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Giacomino - Capitolo 2, il prete


di Caster83
02.01.2018    |    26.284    |    9 9.6
"-Salve Don Marco, no, ho bisogno di confessarmi, solo lei può aiutarmi..."
Tornai a casa. Mentre viaggiavo in motorino le vibrazioni del sellino contro il mio buchetto martoriato mi fecero eccitare di nuovo, arrivato, corsi in bagno a marturbarmi freneticamente su quanto era successo: Giorgio, il dottore amico di famiglia mi aveva sverginato senza tanti complimenti e mi era piaciuto da matti. Il pensiero della sua nerchia che mi trapanava mi faceva eccitare da morire ma mi sentivo in colpa: era giusto tutto ciò? Avrei dovuto resistere, era tutto sbagliato.
La mattina seguente mi alzai tardi, non c'era scuola, c'era un solo posto dove avrei potuto chiedere consiglio senza timore che i fatti venissero portati in giro tra le chiacchiere di paese, così mi vestii e mi diressi in parrocchia.
Don Marco era l'unico che avrebbe potuto darmi consiglio ed ascoltare il mio sfogo.
Era un prete giovane, intorno ai 45 anni, da una decina a capo della nostra parrocchia, aveva ridato vitalità alla chiesa facendo tornare giovani e adulti a frequentarla.
Era un bell'uomo, in forma, che fosse con noi ragazzi o con il torneo degli adulti non perdeva occasione per una partita di calcetto nel campo dietro la chiesa. Capelli castani spettinati, barbetta ed occhi neri, le signore del paese avevano un debole per lui, per me era un un punto di riferimento, sempre pronto ad ascoltare e consigliare in tutti gli anni in cui avevo frequentato il catechismo.
Lo trovai in sagrestia che stava sbrigando delle carte:
-Ciao Giacomino! Come mai da queste parti? Vuoi servire messa domenica? Che c'è? Vieni, dimmi.
-Salve Don Marco, no, ho bisogno di confessarmi, solo lei può aiutarmi.
-Oh mamma, che è successo? Sembri sconvolto, vieni, mettiti qui e dimmi tutto.
Mi inginocchiai sul piccolo scranno che aveva in sagrestia, per noi ragazzi non usava i confessionali, preferiva questo approccio più informale. Si sedette su di uno sgabello di fronte a me guardandomi con aria preoccupata:
-Cos'è successo? Lo sai che puoi raccontarmi tutto.
Mi mise una mano su una spalla e mi lasciai andare. Tra le lacrime per la vergogna raccontai dei miei turbamenti, del fatto che provassi interesse per i maschi, le seghe che mi facevo e finii descrivendogli tutto ciò che era successo dal dottore, di quanto avessi goduto nel farmi prima sditalinare, poi montare.
Lui ascoltava attentamente poi mi mise una mano su una guancia e mi accarezzò dolcemente per consolarmi
-Quindi ti piacciono i maschi e ti sei fatto fare tutte quelle cose dal dottore?
-Si, non riuscivo a resistere, non volevo farlo smettere.
-E quello ti ha sverginato?
-Si, mi vergogno ma non avevo mai provato un piacere così.
-Giacomino non ti preoccupare, nel mondo alcuni sono passivi, provano piacere e danno piacere in questo modo. Se sei così puoi solo accettarlo e cercare di essere discreto, non ti preoccupare di quello che dice la chiesa o di ciò che dicono le persone ignoranti, lasciati andare al piacere.
Mi sentii rinfrancato da queste parole, almeno i miei sensi di colpa erano alleviati, mi accarezzava la testa passando le dita tra i miei ricci, poi mi chiese:
-Quindi quello ti ha sborrato nel culetto? E te lo ha messo in bocca? Glielo hai succhiato?
-No don Marco, quello no, anzi, quasi non gli ho visto il pisello, me lo ha messo direttamente dietro.
-Menomale! Almeno quello stronzo mi ha lasciato qualcosa! Beh, datti da fare e assaggia questo.
Si mise in piedi e aprendosi i pantaloni tirò fuori un cazzo durissimo incurvato all'insù, lungo una ventina di centimetri e con una cappella lucidissima che pulsava di desiderio.
In ginocchio di fronte al prete osservavo esterrefatto ed eccitato, ipnotizzato da quel grosso pene che mi ondeggiava davanti agli occhi.
Don Marco, il parroco amato da tutti, la guida di noi ragazzi, voleva che gli succhiassi il cazzo e me lo sventolava davanti al viso. Non avrei mai immaginato questa scena.
-Su Giacomino, tanto lo so che lo vuoi, apri quella bella boccuccia che oggi impari a fare i pompini, comincia a leccarlo come un gelato.
Mi mise la mano tra i capelli e mi avvicinò, presi l'asta con una mano, era bella larga, pollice e indice non si chiudevano intorno alla circonferenza. Poggiai la lingua su quella cappella dura e liscia e leccai la goccia di liquido che usciva, continuai a leccare, scesi lungo l'asta e arrivai alle palle. Don Marco si era aperto la camicia e si accarezzava il petto giocando coi capezzoli.
-Bravo, continua così, ora apri la bocca e fallo entrare, si, così, muovi la lingua e cerca quando puoi di guardarmi negli occhi.
La mia bocca scorreva su quel cazzo splendido, con una mano gli accarezzavo le palle mentre l'altra scorreva sul suo corpo atletico, dagli addominali alle cosce toniche. La sua mano sulla mia testa mi dava il ritmo, spingendo sempre un po' più in fondo alla mia gola. Io con gli occhi in su lo guardavo mentre provava piacere, non volevo finisse mai; il silenzio era rotto solo dai rumori osceni del risucchio e dai suoni gutturali che emettevo cercando di prendere aria e trattenere i conati. Poi mi prese la testa con entrambe le mani e con colpi di bacino decisi continuò a scoparmi la faccia. Ad un certo punto sentii il pene diventare ancora più duro mentre faceva avanti e indietro nella mia gola.
-Si Giacomino, vai! Prendilo tutto! Bravo, bravo ciuccialo, ieri rotto in culo e oggi succhiacazzi, vai che arriva, vai, bevi tutto, bevi! Ahh! Ahhhhh! Siiii!
Con un colpo più forte me lo piantò in gola, premendomi il naso contro i peli alla base del cazzo e cominciò a spruzzare fiotti di sborra. Mi sentivo affogare mentre mi inondava la gola di sperma, non riuscii a fare altro se non ingoiare. Bevvi tutto e dopo aver ripreso fiato glielo ripulii accuratamente. Avrei continuato a lavorargli l'uccello, non riuscivo a staccarmene.
-Bravo ragazzo, vedi? Non c'è niente di male, quella boccuccia sarebbe sprecata a non avere un cazzo da lavorarsi. Pensi che andrai stasera dal dottore come ti ha detto?
-Certo, se prima avevo dei dubbi, adesso non vedo l'ora di fargli vedere cos'altro so fare!
-E brava la nostra troietta, prima eri tutto turbato e adesso non vedi l'ora di succhiarne un altro, mi raccomando, torna a trovarmi, voglio proprio provarlo il tuo culetto, non vorrai mica darlo solo al dottore!?
-No Don, la prossima volta me lo metterà dietro, non vedo l'ora! A presto!
E così me ne tornai a casa, eccitatissimo per questa nuova esperienza, consapevole ormai che mi piaceva il cazzo e pronto a prenderne ancora.
---> continua
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