Gay & Bisex
L'isola 1999 3

09.05.2025 |
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"Sei sempre lì… a cercare qualcosa che non ha niente a che fare con me..."
Marta lo fissava da qualche secondo. La pelle ancora calda dalla doccia, i capelli raccolti, una vestaglia di lino chiaro lasciata aperta sul davanti. Seduta a gambe incrociate sul letto, lo osservava in silenzio.Giò era appoggiato alla ringhiera della terrazza, una birra in mano. Nudo sotto un pareo annodato male, lo sguardo perso verso il mare. Non s’era accorto di essere osservato. O forse sì, ma non gliene fregava nulla.
— «Stai pensando a lui?»
La voce di Marta era calma. Nessuna rabbia. Solo quella curiosità malinconica che arriva quando si sa già la risposta.
Giò si voltò appena, ma non disse nulla.
— «Perché c’è un lui, vero?»
Fece una pausa. — «Da quando siamo arrivati non mi hai toccata una volta. Non mi guardi. Non chiedi nulla. Sei sempre lì… a cercare qualcosa che non ha niente a che fare con me.»
Giò respirò piano. Poi si voltò verso di lei.
— «E tu? Lo vuoi davvero sapere?»
Marta sorrise. Non con amarezza, ma con una dolcezza improvvisa.
— «Io… ho incontrato qualcuno anche io.»
Scese dal letto, si avvicinò e gli prese la birra dalle mani. Bevve un sorso. — «Un uomo. Tedesco. Più grande. Si chiama Klaus. Era sulla barca, ieri.»
Giò alzò un sopracciglio. — «Il tipo con la barba?»
— «Quello. Ha più di quarant’anni. È vedovo, vive da solo. Un corpo pazzesco. E… mi guarda come se fossi l’unica cosa viva su quest’isola.»
Il silenzio calò su di loro, morbido e liberatorio. Si guardarono negli occhi per un lungo momento. Nessuna scena, nessun dramma. Solo due persone che sapevano che l’amore, se c’era mai stato, era evaporato come sale sulla pelle.
Marta si avvicinò ancora e gli sfiorò il petto.
— «Quindi? Com’è questo ragazzo?»
Giò abbassò lo sguardo. Sorrise.
— «Come una scossa. Sporco. Più vivo di quanto abbia sentito da anni.»
Lei rise piano, con sincerità.
— «Bene. Allora non fingiamo più. Ci restano ancora cinque giorni. Io li passo con Klaus. Tu… fai quello che devi.»
Lo baciò piano sulla guancia, come due fratelli d’un’altra vita.
— «Ma lavati dopo. Puzzi di mare e di sperma.»
Quella notte Giò non rientrò.
Andò direttamente a casa di Nikos. Il portone era aperto. La casa quasi buia, illuminata da una sola lampadina appesa sopra il tavolo. Nikos lo aspettava nudo, seduto, le gambe divaricate e il cazzo in mano. Lo stava toccando lentamente, con un’espressione da dio pagano.
Appena lo vide, sorrise.
— “I was about to come without you.”
Giò si avvicinò. Non disse niente. Si inginocchiò subito. Glielo prese in bocca, affamato, senza esitazioni. Voleva il sapore. Voleva sentirlo duro fino in fondo alla gola. Nikos gli afferrò la testa e iniziò a scoparlo in bocca con forza, tenendogli il ritmo, come se fosse suo da sempre.
— “You’re my little slut now, right?”
Giò mugolò con il cazzo in gola. Non si era mai sentito così pieno, così usato, così vivo.
Nikos si alzò, lo fece girare, lo piegò sul tavolo della cucina. Senza preparazione, senza esitazioni, glielo infilò di colpo. Uno schiaffo secco sul culo. Un gemito di dolore e godimento misto.
Lo scopava mentre gli mordeva la schiena, lo graffiava, gli diceva porcate in greco e in inglese. Giò era lì, aperto, disponibile, sudato. Non aveva più freni.
A un certo punto Nikos si tolse e gli si venne sulla schiena. Un fiotto caldo, abbondante, che colava tra le scapole.
— “Don’t move,” gli sussurrò. — “I want to see you dripping.”
E così fece. Giò rimase lì, piegato sul tavolo, il culo arrossato e la schiena sporca di sperma. Respirava a fatica. Tremava. Ma non era stanco. Ne voleva ancora.
La mattina dopo si svegliò in quel letto piccolo, tra le lenzuola stropicciate e l’odore di sudore e sale. Nikos dormiva ancora, nudo, con il braccio sopra il viso. Fuori il sole era già alto. Il mare chiamava.
Giò si alzò, si fece un caffè. Poi guardò il cellulare. Un messaggio.
Marta:
“Io oggi dormo da lui. Non aspettarmi. Abbi cura di te.”
Giò sorrise.
E sapeva che era solo l’inizio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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