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Gay & Bisex

Farmacia (parte 2)


di LettoreErotico
16.06.2025    |    2.490    |    3 8.8
"Girava il polso per aggiungere un movimento avvolgente, come una spirale che in pochi secondi iniziò a rendere più rigido quel piccolo cazzo..."
Fu in quel momento che Giuseppe si rese conto di quanto poco professionale fosse stato quel gesto. Aggravato dal fatto che il suo sguardo non si era staccato da quello del ragazzo che ora lo stava guardando negli occhi.
“Uhm, tieni, ecco” disse imbarazzato il farmacista mentre porgeva il preservativo ormai libero della sua confezione.
Paolo prese il preservativo in una mano e infilò l’altra oltre l’elastico della tuta. Sollevò gli occhi verso quelli di Giuseppe.
“Ehm… ti dispiacerebbe un attimo?” chiese cortesemente “oh certo, scusami” rispose il farmacista girandosi.
Gli volse le spalle e si mise a fissare le mensole piene di farmaci. Poi realizzò che con tutta probabilità il ragazzo gli stava chiedendo di uscire dallo stanzino per lasciargli un po’ di privacy e non solamente di girarsi. Ma il ragazzo non disse niente. Forse troppo imbarazzato all’idea di far insospettire le persone nell’altra sala sul perché il farmacista stesse entrando e uscendo più volte dallo stanzino.

Ci furono dei momenti di silenzio. il modo in cui aveva aperto il preservativo aveva portato il cazzo di Giuseppe all’orlo della disperazione e il farmacista approfittò di avere il ragazzo alle spalle per cercare di dare del sollievo a quella erezione. Ma peggiorò solamente le cose. Più premeva la stoffa attorno quella mazza irrigidita, più questa chiedeva di essere scossa con colpi più vistosi. Ma il farmacista si dovette limitare a strizzare e rilasciare più volte quel membro turgido.
“Come va?” chiese il farmacista senza voltarsi.
“Mi serve soltanto un momento” rispose il ragazzo, facendo trapelare un po’ di tensione nella sua voce.
“Troppo stretto?” provò ad indovinare Giuseppe.
“No, è che… non… qui dentro… con un’altra persona… beh… non riesco… non si…” provò a comunicare Paolo.
Il farmacista capì. La speranza che forse il ragazzo potesse trarre qualche ispirazione ad avere un altro uomo nella stanza svanì. Giuseppe lasciò andare un piccolo sbuffo di disappunto e chiese “hai bisogno che esca dalla stanza?”.
“Eh forse sarebbe… non lo so… aspetta… sì… anzi forse è meglio… è che sono nervoso, non c’è bisogno” provo di nuovo con difficoltà a comunicare Paolo.
Giuseppe iniziando ad essere un po’ stufo della situazione si girò senza chiedere il permesso al ragazzo per vedere quale fosse la situazione.

Il ragazzo istintivamente portò le mani all’inguine per coprirsi, e mentre cercava di tirare su l’elastico della tuta, il farmacista disse in tono piatto “non ti preoccupare, guarda che sono un professionista. Ho fatto per anni l’urologo”. Quella di Giuseppe era una bugia, ma era disposto a mentire pur di far procedere più in fretta possibile la situazione in cui si era stupidamente messo.
“Fidati, sono abituato a queste situazioni. È normale che succeda ma noi medici siamo preparati per quando bisogna portare il paziente ad un certo… stato. Serve per poter fare certi controlli che altrimenti non potremmo fare” disse il farmacista per guadagnarsi la fiducia del ragazzo.
“Posso aiutarti io” aggiunse, mente Paolo, senza dire una parola, abbassò l’elastico e allontanò le mani dal suo pene.

Con grande delusione del farmacista il ragazzo non sembrava molto dotato. Il cazzo era adornato da un bel paio di palle che giacevano sull’ecopelle nera del lettino medico, grosse ed evidentemente piene, probabilmente fresche di rasatura. Ma la mazza era lunga solo cinque o sei centimetri, sottile.
Giuseppe allungò la mano verso quel piccolo cazzo ma subito Paolo cercò di ritrarsi.
Fermandosi ma senza arretrare di un centimetro la mano, il farmacista disse al ragazzo “se serve, puoi chiudere gli occhi, o guardare di lato.
Il ragazzo fece entrambe le cose e scoprì di nuovo il suo cazzo per lasciarlo alla presa del farmacista.
Appena le dita furono sul cazzo di Paolo, questo sussultò. Lasciò andare un sospiro ma non fermò Giuseppe.
La mano del farmacista iniziò ad accarezzare il membro flaccido. Lo strizzava un po’ e lo tirava leggermente a sé. Girava il polso per aggiungere un movimento avvolgente, come una spirale che in pochi secondi iniziò a rendere più rigido quel piccolo cazzo.

Giuseppe lasciò andare per osservare come stesse procedendo. Poi riprese sospettando che oltre a renderlo più duro poteva tirarne fuori ancora qualche centimetro di lunghezza. E così fu.
Ora il cazzo di Paolo si ergeva dritto nei suoi dodici centimetri di lunghezza. Ora più in armonia con la misura delle palle e con un’elegante curvatura all’insù. Tutto sommato non era un brutto pene, pensò Giuseppe. Il cazzo gli era tornato a pulsare sotto il camice da farmacista.
Sollevò lo sguardo vero il ragazzo che ora aveva riaperto gli occhi e li aveva puntati in basso verso la sua erezione. Poi Giuseppe arretrò lasciando lo spazio per permettere a Paolo di indossare il preservativo.
“Prova adesso” disse per incalzare il ragazzo, il quale prese il preservativo senza esaminarlo minimamente e iniziò a tentare di indossarlo. Purtroppo ad ogni spinta verso il basso questo sembrava arricciarsi di nuovo nella sua forma iniziale.
Dopo un paio di tentativi falliti il farmacista decise di prendere di nuovo la situazione in mano, e non solo figurativamente.
“Posso?” chiese Giuseppe avvicinandosi nuovamente al cazzo di Paolo. Stavolta, con poca opposizione, il ragazzo lasciò le mani del farmacista fare quello che sapevano fare meglio di lui.

Giuseppe tolse il preservativo dal cazzo del ragazzo e lo portò vicino alle sue labbra. Con un paio di soffi controllò da quale parte la plastica tendesse a formare la punta. Capì che il ragazzo aveva cercato di indossarlo alla rovescia e lo ribaltò. Lesse nei suoi occhi un po' di imbarazzo, ma non disse niente.
Prese il preservativo e tenendolo per la punta lo appoggiò sulla cappella. Fu lì il primo segnale che quella non era la misura giusta. Fece scorrere l’anello di plastica oltre la sporgenza della cappella. Arrivò a srotolare l’intero preservativo ma arrivato a quel punto si accorse che c’erano un paio di centimetri che il preservativo non riusciva a coprire. Tentò di srotolare la plastica ancora più in fondo ma quel movimento deciso e quella presa così stretta non fecero altro che far aumentare la lunghezza che questo non riusciva a coprire.

Ora che lo guardava meglio, il cazzo di Paolo era chiaramente più lungo di dodici centimetri e quel preservativo era utile a coprirne solo due terzi della lunghezza.
“Beh… può andare bene?” chiese il ragazzo al farmacista, il quale spiegò che non era decisamente la sua taglia.
Rendersi conto che la sua prima opinione sulla taglia del ragazzo era sbagliata ridestò l’attenzione del farmacista. L’idea che quel cazzo fosse più che raddoppiato da duro fece a sua volta indurire un po’ quello di Giuseppe.
“Forse dovremmo provare con questo” disse il farmacista estraendo da una scatola contrassegnata “L” un nuovo preservativo.
“Come mai questo non va bene?” chiese con innocenza Paolo.
“Beh, dovrebbe raggiungere la base per calzare bene” rispose Giuseppe ma senza che il ragazzo mostrasse di aver capito. “Vedi, se provi a… come dire… penetrare la mia mano, ti accorgerai quale è il problema” aggiunse per offrire un esempio pratico.

Il farmacista offrì una mano con le dita strette attorno un pene immaginario, che lentamente e con esitazione il ragazzo iniziò a riempire.
Il cazzo fece appena un paio di movimenti ripetuti quando la presa con cui la mano di Giuseppe lo stava stringendo fece scivolare il preservativo.
“Ah… si è tolto. Beh, immagino avevi ragione” disse il ragazzo, ma ora il farmacista era troppo eccitato per poter sentire cosa avesse detto.
Quell’azione lo aveva colto alla sprovvista sebbene fosse stato lui ad offrire la mano. Il cuore gli batteva così forte che lo sentiva nella testa, e ovviamente nel cazzo che ora pulsava sotto il camice.
Non riuscì a dire niente, perciò infilò il preservativo che gli era rimasto in mano nella tasca libera e con l’altra mano libera porse il nuovo preservativo al ragazzo.
Paolo cercò anche questa volta di aprire la busta da solo, ma dopo pochi secondi subito la passò a Giuseppe.

Con lo stesso gesto di prima liberò il preservativo dalla confezione e lo porse al ragazzo, stavolta indicandogli già il verso giusto. Paolo iniziò a farlo srotolare verso il basso quando si fermò a guardare se ci fosse qualche problema.
“Che c’è? Qualche problema?” chiese il farmacista vedendo che il ragazzo si era fermato.
“No è che… mi sembra… un tantino stretto… non scende” gli rispose mentre digrignava i denti per la concentrazione.
“Fai provare a me” disse Giuseppe, che senza ormai più aspettare un cenno di assenso prese in mano il cazzo del ragazzo. Provò a spingere giù la plastica del profilattico ma questa si strappò facendo finalmente giungere l’anello alla base ma lasciando sulla punta solo un misero lembo.
Per qualche secondo lo sguardo del farmacista rimase bloccato su quel membro su cui stringeva ancora la mano. Lasciò andare le dita per vedere come ormai quella mazza venosa avesse raggiunto una lunghezza più vicina ai diciotto centimetri. Notò alcuni sobbalzi di quel vigoroso arnese e il farmacista alzò lo sguardo per incontrare quello del ragazzo.
“Scusami” mormorò il ragazzo.
“Non ti preoccupare” provò a dire il farmacista con voce roca. La sua bocca era secca. Il cuore gli batteva frenetico. Il cazzo premeva nei pantaloni.

Giuseppe non riusciva quasi a parlare. Prese la scatola contrassegnata “XL” stavolta senza neanche spiegare al ragazzo quale fosse il prossimo tentativo.
Il silenzio rimbombava. Quasi si potevano sentire i battiti accelerati dei due ragazzi in quello stanzino. L’unico rumore che lo interruppe fu quello dell’incarto di plastica aperto. Poi quello del lattice teso.
Giuseppe cercò di srotolare il nuovo preservativo ma incontrò anche questa volta difficoltà. Si accorse che stavolta era stato lui a sbagliarne il verso. Lo sollevò leggermente e invece di portarlo a sé, stavolta portò le labbra vicino alla punta di quel cazzo.
Il ragazzo arretrò di nuovo ma Il farmacista tenne la presa su quel cazzo di marmo. Alzò gli occhi al viso del ragazzo.

Tenendo lo sguardo fisso, Giuseppe voltò leggermente il viso e soffiò sul profilattico, rivelandone il verso giusto, come aveva fatto pochi attimi prima.
Tornarono entrambi a guardare il cazzo di Paolo, e Giuseppe iniziò a srotolare il lattice.
Giuseppe ebbe un'altra fitta al cuore quando si accorse che neanche questa taglia andava bene per il ragazzo. Lo capì subito ma non riusciva a staccare le dita da quel cazzo pulsante. Fece scorrere la mano su e giù nel tentativo di far calzare il profilattico fino alla base ma questo si fermava due o tre centimetri prima. Fece partire le dita dalla punta cercando di farlo aderire il meglio possibile ma non riusciva a srotolarlo più di così.
Paolo lasciava uscire dalla sua bocca dei piccoli gemiti ogni volta che il farmacista tornava su e cercava di tirarlo più giù. Il cazzo di Giuseppe invece ormai premeva contro il polpaccio del ragazzo. Involontariamente aveva iniziato a strusciare la montagna di stoffa bianca del suo camice contro l’acetato rosso della tuta di Paolo.

Il farmacista era ipnotizzato da ciò che aveva davanti. Ormai aveva iniziato ad usare due mani per cercare di tenere fermo il preservativo alla base mentre cercava di lavorare sulla punta. Era incredibile quanto stesse continuando a crescere. Sicuramente aveva superato i venti centimetri e non sembrava fermarsi lì. Giuseppe voleva sapere dove sarebbe arrivato. Iniziò a tirare ancora più giù il lattice nell’impazienza di vedere tutta quella virilità finalmente avvolta per intero.
Poi ci fu un nuovo strappo.

Stavolta fu il farmacista a trasalire. Sentì la macchia umida che gli si stava formando nelle mutande.
“No no no, e adesso?!” chiese nel panico il ragazzo.
Il farmacista non si prese nemmeno la briga di rispondere. Girandosi con lo sgabello trovò alle sue spalle una confezione con sopra scritto “XXL” e senza sprecare neanche un secondo tirò fuori un nuovo preservativo.
“Spero davvero questo vada bene” il ragazzo cercò di rompere il silenzio. Le grosse cosce nude appoggiate all’ecopelle del lettino, la tuta rossa arrotolata appena sotto le ginocchia.
Ma il farmacista non rispose. Era troppo preso dal suo esperimento. Con quel grembiule bianco e il bagliore negli occhi ormai Giuseppe si sentiva come uno scienziato pazzo intento a scoprire i limiti della sua nuova creazione.

Tornò brevemente alla realtà solo quando si accorse del verso di leggero dolore che fece il ragazzo. Anche questa quarta opzione sembrava troppo stretta per il ragazzo.
Il cazzo di Paolo aveva ormai iniziato a raggiungere proporzioni che Giuseppe aveva visto solo attraverso lo schermo di un computer in certi video.

Era arrivato ai venticinque centimetri abbondanti. Era troppo duro per cedere sotto il suo stesso impressionante peso. Se l’avesse fatto la cappella avrebbe iniziato a sfiorare l’inizio del ginocchio. Invece era così muscoloso da restare teso a mezz’aria, puntando dritto verso il volto del farmacista, quasi come a sfidarlo, a prendersi gioco di lui, Giuseppe, un uomo combattuto tra il buon senso di rimanere professionale e l’istinto animale di prenderlo tutto in bocca.
Il diametro era cresciuto a sua volta. Quando il farmacista si rese conto che il suo pollice non riusciva più a incontrare nessun altro dito dall’altra parte di quel membro realizzò che doveva essere diventato più grosso di una lattina birra. Iniziò ad immaginarlo altrettanto pieno.

Quell’idea iniziò a farlo salivare, come un cane che sente il padrone aprire la busta dei croccantini.
La curiosità di sentire quel membro venoso e muscoloso riempirgli le pareti della gola iniziava a farsi troppo difficile da ignorare.
Quando sfilò il preservativo di taglia XXL ormai portato al limite, Giuseppe notò quanto bagnato si era fatto il glande del ragazzo. Era grosso, violaceo e teso fino a farlo sembrare lucido. Qualche goccia di quell’umore dall’odore pungente cadde dal profilattico sulla gamba coperta dal camice del farmacista.
Il farmacista cercò tra vari scaffali per una confezione che non era neanche sicuro di avere in quel magazzino. Con gli occhi scorreva le scritte cercando le tre X di cui il ragazzo avrebbe avuto bisogno.
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