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Gay & Bisex

Sodomizzato con dolcezza - Parte 1


di fioredipescox
15.07.2025    |    837    |    2 8.9
"Quando finalmente si scosta, sento le labbra del mio buchetto palpitare, tutte umide, vogliose, impazienti… Eppure, devono ancora pazientare..."
Quando premo il tasto del citofono che gli apre la porta, ho già il fiato spezzato. La gola è secca. Un’agitazione folle si è impossessata di me e il cuore martella nel petto. Sento l’ascensore mettersi in moto, poi il rumore della porta che si chiude alle sue spalle.

È Matteo, 58 anni. Sposato, ma da tempo frequenta i siti di incontri con scarsi risultati. Attivo, ha notato il mio annuncio e l’ha trovato diverso dagli altri.

Durante i nostri primi scambi mi aveva scritto:
«Il fatto che tu cerchi un uomo dolce mi ha colpito. Sto cercando anch’io un amico segreto, passionale e dolce. Ti domino con dolcezza, non con violenza. Come una bella femmina».

Abbiamo iniziato a scriverci con costanza: prima via mail, poi su WhatsApp. Confidenze, foto, messaggi vocali.

Non viviamo nella stessa città, e nessuno dei due può ospitare. La distanza ci aveva costretti a rimandare più volte l’incontro, ma aveva anche aperto lo spazio per uno scambio più profondo, seppur virtuale. Eccezionalmente, quel giorno avevo casa libera.

Lui aveva fantasie bisex con ragazzi giovani e passivi; io, invece, desideravo abbandonarmi a un uomo più grande, sotto un’influenza autoritaria ma premurosa, diventando completamente passiva.

Un’immagine in particolare mi aveva accompagnato durante tutta l’attesa. Una cosa che mi aveva scritto:
«Ho una voglia che mi prende… Avere il mio ragazzo passivo a pecorina e accarezzarlo sul fiorellino… baciarlo… stuzzicarlo…».

Quando apro il portone, entra un uomo alto circa 1,75. Bello tarchiato, pelato, con sopracciglia folte e un naso importante. Ci guardiamo per la prima volta negli occhi. Il silenzio tra noi è carico, quasi opprimente.

Sono paralizzato dall’ansia. Ho bisogno di sciogliermi. Beviamo un calice di vino. Parlo a fatica, la voce un sussurro fragile.

Osservo le sue mani: grandi, vene gonfie e pulsanti, tremano un po’ mentre avvicinano il calice alla bocca. Vederlo teso mi rassicura, anche se mai quanto me, che avevo nascosto le mani sotto le gambe, cercando di controllarne il tremore.

Parla un po’ di sé, di cose che mi aveva già scritto. Si conferma una mia intuizione: è un uomo distinto, di una certa cultura. L’imbarazzo è palpabile, ma sotto di esso pulsa un desiderio denso che riempie ogni spazio tra noi.

A un certo punto si alza per andare in bagno. Quando torna, si accomoda accanto a me. Mi dà un buffetto leggero con le dita e mi sfiora le guance. Mi sento rosso in viso. Dopo poco cominciano i baci.

Sento subito, sulla lingua, la sua età: lui è molto più grande di me, un uomo maturo. La mia bocca è più giovane, e nei suoi sapori riconosco chiaramente quella differenza che ci separa e allo stesso tempo mi eccita.

Mi sistemo a cavalcioni sopra di lui. Restiamo così, a baciarci, a stringerci. Le sue mani poggiate sui miei fianchi mi percorrono la schiena. Ho la pelle d’oca.

— Dai allora — dice, accartocciando le mani come chi sta per scoprire un tesoro — vediamo un po’ questo fiorellino.

Con la mano tasta una natica e la stringe con decisione.

Col cuore a mille, mi abbasso le mutande fino alle ginocchia e rimango immobile, in ginocchio sul divano, lo sguardo rivolto alla parete, offrendo il mio corpo alla sua vista.

I complimenti arrivano subito, spontanei.
— Che meraviglia! Uno splendore… — dice, accompagnando le parole con una pacca sonora. Poi accarezza con lentezza, e continua a voce alta: — Che spettacolo, mamma mia…

Passa un dito attorno al buchetto, disegnando cerchi lenti. Il palpamento e la sua voce che loda le mie forme: quanto mi piace.

— Che dici, ci mettiamo un bel paio di mutandine? Eh, tesoro?
— Va bene — rispondo a bassa voce.

Mi alzo, vado verso l’armadio, prendo le mutandine da donna comprate per l’occasione e le indosso. Era una fantasia che avevamo condiviso. Ogni gesto mi sembra sospeso, irreale, come se stessi vivendo qualcosa fuori dal tempo. Lui, in silenzio, si gode tutta la scena.

Forse dovrei dire qualcosa, essere più disinvolto… ma non ci riesco. Una parte del nostro piacere sta proprio in questo: nel sentirmi soggiogato. Mi eccita che la sua presenza mi tolga la voce, mi faccia regredire ad uno stadio di pura attesa e desiderio.

Torno nella mia posizione, e subito riprendono le lodi e i palpeggiamenti. Lentamente scivoliamo nei ruoli che avevamo avuto il coraggio di confessare solo in chat: lui incarna il maschio che seduce, guida e prende; io, invece, mi abbandono a una effemminatezza desiderosa, che trema di piacere, timida e imbarazzata.

— Ecco, adesso vediamo di dare una bella slinguazzata a questa bella topina…

Scosta con calma i lembi delle mutandine, e appena la punta della sua lingua mi sfiora, un gemito mi sfugge senza controllo. È un piacere che mi travolge.

Lentamente, entra sempre un po’ di più, con movimenti che non riesco neanche a decifrare.
Non so cosa stia facendo esattamente, so solo che ogni mia terminazione nervosa è infuocata.

Ogni tanto fa scivolare dentro un dito, senza affondare. Lo muove rapido, tamburellando, e produce il suono di un piccolo gorgoglio liquido. Un suono bagnato e ritmico.
— Senti qua come si bagna, questa passerina… — mormora.

Il mio corpo in estasi risponde mugugnando.

Abbiamo appena cominciato, e già mi sento sul punto di cedere: ogni fibra del mio corpo è tesa, vibrante, pronta a lasciarsi andare. Una vertigine mi attraversa tutto, come un brivido che nasce sotto pelle e risale fino al cuore.

Non è solo desiderio: è qualcosa di più. Tremo in tutto il corpo. Un turbamento profondo che pulsa con la stessa forza di un piacere inconfessabile. È come se stessi varcando una soglia invisibile, e una parte di me, la più nascosta, venisse messa a nudo.

Per lui ho messo le mutandine da donna… Lui che ha chiamato il mio culetto “fiorellino”, poi “topina”, e dopo ancora “passerina”…
Non sono solo parole: sono colpi delicati che sfondano le ultime resistenze del mio io maschile.

Sto scivolando in qualcosa che non so nemmeno nominare, eppure desidero da sempre. Sto diventando una femminuccia alla mercé del suo uomo.

Mi stringe per i fianchi e affonda dentro di me con una calma crudele, come chi sa esattamente quanto potere ha sul corpo dell’altro. Mi manda fuori di testa.

Sento il mio culo aperto, divorato dalla sua bocca, che mi regala un piacere profondo, lento, destabilizzante.

Quando finalmente si scosta, sento le labbra del mio buchetto palpitare, tutte umide, vogliose, impazienti…
Eppure, devono ancora pazientare.
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