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Una “natura” Bruna


di timotitam
26.03.2012    |    11.133    |    1 9.7
"Finito velocemente quello che dovevo fare, “Bruna, è tutto a posto!” “allora aiutami che rimetto la tenda”..."
Seguendo mia moglie (ex infermiera) in questi ultimi tempi, mi è capitata una cosa per me molto strana. Premetto che sono sempre stato un marito fedele, ma davanti a quello che vi sto por raccontare, anche un santo, diventa diavolo.
Aveva cominciato a seguire a casa sua, una anziana signora, nella giornata in cui la sua badante era libera.
Essendo fuori città, per non fare due volte la strada, mi fermavo anch’io, così a volte, se c’era da fare qualche lavoretto manuale, potevo dare una mano, altrimenti, mi leggevo un libro oppure passavo il tempo con il mio pc.
E’ proprio in una giornata un poco calda che mi sono messo all’ombra sul balcone a cazzeggiare con il computer, quando mi sono accorto che nell’appartamento del palazzo davanti che è diviso solo da una strada poco frequentata, ma al mio stesso piano, una donna ad occhio sulla cinquantina, a porte e finestre completamente spalancate, svolgeva i suoi lavori domestici; e fin qui nulla di strano.
Lo strano, però era il suo abbigliamento. Guardando con maggiore attenzione e curiosità, la donna si presentava ai mie occhi, con un camicione largo e svolazzante che gli copriva appena il suo inguine e le non proprio abbondanti mutandine nere, porgendo al vento ancora un bel paio di cosce molto chiare.
Incurante della mia posizione di vista su quel palcoscenico, si muoveva disinvolta quasi non ci fosse nessuno ad ammirarla, ma senza ombra di dubbio, la donna, non aveva potuto non accorgersi della mia presenza. Finito lo show richiudeva tutto ed io rimanevo li con il mio cazzo non proprio rilassato.
Nello stesso giorno, ma della settimana seguente, si doveva ancora andare dall’anziana signora; il mio pensiero era quello che magari avrei potuto rivedere lo stesso spettacolo, ma non ci avrei scommesso.
La mattinata era passata tranquilla senza alcun movimento, l’appartamento era tutto chiuso, ma alle prime ore del pomeriggio, ecco riaperto il “sipario”. Quel giorno ho voluto proprio vedere cosa sarebbe successo.
Senza fingere di fare qualche cosa, mi sono seduto come essere in prima fila a teatro; stessa attrice, ma lo spettacolo è stato totalmente nuovo. La ignota donna sempre col suo solito “costume” si era subito accorta della mia presenza, tanto che ha accennato anche ad un leggero silenzioso saluto con il solo capo, da me subito ricambiato. Impietrito ma imperterrito, me ne sono rimasto al mio posto, volevo vedere come andava a finire: se sarebbe stata totalmente indifferente oppure se il seguito sarebbe stato come mi immaginavo; io sono qui a guardarti! Non mi sono sbagliato, la donna, consapevole che io ero li apposta a guardarla, ha cominciato ad essere provocatoria ed io, sempre li, a godermi ogni suo movimento ogni volta più disinvolto e disinibito. Il continuo chinarsi faceva in modo di mostrarmi quelle quasi microscopiche mutandine nere che non facevano altro che mettere in risalto ancora di più le sue tonde chiappe, all’apparenza ancora abbastanza sode. Ma non solo, questa volta il camicione era più aperto ed a volte, si vedevano due belle tettone, tenute a stento da un velato reggiseno. Ad un certo punto, colpo di scena. La donna, ritorna alla mia vista sempre mezza spoglia, ma cosa manca: il reggiseno. Allora, vuoi proprio fare la porca, a farti vedere a culo per aria e chinarti in avanti per far in modo che si allarghi la vestaglia tanto che ti si possano vedere anche le tette tutte belle traballanti. Lo spettacolo è continuato per un’oretta, il mio cazzo era molto duro e la troiona, così ormai si può chiamare era sempre più spregiudicata. Purtroppo lo spettacolo era giunto alla fine. Avvicinatasi alla porta finestra della sala, mentre stava chiudendo, ha avuto ancora la sfacciataggine di accennare un saluto, quasi facendomi intuire se mi era piaciuto quello che avevo visto. Un accenno di saluto, ancora contraccambiato, ed anche per conto mio con un accenno ad aver gradito tutto ciò che mi aveva fatto vedere. Sono rimasto ancora sul balcone a farmi passare i “bollenti spiriti” che quella donna mi aveva fatto venire addosso, ma eccola in strada, rivestita sportivamente, che si dirige verso un vicino supermercato. Strada facendo, si è girata guardando verso il balcone. A quel punto, ho capito che dovevo fare qualche cosa per quel cenno di sfida o invito. Con una scusa qualsiasi, ho detto a mia moglie che andavo a fare due passi, una mezzoretta, che poi avendo anche lei terminata la compagnia alla nonnina, saremmo ritornati a casa. Purtroppo nessun incontro “casuale”, non so proprio dove possa essere andata.
L’occasione c’è stata la settimana seguente. Appena arrivati, sul posto, Veruska (la badante) mi spiega nel suo classico italiano/ucraino: “signora Bruna, qui davanti, visto tu mese scorso pitturare casa, chiede se fare questo lavoro perché bisogno e non trovare nessuno. Dato numero telefono per chiamare”. Così dicendo, mi allunga anche un biglietto con il numero del cellulare. Quale migliore occasione per incontrare e conoscere la donna. Provo subito a chiamare, ma…: “risponde la segreteria ecc. ecc”. Non lascio nessun messaggio ma riprovo ancora qualche volta, sempre il solito. Finalmente una voce femminile mi risponde. “parlo con la signora Bruna?” “si, chi e?” “sono Fausto, signora quello che lei ha chiesto a Veruska se lavoravo come imbianchino” “ah! si adesso ricordo”… e siamo rimasti a parlare di cosa aveva bisogno e spiegando che quello l’avevo fatto solo per dare un aiuto alla signora Margherita, ma non era assolutamente il mio lavoro, solo del bricolage. La signora Bruna mi spiegò che il lavoro da fare non era tanto, solo un stupidaggine, forse per quello non trovava nessuno a farlo. “beh! dovrei vedere di cosa si tratta, se lei mi dice che è poca roba, se è in casa posso fare un salto a vedere di cosa si tratta” “no, ma arriverò tra un quarto d’ora al massimo, se lei mi aspetta, le faccio vedere” “ok, ci vediamo fra poco”. Era quasi l’ora di fine lavoro di mia moglie e quindi del nostro rientro, ma bisognava prendere la palla al balzo, almeno per un approccio.
Mentre al rientro di Veruska mia moglie si fermava ancora a chiacchierare, io mi portavo sotto casa della signora Bruna.
Precisa come un orologio svizzero, eccola che arriva, presentazione veloce; “le faccio strada (e si incammina davanti a me)…purtroppo non c’è ascensore ma le scale fanno bene alla salute e poi rassodano le gambe!” “e non solo le gambe” rispondo io vedendo da vicino il suo culo “ha ragione!”, risponde, avendo capito subito l’allusione.
Visto il lavoro, era proprio una stupidaggine, che al giorno d’oggi anche una donna sarebbe in grado di fare.
Mentre mi offre una tazza di caffè, ci accordiamo per quando farlo. Seduta sul divano davanti a me, era un continuo alzarsi, risedersi, accavallare le gambe, allungarsi sul fianco per prendere il bicchiere della bibita sul tavolino; così facendo, era naturale la visione delle sue cosce ed in certi istanti anche delle bianche e velate mutandine tanto da intravedere anche un bel cespuglietto di peli bruni come il suo nome. Io ero arrapanto e lei se n’è accorta; fissava la mia patta dei pantaloni che ormai aveva preso una forma diversa dal normale e che non potevo fare a meno di esibire. Arrivati al concordato che gli avrei fatto il lavoro, mi ha chiesto quanto avrebbe speso. “Solo il materiale, signora Bruna, è un lavoretto da non più di un’ora” “mi chiami solo Bruna” “va bene, ma anche lei mi chiami solo Fausto” “d’accordo!”. Un passo era già stato fatto, cosi, mi sono lasciato andare in una battuta, non so come l’avrebbe presa, ma la mia impulsività mi ha dettato di farlo. Con un sorriso scherzoso “mi paga in natura” altrettanto lei ma più seriamente “per me va bene!”… ci siamo messi a ridere. “Quanti anni ha Fausto?” “cinquantadue” “e lei?” “ma siamo coscritti, anch’io ne ho cinquantadue”. Scambiando qualche chiacchiera, mi ha detto che era separata da anni e che aveva una figlia sposata in Svizzera. Il tempo era passato in un volo, la salutai facendo fatica ad alzarmi (avevo il cazzo in gola, mancava solo che mi chiedesse se avevo bisogno di un aiuto) ma non potevo fermarmi oltre, avrei potuto insospettire mia moglie.
Il giorno concordato con tante idee e fantasie per la testa, era arrivato, naturalmente era diverso da quello solito della visita alla nonnina. Giunto da Bruna cominciai a mettermi all’opera. Premetto che la zoccolona (così si può solo chiamare) si è presentata sempre poco vestita come suo solito: camicione corto fino a metà coscia e apertura molto accentuata sulla scollatura (eh! qui c’è sicuramente un motivo! ho pensato) Già il sangue era salito di pressione. “Dove posso cambiarmi, Bruna?” “è meglio in camera, perché in bagno sto pulendo”. Lasciata volutamente la porta aperta, mentre indossavo i panni da lavoro, vedevo Bruna in bagno che non perdeva ogni mio movimento, specialmente quando mi sono tolto i pantaloni ed il mio pacco era già in netta evidenza. “Aspetta Fausto che prima devo togliere la tenda, scusi, le ho dato del tu” “ma faccio io, Bruna, comunque va bene così, diamoci pure del tu, siamo coscritti” “meglio che la tenda la tolga io perché è un po’ complicato”. Presa la scala, ha cominciato a salire; lo spettacolo aumentava di scalino in scalino fino ad una visione completa di ciò che era sotto a quella vestaglietta. Un paio di mutandine color vinaccia che lasciavano scoperte le sue belle chiappe, ma a quel punto, io volevo vedere anche sul davanti, così spostandomi bene di fianco per aiutarla a raccogliere la tenda che mi stava passando, vedevo il completamento dello spettacolo. Le mutandine, bassissime, le coprivano appena la figa, che a differenza dell’ultima volta, quel cespuglietto di peli bruni, dove era finito? Se l’è rasata tutta, liscia come una pesca. La stupenda visione dal di sotto, mi permetteva anche di godermi due tette racchiuse a stento dal reggiseno del completino intimo. Scese lentamente, sempre più bella la visione; a questo punto, fingendo di aiutarla e per vedere la sodità del suo corpo, l’ho retta abbracciandogli cosce e culo cingendola fino sul basso ventre tenendola ben stretta per qualche secondo, sfregandogli leggermente il mio cazzo duro sul suo corpo.
Nessuna reazione; “grazie a momenti cadevo” “scusami tu se cercando di aiutarti, ti ho dato una bella toccata” “nessun problema, poi non sempre capitano queste belle occasioni”. Ormai non rispondevo più delle mie azioni. “Se vuoi, lasciami fare questo lavoretto e continuiamo l’occasione” “per me va bene, poi eravamo d’accordo che ti avrei pagato in natura no?” e giù una bella risata. Sarà vero?; ho pensato.
Finito velocemente quello che dovevo fare, “Bruna, è tutto a posto!” “allora aiutami che rimetto la tenda”.
Io non l’avevo più vista durante il mio lavoro, ma sentivo che era in bagno (a pulire come mi aveva detto) quindi ero certo di un’altra dose di splendido panorama; invece ancora meglio! Nuova salita sulla scala “vado piano per non fare come prima”. Lentamente comincia a risalire gli scalini, io di sotto sempre attento a non perdere una battuta. Una sorpresa mi ha quasi fatto venire un capogiro: questa volta era senza mutande e senza reggiseno, completamente nuda. Sulla scala, allargando sovente le gambe per farmi vedere il suo splendido taglietto, coronato da rosee labbra, è rimasta non poco tempo, quello sufficiente per farmi impazzire. “Ecco fatto!..Fausto tienimi se cado” “ti tengo lo stesso per sicurezza” e così ho fatto, mentre scendeva gli ultimi scalini, l’ho abbracciata sotto la vestaglietta, l’ho palpata tutta, cosce, culo, figa e tette “scusa, ma avevo paura ugualmente che tu cadessi così ti ho tenuta bene dappertutto” “sei un bel porco!” è stata la sua risposta “ma anche tu non scherzi!” “mi piace un mondo fare la porca”.
Sorridendo, mi dice: “Vieni, andiamo nel letto, così ti pago” “volentieri, mi hai fatto morire” “aspetta due minuti e ti resuscito”. Arrivati in camera, mi sono spogliato in un batter d’occhio e lei si è messa completamente nuda, ancora un bel corpo, abbastanza sodo. Subito mi ha preso il cazzo in bocca e ha cominciato a farmi un pompino, una meraviglia, poi si è stesa a gambe larghe “leccami la figa”. Glie l’ho leccata fino a farla sbrodolare; i suoi umori mi hanno bagnato tutto il viso. “Fausto scopami, fammi godere ancora di più”. Sono entrato dolcemente nella sua figa tutta bagnata ed ho cominciato a chiavarla, poi Bruna mi ha fatto stendere e mi è venuta sopra cavalcandomi come una forsennata. La toccavo tutta, in ogni parte del suo corpo, cosce, culo e quelle belle tettone traballanti ad ogni colpo di figa che dava al mio cazzo rigido come un palo.
“Fausto, mi stai facendo godere un mondo, come una maiala, non so dire il tempo che lo facevo così bene” “stai facendo venire anche me, bella porca” “aspetta, allora, vienimi sulle tette e in bocca” “così dicendo si è alzata subito, si è ridistesa ed io, come desiderava tanto, le sono venuto sulle tette ed in bocca. “Meraviglioso” ha esclamato, portandosi in bocca con un dito anche la sborra che aveva sulle guance, inghiottendola tutta con dei prolungati “uhmmm com’è buona!”. “Il lavoro te l’ho pagato bene?” “profumatamente, senza tasse!” “se mi farai altri lavoretti, questo sarà sempre il mio compenso, penso che ti vada bene,no!” “certamente!”
Con Bruna ci siamo rivisti altre volte, ma solo per “ripassare la lezione” promettendomi che al primo lavoro grosso, il compenso sarà il suo buco del culo. Quando accadrà ve lo racconterò.
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