Lui & Lei

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di Isaac
06.05.2018    |    3.614    |    0 7.7
"Dal canto mio, ma senza eguagliarla in eleganza e bellezza, mi descrivevo per scorci di braccia, spalle, gambe e glutei sino a che, non resistendo alla..."
L'estate era stata un crescendo di emozioni, uno studiarsi a vicenda sempre men circospetto dal mio primo messaggio privato, del tutto pretestuoso, in risposta a un suo tweet, ai successivi dove gli aneddoti lasciavano il posto alle confidenze, queste alle confessioni e queste altre ai desideri, fino allo scambio di immagini, dapprima allusive, poi traboccanti di desiderio.

Il suo corpo muliebre mi si svelava un poco alla volta, il decolleté impreziosito dalle efelidi, le gambe tornite, i piedi arcuati ed eleganti, poi le coppe gloriose dei seni, l'ombelico ammiccante e, poco più sotto, dopo tanto pregare, la suggestione ancestrale del suo grembo lussureggiante che mi fece smaniare nonostante non si fosse liberata delle mutandine: attraverso quelle l'inusitato e marcato rilievo del pube lasciava presagire delizie inimmaginabili su cui a lungo fantasticai.

Dal canto mio, ma senza eguagliarla in eleganza e bellezza, mi descrivevo per scorci di braccia, spalle, gambe e glutei sino a che, non resistendo alla tensione erotica, le esibii il mio sesso eretto, con un azzardo che mi tenne col fiato sospeso per un giorno intero, finché mi confessò d'essersi emozionata all'idea che provassi tanto desiderio per lei.

Mentre io non ero del tutto nuovo a certe corrispondenze, per lei l'esperienza era del tutto nuova, e inaspettata; la recente separazione dal marito omosessuale, che era fuggito all'estero con un nuovo compagno, ancora non la faceva sentire libera e lei viveva questa nuova relazione, sebbene virtuale, attanagliata dai sensi di colpa.

Quando le proposi di incontrarci, dapprima si rifiutò e, per un po', la corrispondenza si raffreddò tant'è che temetti d'averla offesa poi, quando riprendemmo con la frequenza e l'entusiasmo di prima, le riproposi di vederci ma ancora lei fece cadere la proposta, eppoi ancora e ancora finché io, non potendo resistere oltre, mi risolsi a porle un ultimatum: se non ci fossimo incontrati avrei posto fine al nostro rapporto.

Resto sconvolta e offesa dalla mia brutalità, che scuoteva anche me, ma infine, riluttante, acconsentì e organizzammo per un venerdì, nel primo pomeriggio, presso un motel nei pressi di Firenze, dove viveva.

Era la fine di ottobre, ma l'autunno, quell'anno, particolarmente mite; viaggiai circa tre ore e, quando ci incontrammo, nel parcheggio d'uno stadio non distante dal motel, indossava un abito smanicato e scollato, lungo sino al ginocchio. I sandaletti esaltavano i piedi eleganti, un girocollo di corallo impreziosiva il viso luminoso, incorniciato dalla fluente chioma rosso mogano. L'insieme era stupefacente e solo allora mi resi conto di quanto poco le rendessero giustizia le foto.

Era imbarazzata, ma affabile e in fondo contenta anch'essa di vedermi; dopo qualche convenevole salimmo sulla mia auto per recarci al motel, arrivati percepii il suo disagio quando le dissi che ci saremmo dovuti registrare in reception, il viso le si imporporò e se lo prese tra le mani. Mi cavai d'impaccio offrendomi di andarci io solo, coi documenti di entrambi, l'idea la prese in contropiede, nicchiò e si schernì poi accondiscese a una condizione: si vergognava della foto, a suo dire venuta molto male ma che non aveva avuto il tempo di rifare, così mi fece promettere che non avrei aperto il documento per guardarla.

Quell'ultimo baluardo di pudore quasi mi commosse, presi il suo documento ed entrai in reception mentre lei mi attendeva in macchina; chiesi una camera e diedi all'impiegata le due carte di identità, cominciò la registrazione dalla mia, poi prese l'altra, esitò un attimo, mi guardò con aria interrogativa poi con un filo di voce chiese: "una camera, ha detto? È sicuro?"
"Sì, certo, non ce ne sono di libere? Eppure vedo molte piazzole vuote dinanzi agli ingressi degli appartamenti"
"Le camere ci sono ma..."
"Se non accettate carte di credito non c'è problema, pago in contanti"
"Oh, no, le accettiamo tutte ma..."
"Signorina, non mi tenga sulla corda che m'aspettano, qual è il problema?"
Esitò ancora poi, senza proferire verbo, girò verso di me il documento della mia compagna: nella foto portava i capelli cortissimi e alla voce nome figurava "Aurelio".

Sbiancai e deglutii rumorosamente, alzai gli occhi verso l'impiegata che ancora mi chiese: "Vuole ancora la stanza".

"Sì"
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