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Gay & Bisex

Farmacia (parte 3)


di LettoreErotico
16.06.2025    |    2.321    |    5 9.4
"Lo indirizzo verso il buchetto pregando che questo fosse pronto a ricevere le conseguenze di quella stupida idea che aveva avuto..."
Dandogli le spalle l’idea di ricevere quell’enorme cazzo in culo gli fece leggermente tremare le gambe. Era così arrapato che quasi non si accorse che nella terza fila di confezioni aveva trovato quello che cercava. La scatola coperta di polvere, probabilmente mai mossa da lì da quando era arrivata qualche anno fa. Preservativi taglia XXXL
Ormai pronti a ripetere, Giuseppe aprì la bustina di plastica e Paolo lo lasciò applicare il profilattico.
Stavolta la lunghezza che offriva la plastica sembrava sufficiente. Il farmacista arrivò a srotolarlo fino alla base. L’anello di plastica intrappolò quel diametro notevole e il ragazzo ebbe un sobbalzo. Era così stretto da produrre probabilmente lo stesso effetto di un cockring.

Il flusso di sangue era aumentato è il sangue intrappolato in quella morsa stava gonfiando le vene che percorrevano quel membro esemplare.
“Come te lo senti?” chiese il farmacista ormai inebriato.
“Beh, diciamo che non è comodissimo. Lo sento un po’ troppo stretto. Specialmente alla base” rispose il ragazzo, che poi aggiunse “Per caso hai un’altra taglia ancora?” ormai rosso in volto dalla vergogna.
“No mi dispiace” rispose Giuseppe, anche lui rosso in viso, ma per la forte lussuria che gli faceva quasi mancare il respiro. “Temo questa sia l’opzione migliore”
“Va bene, allora dai prendo questi” disse Paolo provando a sfilare il preservativo che aveva appena provato. Tentò di tirarlo dalla punta, ma la plastica non si muoveva. Scese più giù con le dita provando a rimuoverlo dalla base, ma anche lì ci fu poco da fare.

Il farmacista colse il problema e senza chiedere si mise all’opera cercando di sfilarlo con le sue due mani. Prese a passare le dita su e giù con energia sperando che come il primo preservativo, quello troppo largo, questo ad un certo punto si sfilasse via. Ma non successe.
Prese a massaggiarlo con più precisione. Prese a giocare con la punta sperando che questa si separasse un po' dalla pelle sotto ma nulla da fare. il farmacista si accorse che le cosce su cui stava appoggiando i gomiti, quelle di Paolo, erano tese. Tese come le mani che stringevano forte il lettino. Stringevano forte come i denti di qualcuno che cerca di non urlare per il dolore, ma il farmacista intuì che stringevano per trattenere urla di un altro tipo.

Giuseppe si avvicinò col viso per vedere se l’anello di plastica si era spostato di qualche millimetro ma non notò cambiamenti. Ormai l’asta di carne gli era affianco il viso, la punta all’altezza de suo orecchio intento a cogliere ogni sospiro agonizzante del ragazzo. Preso dalla foga il farmacista lo fece oscillare. Impugnò quel cazzo enorme e se lo fece sbattere sulla guancia un paio di volte. Quel suono così sporco, così volgare, così dolce.

Il ragazzo lo spinse per le spalle e lo fece indietreggiare “ma che cazzo fai?” gli urlò contro.
“O mio dio scusa, non so che mi è preso. È che eri lì con quel… è così grosso… non sono riuscito a… o mio dio scusami ancora…”
“Fammi comprare sto profilattico e poi me ne vad…” il ragazzo si bloccò senza finire. Il pugno a mezz’aria. Dentro, stretto tra le dita il profilattico che era riuscito a togliersi, ma era solo un lembo. Un doppio anello di plastica continuava a stringergli il cazzo ancora duro.

Il ragazzo si alzò, sbatté la banconota che trovò nella tasca della tuta sul tavolino, alzò l’elastico dei pantaloni, strappò dalla mano di Giuseppe la confezione di preservativi e si avvicinò alla porta scostando il farmacista. Poi si bloccò. Guardò in basso e si accorse che metà del suo membro spuntava fuori dalla tuta.
Tirò su l’elastico ma no riusciva a coprirlo. Provò con la maglietta ma la forma che celava era troppo esplicita. Lo prese in mano e lo inclinò verso il basso sperando di farlo entrare tutto nei pantaloni.
Ci riuscì ma l’erezione tendeva così tanto la stoffa da sembrare quasi finta. La rimaneggiò spostandola parallela alla coscia, la punta appena qualche centimetro dal ginocchio, ma questa spingeva ancora.
“Come faccio adesso?” chiese più a sé stesso che al farmacista “Non vuole andare giù”.
“Beh forse posso…” iniziò titubante Giuseppe a poggiare le dita lungo quella protuberanza coperta.
Il ragazzo però gli fermò la mano. Le dita del ragazzo stringevano il polso del farmacista, e le dita del farmacista stringevano il cazzo del ragazzo.

“Non puoi uscire là fuori così” il silenzio interrotto dal vociare delle vecchie dietro la porta dello stanzino.
“E sai anche tu che non tornerà moscio prima di un bel po’. Quindi…” le dita del farmacista presero a muoversi, e quelle del ragazzo a guidare quella mano.
Quando Paolo lasciò andare la mano, Giuseppe la infilò dentro la tuta. i due erano faccia a faccia, petto contro petto. Il cazzo di Giuseppe premeva contro la coscia muscolosa di Paolo ma non poteva competere.
Lo cacciò fuori. Il cuore di Giuseppe ebbe un altro sobbalzo.
Guidò il ragazzo di nuovo sul lettino e prese a segarlo. Piano, poi con energia.
Stavolta era palese perché il ragazzo teneva le dita strette attorno il bordo in ecopelle. La sua testa non voleva raggiungere l’orgasmo, ma il suo cazzo aveva un bisogno animale.

Dopo qualche minuto passato ad usare le mani, il ragazzo guardò il farmacista che si fermò.
“Non basta” disse arrendevole.
Il farmacista prese in mano la situazione, o meglio, in bocca. Finalmente riuscì a gustarlo. La saliva era tanta e la voglia altrettanto. Ma il fiato mancava. Aveva il viso paonazzo ma la cosa mandava Giuseppe in estasi.
Aprì meglio il camice e iniziò a sbottonarsi i pantaloni. Prese a segarsi ed ebbe ancora più chiara la differenza tra cosa aveva tra le gambe lui e cosa aveva tra le gambe Paolo.
Cercò di andare più veloce e più in fondo ma dovette fermarsi per riprendere il respiro. Le mani continuarono pronte a stimolare quel cazzo grosso e venoso. Un’altra volta il ragazzo aprì gli occhi, lo guardo e sussurrò “non basta”.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Giuseppe prese una piccola bottiglia da una mensola e la stappò.
Versò qualche goccia abbondante lungo il membro del ragazzo che ormai sobbalzava e si contraeva alla ricerca di qualcosa da riempire.
Il farmacista si tolse le scarpe, i pantaloni e le mutande. Il ragazzo afferrò queste prima che il farmacista potesse appoggiarle a terra.
Giuseppe si voltò. Un piede sullo sgabello, una mano sulla mensola e l’altra attorno al cazzo di Paolo. Lo indirizzo verso il buchetto pregando che questo fosse pronto a ricevere le conseguenze di quella stupida idea che aveva avuto.

Respirava piano e forte e ad ogni respiro lo sentiva aprirsi e chiudersi allo stesso ritmo con cui si sentiva oscillare tra la paura e la voglia irrefrenabile.
Poi si sedette su quel cazzo. Iniziò a sentire la punta entrare. Cacciò un gridolino.
Prontamente il ragazzo lo tirò a sé con una mano e con l’altra portò le sue mutande alla sua bocca.
Il farmacista si rilassò poggiandosi contro il petto muscoloso del ragazzo e un altro po’ di quel cazzo di marmo gli entrò su. Stavolta il gridolino si perse nella stoffa delle sue stesse mutande bagnate di umori.
Provò a scendere ancora di più, aprendo il culo lentamente, ma l’istinto del ragazzo stava iniziando a prendere il sopravvento. Lo sentì spingere. Le cosce flettersi e portare ancora più su quel membro frenetico.

Giuseppe arrivò da solo a prenderne quasi la metà, poi iniziò a muoversi su e giù, a segare il ragazzo col suo culo.
Ma non era abbastanza. Il ragazzo lo avvolse con le sue grosse braccia e lo trasformò in un giocattolo.
Giuseppe si sentì perdere il potere e venne sopraffatto dal ragazzo che adesso lo stava usando come uno di quei tubi che si comprano nei sexy shop.
Era incessante. Un ritmo forte. Potente. Bastarono pochi colpi e il ragazzo riuscì a infilarglielo tutto dentro. Si fermò un attimo ad assaporare quel culo da dentro. Prese Giuseppe per i fianchi e spinse il suo culo ancora più verso i suoi fianchi. Usò le chiappe del farmacista per massaggiare la base del suo cazzo.
Giuseppe aveva gli occhi al cielo e il naso pieno di odori. Lasciò cadere la testa all’indietro tra il volto e la spalla del ragazzo. Sentiva sulla sua schiena il calore che emanava.

Poi riprese con forza. Il lettino si muoveva con loro. I salti diventavano sempre più vicini tra loro. I respiri sempre più intensi. Giuseppe avvicinò l’orecchio alla bocca di Paolo per sentire tutte le porcate che voleva dire che gli morivano in gola.
Poi i “cazzo si” e “oh dio” iniziarono a farsi sempre più chiari. Il farmacista iniziò a rispondergli, fortunatamente però le mutande ancora non facevano trapelare troppo.
Il ragazzo lo afferrò ancora più forte e scese dal lattino. Il suo cazzo non lascò quel culo nemmeno per un secondo.
Guidò il farmacista verso le mensole a cui si aggrappò per non perdere equilibrio. Alcune scatole caddero a terra.

Poi il ragazzo riprese a scoparlo. Stavolta ancora più forte. Senza fermarsi. Con una mano sulla spalla e con l’altra a reggere la mutanda in bocca al farmacista.
In quella posizione il cazzo di Giuseppe prese a pendolare tra le sue cosce sincronizzato dai colpi di Paolo. Un movimento energico che prese a farlo indurire di nuovo. Così energico che prese a far sbattere la punta contro il suo stesso ventre.

Non pensava che il suo corpo ne fosse capace ma quel movimento continuo, anche senza l’aiuto delle mani troppo impegnate tra le mensole, iniziò a far gocciolare un liquido chiaro dal cazzo del farmacista.
Sentiva il cazzo del ragazzo colpirlo in fondo. Toccava punti che non erano mai stati raggiunti.
Poi all’improvviso Paolo prese Giuseppe per i fianchi, si fermò e spinse più in fondo che poté. Il farmacista lo sentì pulsare. Poi un altro colpo. Stavolta lo sentì quasi fosse nel suo stesso cazzo. Un terzo. Il decisivo.
Il suo cazzo esplose. Dal suo cazzo uno schizzo lungo di sperma si scagliò contro le mensole. Qualcosa rimase a gocciolargli lento fino alle palle.
Poi realizzò che non era solo la sua di sborra che aveva tra le palle.

Sentiva nel culo un rivo caldo che lentamente stava scivolando dentro di sé. Poi sentì il cazzo del ragazzo iniziare ad uscire e la sborra iniziò a cadere a fiotti da fuori al suo culo. Lungo la spaccatura delle chiappe, tra i peli delle palle.
Il vuoto lasciato da quel cazzo sembrava immenso ora. Ma a consolare il farmacista restò il peso del corpo del ragazzo accasciato contro la sua schiena.
Passò qualche secondo poi sentì il ragazzo usare il suo camice per pulire quel cazzo ancora ingrossato.
I due restarono qualche altro secondo in piedi nello stanzino. Abbastanza a lungo che il cazzo di Paolo non fosse più barzotto. Restò però grosso, probabilmente ancora volenteroso.

Ma il ragazzo rimise le mutande e alzò la tuta. il farmacista cercò tra le scatole e trovò un nuovo camice.
Il ragazzo guardò il telefono per capire quanto erano stati lì dentro ma non fu l’orario a scioccarlo.
Sullo schermo si vedeva l’icona di ben quattro chiamate perse, tutte dallo stesso numero. Aprì poi un messaggio che diceva “dove cazzo sei finito” seguito da un “ehy” e da un “vabbè lascia stare” e accompagnato dalla scritta “bloccato”.
“Ma che… sta stronzetta… e adesso con questi che ci faccio” disse Paolo con la scatola di preservativi XXXL in mano.
Il farmacista prese un ricettario tra gli scaffali e scrisse un numero di telefono.
“In caso te ne servano altri” e infilò il foglietto nella tasca della tuta di Paolo. Le dita si soffermarono un secondo. Abbastanza per sentire un movimento.
Il farmacista sorrise. Il ragazzo lo guardò nervoso, poi abbozzò un sorriso. I due uscirono dallo sgabuzzino.
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