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Lui & Lei

senilità


di reveur
13.01.2017    |    4.586    |    0 9.6
"Lorenzo se n’avvide e con dolcezza le sussurrò all’orecchio: “No, no, amore mio, se ti fa male mi fermo..."
Prologo
Negli anni in cui iniziò la tratta delle schiave dai paesi dell’Est verso l’Europa occidentale i giornali parlarono dell’incredibile quanto inusuale storia d’amore tra un italiano e una prostituta schiava di un magnaccia albanese. Tra i due nacque una tenera storia d’amore e per coronare il loro sogno l’italiano dovette pagare al magnaccia un riscatto di ben 15 milioni di lire.
§ § §
Da quando era morta la moglie Lorenzo aveva perso ogni riferimento e la sua vita era cambiata radicalmente, forse troppo, tanto da essere sospinto, giorno dopo giorno, verso il baratro della depressione: gli mancavano la compagnia della sua “vecchia”, i suoi baci, le sue carezze, i brontolii e perfino i rimbrotti; gli mancavano anche la sua cucina, le sue coccole, la schietta complicità che anticipava il sesso, la familiarità dei loro corpi, il fiducioso abbandonarsi l’uno nelle braccia dell’altra.
Per mitigare il senso di solitudine che l’opprimeva e per dare sfogo alle sue pulsioni sessuali, comunque vivide e pressanti, egli cercò una nuova compagna o un’amante, ma si rese ben presto conto che alla sua età, ovvero a 60 anni, instaurare un rapporto con una donna è molto più complicato che in altre età, poiché tanti sono i condizionamenti, le abitudini inveterate, gli schemi mentali cristallizzatisi durante tutta una vita, tali da rendere quasi impossibile istaurare un nuovo rapporto capace di funzionare.
Ad un certo punto Lorenzo prese a frequentare delle prostitute, ma anche lì le cose non andavano meglio e quei fugaci incontri, privi di calore umano e di eros, lo lasciavano assolutamente insoddisfatto. Le donne di strada offrivano il loro corpo, in modo freddo e distaccato, frettolosamente, senza coinvolgerlo minimamente; anzi, molte di loro, a ragione, non nascondevano il loro disprezzo, con la conseguenza che l’ego del povero uomo veniva fatto a pezzi e il “desiderio” precipitava a livelli in cui era impossibile gestire e concludere un rapporto sessuale.
L’ultima volta, però, il fato gli fece incontrare una polacca trentacinquenne, bionda, piuttosto insignificante, dall’aria e dal fisico della contadinotta e con un abbigliamento piuttosto dimesso; nulla a che vedere, quindi, con l’abbigliamento tipico delle prostitute, che mostrano sfrontatamente la loro mercanzia.
Ciò che sorprese Lorenzo in quell’incontro fu il carattere molto dolce della prostituta, cosa piuttosto fuori del normale.
In realtà quando Anna – così si chiamava la prostituta – si trovò di fronte quell’uomo “per bene”, ben vestito, di una certa età, dai modi gentili ed educati, si sentì in un certo qual modo in soggezione, come una scolaretta di fronte al suo professore. Negli occhi di Lorenzo la donna leggeva una profonda malinconia e poi gli ricordava tanto suo padre, che non aveva più visto da quando era stata portata via con l’inganno dalla Polonia, per cui fu sopraffatta da un’improvvisa ondata di tenerezza che le fece cambiare atteggiamento. Quel particolare cliente era ben lungi dal tipo di clienti che giornalmente frequentava e che le si rivolgevano con tracotanza, con disprezzo e sovente con violenza, costringendola ad essere a sua volta altrettanto rude e determinata e a licenziare nel più breve tempo possibile la sua prestazione sessuale.
In quell’occasione Anna mostrò la sua vera indole, quella di donna buona e sensibile, per cui, contrariamente al suo solito, si intrattenne con il suo cliente dialogando tranquillamente, senza dargli fretta ed accompagnandolo nella conclusione del rapporto con delicatezza, tant’è che il povero Lorenzo ebbe un orgasmo come non ne aveva ormai da tempo. Anche dopo la donna non ebbe alcuna fretta di tornare in strada, forse per stare semplicemente ancora un po’ al caldo dell’auto rispetto al gelo della strada, va da se che Lorenzo tornò a casa in parte riconciliato con la vita.
Nei giorni successivi Anna si trovò a pensare a quell’uomo chiedendosi se l’avrebbe rivisto ancora, riconoscendo che, nonostante l’età, aveva un aspetto molto gradevole, anzi era ancora un bell’uomo ed in gioventù doveva essere stato uno schianto. Anche questa componente aveva sensibilmente contribuito ad addolcire i toni di quel loro primo incontro.
Anche l’ignara prostituta, senza volerlo né immaginarlo, con il suo comportamento aveva ben seminato nel cuore di Lorenzo che, nei giorni seguenti, continuò a pensare a lei, portandosi dentro la sensazioni di dolcezza che lei gli aveva lasciato, tant’è che non vedeva l’ora di incontrarla nuovamente.
Non passò una settimana che Lorenzo andò a cercare nuovamente “la dolce prostituta”, ma questa volta con uno spirito diverso, ovvero con lo spirito dell’uomo galante che va ad un appuntamento con una bella donna, per cui si premunì di una rosa ed un piccolo astuccio di cioccolatini.
La donna ne fù sorpresa, poiché mai gli era capitato che un cliente le si rivolgesse con fare galante e la trattasse come una donna perbene, non come una bambola di pezza senza anima, non come una prostituta da assoggettare con atteggiamenti sprezzanti alle proprie voglie, ma come un essere umano e come tale degno di rispetto.
Gli uomini che ella aveva frequentato in vita sua e ch’era ancora costretta a frequentare, erano tutt’altro che gentili e romantici, anzi l’avevano crudelmente ridotta in schiavitù: circuita con l’inganno e false promesse dall’uomo che credeva l’avrebbe portata all’altare, quando era poco più di una ragazza; violentata, sopraffatta, depredata della sua purezza, della sua ingenuità, dei suoi valori morali; tradotta con la forza in Albania, nell’aberrante mercato delle schiave del sesso di Durazzo, dove tante povere ragazze vengono ridotte in schiavitù, vendute e sbattute sulle strade del continente europeo o nei paesi arabi o del medio ed estremo oriente.
Quel gesto candido e romantico la commosse e gli fece provare ancora una volta un’infinita tenerezza nei confronti di quell’anziano signore, per cui in segno di riconoscenza lo gratificò assecondandolo nel rapporto sessuale, acconsentendo a farsi baciare sulle labbra, sulle orecchie, sul collo, attirandolo sui suoi seni ed accarezzandolo come non aveva mai più fatto con nessun uomo, ponendogli le mani sui glutei ed attirandolo con forza dentro di se. Lorenzo inebriato da tante attenzioni arrivò ben presto all’orgasmo.
Una prostituta, quindi, e non una donna “normale”, lo stava riconciliando con la vita e gli dava nuova spinta per affrontare la sua solitaria esistenza.
Da quella sera quelle due anime solitarie ed infelice cominciarono a raccontarsi l’un l’altro, accrescendo quindi la loro familiarità o, che dir si voglia, la loro intimità. Quelle confidenze scambiate in quel clima complice, acquistarono agli occhi di entrambi un valore particolare, tale da traghettare il loro rapporto su di un piano ben diverso, di gran lunga superiore a quello tra una prostituta e il suo cliente. Lorenzo era pago, soddisfatto, felice quasi, della piega che avevano prese le cose, accarezzava la donna con grande tenerezza, neanche fosse stata la moglie e ciò faceva enorme piacere alla donna.
Già al secondo incontro presero a chiamarsi per nome e si scambiarono i numeri di cellulare, ripromettendosi di rivedersi e sentirsi presto, come due persone che scoprono di piacersi e che anelano ad approfondire il loro rapporto.
La situazione andò avanti per mesi ed ogni volta Lorenzo sorprendeva Anna con i suoi pensierini, o meglio ancora con regali che man mano diventavano sempre più importanti, che la facevano sentire una donna corteggiata, trattata con garbo e signorilità, amata e rispettata. Ogni volta un tassello si aggiungeva al loro rapporto che usciva fuori da ogni schema, ogni volta i loro rapporti erano più partecipati, più appassionati.
Ben presto iniziarono i primi contatti telefonici, con telefonate sussurrate, perché rubate al silenzio della notte, che divennero man mano sempre più frequenti, sempre più intense. La notte creava in modo naturale un clima di maggiore intimità e complicità, per cui per quei due esseri umani affamati di affetto divenne facile stare delle intere ore a chiacchierare, senza che nessuno li disturbasse, riuscendo a far viaggiare sul filo del telefono le loro storie, senza riserve od omissioni, le loro emozioni, i loro brividi...
Quando due persone che non si conoscono si trovano faccia a faccia i loro comportamenti sono cauti e misurati, perché soggetti a tutta una serie di condizionamenti: sociali, morali e religiosi; quando invece c’è di mezzo una certa distanza fisica, come nei rapporti on line, si è protetti dall’anonimato, le confidenze fluiscono con maggior facilità, perché in questi frangenti ci si vergogna di meno, si riesce a tirar fuori aspetti del proprio carattere che “de visu” verrebbero accuratamente celati.
E’ questo uno dei principali motivi perché negli ultimi quindici anni si sono così tanto sviluppate le chat, le amicizie on line, le storie extraconiugali, i rapporti on-line in generale. Chi di noi non ha perlomeno una sola volta nella propria vita assaporato la magicità, la complicità, l’intimità, la trasgressione del conoscersi in chat? Quanti di noi hanno intrecciate delle vere e proprie relazioni in chat? Quanti hanno anche fatto sesso in chat o al cellulare?
Non c’è quindi né da meravigliarsi se il rapporto tra i due protagonisti di questa storia subì una forte accelerazione proprio grazie alle frequenti e lunghe telefonate notturne …
Ma per Anna, che pur si prestava con tutta la sua dolcezza e la sua disponibilità, c’era un ostacolo che non riusciva a superare. Gli uomini che avevano incontrato nella sua vita avevano spento in lei ogni voglia e ogni stima per il “genere maschile”, per cui li considerava come esseri abietti, repellenti, fatta eccezione per il suo Lorenzo.
Anna era bloccata dentro, per questo non riusciva a lasciarsi andare completamente con Lorenzo ed a raggiungere il culmine del piacere, anche se nello stesso tempo avvertiva l’obbligo morale di ricambiare ciò che quell’uomo gli dava in termini di rispetto e di amore genuino. Per timore di deludere Lorenzo Anna per giustificarsi gli aprì del tutto il cuore, parlandogli della profonda ferita che gli uomini le avevano inferta e che dentro di lei qualcosa si era spezzato, forse definitivamente. Tuttavia l’uomo nella sua infinità schiettezza e semplicità le promise con impeto che con il suo amore, con le sue cure avrebbe al fin guarito quelle ferite ed Anna con altrettanto genuino impeto gli giurò che il giorno in cui fosse riuscita a dedicargli il suo abbandono incondizionato ed i suoi orgasmi, sarebbe stata la più felice delle donne.
Il tempo poi, si sa, guarisce ogni ferita, purché si abbia la medicina giusta. L’unguento miracoloso per guarire Anna fu la costanza di Lorenzo, la sua dolcezza, il rispetto e la pazienza e perché no l’evidente amore. Il miracolo maturava giorno per giorno e sull’onda sonora di quei sussurri notturni, cominciarono a viaggiare anche altre emozioni e venne spontaneo ad Anna lasciarsi andare, a rispondere ad alcuni particolari complimenti con dei veri e propri brividi di piacere, sottolineati da schietti gemiti.
“Ti piace?”, la interrogò una sera ingenuamente l’uomo.
“Si, molto” gli rispose con sincerità la donna.
A quel punto Lorenzo, diventò un fiume in piena e avvolse la donna di passione, di belle parole, con il suo lessico comunque sempre molto delicato, mai fuori delle righe. Anna finalmente s’infiammò e con voce roca ed appassionata rispose alle sollecitazioni verbali dell’uomo con dei “Si, si, si” densi di eccitazione. Tutta quella passione li condusse al fine ad una sconvolgente masturbazione, che portò entrambi all’apice del piacere ed all’orgasmo.
Anna anche di questo era grata a Lorenzo che aveva saputo ricondurla, senza scosse e con estrema dolcezza alle delizie del sesso, all’idea della comunione dei corpi supportata da un’analoga comunione delle anime, cosa che in fondo la donna aveva dimenticato quasi del tutto. Lei fino ad allora aveva solamente subito il sesso, ora invece stava diventando parte attiva.
L’intesa così raggiunta nei giochi erotici al telefono favorì ed accese anche i rapporti fisici reali, in auto. L’atteggiamento di adorazione dell’uomo, le sue estenuanti carezze, il gioco appassionante di labbra e di baci sul corpo della donna finirono con il vincere qualsiasi preclusione mentale, cosicchè Anna in modo del tutto naturale inizio a rispondere alle sollecitazioni di Lorenzo che man mano diventavano sempre più irresistibili…. ed un giorno mentre le labbra di Lorenzo si soffermarono sull’incavo tra il collo e la spalla della donna, dei brividi di piacere la scossero da cima a fondo. Lorenzo li percepì per cui amplificò la sua foga e si avventurò in atti che normalmente non si fanno con una prostituta. Allungò la mano e prese ad accarezzare il monte di venere, poi le grandi labbra; penetrò le piccole labbra sentendo che la donna si era bagnata. Avrebbe voluto leccarla, ma sapeva che era cosa da non farsi assolutamente. Continuò quindi ad stuzzicarle il clitoride, mentre la donna impugnava il suo pene e le loro lingue s’intrecciavano voluttuosamente. L’orgasmo sopravvenne così, irresistibile e sconvolgente.

Dopo di allora fare l’amore era diventata un’esigenza ineludibile per entrambi, perché fare l’amore era il momento del riscatto, del ritrovarsi, il momento propizio per scacciare la solitudine ed ogni altra ambascia della loro vita quotidiana; il momento per donarsi l’una all’altra e di lasciare le loro emozioni libere di esplodere senza né freni né condizionamenti .
In quel periodo Anna aveva ulteriormente irrigidito il rifiuto verso gli altri uomini e verso la sua condizione di prostituta. Quando era con i suoi clienti il suo corpo si trasformava in una statua di ghiaccio da cui alcuna emozione entrava o usciva. In questo modo ella era convinta di preservarsi il più possibile linda ed immacolata per il suo Lorenzo. Era il suo modo essergli fedele al pari di una devota moglie polacca dei secoli passati. Al contrario il suo corpo aveva imparato ad interagire perfettamente con quello di Lorenzo, a rispondere al minimo tocco delle sue mani ed a fondersi come burro caldo e fluente.
A quello stadio del loro rapporto i due amanti smisero di vedersi in auto come prostituta e cliente e presero a frequentarsi regolarmente per fare sesso e per vivere la regolare vita di due fidanzati. Gli incontri con Lorenzo, anche se a sera tardi, le ridavano la carica necessaria per andare avanti nel difficile cammino che sperava avrebbe affrancata lei e la figlia dalla loro condizione. Il buon Lorenzo era sempre disponibile, a tutte le ore del giorno, a raccogliere i pezzi di quel che restava della povera donna, dopo una dura giornata trascorsa in strada, a ricomporli con amore e a soffiarvi sopra per ridargli vita.
Nel tempo i due amanti riuscirono ad organizzarsi per andare al cinema, per andare a mangiare una pizza, andare a fare shopping per supermercati, facendo entrare a far parte del loro sodalizio affettivo anche la figlia di Anna. La ragazzina a cui mancava tanto la figura paterna ben presto sviluppo una sincero affetto per quell’uomo dolce ed educato.
“Dio, quanto sarebbe bello se un giorno potessi vivere con Lorenzo, qui, in questa casa meravigliosa, con la mia piccola Estelle” pensò Anna la prima volta che andarono nella bella casa di Lorenzo. Ci andarono per fare l’amore, ma non fecero nulla perché la donna trascorse tutto il tempo a riempirsi gli occhi e il cuore, per immagazzinare nella sua mente ogni particolare, ogni sensazione, ogni odore, che quella casa gli ispirava.
La seconda volta che ci andarono Anna e Lorenzo fecero onore alla casa e trascorsero a letto tutto un pomeriggio. Avevano tanta fame l’una dell’altro che fecero l’amore in continuazione, senza mai smettere. Entrambi avevano bisogno di recuperare il tempo fin lì perduto….
Quando infine entrarono insieme nella doccia e Lorenzo prese a lavare la donna con la spugna, la sensazione dell’acqua calda, unita all’odore intenso del bagno schiuma e all’effetto emulsionante che facilitava lo scivolare delle mani sulla pelle accese ancora una volta i sensi ad entrambi. Lorenzo fece scivolare il pene tra le natiche di Anna che a sua volta spingeva il suo lato B per essere penetrata da dietro fino a venire per l’ennesima volta, ma Lorenzo oramai provato per le prestazioni precedenti non riuscì ad avere un orgasmo. Anna allora s’inginocchiò ai piedi di Lorenzo e gli fece l’ennesimo pompino sotto l’acqua scrosciante e portando alla fine Lorenzo ad avere un orgasmo quasi doloroso, con emissione di suoni gutturali animaleschi……
*
Anna non sapeva e non voleva classificare il sentimento che provava per Lorenzo perché aveva la risposta scolpita nel suo cuore e ciò gli bastava: gli voleva un bene dell’anima e quando non lo vedeva e non lo sentiva ne avvertiva la mancanza. Ella aveva di quell’uomo la massima considerazione, lo stimava, lo apprezzava per la sua dolcezza, per la sua sensibilità, per il suo linguaggio mai triviale, per la sua cultura, per la sua compostezza. In lei si faceva strada sempre più il sogno, il desiderio di costruire una famiglia con Lorenzo, nonostante l’età dell’uomo. Perché Lorenzo aveva rimesso in moto la sua rinascita, ridestando in lei il bisogno di riscattarsi, di riacciuffare la dignità perduta, di guardarsi nuovamente allo specchio senza inorridire per quello che suo malgrado era diventata; Lorenzo gli aveva aperto la nuova prospettiva di vivere come una donna onesta, di camminare un giorno per strada a testa alta, senza che la figlia dovesse vergognarsi di lei. Se Lorenzo avesse voluto, avrebbe anche potuto cogliere il frutto della sua rinascita, diventando suo compagno e un ottimo padre per sua figlia.
Lorenzo, da parte sua, si rendeva conto di essere innamorato della donna, pur sapendo che la differenza di età era tanta e che Anna un giorno legittimamente avrebbe potuto scegliere di stare con un uomo giovane e prestante, per cui accettava di vivere giorno per giorno quel rapporto; lo accettava come un miracolo capace di portargli un po’ d’amore e di felicità, ma un miracolo che sarebbe potuto finire da un giorno all’altro.
“Va bene così!”, si diceva Lorenzo, “Ringrazio l’Onnipotente per ogni giorno di felicità che mi sta regalando. Non pretendo di più. E nel momento in cui Anna vorrà rifarsi una vita con un uomo della sua età, io sarò felice per lei e, per il suo bene, saprò mettermi da parte”.
Facile a dirsi.
Ad ogni buon fine questo processo di rinascita di Anna e il bisogno per entrambi di stare sempre più insieme cominciò a far nascere in entrambi il bisogno sempre più impellente di affrancarsi dallo stretto giogo della prostituzione.
*
Anna da alcuni anni viveva con altre cinque donne, tutte schiave del loro protettore albanese, che esigeva gran parte del loro guadagno e, quando gli andava, rapporti sessuali non protetti.
Quando poi quell’essere spregevole si innamorò perdutamente di una giovane e bella ragazza polacca, Adina, di appena diciannovenne, almeno l’onere dei rapporti sessuali con il magnaccia, per loro, venne meno, poiché il brutale albanese scaricava tutte le sue energie ed attenzioni sull’infelice ragazza, di cui era, tra l’altro molto geloso, tanto da tenerla praticamente quasi sempre segregata in casa.
L’infelice ragazza fece quindi da parafulmine a tutto vantaggio delle altre prostitute della casa che ricambiarono il favore dandole solidarietà, sostegno e affetto. Anna, in particolare, fu quella che si prestò maggiormente a fare da balia della ragazza, sia perché sua connazionale sia perché era la più anziana della casa.
L’amicizia profonda che legò le due donne si tradusse in un vantaggio per Anna in termine di libertà di movimento, di familiarità con il proprio magnaccia, che pur restando intransigente in rapporto ai guadagni, per il resto finì con lasciare correre su tante cose.
Anna fidava appunto in questa amicizia per dare forma agli incerti scenari del suo futuro.
*
Si era nel mese di Maggio, ed il 23 era il compleanno di Anna. Lorenzo invitò Anna a trascorrere insieme il fine settimana, nel corso del quale l’avrebbe portata a cena per festeggiare il suo compleanno.
Anna riuscì ad ottenere dal suo protettore il permesso di restare fuori casa dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina, rimborsando comunque al suo magnaccia il mancato guadagno per quei due giorni. Alla sua bambina Anna parlò di quell’invito, così come parlava sempre di Lorenzo e del loro sogno di costituire una famiglia rispettabile, di cui la ragazza avrebbe fatto parte a pieno titolo. Il sogno della madre era diventato anche il sogno della figlia che non poneva mai ostacolo agli incontri tra Anna e Lorenzo.
Il 22 Maggio, venerdì, Anna, non senza trepidazione, si recò all’appuntamento con Lorenzo in una via piuttosto recondita della città, dov’era certa che non avrebbe fatto incontri sgraditi, ed alle 15,00 era già nella bell’auto di Lorenzo diretta verso la sua casa al mare.
Data la primavera inoltrata l’aria era pregna dei profumi tipici di quel periodo dell’anno e penetrando attraverso le narici si diffondeva piacevolmente in tutto il corpo, stimolandone anche i sensi.
Anna era felice. Finalmente avrebbe vissuto un fine settimana come se fosse stata una donna rispettabile e libera di andare dove voleva; l’unico cruccio era quello di non poter condividere quel fine settimana con la sua bambina. Per attenuare i sensi di colpa giurò a se stessa che se ci fosse stata altra occasione, cascasse il mondo, la sua bambina sarebbe stata con lei.
Dopo circa un’ora si ritrovarono a percorrere l’ultimo tratto di una strada tortuosa che si sporgeva pericolosamente verso il mare, ammirando i numerosi scorci panoramici dove il mare faceva capolino or tra gli alberi or tra un dirupo e l’altro. Poco dopo li accolse un ameno villaggio fatto di graziose villette tutte bianche, con ampi viali ombreggiati e ben tenuti, che concentricamente portavano verso una piazza centrale, dov’erano concentrati quasi tutti i servizi del villaggio: edicola, supermarket, fruttivendolo, parrucchiera, pizzeria e quant’altro necessario ai villeggianti per vivere tranquillamente settimane intere senza il bisogno di usare l’auto.
Anna era incantata da quel piccolo Paradiso, e lo fu ancor di più quando Lorenzo apri un cancello per entrare nella rimessa di quello che era il suo rifugio e di cui tanto gli aveva parlato Lorenzo. Ella guardò il tutto intensamente, mentre il cuore gli si riempiva di commozione e fece appena in tempo a superare l’ingresso della casa che scoppio a piangere per tanta gioia che provava.
Lorenzo la consolò abbracciandola e dicendole: “Spero tanto di poterti un giorno riscattare dalla tua condizione di schiava ed offrire a te e alla tua bambina un rifugio degno e sicuro” al che Anna gli butto le braccia al collo, lo strinse a se con forza e lo ricoprì di baci appassionati, inondandogli nel contempo il viso di lacrime e dicendogli: “Sarei la donna più felice del mondo”.
Quando le lacrime cessarono Lorenzo gli fece visitare tutta la casa, la sala confortevole e luminosa, la piccola ed essenziale cucina, il bagno con idromassaggio e la tavernetta; poi, al piano di sopra, la camera matrimoniale da cui si vedeva il mare a poche decine di metri, un altro bagno più piccolo e la seconda camera. Tutta la costruzione aderiva per un lato ad un'altra villetta e per i restanti tre quarti era circondata da un grazioso giardino verde, con tante rose, una mimosa e qualche palma. Un’ampia veranda coperta, con divani e poltrone e barbecue completava la zona live.
“E’ un incanto!” pensò Anna che riprese a tirar su con il naso.
“Facciamo una passeggiata sulla spiaggia?” propose Lorenzo.
“Si, si…… “ gli risponde con entusiasmo Anna che era avida di mare, non avendo mai avuto in vita sua tante occasioni di vederlo e di goderne i meravigliosi effetti.
Sulla battigia Anna prese a correre come una bambina lasciandosi rincorrere dalle onde che, dispettose, le bagnavano oltre ai piedi anche i lembi del vestito. Anna si sentiva leggera, euforica, felice come non lo era mai stata in vita sua e, soprattutto, si sentiva libera della vergogna del suo stato, dal marchio infamante che da decenni la contrassegnava. Lì nessuno la conosceva, nessuno sapeva il mestiere che faceva e lei aveva tutto il diritto di sentirsi e mostrarsi come una donna rispettabile. Queste sensazioni la conducevano ad uno stato di grazia, di esaltazione così evidente che alcuni bagnanti si giravano a guardarla incuriositi.
Quando furono nuovamente in casa Lorenzo la condusse nel bagno, riempì la vasca di acqua ben calda, azionò l’idromassaggio ed inizio a spogliarla lentamente. Quando fu completamente nuda Anna venne colta da un moto di pudore ed ebbe l’impulso di coprire con una mano il suo monte di venere e con l’altra i seni penduli. Ma, l’imbarazzo durò solo qualche istante, dopodiché allungò le braccia verso l’uomo offrendogli il suo corpo e la sua nudità che Lorenzo accolse con evidente piacere. Si baciarono a lungo, appassionatamente, e quando si sciolsero dall’abbraccio l’uomo la guidò verso vasca.
Ma Anna si fermò e gli disse: “No, insieme!”.
Prese quindi a spogliare a sua volta l’uomo e man mano ricopriva di baci la parte del corpo denudata. Alla fine le si inginocchio davanti e prese in bocca il suo pene paonazzo propiziandogli un lento ed appassionato pompino.
Lorenzo era in estasi e conscio che non sarebbe durato a lungo a quel pompino così appassionato, così pieno d’amore, per cui prese Anna per mano e la condusse nella vasca, si sedette nel punto in cui maggiore era l’effetto dell’idromassaggio e la fede sedere tra le sue gambe. Da quella posizione iniziò ad accarezzarle i seni, le pancia, le cosce, il monte di venere e le grandi labbra, mentre le sue labbra percorrevano il suo collo e la schiena.
Anna allungò la testa all’indietro in cerca delle labbra di Lorenzo che catturò con le sue e cominciò a limonare con grande passione, intrecciando la sua lingua con la sua, bevendo avida la sua saliva ed inalando l’aria che usciva dai suoi polmoni.
Le mani di Lorenzo intanto penetrarono le grandi labbra, poi le piccole e il clitoride turgido e super eccitato, suscitando in lei brividi profondi. La donna inarcò all’indietro la schiena, cosa che accentuava il contatto con il pene eretto di Lorenzo che imperioso si strusciava conto le sue natiche. Ai movimenti di schiena all’indietro ella alternava movimenti convulsi dei bacino in avanti che proiettavano la sua vagina verso quelle mani che la frugavano fin nel profondo del suo essere e, strappandole i primi scomposti lamenti. Tra i privilegi che Anna aveva riservava al suo Lorenzo c’era quello dei lamenti in risposta alle sapienti e amorevoli sollecitazioni dell’uomo.
Quell’insieme infinito di contatti, quell’intreccio senza fine dei loro corpi, delle loro membra, delle loro labbra e delle loro lingue portò ben presto i due amanti verso l’apice dell’agonia, non più rinviabile….
Ma Anna voleva l’uomo dentro di se, voleva guardarlo negli occhi mentre gli si concedeva con tutta se stessa, per cui si alzò, si girò, divaricò le cosce e si accoccolò su di lui, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe, gli prese il pene a lo guidò dentro di se dicendogli: “Vieni, amore mio, vieni dentro di me, è qui che ti voglio….”
Anna, data la posizione, guidava lei stessa l’intensità della sua penetrazione con movimenti decisi misti a dolcezza, lasciando che il pene dell’uomo le scavasse dentro e le regalasse sensazioni che la esaltavano ancor più. Lorenzo da parte sua impresse le sue mani sulle natiche della donna assecondando il suo ritmo e rendendo più incisivi gli affondi. Nel far ciò una delle dita Lorenzo casualmente penetrò l’ano della donna che immediata contrasse con forza le natiche imprigionando il dito dentro di lei, emettendo nel contempo un soffocato grido di piacere. Lorenzo avvedutosi del moto di piacere che le sue dita avevano provocato alla donna, colse la palla al balzo, ed insistette per stimolare l’ano della giovane donna che, subito dopo, si scatenò in una vera e propria cavalcata finale, affrontando la china a rotta di collo, con i sensi che invocavano un parossistico traguardo, ovvero il momento più straordinario, esaltante, scoppiettante, fantasmagorico che gli esseri viventi hanno la fortuna di poter godere, l’agonia finale, l’orgasmo, il grido liberatorio…..
Lorenzo era stravolto, mai in vita sua aveva provato nulla simile …
Anna completamente abbandonata sul corpo dell’uomo, godeva ancora della bella sensazioni che le dava il pene di Lorenzo dentro di se e dal sentirsi ricolma del suo sperma, mentre il dito di Lorenzo con delicatezza le massaggiava l’ano. La donna pensava all’intensa reazione di piacere che aveva avuto nel sentirsi penetrata anche dietro, cosa che non aveva mai sospettato fosse capace, o meglio non aveva mai associato al sesso le piacevoli contrazioni anali che avvolta avvertiva nell’andare di corpo.
I due amanti stettero a lungo l’uno nell’altro, avvolti da una spessa coltre di intimità e di benessere, continuando ad accarezzarsi, a baciarsi, a parlarsi con dolcezza. Anna, nel far il confronto tra ciò che era e ciò che poteva diventare, viene ancora una volta sopraffatta dalle lacrime, mentre si chiedeva perché doveva essere costretta a fare quel tipo di vita che in fondo gli faceva orrore, perché dover condividere il suo tempo e il suo corpo con tanti esseri umani brutali ed insensibili, perché ella non poteva avere quello che miliardi di altre donne al mondo avevano: l’onorabilità…
“Abbi fede, amore mio, vedrai che riuscirò a liberarti dalla tua schiavitù, dopodiché sarai libera di andare ovunque tu voglia, amare chiunque tu voglia e rifarti una vita con qualunque uomo tu vorrai.”
“No, Lorenzo! Non è questo che io voglio!…. Io voglio con tutta me stessa affrancarmi da questa deplorevole schiavitù, guadagnare la mia dignità e la mia libertà per stare per il resto della mia vita con le persone che amo: queste persone si chiamano Estelle e Lorenzo. Questo mettitelo bene in testa. Mai ti abbandonerò, come mai abbandonerei mia figlia””
Ad ora di cena i due amanti uscirono a piedi dirigendosi verso la piazzetta al centro del villaggio per andare a mangiare una pizza e, soggiogati dall’ebbrezza data loro dal buon vino rosso bevuto, si ritrovarono a fare progetti per il futuro in una luce evidentemente più ottimistica di quella che la realtà oggettiva consentiva. Dopo la pizza si concedettero ancora una piccola passeggiata sulla spiaggia abbracciati stretti stretti e dopo essere rientrati s’intrattennero a lungo nella veranda del villino, sprofondati sui comodi cuscini delle poltrone in vimini, solleticati da un buon brandy dal colore piacevolmente ambrato.
La serata era troppo bella per mettervi fine troppo presto per cui tirarono fino a tardi, ma anche quando rientrarono per andare a letto la loro giornata non era ancora finita….
Era la prima volta che in fondo dormivano assieme e la prospettiva di una lunga notte con i loro corpi a stretto contatto li eccitava entrambi. Bastò il contatto dei loro corpi nudi, le prime tenere carezze, i baci pacati, i primi intrecci delle loro lingue, per trasportarli nell’amplesso più lungo ed elaborato della loro vita.
Lorenzo che come si è già detto adorava Anna, confermò la sua venerazione oltre che con le parole e con gli occhi, anche con l’ardore, con le labbra e la lingua che intrapresero un lungo ed esasperante viaggio intorno e dentro al “pianeta Anna”, percorrendo dalla testa ai piedi il corpo della donna, soffermandosi sui punti in cui più intensi erano i brividi di Anna: i capezzoli turgidi, la base del collo, le labbra, la lingua….
Ma ciò che Lorenzo non aveva mai osato fare era baciare Anna tra le cosce, così quando le sue labbra si trovarono al di sotto dell’ombelico con un guizzo fulmineo le sue labbra catturarono le grandi labbra della vulva della donna e cominciarono a succhiarla avidamente .
Anna saltò su per l’intensità del piacere che provava e nel contempo si ritrasse preoccupata dall’evenienza di trasmettergli attraverso il suo sesso qualche malattia. Appunto per questo fino ad allora avevano sempre evitato questo tipo di rapporto. Ma l’uomo che aveva sempre desiderato ardentemente di succhiarle il clitoride non volle sentire ragione per cui l’attirò con forza verso la sua bocca.
Anna in risposta a quella intensa stimolazione abbandonò qualsiasi remora per cui spalancò le cosce, intrecciò i piedi dietro la nuca di Lorenzo e l’attrasse con forza verso il suo basso ventre, facendo si che le labbra e la lingua dell’uomo la flagellassero fino al punto da procurargli un altro intenso orgasmo.
Lorenzo riverso sul letto prendeva fiato e guardava Anna con occhi pieni d’amore.
Dopo un po’ si alzò per andare a fare una doccia….
Anna si sentì orfana senza di lui, aveva bisogno di avere accanto quell’uomo per ricambiare il suo altruismo e farlo oggetto di altrettanta dedizione, altrettanta dolcezza, libidine senza freni, passione senza limiti, amore fisico ed intellettuale. Anna voleva dare a quell’uomo, al suo uomo, ciò che nessun altra donna gli aveva mai dato…
Dopo qualche minuto va anche lei in bagno e trova l’uomo seduto sulla tavoletta del water mentre si asciuga; gli si accoccola ai piedi, scosta l’asciugamano che egli aveva cinto alla vita, gli prende in bocca il pene completamente floscio e con amore, con tanto amore, iniziò a fargli il più bel pompino della sua vita.
E’ qui il caso di disquisire sul pompino fatto di propria volontà e consapevolezza, senza quindi alcuna coercizione. C’è, a mio avviso, un’enorme differenza tra il pompino fatto per pura voglia sessuale e quello fatto per amore, con amore. L’amore che unisce due persone amplifica al massimo grado la loro partecipazione, l’immedesimazione, la fusione di due esseri, la voglia di darsi senza riserva. Colui o colei che fa il pompino con amore gode al pari di colui o colei che vede e sente farsi il pompino. La comunione tra i due esseri è totale e porta alle più alte sfere del godimento e dell’estasi. L’uomo in pochissimi altri casi in tutta la sua vita sente di toccare il cielo con un dito…..
E ciò era esattamente quello provava Lorenzo in quei momenti…
*
L’indomani i due amanti in tenuta da mare ed attrezzati di ampi asciugamani e creme protettive trascorrono quasi tutto il giorno al mare, a prendere il solo ed a fare lunghe nuotate.
Verso le 16,00 del pomeriggio Lorenzo dice ad Anna:
“Su, su, che il parrucchiere e l’estetista ti attendono”.
“Noooo!!!! Non dirai sul serio”.
“Sono serissimo, ma ti prego di affrettarti perché siamo già in ritardo di qualche minuto”.
Quasi due ore dopo Anna fece ritorno a casa e si mostrò con fare civettuolo a Lorenzo che l’accolse con un ampio sorriso e dopo averle fatto dei complimenti l’abbracciò e la baciò con passione.
Saliti poi al piano di sopra Lorenzo aprì un armadio e tirò fuori diversi vestiti eleganti ad ognuno dei quali erano abbinate scarpe e biancheria intima.
Anna non credeva ai propri occhi e rivolgendosi a Lorenzo con gli occhi pieni di lacrime gli dice: “Ma tu sei pazzo! Io non merito tutto questo!”
“Non ho comprato tutto, ho solo chiesto al proprietario della Boutique “………”, mio amico d’infanzia di farmi portare diversi capi affinchè tu potessi scegliere quello che più ti piace. D'altronde per te sono disposto a tutto e non mi fermerò davanti a niente”.
Ad Anna quest’ultima frase suscitò un brivido di terrore che le corse lungo la schiena al pensiero dei rischi mortali che il pover’uomo poteva correre nel caso in cui per difendere lei si fosse messo in rotta con il racket della prostituzione di cui lei, purtroppo, era schiava. Ma in quel momento non voleva pensare e niente per non spezzare quell’incantesimo e dopo tante prove, tanto ridere e scherzare scelsero il vestito e gli accessori che rendeva Anna una donna di gran classe ed un tantino osè.
Alle 20,00 circa si avviarono in auto alla volta di una rinomata cittadina rivierasca a pochi chilometri di distanza, dove Lorenzo aveva prenotato un tavolo per la cena.
Lorenzo non aveva badato a spese ordinando solo portate a base di pesce che accompagnarono con un prosecco di marca.
Anna era estasiata da tutto ciò, dall’ambiente chic del ristorante, dai clienti di classe del locale, dalle portate prelibate e…..
Ad un certo punto Lorenzo, non senza imbarazzo, fece scivolare verso la donna la sua mano, ma al di sotto si indovinava la presenza di un piccolo astuccio. Anna fece finta di non vedere e non capire, ma il suo cuore prese a battere violentemente.
“E’ per te, un pensierino per il tuo compleanno. Auguri amore mio….” e scostò del tutto la mano.
Anna trattenne a malapena un grido di sorpresa e con mani tremanti prese l’astuccio, lo aprì e restò abbagliata dalla bella parure, collier d’oro ed orecchini. Immediatamente Anna si alzò in piedi, girò attorno al tavolo ed abbraccio con trasporto genuino quell’uomo che non finiva mia di sorprenderla.
“Mio dolce ed ineguagliabile Lorenzo, come potrò mai ripagarti per tutto quello che fai per me?”
“Non devi mai sentire l’obbligo di ripagarmi, perché se mai dovesse insorgere in te un tal bisogno allora vorrà dire che hai in animo di prendere le distanze da me. Voglio da te spontaneità, sincerità ed onestà intellettuale, e ove mai tu dovessi avvertire il bisogno di volare verso altri lidi ti impegno sin da ora ad essere franca e leale nei miei confronti”.
“No, no, no… Tutto ciò non sarà mai.
Finita la cena, passeggiarono a lungo per le vie principali dell’amena cittadina già piuttosto animate dai primi turisti balneari. Sul tardi, fatto ritorno a casa i due amanti ancora una volta ebbero bisogno di spegnere la febbre che li bruciava dentro. Senza indugio si spogliarono si sdraiarono sul letto e presero a baciarsi e toccarsi dappertutto.
Ad un certo punto Lorenzo fece mettere Anna prona, a pancia in giù, e prese a baciarla lungo la schiena, dalla base dei glutei e poi su verso il collo, la testa e sui capelli, ed ogni volta Anna inarcava la schiena verso l’esterno, girava la testa e cercava di catturare le labbra del suo amante. Ma Lorenzo prendeva la corsa in senso inverso fino ad arrivare ai glutei, morderli con passione provocando solo piacere e non dolore, per poi proseguire lungo le cosce, arrivare ai piedi e baciarne uno ad uno le dita.
In quei momenti Anna pensava che Lorenzo giorno dopo giorno gli faceva riscoprire il suo corpo, coinvolgendo anche quelle parti che mai aveva pensato dovessero far parte di un rapporto amoroso. Anna doveva a quell’uomo oltre all’amore, la conoscenza del suo corpo, la sua maturità sessuale.
Poi Lorenzo si soffermò ancora una volta sui glutei, glieli divaricò con le mani e prese a baciarla il perineo, il tratto sensibilissimo della donna collocato tra la fica e l’ano; ad ogni passata con le labbra e la lingua Lorenzo stuzzicava dapprima le vagina e poi l’ano. Anna era stordita da tanto piacere e con le mani divaricava a più non posso le natiche per permettere al suo amante di arrivare sempre più oltre, sempre più in profondità. La lingua di Lorenzo tentava di penetrarla anche dentro l’orifizio anale, ma il muscolo linguale era troppo morbido per penetrarla, per cui Anna sospingeva all’infuori il bacino per offrirsi tutta al suo amante.
Lorenzo risalì ancora con le labbra verso la parte alta della schiena fino al punto in cui il suo pene si trovò all’altezza del perineo. Le spinte di Anna e la sua voglia smisurata di essere penetrata dietro indussero Lorenzo a soffermarsi sul piccolo orifizio, a saggiarne la consistenza, riuscendo a penetrarlo di appena qualche centimetro. Ma Anna pur attratta spasmodicamente dalla prospettiva di accogliere il pene del suo Lorenzo dentro le viscere, nel contempo aveva paura del dolore fisico.
Lorenzo se n’avvide e con dolcezza le sussurrò all’orecchio: “No, no, amore mio, se ti fa male mi fermo.”
“Ti voglio tutto dentro, anche se ho paura del dolore… fai piano quindi, ma non ti fermare…”
“Farò con estrema dolcezza, rilassati, fai in modo di non irrigidire i muscoli anali….”
“Si, si, vienimi dentro….”
Lorenzo si abbassò ancora una volta ed umettò abbondantemente l’orifizio anale, mentre Anna allentava fin dove ne era capace l’anello muscolare che costituisce lo sfintere.
Lorenzo tornò a penetrarla con dolcezza, un centimetro per volta, e controllava se in Anna insorgessero sensazioni dolorose, ma la spinta all’infuori delle sue natiche le indicavano che poteva continuare… Così centimetro dopo centimetro, con estrema dolcezza e sempre con l’assenso di Anna che diceva “Vai avanti amore mio…. Spingi, ti voglio tutto dentro di me”. Quando il pene di Lorenzo arrivò a fine corsa il suo bacino prese l’andirivieni tipico della penetrazione amorosa. Anna superata la difficoltà iniziale prese a volerlo sempre più in profondità, ed a sollecitare alla fine una maggiore spinta.
Lorenzo, che in realtà non aveva mai avuto un rapporto anale, si sentiva l’ano della donna contrasi ed avvolgere come un guanto il suo pene cosa che unita al calore delle viscere della donna, lo stimolavano in modo parossistico.
Ma la donna prossima all’orgasmo lo incitava sempre più ad affondare dentro di lei ed alla fine quando non ne poterono più Lorenzo introdusse un dito nella vagina della donna ed entrambi iniziarono a gridare come bestie, mentre sentivano le loro membra invase da una sorta di follia scomposta di contrazioni ed Anna sentì inondarsi le viscere dallo sprema caldo del suo amante.
*
Per quanta felicità aveva regalato loro quel fine settimana altrettanto dolorosa fu la consapevolezza delle giornata avvilenti che attendevano Anna: dover tornare a battere i marciapiedi, a ripiombare nel limbo della degradazione personale.
Quella condizione oramai era arrivata allo stadio che prendeva entrambi allo stomaco. La liberazione di Anna era diventata non solo un sogno, ma un bisogno assoluto, una necessità che condizionava ogni loro pensiero, ogni loro azione.
Anna cominciò un lento e perseverante stillicidio nei confronti del magnaccia albanese affinchè la liberasse dai ferri della sua schiavitù e le rendesse la sua libertà. Anna portava tutte le motivazioni possibili ed immaginabili per convince il magnaccia a lasciarla andare: il fatto che era arrivata ad un’età in cui non attirava più molti clienti e che i guadagni non potevano che risentirne; che tanto valeva sostituirla con una ragazza più giovane; che anche lei aveva il diritto a farsi una famiglia per dare un futuro certo alla sua bambina. Ma l’albanese era assolutamente insensibile a quelle richieste, anzi lo rendevano alquanto irascibile che in alcune occasioni si traducevano in violenza vera e propria.
Ma Anna aveva in animo di raggiungere un risultato ben più importante delle percosse ricevute, per cui perseverò sulla stessa linea arrivando perfino ad offrirle tutti i suoi risparmi, fidando anche sull’opera di intercessione, di convinzione che la giovane polacca, Adina, faceva nel confronto del magnaccia albanese.
Quando Anna gli fece quest’ultima proposta vide un lampo di cupidigia negli occhi dell’uomo il che la fece ben sperare. Ma l’illusione durò qualche giorno poiché la richiesta dell’albanese superava di gran lunga qualsiasi possibilità per Anna di poterla soddisfare.
L’impazienza di Anna era anche l’impazienza di Lorenzo che rimuginava in continuazione sulle azioni da farsi per arrivare a risolvere quel doloroso problema.
Anna era anche molto preoccupata che il suo Lorenzo potesse arrivare ad uno scontro con il magnaccia albanese nel quale avrebbe sicuramente avuto la peggio, ma questa evenienza non poteva tollerarla assolutamente e l’avrebbe impedita in tutti i modi, a costo di uccidere lei stessa, con le sue mani, il suo aguzzino.
*
Un giorno Lorenzo pensò bene di far visita al suo amico commissario di polizia, al quale parlò di Anna, dell’importanza che la donna aveva assunto nella sua vita, e dei problemi connessi alla sua condizione di “donna da marciapiede”.
L’amico poliziotto inizialmente fu contrariato dall’apprendere della relazione che il suo amico aveva con una prostituta; poi, però, dovette arrendersi avendo intuito dall’argomentare serio ed appassionato dell’amico che la cosa era per lui molto importante.
Ma il poliziotto considerava anche un altro aspetto di quella questione, ovvero la potenziale pericolosità della situazione in cui si era cacciato il candido e rispettabile Lorenzo, nel caso in cui fosse venuto a contatto con la gentaglia che teneva in schiavitù la sua donna. Ciò contribuì forse più di ogni altra considerazione a farlo assumere la decisione di aiutare l’amico.
“Ok, caro Lorenzo, lascia fare a me e, soprattutto, stai alla larga da quella gentaglia”.
“Non so per quanto ancora riuscirò a sopportare tutto ciò. Sappi comunque che questa situazione mi sta destabilizzando e temo che quanto prima possa prendermi un raptus omicida”.
“Buono, buono, stai buono!!! Non dire sciocchezze! Lascia fare a me! So io come trattare quella gente e come gestire questa situazione”.
Qualche giorno dopo il commissario mandò un pattuglia a prelevare il magnaccia albanese e dopo averlo tenuto in attesa per un paio d’ore a macerarsi in una stanzetta scarna e poco illuminata, lo fece condurre nel suo ufficio.
“Dunque, sig. Hasacka, mi è arrivata voce che hai tra le tue puttane una minorenne polacca…. Già la tua faccia mi è sempre piaciuta poco, ma sentire che approfitti anche di una minorenne e che la fai prostituire ebbene questa non te la posso proprio far passare liscia”.
“Non è vero signor commissario Adina non è minorenne, è la mia fidanzata e sta sempre a casa servita e riverita come una gran signora.”
“Davvero? Allora non avrai niente in contrario se mando una pattuglia a prelevarla e controllare le tue dichiarazioni? Comunque questa volta l’hai fatta davvero grossa e posso accusarti di reati talmente gravi che non ne verrai più fuori per il resto della tua vita: rapimento e stupro in danno di una minorenne, sfruttamento costrizione alla prostituzione, riduzione allo stato di schiavitù e… e poi ci aggiungiamo il traffico di droga, traffico illegali di clandestini, ecc. ecc. ecc.”
“Ti prego, signor commissario Adina è la mia ragazza ed io voglio che diventi mia moglie…..”
“Si da anche il caso che mia figlia di 8 anni va a scuola con una ragazzina polacca di nome Estelle…. E’ vero che conosci Estelle?.....”
“Beh, si è figlia di una signora che abita nel mio stesso palazzo…..”
“Vedo ancora che stai cercando di prendermi per il culo” aggiunse il poliziotto con tono minaccioso. “Credi che non sappia che costringi la madre di quella bambina a prostituirsi da quasi vent’anni e che gli succhi il sangue come una schifosa sanguisuga? Ho saputo che quella donna ormai non ce la fa più a tirare avanti, che è piena di malanni a causa del suo stare tutto il giorno sotto l’acqua e la neve, oppure sotto un solleone che scioglie l’asfalto. La povera Estelle non fa che piangere per la sorte infame a cui tu miserabile vigliacco hai condannata la sua mamma”.
“Ma, ma signor commissario io la proteggo e faccio in modo che non le capiti mai niente di male……”
“Taci, sporco magnaccia, non aggiungere un’altra parola, altrimenti son capace di scorticarti vivo…”
“Ma, cosa vuole da me, signor commissario….” piagnucolò il miserabile individuo “Se lei vuole posso lasciare andare Estelle con la sua mamma…”
“Troppo comodo….” rintuzzò il commissario “Voglio che tu lasci andare soprattutto Adina, che è minorenne, e poi Estelle e la sua mamma”.
“Ma, signor commissario Adina non è minorenne, ha diciotto anni compiuti e non batte, perché è la mia fidanzata e presto ci sposeremo……”.
“Ti devo credere?”
“Si, signor commissario, vi sto dicendo la verità…”
“Staremo a vedere…” e con queste parole l’uomo usci dalla suo ufficio e andrò a pranzare, mentre l’albanese venne ricondotto nella stanzetta e macerarsi nella paura per il suo futuro…
Quasi tre ora dopo l’albanese venne ricondotto nell’ufficio del commissario che l’apostrofò con modo alquanto duro e minaccioso:
“Ebbene, abbiamo controllato. E’ vero che la tua ragazza al momento non si prostituisce, ma non ha documenti che certificano la sua età. A mio parere è minorenne e quindi tu sei nei guai fino al collo, a meno che ….”
“Tutto quello che vuole, signor commissario, denaro, droga, o scopare per tutto il tempo che vuole con le mie ragazze più belle….”
L’albanese non riuscì a terminare la sua frase che il poliziotto con un manrovescio lo indusse a tacere….
“Sporco figlio di un cane, credi che io ti stia ricattando per avere in cambio il ricavato dei tuoi traffici immondi? Non lo pensare neanche, altrimenti ti faccio pentire di essere nato… Ora prendi il telefono e chiama Adina e la mamma di Estelle per dire loro che sono libere, di fare le valigie e di sparire. Intesi!!!!” grido quasi il poliziotto con tono velenoso.
“Non posso, io e Adina ci amiamo e per lei sono disposto a fare qualsiasi cosa…. Per favore signor commissario”
Il tono sincero dell’albanese al fine convinse il poliziotto di non pretendere troppo e di accontentarsi della seconda metà della sua richiesta.
“Voglio crederti. Sentiamo, cosa sei disposto a fare?”
“Beh…. Visto che lei ci tiene tanto posso lasciare andare Estelle e sua madre…”
“Non basta!” ribatte il poliziotto. “Voglio che tu mi prometta che mai, dico mai, devi costringere Adina a prostituirsi. Questa è la mia ultima offerta. Prendere o lasciare!” conclude minaccioso.
“Va bene, va bene mi sta bene così…..” conclude il magnaccia albanese tirando un sospiro di sollievo.
“Bada! Non mi deludere! Se ti permetti di torcere un solo capello a ciascuna di queste tre donne ti farò sparire dalla circolazione e farò di te carne per i maiali.”
“No, no, signor commissario, sono un galantuomo e terrò fede al nostro patto”.
“Bene, chiama Estelle e la sua mamma e di loro di preparare le valigie, ora, immediatamente…. Anzi dammi il loro numero di cellulare, voglio parlarci io, personalmente”.
Il commissario, dopo essere uscito dal suo ufficio chiamò Anna e le spiegò chi era e quali rapporti aveva con Lorenzo e la ragguagliò poi sull’accordo raggiunto con il magnaccia albanese.
Dopo aver risposto ad un’infinita serie di domande da parte dell’incredula Anna, che stentava a reggersi in piedi per l’emozione, al fine il poliziotto le annunciò che sarebbe passato a prenderla dopo due ore e che nel frattempo avrebbe avvertito anche Lorenzo di farsi trovare pronto.
All’incirca a mezzanotte il poliziotto, la bambina, Anna e il suo Lorenzo, si ritrovano a casa di quest’ultimo ed ebbe inizio per tutti loro una nuova vita.
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