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La mungitura del bestione


di Membro VIP di Annunci69.it Menestrello83
03.09.2024    |    537    |    2 9.2
"La piccola checca, staccandosi dal pettone ormai martoriato dai mozzichi e le unghie affilate di Andreina, si mise seduta sul pancione peloso del bisonte e..."
Andrea aveva da pochi giorni compiuto 18 anni, ma nonostante la maggiore età ormai raggiunta, dimostrava comunque alcuni anni in meno.
Andrea era un ragazzo molto gracile e con parvenza estremamente femminile, forse a causa dello squilibrio ormonale con cui aveva a che fare dai primi anni dell’adolescenza e che gli aveva fatto attribuire il nomignolo un po’ crudele di “Andreina”.
Un corpicino molto esile dalla pelle diafana ma dalle curve al punto giusto. Molto piccino di statura (non oltre 160cm di altezza), con dei provvidenziali accumuli di grasso sulle chiappette sporgenti e sui fianchi, oltre a due enormi capezzoloni scuri, molto larghi e sporgenti, che cozzavano con il piccolo torace e ricordavano i seni di una femmina.
Inoltre non faceva nulla per mitigare questa sua condizione ma anzi, cercava di accentuarla il più possibile perché Andreina aveva un insaziabile appetito sessuale che aveva già messo in pratica negli anni precedenti con alcuni amici dei genitori e padri dei compagni di classe.
Andrea sapeva benissimo come usare il proprio corpo per ottenere qualsiasi cosa dai maschi, strumentalizzando il sesso e approfittandosi del proprio aspetto femminile e delicato, puntando grossi maschi maturi, pelosi e muscolosi.
Più grosso era il maschio, più Andrea voleva spolparlo e prosciugarlo dello sperma.
Andrea non era un ragazzo innocente né di indole buona. Le innumerevoli prese in giro ricevute in giovane età dai grossi bulli della scuola per il suo aspetto esile e femminile avevano esasperato ed incattivito Andrea che ora si rifaceva su uomini enormi ed estremamente virili, colpendoli sulla loro debolezza sessuale e rendendoli mansueti come grossi bufali da mungere.
Per i suoi 18 anni appena compiuti Andrea decise di andare alla spiaggia nudista sul litorale vicino casa. Aveva saputo da un’amico che al tramonto l’ultima parte di spiaggia era praticamente vuota se non per alcuni affezionati che rimanevano fino a tardi.
Si era quindi vestito con un piccolo perizomino e nessuna maglietta sopra così da mostrare a tutti il piccolo torace liscio con gli enormi capezzoloni sporgenti.
Dopo almeno 2 ore di camminata avanti e indietro senza notare nessuno di interessante (e attirando non pochi sguardi di dissenso per l’età e l’abbigliamento), finalmente Andrea vide arrivare in lontananza un uomo enorme.
Un bestione maturo con pochi capelli a chierica e due enormi baffoni brizzolati.
L’uomo, chiaramente over 50, era alto almeno 2 metri e portava una canottiera blu che aderiva ad un torace gigante con pettorali molto protrusi e un leggero strato di pancia soda, tipica di chi in giovinezza era stato molto tirato ma che ora subiva l’effetto dell’età.
Due enormi braccioni completamente ricoperti di lunghi peli fino alle dita delle mani (anche queste grosse come due palanche) e pelliccia di pelo a ciuffi che sputavano da ogni lato della canotta.
Sotto, uno slip bianco che a fatica nascondeva un pacco estremamente gonfio dal quale si delineava chiaramente il cappellone a fungo e sotto due coglioni lunghi e grossi come palle da biliardo.
Andrea sentì il suo piccolo buchino che cominciava a pulsare e decise che avrebbe avuto quell’enorme esemplare di maschio completamente inebetito e mansueto, pronto ad erogare il suo sperma a comando sotto i colpi di una checchina.
Si avvicinò sculettando al telo dove il bestione si era appena sistemato, notando con sommo piacere che l’uomo aveva una fede all’anulare della manona sinistra. Andrea amava prosciugare in modo particolare uomini sposati.
L’uomo non si era ancora tolto il costume bianco a slip che Andrea cominciò lentamente a sfilarsi il perizomino rosa stando bene in vista davanti al maschione. Una volta scoperto il microscopico e liscio fagiolino, Andrea prese a sgrillettarselo velocemente con le piccole dita stando ben attento a rimanere in direzione del gorillone per essere visto.
Come previsto l’uomo cominciò a fissare con aria stupita il piccolo corpo della checchina ed il minuscolo pisellino, per poi rimanere a bocca aperta salendo con lo sguardo e vedendo i due enormi capezzoli a panettoncino.
Notando lo sguardo inebetito del bestione, Andrea comincio ad agitare il piccolo busto facendo dondolare le perette per poi mettersi a 90 a fare un piccolo castello di sabbia, rimanendo bene in vista di lato per mostrare le piccole zinnette appese. Nel fare il castello, arretrava per bene per lasciar dischiudere le chiappette e mostrare una lunga fessura verticale, frutto di numerose cavalcate sui pali enormi dei signori con cui si era divertito in passato.
Girandosi con lo sguardo, Andrea vide chiaramente qualcosa indurirsi nello slip bianco del maschione e, rimanendo a quattro zampe, prese a gattonare verso l’omone, facendo dondolare gli enormi capezzoloni verso il basso man mano che si avvicinava.
“Salve signore, fa molto caldo anche se siamo quasi al tramonto vero”, la piccola ricchiona cinguettò con voce da oca.
“Si fa molto caldo.. sei qui con i tuoi genitori?”, replicò l’omone con una profonda voce bassa ma chiaramente turbato da quello che vedeva.
“Ohhhh no ma che dice. Sono sola, ho 18 anni ormai signore”, fece di risposta la piccola checca ridendo con la flebile vocina acuta e andandosi a mettere in mezzo ai coscioni pelosi dell’uomo.
“Ha… hai 18 anni.. sembri più piccolo”, balbettò il bestione ipnotizzato dai grossi capezzoli penzolanti su quel piccolo torace liscio.
Prendendo l’iniziativa, Andrea proseguì, “Questa è una spiaggia nudista, dovrebbe mettersi nudo. La aiuto io e poi passiamo la crema solare sennò si scotta”, fece la puttanella passandosi una piccola linguetta appuntita sulle labbra e fissando vistosamente il paccone spropositato del povero muflone.
“N… no non credo sia una buona idea.. sono un uomo sposato e tu sembri troppo piccol….”, non fece in tempo a finire la frase che le piccole manine della checchina afferrarono lo slip bianco, tirandolo via di getto e liberando dei genitali mastodontici.
Come per il resto del corpo, una foresta di lunghi e folti peli brizzolati circondavano alla base un tronco ormai barzotto, molto scuro e completamente ricoperto di grosse vene, largo come un barattolo e sormontato da una cappella grossa come una palla da biliardo che cominciava ad uscire da un carnoso prepuzio. Sotto, poggiati pesantemente sul telo da mare, due palloni enormi, pelosissimi e lunghi, grossi come due arance.
Andrea fece un ghigno maligno. Sapeva di aver trovato la preda perfetta per le sue voglie da vampira di sperma virile.
“Ora spalmiamo la crema solare signore. Lasci fare a me ihihihihihih”, disse ridendo con la solita vocina da oca che friggeva ulteriormente i neuroni del bestione ormai denudato ed in preda alla piccola Lolita ninfomane.
“Prima però lo facciamo venire bene fuori sennò rischio di non spalmare bene la crema solare. Ecco così”, aggiunse Andreina tirando fuori la piccola lingua appuntita e lasciando colare un grosso rivolo di saliva dalla lingua direttamente sul cappellone che oramai era venuto quasi completamente fuori, mentre le piccole manine bianche erano andate a fare dei grattini sugli enormi palloni pelosi con delle unghie corte ma volutamente affilate sulla punta per meglio irretire i maschioni. Le manine si muovevano lentamente facendo dei cerchi sui coglioni dell’uomo e la saliva colava dalla piccola bocca al cappellone.
Il bestione buttò la testa all’indietro distendendosi completamente sul telo e lanciando dei grugniti cavernicoli a ogni grattino sulle palle. La voce bassa, roca, da uomo virile e sbuffate a non finire.
“Ohhhh… cazzo… cosa stai facendo… smet… Ahhhh, non posso ti prego ragazzino…”.
Con la cappella e parte dell’asta ricoperta di bava, Andrea alzò lo sguardo verso la faccia del bestione steso, afferrò con una manina il cazzone del maschio tirando giù completamente tutta la pelle del prepuzio e liberando la cappellona gigante per poi cominciare un lento raspone, scivolando bene grazie alla saliva ma non riuscendo a chiudere nemmeno metà della mano per via della larghezza del minchione maturo.
“Stia tranquillo signore… Ihihihihih… voglio solo mettere della crema solare ihihihihih”.
La scena era assurda. Un uomo enorme di 2 metri, muscoloso e completamente ricoperto di pelo brizzolato era steso a 4 di bastoni completamente nudo e col palo per aria, segato lentamente da una Lolita effeminata e gracile.
Il palo del bestione era più largo del polso della checchina che continuava a ridere, consapevole di avere il bestione in pugno, e segare ad una lentezza estenuante il manzo.
“Signore, quanti anni ha e cosa fa nella vita? Parliamo un po’ ihihihihih”, fece Andreina versando un po’ di crema solare direttamente sul pisellone tirato dell’uomo.
“Ho 58 anni e sono il responsabile di una ditta che fa sicurez…. ahhhhh cazzo che manine… sicurezza nei locali. Buttafuori”, rispose l’uomo.
“Ahhhhhh ecco perché è così grosso e forte… tutti questi muscoli e questi peli… è proprio virile lei signore ihihih”, la piccola Lolita stacco una delle mani dai coglioni e, sempre continuando a segare l’uccellone, andò a palpare e strizzare i grossi pettorali pelosi del gorillone, giocando con i lunghi peli e pizzicando con le unghiette affilate i grossi capezzoli virili in cima ai pettorali.
La reazione del maschio fece capire ad Andrea che quello era il colpo di grazia. A ogni pizzico sui capezzoli pelosi dell’uomo, il bisonte sbuffava e respirava affannosamente, facendo gonfiare e sgonfiare gli enormi pettorali del buttafuori maturo.
“AUUUFFFF…. Ti prego no i pettorali insieme al cazzo no… OOOHHHHH UFFFFFF”.
“Se sono così delicati adesso mettiamo della crema anche lì allora ihihihihih”, cinguettò la Lolita ghignando. Spostandosi dalla posizione iniziale in mezzo alle cosce dell’uomo, andò ad allungarsi sul busto enorme del maschio finendo con la faccia in mezzo ai pettorali del maschio.
Andrea non aveva mai visto una cosa del genere nemmeno nei film. Due montagne giganti, completamente ricoperte di pelo brizzolato riccio (al centro nello spacco c’era proprio una foresta) sormontate da due capezzoli virili e carnosi con un grosso fagiolo scuro. Perfetto per mandare del tutto in tilt il gigante.
L’uomo respirava in modo accelerato, facendo gonfiare ancora di più i pettoraloni.
“Cosa ti prende signore? Ihihihihihih.. non ti senti bene? Ihihihihih”, e senza attendere la risposta Andreina affondò le due manine sul pettorale destro strizzandolo come se fosse un sandwich, tuffandosi con la bocca sul grosso capezzolo peloso in cima, tittillandolo prima con la lingua avanti e indietro e poi mordendolo e masticandolo letteralmente tra i denti. Poco dopo fece lo stesso suo pettorale sinistro e alternando. Nel giro di pochi minuti il bestione aveva i pettorali pelosi completamente ricoperti di saliva e i capezzoli gonfi e rossi infuocati per il lavoro di denti della puttanella.
L’uomo impazzì completamente e comincio a sbattere la testa all’indietro sulla sabbia a più riprese, menando pugni lateralmente ai bordi del telo. Le gambone sotto si agitavano facendo sobbalzare anche la checchina che però non mollava la presa sul pettone ipertrofico del muflone. I grugniti si erano ora trasformati in bestemmie.
“Porco Dxx mi stai facendo impazzire ragazzina, basta ti prego AUUUFFF”.
Abbassando lo sguardo sulla scena, l’omone vedeva la piccola checca con le manine aggrappate ai peli del suo pettone e la boccuccia ben arpionata in cima a mungere i capezzoli pelosi. Poco più dietro, il cazzone svettava ormai gocciolante, grosso come una bottiglia. A tratti, nei movimenti convulsi del bestione, il minchione andava a sbattere contro le chiappette sporgenti della checca che se ne accorgeva e staccandosi di tanto in tanto dai pettorali, faceva piccole risatine acute vedendo questo enorme gorilla dimenarsi ed impazzire sotto il suo gracile corpo. Per rincarare la dose, Andreina si spalancò le chiappette e fece in modo di far finire l’enorme palo del gorillone nello spacco del culino. A più riprese l’uomo impazzito cercava di puntare il cappellone contro la fessura della checca che abilmente lasciava entrare la capocchiona per dare delle ciucciate di culo e poi lasciarlo uscire, sempre più bagnato, sempre più paonazzo.
All’ennesima pompata anale, l’uomo era esausto. Le palle, enormi, poggiavano sul telo e sembrava pulsassero per quanto erano gonfie.
La piccola checca, staccandosi dal pettone ormai martoriato dai mozzichi e le unghie affilate di Andreina, si mise seduta sul pancione peloso del bisonte e lo fissava dall’alto mentre l’uomo rallentava finalmente il proprio respiro, avendo un attimo di sosta. L’enorme palo adagiato in mezzo alle chiappette della ricchiona. La manina andò veloce dietro la schiena ad afferrare gli enormi coglioni, strizzandoli per bene per capire se l’uomo fosse pronto all’atto finale.
Fece l’ennesimo ghigno.
“Sei pienissimo gorillone. Cos’è, sei sensibile alle mie manine che ti hanno messo la crema? Ihihihihihih. Domani tornerai qui in spiaggia alla stessa ora vero?”, fece Andreina.
“No! Basta! Basta! Non verrò mai più qui!”, tuono con il suo vocione grave il gorilla.
La checchina, sempre più divertita, si tolse dalla posizione sopra e si mise a 4 zampe ai lati del bestione steso, afferrando con le manine il pisellone mostruoso, una alla base e una sotto i bordi della cappellona. Avvicino lentamente la testa fissando negli occhi l’omone e tirando fuori la linguetta, la fece roteare tutto intorno al cappellone, grosso come metà faccia della checchina, picchiettando per bene il cornicione sporgente e soffermandosi a lungo alla base sul frenulo, suonandolo come la corda di una chitarra. Il tutto condito con piccoli gemiti e risatine con la vocina acuta di Andreina.
“Allora papone, vieni anche domani ? Slap slap slap slap ihihihihihih slap slap slap”.
L’uomo portò le enormi mani pelose alla faccia, eccitato alla disperazione e senza più un briciolo di forza di volontà.
“Si vengo vengo… vengo anche dom…. Oh Cristo che linguetta… anche domani”, grugnì l’uomo sbuffando.
“Ihihihihihih bravo bestione. Non resisti alle piccine come me. Sei grosso grosso, pieno di muscoli e peli ma fai tutto quello che voglio ihihihihihih. Adesso però ci sbrighiamo perché stasera devo uscire con le mie amiche”.
“Cosa vuoi farmi?”, disse tra il preoccupato e l’eccitato il bestione.
“Adesso urlerai bisonte. Ihihihihih.. ti prosciugherò anche l’anima e ti ruberò tutta la ricotta calda. E urlerai tanto ihihihihih”, replicò la checca e mise le esili dita di una mano sul cappellone, andando a spomellarlo a ripetizione e arpionando i bordi a ogni movimento. Allo stesso tempo, la bocca andò a posizionarsi velocemente ai lati dell’enorme asta venosa e scura, segandola con cattiveria in una sega fatta coi denti, come se fosse un enorme pannocchia da sgranocchiare.
Il bestione digrignò i denti e spalancò le narici soffiando come un mantice impazzito. La pressione dei denti e la delicatezza della manina sul cappellone erano troppo.
L’uomo fece per mettere la manona sulla testa della checca e dare il ritmo ma Andreina non ci stava.
Diede uno schiaffo ben assestato sui coglioni del toro che urlò con tutto il suo vocione.
“Ti sto mungendo… non devi toccarmi tu. Anzi, allarga le braccia e apri di più i coscioni bestione. Si bravo così ihihihihihih”.
Il gorilla eseguiva gli ordini.
In quella posizione a uomo vitruviano, il bestione sembrava ancora più grosso e la checchina più esile al centro dei coscioni a mungere la linfa vitale del maschio: la sborra.
Andreina spalancò le gambe a mostrare il minuscolo fagiolino e prese a leccare velocemente la capellona mentre a due mani ravanava l’asta. Andreina stava mungendo il muflone. E rideva. Rideva divertita alle urla del maschio. E si strusciava il cappellone sulle pere e sui capezzoloni gonfi.
“Maiale mi stai bagnando le tettine con questa enorme cappella da cavallo… smettila papone, controllati ihihihihihih”, disse con tono da oca per poi riprendere a slinguare a raffica la superficie tirata del cappellone, soffermandosi sul cornicione e suonando come una chitarra il filetto tirato alla base. Nel frattempo, le manine tiravano con cattiveria l’enorme palo venoso, esasperando la bestia in una violenta sega a due mani. L’uomo non aveva più scampo. Sconquassato da forti spasmi in tutto il corpo, grugniva, urlava e bestemmiava in preda al godimento misto al dolore.
In lontananza, un vecchio maiale assisteva alla scena della gracile checchina che, ridendo e agitando busto e chiappette, stava mungendo di forza un uomo enorme pieno di peli e muscoli, riducendolo ad un gigante giocattolo sessuale per la giovane ricchiona.
Dopo 5 eterni minuti di tale trattamento, l’omone inarcò la schiena un’ultima volta, scalciò letteralmente con entrambi i piedi per aria e, lanciando un urlo animalesco, comincio a sparare per aria i primi 3 potenti schizzi di sborra.
Accorgendosi della sborrata, Andreina si portò velocemente il cannone alla bocca e, coprendo con le labbra a cuoricino la punta dell’enorme cappella, cominciò ad aspirare gli altri potenti getti mugolando e ridendo per la vittoria schiacciante sul possente bisonte esanime… 4, 5… 6, 7,8… 9, 10… il muflone non accennava a smettere e Andreina provava ad ingoiare compiaciuta tutta la ricotta prodotta dai coglioni giganti del maschio.
Dopo ben 12 schizzi di sborra, l’uomo cominciò a calmarsi, sempre respirando affannosamente ma rallentando gli spasmi. Andreina staccò le labbra dalla cappellona paonaza, sputando fuori gli ultimi fiotti di sperma che non era riuscita a ingoiare.
Un quantitativo spropositato di sborra densa come stracchino.
“Ecco la mia crema solare.. Grazie signore ihihihihih”, disse la checca raccogliendo la sborra in eccesso e passandosela sugli enormi capezzoli gonfi sotto lo sguardo vitreo del bisonte appena munto.
In un ultimo atto di cattiveria, Andreina afferrò con una manina il cappellone ipersensibile per la sborrata, strattonandolo con forza sui bordi e in punta.
“NO NO NOOOO PORCO DXX”, urlò l’uomo dimenandosi e sbattendo il testone sulla sabbia.
In lontananza il vecchio porco sborrava per la scena.
“Ihihihihihihihih come ti agiti bestione nella mia manina”, chiosò Andreina, per poi staccarsi, raccogliere le proprie cose e alzarsi.
Una volta in piedi lo guardò meglio.
Due metri di uomo ancora a terra a 4 di bastoni.
La faccia stravolta, i baffoni nascondevano una smorfia di dolore misto a sollievo per la fine della mungitura. Gli occhi fissi sul cielo al tramonto. Nessuno lo aveva mai piegato così in passato.
I pettorali completamente ricoperti di saliva ed i grossi capezzoli virili viola per il lavoro subito di mani e denti. Poco più sotto, un pisellone enorme posava pesante e pieno di residui di sborra sulla pancia soda del bisonte, scoprendo in basso due coglioni spropositati e rossi per le strizzate ricevute.
Andreina sorrise e scattò una foto col cellulare al maschione. Il cellulare fece il tipico rumore della macchina fotografica.
“Domani torno con un’amica come me. E ci divertiremo”, disse Andreina allontanandosi.
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