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Lui & Lei

luglio 87


di priapo23
20.06.2013    |    3.771    |    0 8.9
"Con la naturale allegria di un diciottenne iniziai la classica manovra di accerchiamento che meritavano, senza nessun risultato..."
Luglio 87
mi accingevo ad accompagnare un familiare per un visita cardiologica a Roma, il mezzo di trasporto scelto per l’occasione non mi entusiasmava affatto, la canicola della prima decade di luglio aveva preso il soppravvento ed usare il treno per arrivare cosi lontano non mi entusiasmava. Altre volte avevo usato il treno ma in genere quest’esperienza era stata molto negativa i mezzi erano sempre molto vetusti, con un grado di pulizia quasi inesistente. Invece giunti ai posti prenotati il mio umore cambio immediatamente, una bella famigliola dell’entroterra siciliano aspettava di conoscere i prossimi viaggiatori, il padre un vecchio contadino segnato dalle rughe scolpite dal sole, la madre anch’essa una formosa contadinotta e due splendide figlie una appena diciottenne l’altra sedicenne, entrambi due portentose meraviglie della natura. Inizialmente la più grande sembrava del tutto assente, presa dai suoi pensieri sembrava scostante e spigolosa, la minore invece irradiava gioia di vita da ogni poro. Con la naturale allegria di un diciottenne iniziai la classica manovra di accerchiamento che meritavano, senza nessun risultato. Ma il caldo, la giovane età, non riuscivano a contenere l’esuberanza della sedicenne che affrontava il suo primo viaggio, mille domande formulava mille risposte richiedeva. La sorella maggiore rimaneva assente e muta, nascosta dietro degli orribili occhialoni a specchio. Emanava un no sò che di intrigante, i suoi maestosi seni costipati in un reggiseno sotto una canotta trasparente, attiravano spesso la mia attenzione, per non parlare di quei mini pantaloncini di jeans che indossava, a tratti, secondo la posizione assunta oltre ad evidenziare la zona pubica, lasciavano scorgere qualche pelo ribelle, ovviamente diventava sempre più difficile nascondere la mia eccitazione, incrociando imbarazzato lo sguardo degli astanti. Trascorse un paio d’ore il fato mi soccorse, l’esuberante sedicenne nel vagare tra un vagone ed un altro prese una brutta storta, da brava signorina viziata incomincio a lamentare ogni tipo di dolore, tutti ci prodigammo in mille cure compreso il capo treno. Si ruppe cosi finalmente il ghiaccio e le mie stupide battute incominciarono a far breccia. Ci liberammo di ogni imbarazzo quando il traghetto prese finalmente il largo per la penisola, infatti da provetto cavaliere mi permisi con il consenso dei genitori di accompagnare le prosperose donzelle sul ponte dove iniziarono confidenze (che solo i viaggiatori possono farsi) , non solo ma entrambi sembravano essere in competizione per spartirsi la preda (io). Fu cosi che ci ritrovammo a fine traversata ad essere pronti per lasciarci coccolare da morfeo. La collocazione nelle sei cuccette a istanza dei genitori non rispettarono le prenotazioni, ci disponemmo in maniera che loro occupassero i posti inferiori, il mio familiare nel posto intermedio di fronte alla diciottenne gli ultimi occupammo i posti in alto. Spente le luci l’ambiente fu avvolto da quell’azzurrognola lucina notturna che dopo un quarto d’ora di adattamento ambientale pareva comunque giorno. Immancabilmente l’afa ci rendeva, in quell’ambiente angusto e scarsamente rinfrescato appiccicosi ed accaldati, i primi ronfi salivano dalle file inferiori mentre la diciottenne continuava a lanciarmi sguardi girandosi rigirandosi su se stessa, offrendomi ora la visione di quell’enorme seno ormai non più costipato (aveva tolto il reggiseno) ben visibile sotto la canotta, ora divaricando ed accavallando per quanto possibile le gambe in quel ristretto spazio, inizio cosi un lungo gioco di sguardi, ammiccamenti stando sempre con occhio vigile sulla minore che avendola di fronte speravo non si accorgesse di nulla. Ad un certo punto a notte inoltrata, ancora continuavano i giochi d’occhi e non solo, gli avevo fatto più volte cenno di scoprirsi i seni e lei titubante aveva scollato la canotta lasciandomi intravedere i capezzoli che sembravano teste di chiodi per quanto turgidi apparivano nella penombra, i movimenti di mano molto mirati nella zona pubica lasciavano intravedere un folto cespuglio e tra questo vedevo perfettamente le piccole rosacee labbra vogliose, persa ogni inibizione ed accertandomi che la piccola voltandomi le spalle dormisse, sfoderai anch’io liberandolo dai jeans il mio sesso oramai tutto bagnato, marmoreo, iniziai un lentissimo su e giù porgendolo al suo sguardo attento, lei assecondo immediatamente il mio gesto, volendomi premiare , fece scivolare giù con movimento millimetrico la zip lasciando completamente libero il monte cespuglioso di venere, divarico leggermente le gambe scosto gli slip offrendomi una visione totale, inizio un leggerissimo movimento rotatorio sul clitoride gonfio a dismisura, vidi perfettamente il momento del suo primo orgasmo dipinto sul suo volto, gli occhi riversi all’indietro la mimica facciale i denti che serravano la bocca per non lasciarsi sfuggire nessun gemito, il corpo trepidante tradivano ciò che era appena avvenuto, un rivolo biancastro come un torrente scivolava lungo gli argini delle sue piccole labbra, avevo allora anch’io iniziato ad agitarmi più velocemente per finalmente far sgorgare dal mio sesso il meritato appagamento, ma un suo sguardo, fermo profondo mi fulmino, mi fece capire a cenni di scendere dalla mia cuccetta ed uscire dal compartimento, incredulo mi ricomposi in assoluto silenzio scesi, aprii lo scompartimento lasciai leggermente aperto accesi una sigaretta aspirata in una manciata di secondi, dirigendomi verso la toilet, ancora frastornato la vidi raggiungermi raggiante, pose finalmente le sue labbra sulle mie, le lingue si intrecciarono voluttuosamente, le mani scivolarono lungo i corpi accarezzando ogni centimetro di pelle, avvolti da passionale follia incuranti del luogo o di chi potesse scorgerci stavamo per perderci in un convegno amoroso senza precedenti. Mordicchiandogli i lobi le sussurrai che avrei avuto bisogno di rinfrescarmi in quanto completamente umido di liquido preseminale, mi pose una mano sulla bocca per tacitarmi, l’eccitazione cresceva a dismisura i nostri corpi strusciandosi scintillavano di sesso, rapidamente liberò il mio oramai ferreo membro si inginocchio lo fece sparire lentamente tra le sue labbra, la lingua cercava il frenulo insidiandolo continuamente, la trassi a me non volevo riempirla in bocca, capì al volo che desideravo ben altro, si alzo strusciandomi lungo il corpo i seni, mi bacio profondamente si abbasso pantaloncini e slip contemporaneamente mentre le mie dita cercavano vogliose i suoi piccoli petali, i grossi seni, tremante con un filo di voce mi disse fai piano molto piano, poi si giro, appoggio il glande all’apertura sgorgante ed infine lo fece scivolare dentro centimetro dopo centimetro, impalandosi, per quanto umida fosse trovai che era strettissima anzi mi parve di incontrare qualche resistenza, ora tutto lo aveva avvolto lo teneva fermo dentro di se con se, trascorsero molti istanti prima che ci lanciassimo nella danza dell’amore lei cercava di prenderlo quanto più possibile dentro ma lentamente, quando finii la prima corsa mi sentii inondato del dolce liquido del piacere, aveva goduto enormemente ed ancora non mi ero praticamente mosso, giro il suo volto cercando il mio, le nostre bocche si incontrarono nuovamente le nostre lingue si ripersero in ardimentosi baci mi confessò che ero il suo primo uomo! Incredulo attonito incominciai una lunga corsa dentro quella stretta via che stavo profanando, ad ogni colpo gemeva, il membro veniva avvolto da liquidi in continuazione ed in rapida successione, entrambi eravamo persi in quell’istante. Arrivai al meraviglioso traguardo anch’io girandola e facendola inginocchiare le eruttai quanto trattenevo da tempo sul suo imponente decolte’. La notte non era ancora finita!
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