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Il mio amico vigilante


di marcoromasex
17.08.2017    |    19.087    |    13 9.6
"Quella sera stessa suonò il cellulare, numero sconosciuto e con grande sorpresa scoprii che si trattava di Roberto, un mio vecchio amico di università che..."
Era una tiepida sera di fine marzo e mentre la natura si ridestava dal letargo invernale, l'influsso della primavera mi aveva rigenerato con l'ormone che mi andava a mille e mi procurava una voglia irrefrenabile di maschio. Fui subito esaudito. Quella sera stessa suonò il cellulare, numero sconosciuto e con grande sorpresa scoprii che si trattava di Roberto, un mio vecchio amico di università che non avevo più avuto modo di vedere perché si trasferì in un'altra città. Faceva il vigilante per una grossa ditta dopo aver abbandonato gli studi, sapeva che si era sposato ma niente di più. Quando eravamo matricole studiavamo insieme, lui più grande di me di un anno e avevo sempre avuto una certa attrazione verso di lui sia perché più grande e mi sembrava più maturo sia perché aveva un bel fisico modellato da lunghi allenamenti in piscina. Mi ricordo una notte in estate quando mi portò al mare. Facemmo il bagno nudi ed ebbi l'unica occasione di apprezzare appieno la sua fisicità. Questa scena mi è rimasta impressa nella mente e non so se fosse stata una provocazione oppure no, fatto sta che l'incontro ravvicinato quella volta fallì per il mio timore giovanile del principiante. Pensavo a queste cose mentre lui parlava al cellulare e mi disse che si era permesso di chiamare in quanto un amico comune gli aveva dato il numero, che era lavorava come vigilante, che i rapporti con la moglie non erano dei migliori e che doveva venire in città per un corso di addestramento balistico. Mi chiese il favore di trovargli una sistemazione per qualche giorno. Gli dissi:
"Ti pare che un mio amico debba alloggiare in qualche hotel quando io vivo solo e posso ospitare?"
Rispose con imbarazzo: "No, dai, sei troppo gentile": Gli feci presente che l'unico inconveniente era quello di dover dividere l'unica camera da letto disponibile perché l'altra era in ristrutturazione. Subito mi interruppe:
"Tranquillo. non sono il tipo da formalizzarmi, ma poi sono abituato a lavorare in un ambiente maschile, anzi potrebbe essere divertente condividere gli spazi tra maschietti".
Fece una risatina, mi chiedevo che cosa voleva significare. Due giorni dopo lo vidi e lo ritrovai in forma come allora, un po' stempiato ma sempre con quelle braccia e gambe possenti e quel pelo vellutato che mi faceva impazzire. Gli preparai la cena, ci raccontammo delle nostre vite bla bla bla poi mi alzai per sparecchiare. Mentre gli davo le spalle mi accorsi che mi fissava il culo, stretto nei jeans aderenti. Il mio cazzo diventò di marmo e lui non poteva non notare i miei jeans che avevano preso la forma della protuberanza. A un certo punto mi disse:
"Sono stanco, domani inizia il corso e non vorrei non alzarmi in tempo domattina."
Gli feci:" Sicuro, fai con comodo, va a letto, quando avrò finito qui starai già dormendo."
Un'ora dopo entrai in camera e lui a letto era rivolto verso di me ad occhi chiusi. Mi spogliai senza far rumore e mi piegai in avanti col culo rivolto verso di lui per rimettere a posto le scarpe. Notai che la frequenza del suo respiro aumentava quindi non stava dormendo e aveva assistito a tutta la scena. Pensai, ora o mai più, la troia che era in me prese il sopravvento. Presi una crema per il corpo e cominciai a spalmarla prima sulle braccia, poi sul petto, poi indugiai sulle chiappe, aprendole ad ogni passata di mano, e completamente nudo entrai nel letto con la schiena verso di lui, Con casualità mi avvicinai per stabilire un contatto e mi accorsi che il culo aveva toccato il suo cazzo già duro. Cominciai a muovere le chiappe vogliose per massaggiare quella verga dura e l'eccitazione mi aveva fatto emettere un lungo sospiro. Sentivo le mani di Roberto scendere lungo le gambe e risalire verso le natiche aprendomele. Mi sussurrò all'orecchio:
"Marco, ho un conto in sospeso con te, ho voglia di possederti."
Non aspettavo altro, mi girai e poggiai la fronte sul suo petto villoso per leccargli i capezzoli, scesi con la lingua sull'ombelico ricoperto da una selva di peli fitti e neri e infine accostai le labbra sulla sua cappella umida e pulsante. Passai la lingua sull'asta e ingoiai le sue palle grosse e piene una alla volta. Poi accolsi quel cazzone tutto in bocca mentre lui ansimando dal piacere mi prese la testa per dare il ritmo che a lui gli piaceva. Di scatto si staccò, mi mise a pecorina e si posizionò dietro di me con quel cannone pronto a sparare. "Ti voglio, ti voglio...." ripeteva come impazzito. Mi aprì il culo dolcemente, mi fece abituare alle dimensioni della sua mazza per poi spingerla in fondo fino alle palle. I miei gemiti e i suoi si fusero durante la monta. Sentivo i suoi coglioni grossi che facevano rumore quando arrivavano infrangendosi sul culo come l'onda sugli scogli. Il ritmo aumentava sempre più, segno che l'orgasmo si avvicinava. Sentii un grugnito affannato mentre il culo riceveva quei colpi decisi e forti e alla fine ricevette la meritata ricompensa accogliendo innumerevoli schizzi di crema calda. Sentivo il suo cazzo nel culo che si contraeva rilasciando le ultime gocce e io sborrai violentemente contraendo il mio buco e abbracciando quella bella mazza ancora dura piantata dietro. Sfiniti ci abbracciamo e ci baciammo appassionatamente. Già mi stavo pregustando i giorni seguenti.
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