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Lui & Lei

La notte di San Giovanni (una botta e via!)


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
01.07.2023    |    1.777    |    15 9.6
"Alla domanda del come mai fosse single rispose con onestà..."
La botta e via è bella quando non è programmata. Se in una circostanza si incontra qualcuno e ne nasce spontaneamente un'attrazione tangibile e reciproca che si origina da uno sguardo, da un sorriso, da uno sfioramento casuale di mani... ma è difficile. Molto difficile. Almeno per chi è selettivo e tende a controllare le proprie emozioni ma soprattutto le pulsioni di carattere puramente istintuale. La notte di San Giovanni, tuttavia, è una notte magica in cui tutto è possibile. Tutto quello che mai è successo prima, in questa notte cultuale può succedere. Culti sacri si mischiano a riti pagani per dare origine ad un tempo straordinario, fuori dal tempo ordinario. La ciclicità è spezzata e le porte del mistero si schiudono a molteplici possibilità. Sofia era stata invitata a presentare un suo libro sui briganti ambientato nelle grotte ai piedi del Monte del frate e appena fresco di stampa. Le sue pubblicazioni privilegiavano fenomenologie di vario tipo che attingevano dal passato e in quanto storica le piaceva essere ospitata in luoghi ricchi di storia in cui serpeggiavano credenze e superstizioni. Gli abitanti della piccola frazione avevano già disposto in cumulo i rami secchi di alberi ritenuti "sacri" per il falò della notte del 24 giugno. Tutti affaccendati preparavano il rito della comparanza con l'entusiasmo di sempre. Sofia arrivò nel pomeriggio e si concesse qualche ora per visitare l'antica certosa che si stagliava in cima alla montagna. Agettante su una parete alberata, ricoperta dalla tipica vegetazione da macchia mediterranea, il complesso abbaziale era sorto in pieno Medioevo e miracolosamente scampato ai bombardamenti delle due guerre mondiali. Dopo aver ammirato il giardino botanico, la farmacia e le scuderie... tenuti con cura certosina, Sofia si rinfrescò all'antica fontana del chiostro sfiorando l'acqua con la punta delle dita, immerse nel turchese in cui si immergeva anche il cielo sovrastante, terso e rasserenante poiché sgombro di nuvole. "È curioso che certi uomini siano disposti a fare tutto per te tranne l'unica cosa che vorresti facessero!". Pensava Sofia bagnandosi i capelli neri e sistemando la frangia corta e ribelle, tagliata da poco e che le conferiva un'aria francese, sbarazzina di libertà.
"Per fortuna è andata così! Sono stata brava a sopportare ma ora voglio pensarmi libera e soprattutto ancora sana di mente". Non si rimproverava di aver chiesto la separazione a suo marito dopo aver provato, più volte, a salvare un matrimonio naufragato per i ripetuti tradimenti di lui. Il pomeriggio volò, in quel luogo fresco e ombreggiato, costeggiato da un fiume riottoso che con ferocia si abbatteva nel proprio letto di pietra. Unico elemento dirompente rispetto alla quiete diffusa. La luna apparve nel cielo fumoso e gli astri in girotondo la attorniavano lividi.
Il fuoco, nel piazzale, era alto e si protendeva nel cielo zampillando piccole braci nell'aria come lucciole nel grano. La gente, accorsa dai paesi limitrofi, vi danzava intorno agitando i rami gialli di iperico. Ad un tratto i musicisti si misero a suonare una marcia antica e da un sentiero in discesa delineato da abeti, a ridosso del monte, fecero la loro trionfale entrata i cavalieri. Erano dodici e in cerchio, al passo, seguirono la circolarità del flusso intorno al "favone". Tra di loro Giovanni era il più elegante nella postura. Nei gesti e in quello sguardo furtivo che tra la folla le aveva lanciato, accennando un sorriso con il solo movimento del labbro inferiore che si scorgeva tra la barba castano chiaro. Castano come il colore dei capelli, lisci e di media lunghezza, che ricadevano sulle tempie lasciandogli scoperta la fronte alta e abbronzata. Sofia osservò intorno a sé e pensò "Ma guarda me o è la mia impressione?". I cavalieri si cimentarono in diverse gare di abilità contemplate in una sorta di giostra medievale, dal sapore lievemente cruento e pericoloso Periglioso come il fiume che mischiava le sue note furenti e amare a quelle dolci dei flautisti. Giovanni si distinse nel tiro con l'arco e nella spada e fu incoronato cavaliere di San Giovanni, dal quale prendeva anche il nome di battesimo. Dopo i giochi la festa proseguì con il rito della comparanza officiato da un tale vestito con una tunica bianca che pronunciò al megafono una formula con parole incomprensibili. Al cui confronto un muezzin dal minareto sarebbe risultato perfettamente intellegibile.
Sofia aveva perso di vista il cavaliere poiché travolta dalle ragazze che correvano per accaparrarsi le corone di biancospino da mettere sul capo. Nella confusione fu lui a trovare lei. "Ciao, cercavi me?" disse togliendosi i guanti color cuoio e stringendole la mano con vigore. "Piacere, sono Giovanni!". "Veramente non stavo cercando nessuno. Piacere, Sofia!". Le presentazioni a volte sono del tutto superflue quando gli occhi e i corpi si sono già scelti. Riconosciuti. Calamitati. I canti e le danze andarono avanti tutta la notte. Giovanni e Sofia li udivano in lontananza, così come l'eco del fiume che ora sembrava meno impetuoso. Quasi sopito. Più impetuose, ora, erano le mani dei due che vicendevolmente le usavano per liberare i loro corpi dai vestiti. A cavallo Giovanni aveva "rapito" la sua prescelta e sottraendola alla bolgia del rito collettivo, l'aveva portata nel suo rifugio di legno, nell'altro versante del monte. Il profumo della pelle di lui era talmente intenso e buono che da solo copriva l'afrore dello sterco dei cavalli proveniente dalle stalle adiacenti. Giovanni era deciso, sicuro di sé, capace in ogni cosa e si vedeva anche nei piccoli dettagli su cui Sofia soffermava la propria attenzione visiva. Un po' per default professionale e molto perché Giovanni l'affascinava in un modo del tutto suo. Per Sofia non c'era niente di più eccitante e sensuale che affidarsi ad un uomo capace, così come per ogni donna, d'altronde. Osservare un uomo che ha classe, che si muove e cammina in modo elegante, che sa il fatto suo, che sa fare cose e che sa dove mettere le mani è, essa stessa, un'attività orgasmica. Di uomini così ormai ce ne sono pochissimi. Molti maschietti ma pochi uomini che a loro volta siano stati educati come tali. Tornando alle mani, si muovevano in ogni direzione sui corpi sudati. Lente e intense. Senza frenesia o fretta. I vestiti volati via e i baci stupendi. Giovanni aveva un modo di posare le labbra sulla bocca di Sofia che le smuoveva dentro le viscere. Erano morbide, carnose e tepide. L'erotismo monta solo con i baci. Il resto è solo pratica sessuale. Le mucose sono i direttori d'orchestra di un'orchestra che altrimenti non suonerebbe. Distesi sul telo di canapa verde bottiglia, appoggiato sul tavolato di quercia, Giovanni tuffò la sua testa tra le gambe aperte di Sofia e qui indugiò con particolare cura della lingua fin quando umori e saliva si confusero. "La tua rosa deve essere innaffiata. Bagnata per me. Per potere accogliermi deve essere lubrificata come si deve" e così dicendo si mostrò, a Sofia ebbra e desiderosa di lui, in tutta la sua spettacolare dotazione. "Dio mio, Giovanni!" esclamò lei senza avere il tempo di aggiungere altro. Lo sentì grosso e durissimo entrarle dentro con spinta decisa e delicata insieme. Sofia era piena di lui. Come mai prima con nessun uomo. "Tutte lumache senza guscio anche al massimo dell'eccitazione" aveva definito diversi amanti, scherzando con l'amica Frida. "Gli uomini non sanno più scopare! Trovarne uno dotato e capace è una vera impresa. Per forza poi passano l'aspirapolvere!" aveva aggiunto maliziosamente Frida. Come darle torto? L'amica bella e disinibita ne sapeva di certo più di lei in fatto di uomini. E averla come una sorta di "guru" della fisiologia maschile era davvero spassoso. Giovanni si ricaricò a ripetizione per tutta la notte. Alternando momenti di puro sesso appagante, a momenti di appassionante intimità mentale. Il massimo per qualunque donna. Glielo fece sentire di brutto in tutte le posizioni ma non da dietro. "Non mi piace il sesso anale e poi per ricevere questo cosone dovrei essere una cavalla!" scherzò Sofia. Alla domanda del come mai fosse single rispose con onestà. "Ci eravamo appena sposati. E l'ho persa. Mia moglie quattro anni fa ebbe un terribile incidente a cavallo. Sono rimasto scosso profondamente. Da allora non ho più avuto storie. E tu sei la prima con cui ho incrociato il mio sguardo e il mio corpo!".
Sofia lo accarezzò teneramente e se ne stette muta guardando con dolcezza i suoi occhi neri bellissimi, velati però da una terribile e catturante mestizia. Tra sé pensò: "Questa deve essere solo 'una botta e via'. Solo una botta e via. Non mi prenderò ancora la responsabilità di sanare un cuore rotto. Basta fare la crocerossina. Basta, cazzo!". Giovanni le lesse i pensieri. "Scusami non volevo intristirti o spaventarti. Sono solitario e non mi va di conoscere più nessuna donna ma tu sei diversa. Vedo la tua anima inquieta collimare con la mia". Giovanni aveva ragione. Il giorno dopo l'accompagnò alla stazione e l'abbracciò con tale trasporto che Sofia si sentì davvero una merda nell'aver pensato quella cosa. Lui si fece risentire ma lei non gli rispose mai. Doveva rimanere una botta e via. Una bellissima, vibrante botta di ineguagliabile erotismo. D'altronde la notte magica di san Giovanni non può non riservare eventi mistici e sensuali del tutto irripetibili.



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