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Gay & Bisex

L'isola 1999 5


di SERSEX
09.05.2025    |    1.062    |    0 8.9
"» Giò non rispose subito, ma sapeva che, in qualche modo, quel ragazzo stava per cambiarlo..."
Marta partì il sabato mattina. Giò l’accompagnò al porto, come promesso, con quel misto di malinconia e leggerezza che sentiva ormai inevitabile. Klaus, il nuovo interesse di Marta, sembrava il tipo giusto per lei, eppure Giò non riusciva a non provare un sottile dispiacere nel vederla andare via. Forse non aveva mai capito cosa li legava davvero. O forse, semplicemente, era il suo corpo che le chiedeva qualcosa che lei non riusciva più a dargli.
— «Resta con me ancora qualche giorno, Giò,» disse Marta, prima di salire sul traghetto.
— «Non so. Ho cambiato idea, non credo che tornerò subito,» rispose Giò, nascondendo il vuoto che sentiva in quel momento.
Lei lo abbracciò forte, quasi come se stesse cercando di tenere dentro quella connessione che Giò non riusciva più a trovare. Lui, invece, sorrise senza troppa convinzione.
— «Ci scriviamo, vero?»
— «Certo,» rispose lui, sentendo già il peso dell'addio senza dirlo apertamente.
Quando il traghetto partì, Giò rimase lì, a fissare l’acqua. Il suo cuore si era svuotato un po', eppure sentiva di voler restare ancora lì, come se fosse giusto prolungare il suo tempo in Grecia. Forse anche per lasciarsi alle spalle quel senso di incompleto che Marta e Nikos avevano lasciato nel suo petto.
Tornò alla casa che aveva affittato, una piccola villa vicino al mare, isolata, tranquilla. Aveva deciso di rimanere più a lungo, di dare a se stesso un po' di spazio, di solitudine. Non aveva fretta di tornare a Bologna. Forse non ci sarebbe mai tornato, pensò. Affittò la casa per altri quindici giorni, alla padrona non sembrò un problema. Era solo una questione di soldi, e Giò aveva soldi da spendere. Per il momento, l’isola gli dava tutto ciò di cui aveva bisogno.
Si spogliò appena entrato e si sdraiò sul letto, lasciando che la stanchezza e il caldo lo avvolgessero. Guardò fuori. L’isola era silenziosa, un paesaggio che sembrava non finire mai. Giò si sentiva come se fosse il centro di un mondo che non conosceva, ma che in qualche modo lo accoglieva.
Nel pomeriggio, decise di fare una passeggiata nel paese vicino. Le stradine strette, le casette bianche con le finestre azzurre, il mare che sembrava essere la cosa più solida in un mondo che gli sembrava in costante movimento. Lo attirava il senso di libertà che tutto quello gli dava.
Fu durante questa passeggiata che lo incontrò.
Elias. Un ragazzo di pelle chiara, con gli occhi azzurri e i capelli biondi un po’ scompigliati. Era seduto davanti a un piccolo caffè, con una birra in mano, mentre leggeva un libro. Quando Giò lo vide, si fermò un attimo. Quel ragazzo aveva qualcosa di magnetico. Un'energia tranquilla, ma capace di attirare chiunque intorno. Non era il tipo che avrebbe cercato nella confusione, ma la sua calma gli dava un senso di curiosità.
Decise di avvicinarsi. La gente parlava tra di sé in greco, ma Giò si sentiva distante, come se non fosse mai stato in grado di entrare davvero in quel mondo.
— «Ciao,» disse Giò, appoggiandosi alla sedia accanto a quella di Elias.
Elias lo guardò, sorrise appena, e alzò gli occhi dal libro.
— «Ciao. Tu sei Giò, vero?» chiese, come se già sapesse qualcosa di lui.
Giò annuì, sorpreso.
— «Sì. E tu sei...?» domandò, un po’ per rompere il ghiaccio.
— «Elias,» rispose lui, con un sorriso che sembrava saperne più di quanto non lasciasse capire.
Giò si sedette. Cominciarono a parlare di cose leggere, del tempo, del posto, ma la conversazione si fece più intima man mano che le parole fluivano. Elias gli parlò della sua vita in Danimarca, dei viaggi, delle esperienze. Giò si trovava a pensare che quel ragazzo non era come gli altri. Non c’era fretta in lui. Era come il mare, che accoglieva tutto, senza mai giudicare.
Quando si alzarono per andarsene, Elias disse:
— «Mi farebbe piacere passare qualche altro giorno qui. Hai un posto dove stare?»
Giò esitò un attimo. La solitudine che aveva provato finora sembrava improvvisamente lontana. La sua casa sarebbe stata anche quella di Elias, se avesse voluto.
— «Ho una casa, sì. È abbastanza grande...»
Elias gli sorrise.
— «Bene. Allora, possiamo restare insieme un po’, finché vuoi.»
Giò non rispose subito, ma sapeva che, in qualche modo, quel ragazzo stava per cambiarlo. Non era l'intensità che aveva con Nikos o con Marta, ma qualcosa di diverso, più sfumato, che avrebbe richiesto tempo per essere capito.
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