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Gay & Bisex

GALEOTTO FU IL SANTERNO


di SERSEX
24.06.2025    |    172    |    0 8.0
"Andrea affondò il viso nel collo di Giò, respirandolo come se non avesse mai davvero respirato fino a quel momento..."
Giò partì all’alba da Bologna, con la giacca leggera, lo zaino ben fissato e il rumore del motore che rimbombava nei portici ancora addormentati. Adorava quelle mattine d’inizio estate in cui l’asfalto sembrava respirare con lui, e la strada si apriva come una promessa. Aveva deciso di prendersi una giornata solo per sé, lontano da email, telefonate, lezioni e affanni. Aveva caricato la moto la sera prima e puntato deciso verso sud, verso la sua valle preferita.
Il Santerno lo attirava da sempre. Quel fiume limpido, scavato tra boschi e rocce, sapeva offrirgli silenzi rari. Superò Castel del Rio, poi prese una deviazione che conosceva solo lui, e arrivò a un punto preciso: dove il fiume si allarga, rallenta, e crea un laghetto naturale nascosto tra le curve. Parcheggiò la moto sotto un castagno, si tolse gli stivali e scese verso l’acqua con l’asciugamano sotto il braccio.
C’era silenzio, e il sole cominciava appena a filtrare tra i rami. Si spogliò e si tuffò nudo, godendosi l’impatto gelido come una benedizione. Quando emerse, si stese sulla pietra calda, chiudendo gli occhi.
E fu allora che sentì un altro rumore. Non un animale, né il vento. Il rumore di una moto, nitido, familiare. Aprì gli occhi. Un casco, una giacca blu, una figura che scendeva con passo sicuro verso la riva. Quando il casco si tolse, Giò si sollevò di scatto.
— No... — mormorò, incredulo.
— Sì. — rispose l’altro, sorridendo come se sapesse da sempre che quel momento sarebbe arrivato.
Davanti a lui c’era Andrea. Il suo primo grande turbamento. Estate del '99, campeggio scout, tre giorni di sguardi rubati, una notte insonne a parlare sotto le stelle, un bacio fugace mentre gli altri dormivano. Poi nulla. Andrea era sparito, e Giò aveva conservato quell’immagine sbiadita nel cuore, chiedendosi mille volte se l’avesse sognata.
Ora era lì, adulto, i capelli corti e un po’ di barba, lo stesso sorriso storto.
— Non ci credo — disse Giò, alzandosi con il cuore che correva più veloce della moto. — Come…?
— Volevo rivedere questo posto. Ogni tanto ci torno. Non immaginavo di trovare te.
Si guardarono per qualche secondo, poi risero. Di sé, della coincidenza, del tempo. Andrea si tolse la maglietta, si avvicinò al bordo e si tuffò senza dire altro. Quando riemerse, i capelli bagnati gli cadevano sugli occhi.
— Hai ancora quello sguardo da ragazzino — disse.
— E tu quella voce che mi scompiglia tutto dentro.
Si sdraiarono vicini, mentre il sole saliva. Parlarono piano, come si fa con le cose preziose. Andrea lavorava a Milano, era di passaggio, ma aveva preso la moto per scappare. Anche lui. Per respirare.
— Siamo sopravvissuti, eh? — disse Giò, fissando il cielo.
— Sì. Ma forse ci siamo persi qualcosa.
— O forse l’abbiamo solo rimandato.
Andrea si voltò e gli sfiorò la spalla con una carezza che durò un istante. Ma fu abbastanza. L’acqua, il calore, il silenzio e quell’antico battito di cuore: tutto era tornato.
Quella fu una giornata senza tempo. Si fecero il bagno, mangiarono pane e albicocche, si raccontarono le vite passate, le vite mancate. E prima che il sole tramontasse, Andrea si avvicinò a Giò, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
— Era ora — sussurrò Giò.
Andrea sorrise.

Il bacio aveva il sapore del tempo ritrovato, del sole sulla pelle salata, del desiderio che non muore. Non c'era più niente da spiegare, da chiarire o da trattenere. Andrea affondò il viso nel collo di Giò, respirandolo come se non avesse mai davvero respirato fino a quel momento.
— Ci sei sempre stato, lo sai?
Giò annuì piano, poi gli sfilò la maglietta bagnata, gliela gettò dietro e lo baciò di nuovo, stavolta con fame. Si strinsero tra i sassi caldi e l’acqua fresca, sdraiati tra la pietra e il cielo, mentre il mondo scompariva attorno.
Le mani correvano veloci, esploravano, cercavano, ritrovavano. Andrea aveva le dita forti, precise, e la bocca sporca di parole che Giò non si aspettava. Frasi sussurrate contro l’orecchio, promesse luride e dolci allo stesso tempo, mentre gli leccava la gola con lentezza feroce.
— Lo sai che ti ho sognato mentre mi venivo addosso da solo, anni fa? — gli mormorò Andrea, le mani ormai infilate sotto il costume. — Ti volevo così. Disteso, bagnato, che mi chiedi di venire dentro di te.
— E adesso? — ansimò Giò, già duro, già pronto. — Me lo dici cosa vuoi farmi, adesso?
Andrea si inginocchiò sopra di lui e lo fissò, senza pudore. Gli passò le dita sulle cosce, lentamente, poi sulle natiche. Le aprì appena, senza fretta.
— Voglio leccarti finché non ti esplode in gola il mio nome.
E lo fece. Lo leccò come se fosse l’unica cosa al mondo, con lentezza animalesca, con gesti sporchi e precisi. Giò si contorceva, con le gambe tremanti e la schiena che strusciava sulla pietra liscia. Lo sentiva profondo, caldo, vivo.
Andrea si alzò mostrando un corpo solido, definito, tatuato sul fianco. Il cazzo duro, teso, lucido, puntava verso di lui con autorità. Giò lo afferrò e se lo portò in bocca, affamato, ingoiando ogni centimetro con un gemito di gratitudine.
Il sole picchiava, l'acqua rifletteva ombre tremanti sui loro corpi intrecciati. Si presero senza ritegno, senza paura, col desiderio di chi ha aspettato vent’anni. Giò si voltò, si inginocchiò tra i sassi e guardò Andrea sopra la spalla.
— Prendimi così. Fammi male. Fammi sentire che sei tornato.
Andrea non disse nulla. Lo prese, affondò lentamente, poi sempre più forte, con un ritmo profondo e selvaggio. Le mani sui fianchi, le dita affondate nella carne, le parole sporche tra un colpo e l’altro.
— Sei mio. Sei sempre stato mio, anche quando ti scopavano altri. Lo sai, vero?
Giò si voltò e lo baciò a occhi chiusi, con un fremito che gli attraversava la spina dorsale. Venne con un urlo strozzato, mentre Andrea gli mordeva la spalla e lo riempiva dentro, tremando, gemendo, perdendosi.
Restarono abbracciati, ancora sporchi di tutto, mentre l’acqua lambiva i loro piedi nudi e il cielo si faceva più dorato.
— Resta — disse Giò.
— Ho già deciso — rispose Andrea, col sorriso di chi ha smesso di fuggire.

Poi si baciarono di nuovo, più piano. Come due uomini che avevano fatto il giro largo, e finalmente si erano ritrovati nel punto esatto in cui il fiume rallenta.
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