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Lui & Lei

Una nuova sottomessa


di Sacrofuoco
01.11.2016    |    6.481    |    0 9.3
"La barriera della timidezza era decisamente abbattuta e finalmente mi guardava negli occhi senza timori..."
Parte 1

«Ciao, ho letto il tuo annuncio e mi ha molto colpito. Sono molto attratta da questo mondo, da questi giochi, ma fino ad ora non ho trovato il modo e la persona giusta con cui viverli fino in fondo. Io ho 22 anni e sono una studentessa, ho ricevuto una rigida educazione, sono molto timida e introversa anche se ultimamente mi sto un pò sciogliendo. Ho scoperto queste cose grazie ad alcuni libri e da allora la mia mente è piena di fantasie. Sento che ho davvero bisogno di provare certe emozioni e tirare fuori questo mio lato nascosto. Cerco un ragazzo giovane come me che mi aiuti in questo, dotato di pazienza, educazione e rispetto. Ho già avuto delle esperienze, ma non completamente positive. Se sei disposto a mettermi la prova per il momento vorrei confrontarmi con te tramite mail. Grazie. Ilaria.»
Dopo tre settimane ricche di mail, foto, conversazioni su Whatsapp e telefonate, stavo aspettando il suo treno sul binario 9 della stazione centrale. Era un venerdì pomeriggio di Settembre e faceva ancora piuttosto caldo. Come ad ogni primo incontro ero pervaso da stati di ansia misti a felicità e aspettativa. Era una situazione che avevo ormai imparato a gestire bene, sapevo che faceva parte del gioco e che tutto si sarebbe più o meno definito una volta scambiate le prime parole.
Vidi il treno in lontananza. Dopo alcuni, interminabili, minuti si bloccò del tutto e le porte si aprirono sputando fuori una folla di persone. Mi guardai intorno finchè dagli ultimi vagoni la vidi scendere e trascinare il trolley verso di me. Alzò la testa e i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta. Sempre più vicini finchè me la trovai davanti. Sembrava molto in imbarazzo e teneva lo sguardo basso. Ci scambiammo un saluto e due baci sulla guancia, alcune domande banali, qualche occhiata sfuggente. Presi la sua valigia e ci incamminammo giù per le scale verso l'uscita. Era molto timida e impacciata, si limitava a rispondere alle mie domande, e fù così anche durante il viaggio in macchina fino a casa. Nel piccolo ascensore ci trovammo vicini e lei mi guardò finalmente negli occhi. Iniziavo ad essere pervaso da un'eccitante euforia, come una frizzante sensazione di benessere che partiva dal petto e si diramava al cervello. Ma non lasciavo trasparire nulla, avevo un piano ben preciso e dovevo costringermi a seguirlo.
Girai la chiave ed entrammo nel mio appartamento. Accesi le luci e posai il trolley vicino al divano. Le mostrai velocemente la casa e le dissi di mettersi comoda mentre io preparavo qualcosa da bere in cucina. Dopo una decina di minuti comparve davanti a me. Le porsi il suo Vodka lemon come da accordi.
Potei finalmente osservarla da vicino. Ilaria era di una bellezza molto naturale ed anche il suo atteggiamento sembrava privo di particolari impostazioni. Aveva lunghi capelli castano scuri ed occhi dello stesso colore. Carnagione chiara e uniforme, un viso dolce e particolare, zigomi leggermente alti e sporgenti e labbra carnose. Portava giusto un filo di trucco e addosso un paio di jeans ed una maglietta aderenti lasciavano vedere le generose curve del suo corpo.
Ci spostammo sul divano continuando a chiacchierare. Mi divertiva molto fissarla negli occhi e vederla arrossire impercettibilmente fino a fuggire dal mio sguardo. Poi nel mezzo della conversazione, mentre lei mi parlava delle sue precedenti esperienze, le posai una mano sulla coscia. Continuò a parlare cercando di celare la sua agitazione. Restò in silenzio mentre sempre più vicino guardavo il contorno della sua bocca. Le presi il bicchiere dalla mano e lo poggiai sul tavolino. Si girò verso di me e le nostre bocche si sfiorarono. Il suo profumo mi diede una scossa, prese a schiaffi i miei sensi. Dopo diversi minuti di baci e carezze fui costretto a frenare. «Dobbiamo andare a cena, fammi vedere il vestito che hai portato». Si alzò e aprì la valigia e tirò fuori un bell'abito nero e lo allungò davanti a me. «Vediamo come ti sta». Si era sciolta, era rossa in viso, i baci l'avevano scaldata. Si avviò verso la camera. «No, vorrei che ti cambiassi qui». Si bloccò per un attimo. Poi senza dire niente tornò vicino al divano e posò il vestito, visibilmente in imbarazzo obbedì e iniziò a spogliarsi.
Seduto sul divano sorseggiando il vodka lemon mi godevo quello spettacolo. Si mosse con eleganza liberandosi dei vestiti e rimase in intimo così che potei valutare con cura il suo corpo. Aveva una bellissima pelle chiara, dal colore omogeneo. Un reggiseno nero semplice, probabilmente una terza, conteneva due tette che per il momento potevo solo immaginare morbide e ben fatte. Il suo corpo sembrava fatto per eccitare, aveva tutte le caratteristiche che più stimolano il mio desiderio : pancia piatta ma morbida, una perfetta curva sui fianchi, un sedere molto sporgente, largo, grande, ma liscio e perfettamente tondo, due chiappe perfette incorniciate in un perizoma nero conducevano a delle cosce carnose per poi stringersi su polpacci fini e piedi piccoli e curati. Una visione magnifica per me, il mio ideale in ambito di corpi femminili.
Il vestito esaltava tutta la sua eleganza e femminilità. Non era particolarmente scollato o corto ma con le sue forme non ce n'era bisogno, risaltavano ugualmente. Quando fu pronta, con trucco e tacchi la guardai e mi sentii davvero fortunato. Io misi una bella camicia, una cravatta nera e una giacca grigio scuro, il mio miglior orologio al polso, jeans slavati e scarpe sportive.
Quando avevo inserito l'annuncio sul sito, nella sezione "master", non avevo grandi speranze di ricevere risposte utili e interessanti. In effetti, tralasciando qualche maschio che evidentemente pensava valesse comunque la pena tentare e altre proposte strampalate, lei fu l'unica che corrispondesse realmente a ciò che cercavo. Pensai fosse un segno del destino dato che oltre ad avere fantasie e necessità speculari alle mie fosse anche bella e rispondente al mio ideale. Per cui mi impegnai a fondo perchè le cose fossero perfette.
La cena fu assolutamente piacevole, ordinammo alcuni piatti di pesce e sorseggiamo una bottiglia di bianco. Conversammo a lungo, ci scambiammo opinioni, esperienze, fantasie, idee, bisogni, limiti. Parlammo a lungo di ciò che lei desiderava e sopratutto non desiderava provare. Eravamo in accordo su praticamente ogni cosa. Io mi divertivo ancora a fissarla negli occhi, lei resisteva qualche secondo in più ma poi d'istinto il suo sguardo si allontava. Mentre gustavamo il dolce le dissi che idea mi ero fatto di lei, dalle mail fino a quella conversazione. Le esposi il mio interesse e le mie intenzioni. Virtualmente e poi dal vivo avevamo stabilito una buona intesa, l'attrazione fisica reciproca era ormai scontata e avevamo raggiunto un buon feeling mentale. Lei voleva davvero provare le forti emozioni che può dare la sottomissione, l'appartenenza e il bdsm, ed era incuriosita dalla particolarità che avevo io di metterle in atto. Le avevo spiegato il mio "metodo", il mio approccio, e mi confermò di volerlo sperimentare. «Il mio obbiettivo è la tua eccitazione ed il tuo piacere, che di riflesso sono il mio. Perchè la cosa funzioni però devo lasciarmi andare, non posso limitarmi. Quindi è fondamentale che tu sia chiara e decisa in caso qualcosa ti porti disagio o non ti piaccia. Ok ?». Ora anche i suoi occhi erano fissi sui miei. Annuì e disse di si. «Io non so bene quali siano i tuoi limiti, per cui devi farmelo capire. Se durante il gioco si supera il limite dì semplicemente STOP e mi fermerò all'istante». Tutto chiaro.
Tornando a casa non parlammo molto, entrambi eravamo in uno stato di trepidazione, pieni di eccitazione e aspettativa. L'aria si stava caricando di tensione erotica e iniziò a sfociare sull'ascensore. Premetti il bottone per il piano, poi mi voltai e presi i suoi fianchi. La spinsi contro la parete e la baciai con passione. Tutto stava per avvenire.

Parte 2

Entrammo nell'appartamento, lei andò in bagno e io mi buttai sul divano. Furono minuti interminabili finchè di nuovo in piedi davanti a me, mi guardava con aria indifesa. Se non avessi saputo quanto desiderava quell'esperienza avrei pensato fosse costretta. «Togli il vestito». Restò in intimo, con delle autoreggenti nere e i tacchi. «Vai in camera, siediti sul letto e aspettami». Mi preparai con molto calma, ordinai lei idee cercando la lucidità necessaria. Restai solo con i jeans e la camicia, tirai un bel respiro e la raggiunsi. Seduta sul letto, quel corpo magnifico, illuminato dal lampadario a gocce, attendeva solo le mie attenzioni. Le presi il mento tra le dita e la baciai dolcemente. Poi le afferrai i polsi, la tirai verso di me e con pochi movimenti la misi in posizione, chinata con i gomiti appoggiati sul letto, il suo culo generoso, esposto e ancor più alto grazie ai tacchi, mi faceva girare la testa. Lo accarezzai e lo palpai a lungo. Poi tirai su la mano e con le dita aperte la feci schiantare con forza. Adoravo quel culo. Ogni sculacciata lasciava il segno rosso della mia mano ben visibile sulla carnagione chiara. Era uno spettacolo. Lei riceveva in silenzio, respirando piano. Dopo molti colpi, alternati a carezze, la sua pelle liscia e morbida era arrossata. «Tutto ok ?». Girando appena la testa verso di me fece un cenno di assenso. La tirai su e la strinsi da dietro. La mia mano destra stretta sulla sua gola, la sinistra indagava la sua carne. Il suo profumo saliva dalle mie narici e inebriava il mio cervello. La baciai sul collo, sulla spalla, mordicchiai il suo orecchio. Il mio cazzo già spingeva sui jeans. Lunghi respiri la facevano vibrare. Sganciai il reggiseno e strinsi le tette tra le mani, i capezzoli tra le dita. Come mi aspettavo erano morbidi, grandi ma non eccessivi, e riuscivo a strizzarli efficacemente. I capezzoli erano proporzionati, tesi e prominenti, cerchiati di un rosa vivo. Mi aveva confidato che le piaceva in particolare quel genere di "tortura". «Lega i capelli con l'elastico» ordinai. I suoi lunghi capelli scuri erano bellissimi, ma creavano dei fastidi.
Andai alla cassettiera e tirai l'ultimo scomparto, dove tenevo il mio "arsenale". Presi una benda e una corda da dieci metri che avevo acquistato in un negozio di nautica. Da dietro la bendai. Presi la corda e la piegai per trovarne la metà, la feci passare sulla sua pancia e posizionandola sotto ai seni la tirai per incrociarla sulla sua schiena. Un altro passaggio sopra i seni e di nuovo incrociata sulla schiena, così per un paio di giri. Poi passai davanti e con alcuni passaggi formai una specie di croce che stringeva le tette e le rendeva totalmente esposte, un bellissimo effetto. Passai i due lembi sulle spalle e infine sfruttando la corda rimasta, legai i polsi incrociati fissandoli allo speciali "reggiseno". Le girai intorno, osservai e valutai il lavoro, era una legatura piuttosto semplice ma molto efficace e non presentava nessun particolare pericolo.
Nella mia camera quasi tutto era studiato per poter essere utilizzato nel gioco. A un occhio estraneo poteva sembrare una semplice camera da letto ma avevo progettato personalmente gli arredi e li avevo fatti realizzare da un amico falegname in un bel legno di quercia. La portai fino al comodino e la misi comoda, seduta e con le spalle appoggiate. Da sotto il mobiletto tirai le due cinghie e le bloccai le caviglie. Privata della vista e della possibilità di muoversi, con i seni strizzati e pronta ad essere stimolata. In piedi di fronte a lei le accarezzai la guancia e passai il pollice sul suo labbro inferiore. I suo capezzoli erano dritti e duri in attesa. Li strinsi tra le dita e girai lentamente i polsi, poi tirai verso di me. Si inarcò all'indietro e mandò un respiro profondo che divenne un gemito mentre la mia pressione aumentava. Presi altri accessori e li pogiai sul letto vicino. Posizionai con cura due mollette in legno. «Dimmi quando vuoi che le tolga». Sapevo che l'orgoglio l'avrebbe portata a resistere più del dovuto, per cui dovevo essere molto attento a valutare ogni sua reazione. Sapevo quanto potevano fare male quelle mollette. Osservai quello spettacolo per qualche minuto. Poi mi avvicinai e glieli tolsi. Mi chinai e la premiai con dei teneri baci su guance e collo, fin giù sulle tette. Dopo quel trattamento avrebbe sentito ogni millimetro della mia lingua sui capezzoli irritati. Movimenti circolari, passaggi sulla punta e infine succhiati con molta dolcezza. Vedevo il suo petto allargarsi e restringersi ritmicamente in lunghi respiri avidi di ossigeno. Presi un collare, una cinghia di pelle nera che aveva anche un'altra funziona. Partendo dalle cosce la colpivo seguendo il ritmo dei suoi respiri. Ogni volta che tratteneva l'aria un suono secco risuonava nella stanza e una striscia rossa compariva sulle sue cosce. Poi, con più delicatezza, sul petto. Osservavo i movimenti del suo corpo, ondeggiava, inarcava la schiena, spingeva il bacino, tendeva i muscoli per quanto possibile. Tirava la testa all'indietro quasi a offrirsi meglio a quel dolce supplizio. Non potevo più resistere, desideravo specchiarmi nelle pozze scure dei suoi occhi. Slegai la benda sulla sua nuca. Li aprì lentamente quasi si fosse appena svegliata da un sogno. Ci guardammo e un sorriso complice spuntò sulle nostre labbra. Le liberai le caviglie e stringendola tra le braccia la tirai in piedi. L'eccitazione era sempre più irresistibile, ma volevo che la cosa durasse a lungo. Mi tolsi la camicia, iniziavo a sudare. Sentivo un fremito, una spinta che dalla punta del mio cazzo costretto nei jeans saliva per il mio corpo schiantandosi nel mio cranio. Una mano scivolò sul suo ventre bollente. Scendeva sul pube e poi risaliva. Lei ondeggiava sui tacchi cercando di mantenere l'equilibrio appoggiandosi a me. Infilai la punta delle dita nel perizoma e le feci scivolare più lentamente che potevo. Era perfettamente depilata, liscissima. Raggiunsi la fica e cominciai a stuzzicarla con le dita. Quando fui con la mano tra le sue gambe il dito medio aprì un varco tra le sue labbra e fu come scartare un regalo. Era davvero molto bagnata. Affondai le dita in quel liquido bollente facendolo fuoriuscire. Cercai il clitoride e con pochi movimenti si indurì. Premevo e scivolava da sotto il mio polpastrello in un continuo inseguimento. Appoggiata alla mia spalla avvertivo il calore della sua guancia sulla pelle. Gemeva e vibrava.
Tirai fuori la mano e mi staccai da lei. La guardai fissa e cominciai a liberarla dalla corda. Qualche minuto utile a frenare l'impeto e ristabilire un'apparente lucidità.
«Mettiti in ginocchio». A pochi centimentri dai suo occhi tirai la cintura, sbottonai i jeans e li sfilai buttandoli a terra. Feci risaltare ancor di più la sagoma del mio cazzo duro nei boxer muovendolo con la mano. «Lo vuoi ?» sussurrai. Non alzò lo sguardo come speravo ma fece il solito cenno di assenso. «Prendilo». L'ordine era piuttosto chiaro ma sembrò esitare per qualche istante, in preda all'imbarazzo. Prese coraggio e si avvicinò posando le mani sui miei fianche e infilando piano le dita nell'elastico dei boxer per poi tirarli giù. Uscì fuori rimbalzando su e giù davanti alla sua faccia e ancora si bloccò per qualche istante, valutando il mio attrezzo. Lo circondò con le dita e iniziò a masturbarmi lentamente baciando le zone circostanti. Superata la fase di imbarazzo e di studio la sua eccitazione prese il sopravvento e si lasciò andare. "La ragazza ci sa fare" pensai. Mi ero depilato accuratamente e pareva proprio apprezzarlo. In ginocchio davanti a me, la osservavo dall'alto tenere il mio cazzo in mano e dedicarsi ai miei testicoli con la bocca. Una fantastica stimolazione, un antipasto perfetto. Mi lavorò per qualche minuto, poi la sua lingua bollente salì dalle palle all'asta, raggiunse la punta del mio bastone e la circondò tra le sue labbra. Cominciò a succhiare e per i miei sensi fù una gran bella festa. La lasciai fare per un pò, poi levai la mano con cui si aiutava e afferrai la coda dei suoi capelli per darle io il ritmo. Con movimenti di bacino le scivolavo in gola sempre più in profondità. Non si scomponeva come mi aspettavo, era brava a riceverlo. Mentre godevo di quel magnifico pompino pensai a un modo per ricambiare degnamente e scelsi una tra le idee, così la fermai.
Le feci togliere i tacchi e la portai sul letto mettandola in posizione. Dopo averle messo il collare e i polsini in pelle li agganciai alle catenelle fissate sul retro della grande testiera, poi tra gli attrezzi per il bondage presi l'asta d'acciaio e sempre con cinturini in pelle la posizionai attaccandone le due estremità alle sue gambe, subito sotto le ginocchia. Una magnifica composizione. Il suo corpo chiaro risplendeva sul lenzuolo color porpora, ad eccezione del suo sedere, quasi della stessa tonalità. Con il viso poggiato su due cuscini e le braccia larghe tirate ai lati del letto, chinata in avanti, le gambe forzatamente allargate, la schiena leggermete arcuata e il culo offerto verso l'alto. Le chiesi se era comoda, sapendo già la sua risposta, poi le dissi di attendere.
Tornai dopo una manciata di minuti con un pentolino pieno d'acqua bollente che misi sul comodino. Dal solito cassetto tirai fuori due oggetti dal loro astuccio di seta e li infilai nell'acqua. Avvicinando il mio corpo caldo a lei la preparai con carezze e baci strusciandomi per un pò sul suo sesso da sopra le mutandine, che di colpo strappai per liberarlo. Un'altra meravigliosa visione, uno scrigno aperto. Perfettamente depilata, liscia e uniforme, due perfette aperture parevano disegnate, invitanti come quelle di una pornostar. Le mie dita furono nuovamente intrise del suo umore. Il primo oggetto era un vibratore in acciaio dalla forma semplice, a siluro, non molto largo e lungo una ventina di centimetri. Lo toccai per valutarne la temperatura, poi appoggiai la punta sul clitoride e arrivarono i primi gemiti ma subito la spostai tra le labbra e la feci scivolare dentro lentamente. Un lungo gemito salì di volume di pari passo con la spinta che applicavo. Quando fu tutto dentro sembrò di colpo perdere ogni freno, iniziò ad ansimare e vibrare come impazzita. L'acciaio inox, liscissimo e caldo, doveva provocare un piacere molto intenso e per un attimo fui invidioso di ciò che le stavo facendo provare.
Molto eccitato, con il cazzo pulsante, studiavo le mosse successive. Il suo buchetto rosa era irresistibile e morivo dalla voglia di sodomizzarla. Sapevo che non aveva confidenza con il sesso anale, mi aveva confidato di avere fatto alcune prove con risultati non proprio piacevoli ma di conservare ancora un pizzico di curiosità. Uno stimolo in più per me. In ginocchio dietro di lei comincia ad accarezzarle e baciarle la schiena scendendo piano su fianchi e glutei. Infine mi posizionai comodo e prendendo il fondo del vibratore cominciai a spingerlo dentro e fuori ritmicamente mentre la mia lingua raggiungeva il suo ano. La duplice stimolazione produsse altri mugolii e respiri affannosi.
Il secondo oggetto, anch'esso in acciaio, era un piccolo butt plug con un elegante fondo di finto diamante. Dopo averlo asciugato lo cosparsi di gel lubrificante. Nel momento in cui la pallina toccò il suo buchetto un vocalizzo in divenire riempì la stanza e con ondulazioni e rapide prese d'aria proseguì mentre spingevo delicatamente. Si dilatò facilmente e superata la prima metà il plug sparì dentro come risucchiato. Per qualche secondo si zittì. Presi il vibratore e facendolo scivolare dentro schiacciai il pulsantino in gomma sul fondo e la dolce musica del suo piacere ricominciò più forte di prima. «Puoi gridare, i vicini non si sono mai lamentati» le suggerì. Mi misi comodo per godermi lo spettacolo, seduto con le gambe divaricate incrociate sulle sue, e mi masturbai per un pò. Premendo di nuovo aumentai la vibrazione e in pochi minuti potei godermi un suo primo, timido orgasmo.
«Ti stai divertendo? domandai più malizioso che potevo. Mosse appena la testa sul cuscino e inspirò profondamente, avida di ossigeno. La sua celata timidezza sfociava ora in una totale passività, e iniziava a frustrarmi. Lasciai il mio cazzo e la colpì con una sonora sculacciata sulla chiappa destra. Non se l'aspettava ed emise un grido subito soffocato. «Rispondimi cazzo!». SI. «Bene!» dissi soddisfatto.
Con qualche difficoltà tirai fuori il plug e mi prepari finalmente a scoparla. Ero eccitatissimo, come una pentola a pressione, il mio cazzo duro e infuocato mandava caldi vapori di piacere in circolo all'interno del mio corpo fino al mio cervello ormai in estati. Mi lubrificai col gel e tenendola per i larghi fianchi mi piegai su di lei. Appoggiai la punta e con estrema delicatezza cominciai a spingere. La penetrai molto lentamente, calibrando la spinta alle sue reazioni, che sembravano proseguire verso il piacere. Fu più facile del previsto ed infine ero completamente dentro di lei. Sottolineò il traguardo raggiunto con un grido di piacere. Potevo sentire distintamente le vibrazioni sull'asta ed era una sensazione fantastica, una stimolazione totale. Passando una mano tra le sue gambe afferrai il vibratore e lo spinsi di nuovo in profondità per evitare che scivolasse fuori. Piegandomi sulle gambe cominciai il movimento. Dolci e brevi spinte che, sentendola sempre più aperta e rilassata, aumentavano di intensità. I nostri corpi erano ormai fusi insieme, sciolti uno nell'altro, mescolati dalle vibrazioni in uno spasmo continuo. Stavo arrivando al capolinea, non ero abituato a quella serie di stimolazioni, visive e fisiche, così intense e tutte insieme. Le afferrai i capelli raccolti e tirai piano ma con decisione. Tutto il suo corpo era teso, la schiena arquata, le braccia aperte che tiravano facendo tintinnare le catenelle, tremava e urlava ormai fuori controllo. I nostri gemiti si univano in un concerto di passione carnale. La sua fantasia più nascosta, tenuta nella profondità della sua mente era ora in pieno atto. RIempita di attenzioni, sottomessa con dolcezza e decisione al tempo stesso, totalmente immobilizzata, stimolata ed eccitata con pazienza, presa con forza, aperta e sodomizzata come mai prima. Tutto ciò la trascinò ad un orgasmo debordante che la raggiunse con crescente intensità fino al piacere più totale. Infine la sentì cedere sotto di me, perdere le forze e rilassarsi. Uscì piano e mi tirai su. Il vibratore era caduto tra le sue gambe e emetteva un suono metallico tremando contro la sbatta tra le sue ginocchia. Lo spensi, lo riposi sul comodino e cominciai a liberarla più velocemente che potevo. Slegai i cinturini sui polpacci e posai la sbatta a terra poi sganciai le tre catenelle da polsini e collare. Si tirò su, in ginocchio davanti a me, in piedi con il cazzo stretto nella mano. La barriera della timidezza era decisamente abbattuta e finalmente mi guardava negli occhi senza timori. Bastarono pochi minuti di rapidi movimenti e fui al punto giusto. Con le mani appoggiate sui miei fianchi, ancora eccitata la guardavo passarsi la lingua sulle morbide labbra, in attesa. Ansimavo e gridavo completamente scosso da ondate di estati finchè diminuendo il ritmo avvicinai il mio cazzo alla bocca schiusa e in preda all'orgasmo esplosi in un primo fiotto di sperma che sparì tra le sue labbra, subito seguito da altri caldi schizzi che si depositarono sulle sue labbra e la sua lingua. Una sensazione di faticosa liberazione, quasi dolorosa. La testa mi girava mentre appoggiandomi con la schiena alla testiera la osservavo leccarsi le labbra per raccogliere il mio sperma bollente. Guardandomi con aria soddisfatta sembrò gustare il mio nettare per poi ingoiarlo e farlo scivolare in gola. Mi lasciai cadere in ginocchio davanti a lei e la strinsi tra le braccia finendo sdraiati. I nostri corpi provati e stanchi, la pelle calda unita, sguardi complici e sorrisi d'intesa. Sfiorai le sue labbra con le mie, ci baciammo come due innamorati. Staccandosi mi guardò con occhi che mi parvero ricchi di felicità e gratitudine per poi posare la guancia sul mio petto per invitarmi a stringerla tra le braccia.
Guardai la sveglia digitale, i numeri rossi dicevano 04:32. Il week-end era appena iniziato.
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