Racconti Erotici > Gay & Bisex > Area di servizio (una storia inventata, forse...)
Gay & Bisex

Area di servizio (una storia inventata, forse...)


di tommygunn
17.06.2015    |    10.063    |    4 9.6
"E’ solo il tempo di un pensiero che sento quell’autotreno di carne invadermi nuovamente e nuovamente riprendere a stantuffare con sempre più violenza..."
Era da qualche giorno che avevo una voglia matta, ma sui siti di incontri che frequentavo non si batteva chiodo.
Un giorno, preso dalla fregola, mi avventuro, per la prima volta, nei bagni di un autogrill dove avevo letto esserci un buon giro.
Entro. L'ambiente è inaspettatamente pulito. Non so perché me l'ero sempre immaginato come un posto sordido, lercio e maleodorante.
C'è un po' di coda, così aspetto il mio turno e mi guardo un po' in giro. Non passa molto che capisco il motivo di tanta ressa: chi va agli orinatoi lo fa per "esporre la merce", gli altri di fianco guardano e, se entrambi sono interessati, ci si sposta nelle toilette chiuse o nella cabina di una camion parcheggiato fuori.
Arriva il mio turno, mi piazzo davanti alla ceramica e tiro fuori un cazzo già bello turgido in attesa di qualcuno che lo volesse prendere. Aspetto un po' e, dopo aver declinato un paio di inviti di tizi che mi volevano scopare, sono quasi rassegnato ad andarmene a bocca asciutta, senza neanche un misero pompino. Penso che non è proprio giornata e sto per lasciar perdere quando si piazza di fianco a me un omone grande, grosso e pelato. Per curiosità abbasso lo sguardo e... resto a bocca aperta.
Era la cosa più mastodontica che avessi mai visto e il cervello non aveva ancora fatto in tempo ad azionarsi che la mia bocca aveva già pronunciato “andiamo".
Entro immediatamente in un loop di pensieri caotici, un brivido di eccitazione mi percorre avanti e indietro la schiena, non ho avuto che un paio di esperienze da passivo e di certo non con un calibro di quel genere.
Mentre ci dirigiamo verso un bagno libero, poi, ho un’illuminazione: non ho nemmeno un preservativo con me.
Butto a forza il tizio nella porta e gli dico di aspettarmi lì. Corro fuori come un invasato e mi infilo nel negozio dell’autogrill, ho l’adrenalina che pompa a mille, agguanto una scatola di Durex senza nemmeno guardare e mi avvento alla cassa.
Mi rendo conto di cosa sto facendo solo quando incontro gli occhi del cassiere che mi sorride sornione ed esco col viso rosso come un peperone.
Non c’è tempo per la vergogna, mi precipito dentro squartando la confezione e porgendogli una bustina. L’omone mi guarda divertito, me la restituisce, e ne tira fuori una dalla tasca: è tutta nera e sopra troneggia la scritta XXL.
Nel frattempo non riesco a trattenermi, allungo la mano e comincio ad accarezzarglielo: non è ancora del tutto duro e già non riesco chiudergli le dita intorno. Quando è completamente in erezione la cappella ha una dimensione spropositata e penso che, se dovessi succhiarglielo, non riuscirei a farmela stare tutta in bocca.
Lui, con una certa difficoltà, comincia ad indossare il preservativo mentre io, sempre più nervoso e impaziente, spalmo saliva a più non posso per cercare di lubrificare il più possibile l’ingresso.
fortunatamente da un’altra tasca lui tira fuori un flaconcino di Lube, ne versa abbondantemente sul mostro che ha tra le gambe e poi un’altra buona dose su due dita. Solo ora mi accorgo che ha due mani che sembrano badili.
Si fa strada tra le mie chiappe e, senza troppi complimenti, va a lubrificare per bene anche l’interno.
Dopo un paio di quelle passate io potrei già quasi dirmi soddisfatto ma il bello deve ancora arrivare.
Con uno strattone mi mette con la faccia al muro, mi appoggia quell’affare gigantesco al buchetto e spinge.
Stiamo stretti lì dentro, non riesco a respirare, ma lui spinge.
Cerco di agevolarlo in ogni modo, mi allargo con le mani, continuo a lubrificare con la saliva e lui, imperterrito, spinge.
A un certo momento, quando sono sul punto di dare forfait, il mio sfintere cede di schianto e lui entra. Un dolore lancinante mi percorre la spina dorsale e quasi mi fa schizzare gli occhi fuori dalle orbite, vorrei urlare come una ragazzina ma mi rendo conto appena in tempo che siamo in un bagno pubblico. E lui, inesorabile, spinge.
Si fa strada dentro di me, a ogni centimetro mi sento esplodere. E lui, inarrestabile, spinge.
Sono al limite, penso che non c’è più spazio, che non si può più andare avanti, così allungo una mano e scopro, con terrore, che ne manca ancora un bel pezzo. E lui, implacabile, spinge.
Passa un lasso di tempo che, a ripensarci ora, è allo stesso tempo interminabile e velocissimo, e sento finalmente le sue palle che toccano le mie: è tutto dentro.
Mi lascia, bontà sua, qualche istante per abituarmi all’idea e poi… comincia a pompare.
Ogni volta che arretra mi lascia un vuoto che mi pare incolmabile, che soltanto lui può riuscire a riempire. Ogni volta che torna alla carica il fiato mi si spezza in gola e un’ondata di calore mi avvampa il viso: ora il dolore è scomparso, da qui è tutto paradiso.
a un certo punto sento, con una punta di delusione, che comincia a ruggire e a ogni colpo aumenta il ritmo. Penso: “è troppo presto, non può lasciarmi così!”
Di colpo, senza preavviso, si sfila del tutto lasciandomi una sensazione così forte da farmi girare la testa. Con una mano mi tocco e sento lo sfintere che boccheggia, dilatato ad una misura spaventosa, per tornare alle sue dimensioni originali. O quasi. E’ solo il tempo di un pensiero che sento quell’autotreno di carne invadermi nuovamente e nuovamente riprendere a stantuffare con sempre più violenza.
Le sue dita si aggrappano ai miei fianchi e ogni colpo è accompagnato da uno sbuffo.
Non so come ma, per la prima e unica volta nella mia vita, sborro con fiotti bollenti che imbrattano il muro.
Quasi come se mi avesse sentito venire, anche lui comincia a ruggire e gemere e mi inonda con tanta veemenza che istintivamente chiudo la bocca per paura che possa schizzare fuori di lì.
Lo sento pulsare di piacere dentro di me e poi accasciarsi schiacciandomi contro la parete col suo quintale abbondante.
Fatico a tirare il fiato ma mi godo la sensazione del suo cazzo che lentamente si sgonfia mentre anch’io, un poco alla volta, torno alla normalità.
Inaspettatamente mi da un tenero bacio sul collo e si alza. Senza una parola sfila il preservativo e lo butta nel cesso mentre io sono lì a pensare che solo ora conosco il vero significato della parola “sfondato”. Nel tempo che lui si riveste i resto, col cervello completamente in pappa, a osservare quella che sembra una busta di plastica piena di sperma e noto che è leggermente striata di sangue. Penso che questa me la ricorderò…
Senza quasi che me ne renda conto lui apre la porta e se ne va.
Di colpo mi ridesto dal torpore, vorrei corrergli dietro e ringraziarlo per quell’esperienza mistica, chiedergli il numero di telefono perché lo rivoglio ancora dentro di me, magari non subito ma presto!
Sono ancora mezzo nudo e intorpidito dalla cavalcata e gesti troppo azzardati potrebbero mandarmi a terra, lungo e tirato su quello che, in fin dei conti, è sempre il pavimento di un bagno pubblico, ma quando riesco finalmente a rimettermi in sesto di lui non c’è più alcuna traccia.
Vorrei chiedere informazioni a chi è lì o al commesso ma mi vergogno troppo e così me ne torno a casa.
Da quel giorno sono tornato molte volte ma del gigante nessuna traccia.
Tempo dopo, ormai senza più speranza di rincontrarlo, raccolgo il coraggio e parlo col tizio dell’autogrill. Lui mi riconosce, si ricorda di me, dell’espressione sulla mia faccia quando sono uscito dai bagni e mi confessa che anche lui aveva la stessa espressione quando aveva avuto l’occasione di giocare col gigante.
Finalmente scopro che non è un alieno ma che si tratta di un camionista polacco che passa da lì saltuariamente e senza una cadenza fissa. Si ferma, va dritto ai bagni e, ogni volta, dopo una mezz’ora qualcuno esce con l’aria a metà tra lo stralunato e l’atterrito mentre lui è già salito sul suo camion e se n’è andato.
Ringrazio per la chiacchierata e sto per andarmene quando il ragazzo mi dice che ha finito il suo turno e se mi va di aspettarlo nei bagni…
Continuo a passare spesso da quell’autogrill, non ho più rivisto il gigante ma ho trovato un ottimo compagno di giochi e poi, hai visto mai che la fortuna, un giorno…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Area di servizio (una storia inventata, forse...):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni