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Lui & Lei

La ragazza complessa...


di Proprietyof
06.02.2013    |    6.089    |    0 9.3
"Che succede? - dissi io - problemi signorina? I due si voltarono e mi risposero di farmi gli affari miei..."
Lisette era una ragazza complessa. Lo si vedeva subito, era una persona sveglia, a volte addirittura aggressiva nella difesa dei propri princìpi, scostante con chi cercava di portarsela a letto (uomini o donne, pareva che a lei l'essere rimorchiata non interessasse) ma sempre gentile con la gente che la circondava. Io facevo il buttafuori in un locale e la conobbi una sera in cui due tipi alticci non la smettevano più di stressarla. Fu Marta, la barista con la quale a volte mi vedevo fuori dal lavoro, a chiamarmi. Guarda che c'è una all'ingresso che ha due mosconi attaccati di brutto, dai un occhiata per favore? Io mollai tutto e corsi alla porta a vedere. Lisette era stata messa in un angolo dai due e si trovava in una brutta situazione, con uno dei due chiaramente ubriaco che la spintonava. Che succede? - dissi io - problemi signorina? I due si voltarono e mi risposero di farmi gli affari miei. Ne presi uno e lo immobilizzai mentre un collega bloccava l'altro, poi li portammo all'uscita del club e li buttammo fuori mentre la gente rideva di gusto. Rientrato mi aspettavo che la ragazza avesse cambiato aria e invece la trovai a ballare su un cubo, sexy come non mai. Era alta e snella, con lunghissimi capelli neri come la notte. Si muoveva come se ilo mondo intorno a lei non esistesse, era un tutt'uno con la musica rock che la circondava e a me parve bellissima. Intorno aveva molta gente ma era una situazione che mi parve tranquilla e quindi tornai alle mie normali incombenze e la perdetti di vista per il resto della serata. Verso l'ora di chiusura la rividi, arrivava dal bancone del bar, stanca e splendida dopo la serata passata a ballare. Mi riconobbe e venne da me. Ciao, volevo ringraziarti - disse col suo accento francese - stasera mi hai davvero salvata! Io le sorrisi. Non preoccuparti - aggiunsi - è il mio lavoro. Tutto a posto con quei due? Lei sorrise a sua volta. Non li ho più visti in giro, e se anche fosse non credo che mi daranno di nuovo fastidio. Io avevo finito la serata di lavoro, stavo per andare a casa e meditavo di chiedere a Marta (la barista) di passare la notte insieme, ma mentre parlavo con la bella francese vidi l'altra chiacchierare fitto fitto con il suo ex. Io sono Lisette - si presentò la giovane - e tu?
Io sono Pablo - le dissi - piacere. Quella sera rimase vicino a me, senza mai riparlare dell'accaduto. Alle tre il locale chiudeva ed io la invitai a bere qualcosa nel bar aperto tutta la notte dove andavamo di solito con lo staff dopo la chiusura. Lei accettò volentieri e ce ne andammo sulla mia moto nella calda notte estiva. Sentivo i suoi seni piccoli ma perfetti premere sulla mia schiena, le sue mani braccia strette intorno a me. Bevemmo una birra e scambiammo due parole con gli amici, poi finimmo fuori a limonare appoggiati accanto alla mia moto. Lisette parlava poco, era bella e mi guardava negli occhi. Ad un certo punto dal bacio passammo ad uno strusciarsi molto eloquente e lei mi fermò. Aspetta - mi disse - io non so spiegarti, ma non sono una facile. Non voglio fare la stronza ma il sesso tradizionale a me non interessa. Io ci restai un pò male, credevo che mi volesse (ed era così, si vedeva chiaramente, ogni volta che mi avvicinavo si incollava a me) ma quella sua frase mi lasciò perplesso. Fu lei a spiegarmi che era una ragazza complessa, disse che io ero il suo tipo ma che a lei interessavano solo situazioni particolari perchè sennò non riusciva a godere (disse proprio così, testualmente). Io mi giocai il tutto e per tutto e le proposi di salire a casa mia, che si trovava l'isolato dietro al locale dove eravamo, per parlarne con calma. Io ci vengo, ma tu non aspettarti troppo ok? - mi disse lei. Mi piaceva, mi piaceva proprio tanto. Aveva un modo di fare che la faceva apparire fragile e determinata allo stesso tempo. Salimmo da me e già sulla porta ricominciammo a baciarci. Aspetta - mi disse dopo poco - io capisco che tu vuoi fare...quello, ma io non posso. Come faccio a dirtelo? Tu sei carino e simpatico, ma ti conosco appena. Io ho di gusti particolari, capisci? Io feci un passo indietro, mi voltai ed aprii il frigo prendendone una bottiglia di bianco freddo. Non preoccuparti - le dissi stappandola e versandone un bicchiere a testa e porgendole il suo - non abbiamo mica fretta. Tu mi piaci. Tanto. quindi se vuoi parlarne io sono quì. Brindammo, bevemmo, parlammo e ci baciammo per un pò. La sentivo sciogliersi mentre le nostre lingue si incontravano, eppure qualche cosa la tratteneva dal lasciarsi andare. Stavo per rinunciare quando le chiesi se volesse restare da me per la notte, anche amichevolmente. Mentre lo dicevo mi tolsi la t shirt e vidi gli occhi di lei incollati al mio torace. Lei si alzò, si avvicinò e mi sussurrò: senti, sei io ti dico cosa mi piace prometti di non pensare troppo male?
A quel punto avrei accettato qualunque cosa pur di scoparla, lo ammetto. La abbracciai, la baciai di nuovo e lei si lasciò intrufolare le mani sotto la maglietta aderendo a me ancora di più. Se mi vuoi- disse - devi dominarmi. Devi insultarmi, farmi sentire una vache putaine, lo so che è strano ma voglio che mi fai male. Volgio sentirmi costretta ok? Io non restai molto a riflettere, Preso alla sprovvista ma arrapatissimo e motivato (mi piaceva sul serio, come dicevo prima) la scostai da me e le strappai la maglietta con un gesto imperioso. Lei restò lì, con gli occhi chiusi. Vuoi sentirti puttana o costretta? - chiesi mentre la prendevo per il collo (attento a non farle male sul serio ma ingrifato oltre ogni modo dalla sensazione del suo collo sottile sotto le dita)e la sdraiavo sul letto. La mia casa era un grosso monolocale, quindi la "camera da letto" era accanto a noi. Come la ebbi sul letto lei cercò di replicare una debole scusa di qualche tipo ma io le intimai di tacere, la voltai con la pancia in sotto e mi estrassi il cazzo in tiro dai jeans infilandoglielo tra la mini e le mutandine. Allora, troietta, adesso vediamo cosa sei disposta a fare per questo - dissi facendole sentire la cappella turgida contro alla fichetta bagnatissima. Senti che troia - aggiunsi - stai colando attraverso le mutandine. Lei aveva ormai perso il controllo, ansimava sentendo il peso del mio corpo massiccio che la immobilizzava e il mio membro eretto che continuava a strusciarsi contro il suo clitoride attraverso il tessuto di pizzo fradicio. La rigirai in modo da guardarla in faccia, bloccandole i polsi con le mie mani grandi dalla presa ferrea, incuneai il mio corpo tra le sue cosce e presi a baciarla con determinazione, infilandole la lingua in gola e facendola sentire sporca e vacca mentre il rossetto le si sbavava. Ad un certo punto allontanai la faccia da quella di lei e, preso da un vortice di sadismo da lei graditissimo, le sputai in faccia. Venne inarcando la schiena e spingendomi la fica fradicia contro la pancia ed il cazzo, prima ancora che la infilassi. Io le sfilai le mutandine mentre era ancora scossa dai sussulti dell'orgasmo e poi la chiavai di brutto, continuando a farle male, ora pizzicandole crudelmente i capezzoli, ora schiaffeggiandola.o allargandole le chiappe ed arrivando ad infilarle prima uno, poi due e infine tre dita nel buchino senza altro lubrificante che un pò di saliva: Lisette venne di nuovo, io lo sfilai dalla sua fica, la presi per i capelli e glielo infilai in bocca mentre sborravo. Godetti guardando quel visino perfetto e dai tratti delicati mentre lei era stravolta dal piacere ed ingoiava copiosi getti di calda e densa crema, obbediente come sempre. Poi glielo sfilai dalla bocca mentre ancora ingoiava e la portai nel bagno sempre tenendola per i capelli. La misi davanti alla specchiera, con la sborra che le colava sul mento, il trucco sfatto, il visino arrossato per gli orgasmi appena avuti. Guardati adesso - le dissi - ti senti abbastanza vacca? Lei guardò prima il proprio volto e poi cercò il mio sguardo nel riflesso dello specchio. Non ancora - mi rispose deglutendo e sorridendo. A quel punto la presi, la feci mettere in ginocchio e le pisciai addosso, poi mi feci pulire il cazzo con la lingua e la riportai in camera. Fu una lunga notte. Indimenticabile. Ci rivedemmo solo una volta quella settimana, giusto prima che partisse per tornare a casa in Normandia. E fu bellissimo.
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