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Gay & Bisex

«Eterissimo»


di Membro VIP di Annunci69.it smudanderos
07.07.2022    |    15.341    |    80 9.8
"Forse, potrebbe essere euforico o spaventato, dallo scoprirsi anche lui un po’ «bi»..."
«ETERISSIMO»

Lei ha un bel corpo, con due tette da paura e un sedere che parla! Lui mostra un bel fisico, ma niente cazzo. «Speriamo bene», dice Camilla, mia moglie, restituendomi il cellulare. Il profilo mostra molte foto della donna, anche in azione con diversi corpi di entrambi i sessi e una sola del marito, povera di dettagli, come spesso accade purtroppo. La coppia si è presentata apprezzando i nostri video. La cosa ci fa molto piacere e ringraziamo con tanti baci e cuoricini. Il secondo messaggio è ancora più interessante: esprime il desiderio di incontrarci, un sabato sera.

Andiamo a leggere l’annuncio per conoscere meglio questa coppia porcellina: una frase ci colpisce. Con un sopracciglio alzato e la bocca tirata su di lato, faccio la voce nasale, come un megafono vintage anni Sessanta e recito: «lei bisex; lui inequivocabilmente etero».

Comunque, va bene: ci stiamo. Detto fatto, arriva il momento di aprire la porta di casa alla coppia, che finalmente vediamo in viso. Lei è proprio bella e prosperosa e lui molto interessante.

Camilla è attratta solo dagli uomini, ma se una donna la bacia in bocca, ci sta. Se le palpeggia le tette, ricambia. Se l’altra le lecca la fica, accetta, anche se non prova la stessa cosa di quando è un uomo a farlo. Però non se la sente di restituire l’attenzione: non le piace leccare una donna. Perciò, la sua scelta: «etero» è corretta, direi. Comunque non è disgustata né si sente umiliata nella sua femminilità, prestandosi a delicate attenzioni omosessuali.


Quel giorno, i giochi sono iniziati proprio così: scambi di effusioni soft tra donne, in cui Camilla si è candidamente lasciata coinvolgere per qualche minuto in uno show, senza però metterci quella passione che lo renderebbe gagliardo, prerogativa distintiva di una «lei di coppia» con reali tendenze lesbiche.

Camilla è generosa, sa che a noi porci, piace vedere due donne che si baciano rotolandosi sul divano. Per questo si lascia trasportare, solo in parte, dall’avvenente ospite, che cercherebbe un approccio più completo, ma si accontenta. Come detto, questo è già più di quello che Camilla possa dare. Se si dichiarasse bisex, lo sarebbe per finta. Fuori target per chi ne cerca una vera.

Ben presto si stacca dall’abbraccio saffico e le sue attenzioni si rivolgono al cazzo del marito, che chiameremo «Porco», per semplicità narrativa, evitando i soliti: Marco, Luca, Paolo. Gli slaccia la cintura dei pantaloni bianchi, tira giù la zip e, senza tanti complimenti, entra nelle mutande stile modello, agguanta quello che c’è dentro, lo tira fuori come se gli appartenesse da sempre e se lo imbocca.

Io, prendo atto di essere ormai nel vivo della serata e, giusto per non essere asociale e guastafeste, mi ritrovo a sfilare un bellissimo paio di mutandine nere di pizzo, rimanendo incantato per un attimo davanti all’incantevole patata di «Troia», la moglie di Porco, cioè «la lei di coppia», secondo il rito canonico, diffusissimo peraltro e mi diletto nel leccarla. Mmmhhh... buona! Ha le labbra carnose, proprio come piacciono a me! La realtà corrisponde alle foto, ma ha quel qualcosa in più che la rende molto più saporita, consistente e dinamica.

Mi gusto per un po’ quella gran figa, poi, nel togliermi la camicia, m’incammino con la Troia per mano verso una camera, dove termino di spogliarmi completamente.
Il ritmico battere di tacchi, scandito a ogni suo passo, è inebriante come un mantra. Un preludio di una musica capace di fermare il tempo. Ascoltarla fino all’ultima nota, in questo momento, è la sola cosa che m’interessa.

Sul lettone ci abbracciamo e ci baciamo con le lingue e le labbra, che si esplorano intrufolandosi tra le bocche, sfiorando e lisciando anche tutto il resto fuori: orecchie, collo, capezzoli, braccia, mani. Ben presto sono dentro di lei. Ci guardiamo e i nostri neuroni a specchio lanciano messaggi, al pene e alla vagina, indicando come muoversi, quanta intensità metterci. Ascolto quel corpo caldo e quella figa bagnata. Attento a tutte le sensazioni nuove, che mi solleticano e m’incuriosiscono. Le ricerco e le provoco. Lei fa lo stesso.

Ci dilettiamo sessualmente, ma anche le nostre anime si accarezzano. È bellissimo. Come da giovani ma, invece di innamorarsi leccando un gelato, feticcio del sesso, qui si parte per la tangente leccandosi direttamente. Il tempo delle pere, in età matura (dire il tempo delle mele, sarebbe troppo adolescenziale).
Facciamo l’amore. Nella mia mente, però, s’insinua galeotto il ricordo di quelle foto pubblicate sul sito, in particolare, un’immagine della bella signora che ho tra le braccia, con una gran mazza piantata nel didietro.

È un cattivo pensiero, lo so, in dissonanza con il brano musicale tenero e delicato che ci sta cullando. È stato un hacker pirata, a immettere nella rete delle mie sinapsi, il desiderio di prendere spunto da quel quadretto sconcio. In fondo, il mio cazzo non dovrebbe preoccuparla, è circa la metà di quello che ha preso. Le comunico il mio porco intento. Troia sorride, finge imbarazzo, ma anche lei vuole salire di livello, dal sesso dolce a quello più osceno. All’improvviso la musica cambia, con rulli di tamburi, squilli di trombe e colpi di gong.

Come voltare pagina, da quella erotica alla pornografica, lei alza il culo, si mette in posizione e mi invita a prenderla dietro. «Mettimelo in culo!». Il tono imperativo non lascia spazio a tentennamenti, che del resto non ce ne sono: le parole mielose si trasformano in turpiloquio spinto. Le anime diventano animali.

Di tanto in tanto, mi ritraggo e mi alzo in piedi sul letto, per guardare quel buco aperto e usato da chissà quante nerchie. Troia sa che lo sto fissando e, per eccitarmi ancora di più, muove provocatoriamente lo sfintere. Sa cosa piace a noi maiali. Apre il buco al massimo: ha una forma tondeggiante, un po’ ellittica, con i bordi arrossati e, all’interno, un pozzo nero in cui perdersi e poi di colpo lo richiude. Ripetutamente lo apre e lo chiude, sembra la bocca di un pesce che respira e cerca e di imboccare qualcosa di buono. Il richiamo è irresistibile, mi prende un raptus. Cos’avrà provato Ulisse con le sirene? Se avevano i buchi dei culi boccheggianti come questo, capisco l’impossibilità a resistere.

Piegando le ginocchia affondo il cazzo nella fossa delle Marianne. La prendo per i fianchi e la sbatto sempre più forte. Voglio entrare nelle viscere anche con le palle. Tutta l’orchestra tuona all’unisono, i timpani rombano, gli archi emettono sibili acuti, come fulmini di un temporale, finché non godiamo ansimando fortemente. Mi fermo e crollo sulla sua schiena. In pochi istanti le ho sciorinato tutte le parolacce più oscene. Lei, eccitatissima anche da quel lurido sentire, continua a sgrillettarsi per godere ancora, fuori questa volta. M’insulta di rimando, ma il dizionario di male parole fatica a proporne una che non sia già uscita dalla mia bocca. Gode come una vacca, mentre sto dentro di lei, a cazzo mollo, ma gonfio. Fantastico! Poi abbandoniamo la posizione da combattimento, rilasciandoci sui fianchi.

Ci guardiamo negli occhi, siamo stravolti. Sembriamo diversi dai due che erano entrati qui. Volti arrossati, sudati, trasfigurati. Capelli arruffati. Non è certo il momento migliore per fare fototessere per il curriculum vitae.

Dopo un po’ di rilassamento, abbandonati tra le lenzuola, con le mani che ancora si cercano e le gambe incrociate, mi viene in mente che ne abbiamo dimenticato un paio di là: sì, quei due, di cui una dovrebbe essere mia moglie. «Come sarà andata agli altri?», chiedo. «Chi?», risponde la Troia, anch’essa presa da temporanea amnesia e ride. Ci alziamo, torniamo in salotto, ma non c’è traccia né di Camilla né di Porco.

Ci spingiamo sul terrazzo e li becchiamo scopanti sul divano, laggiù, sotto la vela. Camilla lo sta cavalcando e lui la tiene saldamente in sella. Porco la riempie con quel suo gran cazzo. Non lo avevo visto bene, prima, ne sono rapito.

Ci ritraiamo senza farci scorgere e optiamo di andare a fare una doccia, insieme. Mentre insapono la schiena e le natiche della Troia, non riesco a non pensare a quel cazzo duro dentro mia moglie. Che banana! Comunque apprezzo anche il bellissimo corpo sotto i miei occhi e continuo la palpazione, spesso non direttamente collegata al lavaggio delle parti in causa. Infatti, mi dice: «Guarda che è la terza volta che passi lì... » e ride.

Mentre le asciugo le spalle, dico alla Troia: «Andiamo a rompergli le palle!». Lei sorride e se ne esce con un frizzante: «Siiiii».
Camminiamo in punta di piedi, ancora nudi, oltrepassiamo il tavolo, poi le fioriere e, infine, posiamo le salviette sulle poltroncine da giardino, ai lati del divanetto, e ci sediamo.

Camilla e Porco hanno un ritmo di monta da maratoneti. Potrebbero proseguire così per ore. Le loro bocche sono unite. Lei, con le mani sul collo, tiene la testa in posizione per favorire il bacio, molto passionale; sembra infatuata, mentre lui le accarezza le tette e poi, stringendola a sé con forza per la schiena, spinge il suo cazzo ancora più su: è deciso a spaccarle l’utero. Le chiappe strette di mia moglie indicano la determinazione di stritolargli il pene e risucchiarlo dentro di sé il più possibile. Sotto le natiche, si vede solo la metà delle palle del Porco, il resto è tutto dentro, ben piantato nelle carni della vacca in estasi.

Quando Camilla, al massimo della spinta, trattiene il fallo dentro, si vedono perfino i buchi della cellulite contribuire a far presa sulle pareti interne della figa addosso a quell’arnese, che si è impossessato di lei, offrendogli un pompino vaginale profondo, con aspirazione e spremitura a caldo (altro che quella delle olive a freddo). Trovo arrapante perfino quell’osceno groviera sulle chiappe di mia moglie, mentre è sventrata da un cazzo duro e arrogante, ficcato tutto dentro la sua fica fradicia.

Io ho gli occhi fissi sulla stantuffata nella vulva, che si ritrae fino a quasi estrarre del tutto la nerchia dura: le piccole labbra si allungano a ventosa per trattenerla, come due fette di carpaccio incollate al manzo, ma quando ormai s’intravede la cappella, che sta per sfuggirle fuori all’aria, lei, con un brusco colpo di bacino, se la affonda nuovamente tutta dentro fino allo stomaco. Talvolta, si alza troppo e la fica tirata al massimo, molla la presa sull’uccello, che scappa fuori e scivola su tra le chiappe. Le labbra protese gridano: «Nooooo!». Prontamente lei lo recupera con la mano e se lo pianta dentro. Un sonoro: «Aaahh!», fa capire che quell’affondo ha strusciato simultaneamente tutti i punti erogeni sulle pareti vaginali. Quel glande sta facendo sborrare di brutto, quella gran troia di mia moglie.

Uh, che forza! Difficilmente mi si alza dopo una scopata, ma nel contemplare quella scena, il mio pisello torna nuovamente arzillo. Me lo meno. Quando Camilla s’innamora degli uomini che la scopano, impazzisco, vado in tilt, mi eccito come un macaco. La Troia se ne accorge e viene a darmi una mano.
Me lo sega e poi me lo spompina, mentre guardo quel cazzone impalare la puttana di mia moglie, totalmente in fregola.

Porco e Camilla non si sono nemmeno accorti di noi, che stiamo lì a sbirciare con viva partecipazione. Fisso quel cazzo con voglia. Ora, ho attivato la procedura del perfetto guardone segaiolo, con una moglie puttana, che lo fa cornuto.

Poi dicono che le donne hanno l’invidia del pene... cazzo sono io che invidio tutti i peni che si prende quella vacca!

Mi alzo e vado a inginocchiarmi davanti alla rivista pornografica aperta alla pagina «cuckold», con la «sweet» trombata dal «bull» (ovviamente in inglese). Sono eccitato come un muflone.
Invito Troia a seguirmi per continuare a segarmi e lo fa con piacere. Con la mano accarezzo le palle di Porco, che emette un mugolio, chissà se ha capito chi gliele sta ravanando.

Slinguetto il buco di culo a Camilla, lubrificandolo. Troia, con la mano sinistra accarezza le chiappe di mia moglie con movimento rotatorio, si avvicina al forellino e v’inserisce il pollice, che scivola su con facilità.
Senza chiedere il permesso, lecco l’asta in tutta la sua lunghezza o meglio, quella parte che rimane fuori, prima che sparisca, nuovamente inghiottita dalle buie profondità vaginali di mia moglie. Con la testa reclinata di lato, la bocca aperta e le labbra strette con forza sulla verga, modello una specie di prolunga di vagina avvolgente l’asta, che lo struscia anche quando Camilla solleva la figa: accompagno il movimento verso su e poi verso giù, prima che lei mi piombi addosso con il suo culone.

Porco ha un sussulto. Geme e improvvisamente gode, emettendo grugniti e sbuffi simili alle antiche locomotive a vapore. Anche Camilla gode con lui, per l’ennesima volta.

Dal respiro direi che è la terza o la quarta. Lo capisco perché, alla prima sborrata di figa, ansima donandoci effetti sonori degni di un film porno: dalla seconda in poi va scemando, divenendo via via meno rumorosa. Dopo la quinta, solo il mio orecchio esperto in «camilla orgasmi», riesce a percepire il suo godere. La gratifico con la lingua attorno al buco del culo, lisciando anche il dito di Troia.

Porco adesso sa chi l’ha lavorato di bocca: dev’essergli andato in corto circuito il cervello, perché se è davvero convinto di essere etero oltremodo, deve spiegarsi come sia stato possibile sborrare all’improvviso. Ciò che qui è inequivocabile non è il suo essere etero, ma il semplice fatto che è stato il mio inatteso intervento a trasformare la scopata da regolarità, in quello scatto da centometrista verso il traguardo finale, giungendo in tempi record al fotofinish. Una sborrata con flash bisex. Questa rivista «Cuck&Cock», ne riserva delle belle. Bisogna prenderne atto.

Dopo qualche altro affondo in vagina, sempre più tranquillo, i due si fermano e Camilla si distacca lentamente, sfilando anche il dito di Troia, poi appoggia le grandi labbra sul mio naso, che ficco dentro fino a non respirare, mentre con la lingua le trastullo la clitoride. Avendo io un naso importante, lei lo sente bene e le piace perché, tra una leccata e l’altra, faccio vibrare sul grilletto anche il setto nasale. Un lavoro in apnea, poi mi stacco leggermente dalla fica e apro un po’ la bocca di lato per prendere un bel respiro, prima di morire.

Rimane ferma qualche secondo a godersi la mia leccata e la mia nasata, dopodiché si alza. Nel frattempo tengo ben stretto in mano l’arnese di Porco. Srotolo la gommina piena, che allungo a Camilla e lo succhio, estraendo le ultime gocce di sperma rimaste ancora dentro l’uretra e gli pulisco la cappella, che era rimasta intrappolata assieme ai getti di sborra. È ancora sensibile, gli provoco qualche spasmo e la cosa sembra piacergli proprio.

Con una mano stringo l’asta spingendo, con forza, tutta la pelle su, verso la punta, per spremere fuori del tutto, quello che sembra più non esserci, esplorando nuovamente il forellino del glande con la lingua. Con l’altra mano, sotto le sue palle, gli massaggio per bene il perineo. Roteando l’indice lambisco tutt’attorno al foro, mi avvicino sempre più al centro e, infine, lo infilo dolcemente nell’«orello».

Porco s’irrigidisce un po’, ma il mio sguardo rassicurante, unitamente ai baci e alle carezze di Camilla, fa sì che si rilassassi e chiuda gli occhi. Si lascia andare all’indietro, poggiando la testa. Forse sta pensando quanto gli piace essere lavorato lì sotto, sebbene io sia maschio, però molto troia e questo compensa.

Forse, potrebbe essere euforico o spaventato, dallo scoprirsi anche lui un po’ «bi». Comunque sia, è consapevole che il trastullatore di prostata è un uomo e, cosa non da poco, si rende conto di non stare sclerando, anzi, muove il sedere per favorire il massaggio nei punti giusti. Mugola perciò gli piace. Sua moglie, Troia, con una lunga carezza, abbandona dolcemente il mio cazzo e lo va a baciare, alternandosi a Camilla fino a sostituirla, per ristabilire il contatto in famiglia, temporaneamente sospeso nel ben riuscito scambio di coppia. Gli accarezzo per un po’ la pancia e torno al bagno per risciacquarmi.

Camilla mi raggiunge e cerca la mia anima con un’occhiata profonda e felice, che mi scioglie dentro, e mi bacia. Anche ritrovarsi tra di noi, ha la sua magia. Questo bacio sa di cazzo, che lo rende ancora più saporito. Poi entra in doccia. Porco la segue. I due, lavandosi, si palpeggiano per bene. Il potente getto d’acqua non sembra annoiato di avere appena visto lo stesso film, forse perché con attori diversi.

Per circa un’altra ora, sul terrazzo, al fresco della notte, ci deliziamo ancora della bella compagnia. Gustiamo anche un gelato al brandy. Non all’inizio, come quando eravamo giovani, bensì alla fine della fiera. Parliamo e ridiamo allegramente, senza nessun accenno all’afflato omosessuale. Io me ne guardo bene dal proporre il tema, ma scruto attentamente Troia, che incrocia il mio sguardo e mi strizza l’occhio. Sono certo che è la risposta al mio interrogativo. Infatti, non mi sembra sconvolta, né avere perso il rispetto per il marito e tantomeno preoccupata per la virilità dello stesso. Non pare nemmeno pentita di avere fatto sesso con me, fautore dell’azzardo. Allora davvero sono tutte seghe mentali, che si fanno i maschietti? Lasciamo sedimentare e maturare. Con il tempo si vedrà.

A notte inoltrata ci salutiamo, quasi dispiaciuti che sia giunta l’ora di separarci. Due lunghi baci scrivono un arrivederci sulle pareti di casa nostra.

Passa circa un mese e Porco comincia a inviarmi foto del suo cazzo in tiro: prima le spediva solo a Camilla. Mi manda anche brevi video in cui si sega, sborrando sulla pancia. Fino allora, solo scatti delle parti intime e delle tette della moglie. Gli rispondo a tono, apprezzando la posta e invitandolo a nuovi giochi e così avviene, quando si riesce a trovare il tempo.
Saltuariamente Porco passa a trovarmi anche da solo, quando non è possibile essere in quattro. Ce la godiamo anche così, io e lui, senza le troie. Con loro sarebbe meglio, ma non ci perdiamo d’animo. Sborriamo alla grande.

Ah, dimenticavo: quando mi prendo i cazzi di Camilla, l’invidia del pene mi passa!

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