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Lui & Lei

Rapporti di buon vicinato


di Membro VIP di Annunci69.it TantraManMassaggio
20.05.2020    |    22.051    |    12 9.4
"Lei mi chiese come mai fossi single ed io senza remore e senza pudore risposi che a me piaceva cambiare ma soprattutto plasmare, educare, sottomettere le..."
La casa in campagna sui colli Euganei a fianco alla mia, disabitata da tempo è stata acquistata recentemente da una giovane coppia. Lui,Andrea, circa 35 anni, moro, magro, calvizie incipiente, lei, Valeria, del sud Italia dalla carnagione scura, ben messa in carne, occhi neri, alta circa 1,75, due seni straripanti e un culo da twerking.
Devo chiarire che le case sono due villette separate da un basso muretto ed una siepe non troppo folta e sono alquanto isolate dal resto del paese. Fra le due case c'è un cancello, non usato da molto. Probabilmente, in origine, erano le case di due fratelli.

Io, sono un artista e sono single, suono il Pianoforte ,compongo musica, dipingo tessuti e li vendo online ; abito da solo mi dedico ai lavori di casa, all'orto, ogni tanto mi chiama qualche amico per farsi dare una mano visto che sono bravo anche con certi "lavori" manuali. Spesso mi concedo qualche ora di puro sesso con qualche mia amica un po TROIA e con donne conosciute in rete specialmente su A69 e sono felice così, perché la mia libertà non la scambierei con nulla a mondo,.......... forse!!!!!!
Quando questi ragazzi (per me) vennero a vedere la casa che poi acquistarono, passarono anche da me a chiedere informazioni sui servizi, sul vicinato. Li invitai a prendere una bibita e parlammo per un po'. Mi sembrarono un paio di persone a posto, lui forse un po' timido mentre lei sembrava alquanto vispa e peperina.

Una volta concluso l'acquisto, sapendo che me ne intendevo un po' di edilizia, mi chiesero di assisterli per i lavori che dovevano essere fatti, ovvero impianti vari e ripitturare tutta la casa, cambiare infisssi. Insomma, tutte quelle cose che si fanno in una casa disabitata da tempo ma ancora in buono stato.

Alla fine, la casa fu pronta ed iniziarono il trasloco. Io diedi loro una mano a portare i mobili a montare quelli nuovi. Oramai era primavera inoltrata e faceva caldo, per cui eravamo tutti vestiti alquanto leggeri e sudavamo comunque un sacco. Il marito ed io stavamo di solito soltanto con un paio di calzoncini corti, lei in calzoncini corti e top, alle volte pure senza reggiseno, con le belle e grandi tette morbide che si muovevano libere sotto la stoffa leggera.
Più di qualche volta, nel lavorare, ci incrociavamo in qualche corridoio stretto e la sfioravo. Certe volte, nel vederla mi veniva una discreta erezione. In quei casi, quando ci incrociavamo, le appoggiavo il mio pacco sul culo o sull'inguine, senza reazioni particolari da lei tranne, alle volte, qualche lieve rossore.
A Fine giornata, poi, ci sedevamo nel mio giardino, a bere qualcosa di fresco. Ricordo che un pomeriggio eravamo stravaccati sulle poltroncine del giardino, il sudore che correva giù a rivoli. Noi uomini, al solito, eravamo a torso nudo, mentre lei, con un paio di calzoncini corti ed un top, senza reggiseno, le tette che spingevano la stoffa leggera, i capezzoli duri. Stava semisdraiata su una poltroncina, le gambe larghe, i corti calzoncini infilati nello spacco che mettevano in evidenza la Figa e lasciavano intravvedere i peli biondi dall'inguine.
Io rimasi imbambolato a guardarla, con il cazzo che montava ed iniziava a vedersi.
Lei mi guardava e sorrideva, aveva capito il mio stato e come se niente fosse iniziò ad aprire e chiudere le cosce. Io, capito l’antifona, da quello spudorato che sono, misi una mano sul cazzo e cercando di non farmi notare dal marito, iniziai a toccarmelo. Questo gioco fra noi due durò almeno una decina di minuti. Si era creata una strana complicità, c’era tensione fra me e lei. Comunque bevuti i nostri drink, li salutai e me ne andai a casa, anche perché se fossi stato lì un altro minuto in più le sarei saltata addosso. Tornato a casa, dopo un po' salii in camera da letto per andare a dormire. Stavo per chiudere le tapparelle quando vidi di fronte alla mia finestra una scena alquanto eccitante: quella stronza, Valeria, aveva lasciato la tenda mezza aperta della sua camera da letto, e si stava spogliando. Le finestre delle nostre camere erano una di fronte all’altra. Si sfilò la maglietta, si abbassò i pantaloncini e rimase nuda guardandosi allo specchio. Specchio molto grande nel quale si intravedeva la mia finestra e la mia figura. Io la vedevo di spalle, vedevo il suo culo abbondante e provocante. E lei, quella stronza, lo sapeva benissimo. Sapeva che ero li, non poteva non vedermi per cui inizio un lieve movimento delle dita sui suoi capezzoli facendoli diventare lunghi e duri e poi scese con la mano destra ad accarezzarsi la figa infilandosi 2 dita dentro e muovendole con bramosia . Non paga con la mano sinistra si apri il culo e si infili il manico della spazzole dentro la sua meravigliosa rosellina. Io rimasi a guardarla mentre si masturbava, si metteva di profilo, si mise a fare anche delle linguacce nello specchio. Io allora come il peggior porco depravato mi abbassai il pantaloncino e mostrai la mia superba erezione avevo il cazzo che sembrava un obelisco. Mi misi anche io di profilo per farle notare la mia grandezza. Poi forse lei accortasi che il marito stava salendo le scale per andare a dormire , si avvicino alla finestra, mi diede un’ultima occhiata e chiuse la tenda abbassando anche le tapparelle. Io rimasi li con il mio cazzo in mano, duro, durissimo con una voglia pazzesca di farla mia.
Per l’intera settimana causa la pioggia, causa i miei impegni non ci vedemmo poi il sabato decisero organizzare una bella festa per tutti i loro amici, per inaugurare la casa. Ovviamente, fui invitato anch'io, anche perchè, oltre all'aiuto dato, avevo dovuto prestare loro il mio tavolo e le mie sedie da giardino, visto che gli ospiti erano oltre una ventina.

Fu una bella festa, Andrea ed io cucinammo un'ottima grigliata, Valeria aveva preparato insalate e dolci. Il vino, ottimo, correva a fiumi. Io non perdevo occasione di avvicinarmi a lei. In alcuni momenti mentre ballavano la sfiorai anche. Andammo avanti fino a notte inoltrata e devo dire che, alla fine, eravamo tutti un poco brilli. Alla fine tutti andarono via e rimanemmo noi soli.
Io ero stravaccato su un divanetto a dondolo, con un braccio sullo schienale, e mentre Andrea sparecchiava e andava avanti e indietro dalla cucina, ricomparve Valeria dopo essersi cambiata. Indossava un pantacollant aderente, che metteva in risalto il perizoma, ed una maglietta attillata e venne a sedersi a fianco a me con un bicchiere in mano. Mi accorsi che stando seduta fuoriusciva parte del perizoma che indossava.
-”Grazie di tutto” mi fece, dandomi un bacio sulla guancia mentre ero voltato verso di lei.
Io allora approfittando che il marito era dentro casa feci scendere il braccio dietro la schiena fino ad arrivare sul culo.
-”Ma che fai ? smettila, mio marito potrebbe vederci” disse.
Ed pensai: ma che stronza non aveva detto smettila perché non mi piace, aveva detto smettila perché mio marito può vederci. E allora ancora più stronzo di lei dissi:
-”Non credo che tuo marito possa vedere la mia mano”
E così dicendo feci scendere ancora di più la mano andando a metterla sotto al culo quasi a toccargli la figa.

-“potrei essere tua figlia !” disse.
Io: -“a me piace l’incesto !” risposi.
-“ma che stronzo che sei !” ribattè.
La mia mano intanto era sotto al suo culo e con le dita tintillavo lo spacco. Sentivo il suo culo muoversi, non per scostarsi ma per strusciarsi sulla mia mano.

Poi d’un tratto si alzò e guardandomi disse: “non hai capito nulla…comando io, e sono io a decidere !”
Io mi alzai senza scompormi e guardandola negli occhi replicai: “Sei tu che non hai capito un cazzo…vuoi giocare con me ? E giochiamo allora…” E così dicendo gli misi una mano sulla figa e affondai il dito e con l’altra gli afferrai il collo. Lei fu presa alla sprovvista, sgranò gli occhi.
-“Giochiamo…e vediamo chi vince” e la lasciai, andandomene.
Lasciandola lì a pensare per la prima volta che non aveva a che fare con uomo come suo marito, servizievole e sottomesso. Avrebbe avuto a che fare con me.
Dopo quel sabato sera passarono alcuni giorni senza vederla, poi il lunedì pomeriggio mentre stavo tagliando alcune erbacce del prato mi sentii chiamare oltre il muretto da Andrea.
-“Ciao, ti disturbo ?”
-“Ciao no, dimmi…”
-“Senti volevamo invitarti a cena stasera se non hai altri impegni, sei stato così carino con noi a darci una mano con la casa…”
-“Va bene, grazie, ci vediamo a cena.”
E così la sera, verso le 20 mi presentai a casa loro. Avevo portato un paio di bottiglie di vino, Vinae di Jerman, per non essere un cattivo ospite. Mi venne ad aprire Andrea e mi fece accomodare e mentre aspettavamo la padrona di casa scambiammo qualche chiacchiera. Poi arrivò lei, Valeria, indossava scarpe con i tacchi, una minigonna rosa a sbuffi, una canottiera gialla che metteva in risalto i suoi seni, capelli raccolti dietro la nuca, occhiali neri stile professoressa. Dal momento che mise piede nel salotto si creò una tensione energetica tra me e lei. Io tenevo puntati gli occhi su di lei e lei su di me. Anche dopo esserci seduti, ogni battuta, ogni parola aveva un doppio senso. Stava giocando con me ed io con lei. Ci penetravamo con gli occhi aspettando il momento in cui uno di noi li abbassasse. Il marito era come se non ci fosse. Tagliato fuori dai nostri discorsi e dai nostri sguardi. Per tutta la cena la tensione era nell'aria.
Lei mi chiese come mai fossi single ed io senza remore e senza pudore risposi che a me piaceva cambiare ma soprattutto plasmare, educare, sottomettere le donne. Che avevo un’indole dominante e che mi piaceva giocare. E che sapevo quello che volevo. Lei si fece una risata rispondendomi che anche lei nel profondo mi assomigliava. Che era lei nella coppia a comandare. Che tutto le era dovuto. Che aveva vizi e voglie e che adorava suo marito proprio perché la faceva sentire una regina.
Il marito a quelle parole non disse nulla, anzi quasi abbassò la testa. Ed io ebbi la conferma del loro rapporto.
Durante quello scambio di battute sembrava che da un momento all’altro qualcosa dovesse succedere. Lei mi provocava ed io lo stesso. Poi finita la cena come al solito il marito si mise a sparecchiare e lei mi invitò fuori in giardino a bere l’ultimo bicchiere. Appena fuori dalla casa lei mi guardò fissa e mi disse:
-“Ma cosa vuoi da me ? Non vedi che sono sposata?”
-“Dici ? Veramente non mi sono accorto che hai un marito, secondo me hai più uno schiavo, un servetto…”
-“Stronzo !non ti permettere di offendere mio marito, lui mi soddisfa, io sono felice!”
La schiacciai al muro e il mio volto, la mia bocca, i miei occhi furono a pochi millimetri da lei.
-“Tu per essere felice hai bisogno di altro.”
-“Stronzo lasciami !” e mentre disse questa frase mi sputò in faccia.
Io senza scompormi raccolsi la sua saliva sulla mia faccia e la leccai.
-“Buona la tua saliva…sa di femmina in calore !”
-“Bastardo ! Stronzo ! Lasciami !”
Ma quelle sue parole non erano dette con convinzione. Io continuavo a tenerla stretta al muro e mi strusciavo su di le, facendogli sentire la mia eccitazione.
Poi sentii la voce del marito e mi staccai da lei. Iside si ricompose e ritornò in casa. Io la seguii. Poi dopo alcuni minuti mi congedai.
Quella sera avevo capito quando fosse femmina, quanto fosse provocatrice e vogliosa quella donna. Quella sera avevo capito che dovevo farla mia. Ma dovevo farlo in modo particolare, a modo mio.

La mattina successiva appostato dietro una finestra di casa mia attesi che il marito uscisse per andare a lavoro, e dopo circa dieci minuti mi presentai alla porta della giovane mogliettina.
Attesi qualche secondo e poi lei apparve da dietro la porta. Indossava una tutina, come sempre attillata. Mi guardò.
-“Ma…ma che cazzo vuoi a prima mattina ?…vaffanculo !”
E rientrò in casa, ma cosa strana lasciò la porta aperta.
Io attesi qualche secondo ed entrai. Attraversai il salotto e la trovai in cucina di spalle mentre armeggiava vicino ai fornelli. Mi avvicinai. Gli fui alle spalle. Lei non poteva non avermi sentito. E prima di esserle addosso estrassi dalla tasca dei pantaloncini il mio asso nella manica. Avevo fra le mani un mio boxer impregnato della mia sborra, ancora calda, perché qualche minuto prima a casa mia mi ero masturbato fino ad arrivare. Comunque gli fui addosso e cingendola le misi i miei boxer sulla faccia.
-“Stronza…è questo che volevi sentire ? …la senti la mia sborra calda ?”
Lei cercava di liberarsi dal mio abbraccio, cercava di divincolarsi, ma non poteva parlare.
-“Mi sono segato per te stamattina…mi sono toccato pensandoti…ed ora senti, odora, lecca la mia sborra !”
E così dicendo gli facevo sentire il mio cazzo sul culo ancora duro.
Poi appena mollai la presa sulla sua faccia lei iniziò ad inveire contro di me:
-“Smettila ! Smettila…sono sposata ! Stronzo…lasciami !”
E più si sbatteva e più mi stringevo a lei dietro la schiena.
-“Vuoi veramente che ti lasci ?...vuoi veramente che vada via ? Dimmelo…dimmelo e me ne vado ! Dimmelo e ti lascio ! Dimmelo !”
Ci fu un momento di silenzio. Non mi rispose. Io continuavo a tenerla stretta. Mi strusciavo, tenendola. Io continuavo a parlare:
-“Dillo che vuoi che me ne vada ! Dillo e non mi vedrai più !”
Lei sospirò solo una parola: “Bastardo !”
Io da dietro con una mano mi abbassai il pantaloncino liberando il mio cazzo e poi lei abbassai la tuta e appoggiai il mio cazzo sul culo. Spinsi, stringendola e piegandola sulla cucina.
Lei continuava a dire flebilmente sempre la parola Bastardo, ripetuta, sincopata. Ma quella sua parola era contornata da un respiro affannoso, da attimi di silenzio.
Io, abbassandomi un po' , feci scorrere il mio cazzo in mezzo alle sue gambe cercando di trovare l’entrata della sua figa. E lì, in quel momento, mi accorsi che nonostante le sue parole era un lago di umori, era bagnatissima.
Mi feci largo fra le sue gambe e all’improvviso gli introdussi il mio cazzo in figa. La sentii ansimare. Ed io dentro di lei ancora di più. Spingevo per taccarle il collo dell’utero. Volevo farla sentire piena di me.
Ansimava e continuava a ripetere:
-“Bastardo ! …bastardo…bastardooo..bastar…doooo….ooooo….”
Ma poi le sue parole divennero sospiri di godimento.
-“Lo senti stronza ? Lo senti com’è duro per te ? Lo senti come desidera la tua figa ? Lo senti il mio cazzo vuole sfondarti ? Farti godere ? Eh…dimmi lo senti ? Adesso non dici più nulla ?”
A quelle parole Valeria non riuscì più a trattenersi. Era come se una cisterna piena di benzina esplodesse, come se una santabarbara scoppiasse in aria, come se mille inferni messi insieme ardessero contemporaneamente.
-“ahahahaha…..siiii…ti sentooo….cazzooo…..ti sentooo…e dal primo giornooo che ti ho visto…aahhha…. che volevo sentirlo dentro di meee….ahhhh….siii….continuaaa….bastardooo…sei un bastardooo….porcooo….”
Adesso sentivo anche lei spingere contro di me. Ne voleva di più e ancora di più dentro. Voleva che il cazzo la sfondasse. Voleva, pretendeva di raggiungere non uno, ma dieci, cento, mille orgasmi.
La sentii godere diverse volte. E più la maltrattavo più godeva. Più la sfondavo e più mi incitava. Era una femmina in calore, una cagna in calore, e ne voleva sempre di più.
-“Lo senti ? Lo senti com’è duro il mio cazzo ? …non ne potrai più fare a meno…lo vorrai sempre…ogni giorno…e sarai Miaaa….capisci ….sarai Miaaa…e non finirà qui…ti farò diventare quello che neanche immagini…!!!”
-“siii….tutto quello che vuoi…continuaaa….siii…ahahahaaa….vaiii….sfondamiii !”
Stavo per esplodere anche io, ma mi trattenni, volevo continuare a farla godere, volevo che capissi chi fossi, e come mi comportassi.
-“ mi piaci così tanto che ti farò diventare mia complice…lo hai capito che mi piace dominare….DOMINAREEE…ti farò diventare come me…e travieremo tante di quelle persone che diventerai una sposina lussuriosa e depravata !”
-“Siii…siii…tutto quello che vuoi…aahhahaa….godo…godo ancoraaa….godooo ancoraaa…”
Ed anch’io dopo il suo ennesimo orgasmo venni estraendo il cazzo un attimo prima che sborrasse. E gli venni sulla schiena schizzando fin sopra i suoi capelli raccolti.
L’avevo fatta mia in un accoppiamento animalesco. L’avevo fatta mia possedendola come un capobranco in calore. L’avevo fatta godere ripetutamente e ora nulla sarebbe stato come prima.

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