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Gay & Bisex

Il muratore


di Marmarpe
27.03.2017    |    30.811    |    12 7.0
"Così decisi di tornare indietro, sperando di poterlo ammirare di nuovo..."
Quella che sto per raccontare è una storia vera, successa un paio di settimane fa.
Quel lunedì, come di consueto, mi alzai di buon ora per andare a fare la mia solita corsetta mattutina. Nella mia città c'è una strada che attraversa diversi km di abitato è che è completamente pedonale e ciclabile, un vero paradiso per chi ama fare footing o andare in bici. La cosa particolare è che questa strada è stata realizzata di recente, quindi su di essa di affacciano tutte le abitazioni e le palazzine che erano presenti lì già prima della realizzazione del percorso pedonale. Quella mattina, nonostante fossero appena le 9, il caldo cominciava già a farsi sentire e marzo ci stava regalando l'ennesima bella giornata di sole. Cominciai subito a correre a ritmo sostenuto, buttando un occhio qua e là per vedere se ci fosse qualcuno di interessante in giro. Percorsi 5 km e decisi di tornare indietro per farne altri 5. Ma la mia decisione fu subito stravolta da un evento improvviso. Con la coda dell'occhio vidi un cantiere con due persone intente a lavorare ed una di loro in particolare richiamò subito la mia attenzione. Era un ragazzo non molto alto, sicuramente non più di 1 metro e 75, sui 40 anni, biondo, carnagione scura che stava trasportando una carriola piena di calcinaccio. I nostri sguardi si incrociarono per un attimo, poi i miei occhi scivolaronosubito più in basso... indossava un paio di pantaloni della tuta che lasciavno pochissimo spazio all'immagine: il suo pacco era completamente visibile e sembrava che la tuta non riuscisse a contenerlo. Rialzai gli occhi e incrociai di nuovo il suo sguardo. Mi sorrise e con una mano si toccò il pacco, tornando al suo lavoro. Cercai di riprendermi ma, mentre continuavo a correre, il mio pensiero era sempre fisso su di lui. Così decisi di tornare indietro, sperando di poterlo ammirare di nuovo. È così fu... lo vidi ancora lì che parlava con un collega e, appena si accorse di me, si mise di nuovo una mano sul pacco e, alzando leggermente la voce, lo sentii dire all'altro:" stamattina avrei proprio voglia di un bel pompino per svuotarmi le palle!". Non ce la facevo più, era davvero troppo, mi stava provocando, ne ero sicuro. Percorsi ancora un po' di strada e alla fine decisi di tornare di nuovo indietro, per cercare di capire quali fossero le sue reali intenzioni. Appena giunsi di nuovo nelle vicinanza del cantiere, lo vidi avvicinarsi al cancello, lo aprì e disse:" Oggi il cantiere è aperto, si accettano pompe dagli sconosciuti" e lo sentii esplodere in una grassa risata. E così, lasciando il cancello socchiuso, tornò al suo lavoro, mentre il suo collega non riusciva a smettere di ridere. Io mi fermai, quasi ipnotizzato e alla fine, non so nemmeno io dove trovai il coraggio l, ma entrai nel cantiere. Lui subito mi venne incontro:" mi fa piacere che hai accettato subito l'invito", disse, "oggi regalo crema calda!", continuò. Io restai in silenzio, non sapevo cosa dire e nella mia mente si affastellarono una serie innumerevole di pensieri. Magari voleva solo giocare e prendersi gioco di me e forse avrei fatto meglio ad andare via. Ma poi sgombrai la mente da tutti i pensieri e lo guardai bene: aveva dei capelli biondi corti, due occhi azzurri bellissimi, una barbetta poco curata, due braccia non muscolose ma possenti, ricoperte da una fitta peluria bionda è un ciuffo di peli spuntava dal colletto della t-shirt. Era tutto sporco di cemento e di polvere. E così non capii più niente. Per fortuna fu lui a prendere l'iniziativa. Mi prese per una mano e mi portò con sé all'interno di un garage da dove non saremmo stati visibili ai passanti. Prima di entrare buttò un occhio al suo collega che era rimasto immobile a guardarci, non riuscendo a smettere di ridere e gli disse:" torno subito, giusto il tempo di svuotarmi!" E si mise di nuovo a ridere. Entrammo così in quel garage e subito si tolse la t-shirt, mettendo in mostra un torace bellissimo, pieno di peli ricci e biondi e poi quell'accenno di pancetta che lo rendeva così sexy. Gettò la maglietta su una pila di sacchi di cemento e, senza dire una parola, mi mise una mano sulla spalla, invitandomi ad inginocchiarmi. Mi trovai così con la bocca davanti al suo pacco e mi lasciai andare: affondai il viso nei suoi pantaloni che odoravano di polvere e sentii il suo cazzo indurirsi all'istante. Con un gesto rapido si abbado la tuta e libero il suo pisello. Per un attimo mi fermai per ammirarlo: era un cazzo bellissimo, non lunghissimo ma esageratamente largo con una cappella scura e pulsante, sormontato da una folta peluria bionda. Un paio di palle grosse e pendenti completavano il quadro. A lui però non piacque la mia esitazione e, con una mano dietro la nuca, mi obbligò ad ingoiarlo subito. A quel punto persi ogni freno e cominciai un pompino magistrale: leccai ogni centimetro del suo cazzo e me lo feci spingere fino alla gola. Mi sentii afferrare per le orecchie e mi feci scopare la gola come fosse una figa, mentre toccavo quelle palle bellissime. Per tutto il tempo lui non disse più una parola, lo sentivo soltanto ansimare. Ad un certo punto però, cominciò ad insultarmi e ad apostrofarmi con i termini più volgari che conosceva:" dai, succhiamelo Troia, fatti scopare la bocca così ti regalo la mia crema. Sei solo una lurida cagna per far sborrare i cazzi, nemmeno mia moglie lo succhia così, sei proprio una svuotacazzi", erano alcune delle cose che diceva. Mi accorsi subito però che aveva cominciato ad urlare ed ebbi paura che qualcuno potesse sentirlo dalla strada e, infatti, 30 secondi dopo, vidi comparire sulla porta il suo collega: "Gianni, abbassa la voce, ti senti da fuori!" Gli disse subito. Io cercai di mettermi in piedi, imbarazzato dall'arrivo del collega, ma lui mi bloccò subito:" dove vai, non mi sono ancora svuotato!". E continuò a scoparmi la bocca davanti al suo collega, senza farsi nessun problema, fino a quando esplode nella
Mia bocca tenendomi fermo e costringendomi ad ingoiare ogni singola goccia. Finalmente estrasse il cazzo e mi lasciò respirare. Si appoggiò al muro pulendosi con un kleenex. Io mi girai e, imbarazzatissimo, guardai il suo collega, un uomo sulla cinquantina, robusto e maschile. Mi rialzai e feci per andarmene ma il collega mi bloccò per un braccio:"dove vai così in fretta?" Mi disse. Gianni cominciò a ridere, pensando che anche lui volesse sborrarmi in bocca ma il collega lo zittì subito: " a me non piace farmelo succhiere dai maschi!". Detto questo, mi fece inginocchiare, aprì la patta dei suoi pantaloni e ne fece uscire un cazzo moscio ma comunque di notevoli dimensioni."Dovevo andare in bagno, ma la latrina l'ho trovata qui!", disse. E così cominciò a pisciarmi addosso sotto lo sguardo divertito di Gianni. "Apri la bocca", mi ordinò. Io obbedii e lui mi pisciò direttamente in gola, costringendomi a bere tutto. Una volta finito, si chiuse i pantaloni ed uscì insieme a Gianni dal garage, lasciandomi lì da solo. Cercai di asciugarmi con delle pezze che trovai su un tavolo e scappai via, con la speranza che nessuno si accorgesse che le macchie sulla mia t-shirt non erano sudore ma piscio di muratore.
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