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Il camionista polacco


di Marmarpe
23.02.2016    |    7.128    |    3 9.2
"I pantaloncini lasciavano intravvedere la forma del suo arnese che ormai era diventato il mio unico oggetto di desiderio..."
Quella che sto per raccontare è una storia assolutamente reale avvenuta l'estate scorsa.
Era ormai luglio inoltrato ed il caldo non accennava a diminuire. L'unica possibilità per sfuggire alla sua morsa asfissiante era quella di starsene a mollo in acqua al mare. Ma purtroppo il lavoro e gli altri impegni mi impedivano di poter avere distrazioni. E così ero costretto a subire tutti gli effetti negativi di quella straordinaria ondata di caldo africano. E tra gli effetti collaterali c'era anche uno stato di eccitazione costante, derivante forse anche dal fatto che, ovunque mi girassi, vedevo ragazzi in pantaloncini o senza maglietta. E questo non poteva non turbarmi. Quella sera avevo appuntamento con i miei amici. Era una serata che avevamo programmato da tempo. Saremmo andati a mangiare al solito ristorantino sulle colline e poi tutti a ballare in un locale sulla spiaggia. La serata passò tranquilla e ci divertimmo davvero tanto, complice forse anche l'alcool e i numerosi drink che mandammo giù. Erano già le 3 e, dato che ero l'unico che il giorno dopo avrebbe dovuto svegliarsi relativamente presto per andare al lavoro, salutai tutti e mi congedai da loro. Certo, nemmeno quella bella serata in compagnia dei miei amici era bastata a placare i bollenti spiriti che in quei giorni mi stavano tormentando. Anzi, tutti quei ragazzi in discoteca avevano semmai amplificato il mio stato di eccitazione. Provai ad aprire la solita app per incontri gay, ma niente, nessuno che mi piacesse o che fosse disponibile a quell'ora della notte. Allora provai a pensare ai soliti luoghi di battuage. Ma li scartai subito tutti, perché li ho sempre considerati dei posti poco sicuri. Alla fine optai per la zona industriale della mia città. Non che avessi la minima speranza di incontrare qualcuno, tuttavia spesso avevo visto dei tir parcheggiati in quella zona e in quella notte africana mi sarei accontentato anche di vedere qualche camionista, magari intento a pisciare. In quel modo avrei avuto almeno un bel soggetto per la sega che mi sarei fatto una volta arrivato a casa. Arrivai quindi alla zona industriale. Vidi subito diversi tir parcheggiati in un piazzale e nelle strade limitrofe. La maggior parte di loro avevano le tendine chiuse, segno evidente che i loro "abitanti" stavano dormendo mentre attendevano l'arrivo delle prime luci del giorno. Percorsi lentamente quelle strade, feci un giro nel piazzale ma non vedevo anima viva. Allora mi spinsi un po' oltre il piazzale: c'era una zona un po' meno illuminata ma anche lì si vedevano un paio di tir parcheggiati. La mia attenzione fu subito catturata da uno di loro, perché aveva le luci della cabina accese. Avanzai lentamente e notai che il tir aveva una targa polacca. Mi portai fino alla cabina e feci inversione. Passai lentamente sotto il finestrino e guardai il camionista che sembrava essersi appena svegliato. In un attimo il cazzo mi divenne di marmo. Era un uomo sulla quarantina. Biondo, capelli cortissimi e terribilmente arrapante. Lo fissai a lungo e vidi che anche lui mi guardò. Proseguii ancora con l'auto e feci nuovamente inversione. In quel momento vidi la portiera della cabina aprirsi e allora rallentai. Vidi scendere quel maschio stupendo. Indossava un paio di pantaloncini che sembravano ricavati da una tuta tagliata ed era a torso nudo. I fari della mia auto erano praticamente puntati verso di lui e potei ammirarlo perfettamente. Non più alto di 1 metro e 75, robusto. Aveva due pettorali pronunciati è un po' di pancetta, il tutto riscoperto da una fitta peluria bionda. Appena sceso dall'abitacolo il camionista si accese una sigaretta, si voltò verso di me, si toccò il cazzo da sopra ai pantaloncini, si girò e sparì dietro al suo tir. Io tentennai un attimo ma alla fine l'eccitazione che mi stava divorando ebbe la meglio e così parcheggiai l'auto, scesi, mi accesi una sigaretta e avanzai verso il tir. Passeggiai un po' lì intorno fumando la mia sigaretta e poi feci un respiro profondo, mi feci coraggio e con il cuore che batteva come un martello pneumatico, andai dietro al camion. Nella penombra vidi il camionista che fumava appoggiato ad un muretto e avanzai lentamente verso di lui, cercando di capire quali fossero le sue reali intenzioni. Quando fui ad un paio di metri da lui sentii la sua voce:"Ciao, io voglio figa. Portare la tua donna e io scopare. Tu puoi guardare!", mi disse in un italiano quasi incomprensibile. "Mi dispiace, non ho una donna da farti scopare", gli risposi, cercando di non tradire la mia delusione. Lui restò in silenzio per un tempo che a me sembrò interminabile e così mi voltai, deciso a tornare alla mia auto. Buttai la sigaretta e lo sentii ancora parlare:"Io ho cazzo troppo duro, devo svuotare", disse ancora. Quello mi parve subito un invito abbastanza esplicito e così mi voltai di nuovo verso di lui. Con la mano mi fece il gesto di avvicinarmi e così lo raggiunsi. "Io molto porcello. Posso scopare te ma io molto porcello", furono le ultime parole che gli sentii dire prima che la sua mano raggiungesse la mia testa per spingermi verso il basso. Io lo assecondai e in un attimo mi trovai inginocchiato ai suoi piedi, con la bocca a pochi centimetri dal suo cazzo. I pantaloncini lasciavano intravvedere la forma del suo arnese che ormai era diventato il mio unico oggetto di desiderio. Appoggiai le labbra al tessuto dei pantaloncini e l'odore acre che emanavano mi arrivò fino al cervello, lasciandomi stordito. Ma lui non aveva voglia di perdere tempo, e così con un gesto rapido si abbassò i pantaloncini liberando il suo cazzo. Un cazzo che in quel momento mi sembrò perfetto: sicuramente non molto lungo, ma molto grosso in circonferenza e non ancora scappellato. Baciai lentamente la pelle che ricopriva la cappella e poi me lo feci scivolare in bocca. Cominciai un pompino lento ed intenso, scappellando con la bocca quel meraviglioso uccello. Lui sembrava apprezzare ma voleva di più. E così mi afferrò dietro la nuca e cominciò a scoparmi violentemente la gola, provocandomi diversi conati, tanto andava in profondità. Più volte si fermò con il cazzo completamente dentro la mia bocca ed il mio naso tra i suoi peli pubici per poi riprendere a scoparmi la bocca come se fosse una figa calda. Lo sentii grugnire più volte come un maiale. Allora alzai gli occhi per guardarlo in faccia mentre mi scopava la gola. Lui ricambiò il mio sguardo e mi sputò in faccia:"Tu puttana, io ti sfondo culo", mi disse. Estrasse il cazzo dalla mia bocca e mi ordinò di leccargli le palle. Presi a leccarle avidamente assaporando ogni centimetro della pelle del suo scroto, fino a quando lui mi afferrò per un braccio, mi fece girare e appoggiare alla ruota del suo tir, mi tirò giù pantaloncini e slip e mi divaricò le natiche. Si abbassò è cominciò a sputare sul mio buchetto. Poi ci appoggiò la cappella e allora capii che stava per sfondarmi il culo. E infatti, con un colpo di reni, affondò tutto il suo uccello dentro di me, cominciando una cavalcata lunghissima e urlando come un maiale. Sentivo l'intestino vibrare sotto quei colpi forti e decisi. Sentivo le sue parole ed i suoi insulti. Sentivo l'odore forte e maschio che la sua pelle emanava. Sentivo i suoi schiaffi sulle mie natiche e stavo godendo come non mai. Poi ad un tratto si fermò. Pensai che stesse per venire e ne fui anche un po' sollevato, perché mi stava scopando davvero forte e senza nessuna tregua. Invece si avvicinò al mio orecchio e mi disse:"Andiamo dentro camion, ti scopo meglio". Aprì la portiera dal lato passeggero e mi ordinò di salire. Avevo ancora i pantaloni abbassati e mentre salivo mi infilò due dita nel culo ridendo e chiamandomi ancora puttana. Una volta sul camion lui si liberò dei pantaloncini e mi ordinò di spogliarmi del tutto. Si sdraiò nella cuccetta e mi fece impalare sul suo cazzo. Mi afferrò nuovamente i fianchi e mi fece cavalcare il suo bellissimo cazzo. Poi si alzò nuovamente, mi fece sdraiare a pancia in giù e si sdraiò su di me; allargò le mie gambe con le sue gambe e raggiunse il mio buchetto col suo cazzo. In un attimo fu di nuovo dentro e ricominciò a fottermi con una potenza pazzesca. Il suo corpo sul mio mi provocava delle sensazioni indescrivibili. Eravamo completamente bagnati di sudore e lui aveva la sua bocca vicino al mio orecchio e mi diceva le parole più sconce che gli venivano in mente. Poi mi ordinò di nuovo di girarmi a pancia in sù, afferrò le mie gambe, se le portò sulle spalle e cominciò a scoparmi così. Io guardai il suo viso che si contorceva da quanto stava godendo, vidi le sue braccia possenti che mi allargavano le natiche per scoparmi sempre più in profondità. Vidi i peli delle sue ascelle e del suo petto completamente fradici di sudore e non ce la feci più. Gli dissi che dovevo sborrare. Ma lui, continuando a scoparmi, mi urlò contro:"Tu no sborra, solo io sborra". Si avvicinò alla mia bocca, me la fece aprire e ci sputò dentro più volte. Poi si abbassò su di me portando la sua ascella sudata sulla mia bocca e mi ordinò di leccarla. Assaporai anche quella parte di lui e capii che non voleva vedermi sborrare e allora mi trattenni con tutte le mie forze. Dopo poco pero lo sentii urlare ancora come un animale, tirò fuori il cazzo dal mio culo si portò col cazzo fino alla mia bocca, si sedette sul mio petto togliendomi quasi il respiro e scaricò tutta la sua crema calda nella mia bocca. Io ingoiai tutto e crollai sfinito. Anche lui era provato dalla prestazione e sì lascio andare sulla branda della cuccetta. Restammo una decina di minuti in quella posizione, fino a quando mi decisi ad andarmene. Cominciai a raccogliere la mia roba per rivestirmi. Diedi un occhiata al camionista, sembrava che stesse dormendo. Il suo cazzo era ormai a riposo ma era sempre terribilmente arrapante. Cominciai così ad infilare gli slip ma sentii la sua mano che mi afferrò il polso:"Io no finito", mi disse "togli mutanda", continuò con tono autoritario. Non capivo cosa volesse dire ma obbedii. Mi sfilai di nuovo gli slip e lui aprì di nuovo la portiera ordinandomi di scendere. Scese anche lui dietro di me e mi ordinò di inginocchiarmi. E così cominciò a pisciarmi addosso. Una pisciata che sembrava non finire più. Mi lavò completamente con la sua pipì e alla fine mi mise il cazzo in bocca per scaricare le ultime gocce nella mia bocca. Si scrollò l'uccello e risalì sul tir lasciandomi lì sull'asfalto. Aprì il finestrino e mi buttò un asciugamano per pulirmi e poi i miei vestiti. Poi chiuse il finestrino, tirò le tendine e scomparve dietro il vetro. Io mi ripulii e mi rivestii alla buona, corsi a casa a fare una doccia e finalmente potei abbandonarmi ad una sega memorabile pensando al mio camionista polacco.
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