo anche qui, non ti muovere, dieci minuti e vengo a prenderti! Ciao ciao".
Quando riattaccò, aveva ripreso la solita espressione cordiale di sempre, mi venne quasi il dubbio che l'atmosfera fosse stata spazzata via. "Mia madre è andata a piedi a fare la spesa e adesso è bloccata dalla pioggia al supermarket, ti pareva che non succedeva qualcosa, devo andarla a recuperare" Ero passato da uno stato di eccitazione massima ad una di scazzo profondo, compresi la ragione e le feci un sorriso "Non ti preoccupare, è molto spiacevole ma comprensibile, dammi solo il tempo di tornare normale..." Laura si mise a ridere ma allo stesso tempo si era messa a fissare il mio basso ventre, tolse subito lo sguardo e fece per tornare verso il pc, così di istinto la cinsi da dietro premendo sul suo sedere il mio vigore intrappolato "Stai tranquilla ti lascio andare, ma prima voglio farti capire quanto sei desiderabile" Fulmineo passai sotto la maglia afferandole forte il seno, allo stesso tempo violai leggins e mutandine portandomi sulla sua liscia e viscosa Venere "Ahhhh....così mi fai perdere di nuovo il controllo....mmmm...."
Risposi posseduto dalla lussuria "A sentire quanto sei bagnata, secondo me non lo hai mai avuto" Il dito medio aveva iniziato a stuzzicarle il clitoride, ero pure riuscito a prendere il capezzolo turgido tra le dita che non persi tempo a strizzare. Ansimò a voce alta. "Ti prego continua, fammi venire...ahhh...così....non smettere!!" Continuai senza sosta, avevo preso a leccarle il collo e dargli piccoli morsi. La spinsi contro il muro senza smettere di masturbarla fino a quando strinse le cosce con forza cercando di non aprire bocca "MMMMMMM!!!!!!!!" Mi fermai senza mollare la presa "Tutto bene.....mia Signora?" Non rispose,
iniziò a baciarmi con ancora più impeto mentre mi sbottonava i pantaloni. Iniziò ad accarezzarlo fuori dai boxer ma era troppo eccitata, così lo tirò fuori e smise di baciarmi per guardarmi mentre iniziava a prendere possesso del suo peccato.
Probabilmente spinta dalla fretta si inginocchiò e iniziò a baciarmi la punta per poi prenderlo tutto in bocca. Non resistetti e iniziai a muovermi lentamente facendole capire coi miei gemiti che mi stava dando un piacere assurdo. Nonostante l'eccitazione la sua lingua era delicatae avvolgente, io avevo appoggiato le mani sulla sua testa e continuavo a simulare la penetrazione. Non ci misi molto a capire che l'orgasmo fosse imminente, glielo dissi con voce sottomessa alla sua passione e attesi la sua decisione. Il suo risucchio si fece più avido e stimolante, lasciandomi cos' libero di cedere al piacere. In pochi secondi le avevo riempito la bocca accompagnato dal suo fare sempre più gentile. Non aveva ingoiato il mio orgasmo, aprì leggermente la bocca e se lo fece colare addosso. Mi guardò con occhi carichi di euforica soddisfazione."E' il caso che mi vada a cambiare prima di uscire, tu riprenditi in fretta che devo scappare" Sorrisi alla battuta, come aveva intuito ero ancora piacevolmente frastornato. Si diede una sistemata velocemente mentre anche io mi ricomponevo, quanto tornò sembrava essere la donna che avevo conosciuto alla comunione di sua figlia. Si avvicinò mentre si metteva la giacca di pelle
"Non so cosa sia successo, cioè sì, ma non lo avevo premeditato...Ad ogni modo grazie, sei stato molto convincente...e non credere che non voglia sapere come sarebbe un approccio più completo, ma se non mi faccio sentire non cercarmi per favore. Devo prima vedermela coi miei sensi colpa".
Mi abbracciò forte e mi diede ancora un bacio "Ooook Laura, farò come chiedi. Tanto sai molto bene cosa voglio io....sei proprio una meraviglia....una meraviglia in ritardo!Dai che mammà aspetta!" Ridemmo e ci baciammo un'ultima volta, poi mi fece scendere per primo onde evitare spiacevoli incontri col vicinato.
La sera a casa mi diedi ulteriore piacere ripensando a quanto successo e a quanta bramosia riservassi ancora per quella donna. Volevo ritrovarmi dentro di lei, godere nel vederla godere, farle vivere il mio lato più volgare e istintivo e vivermi il suo.
Mi ero comunque rimesso alla sua volontà e non potevo fare altro che sperare nel meglio. C'era sempre il caffè al bar....
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