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Un fuoco che brucia ancora


05.07.2025 |
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"Sputò sul suo buco, il suono osceno che fece gemere Luca, e poi lo leccò, la lingua che esplorava ogni centimetro, lenta e implacabile..."
Il tramonto sul lungomare di Ostia era un dipinto di fuoco: striature scarlatte e arancioni si mescolavano a un viola profondo, come se il cielo stesse sanguinando per il dolore di Luca. Il vento salmastro gli scompigliava i capelli castani, portando con sé l’odore pungente del mare e un vago sentore di alghe umide. Ogni onda che si infrangeva contro gli scogli emetteva un suono sordo, un lamento ritmico che sembrava echeggiare il tumulto nel suo cuore. Luca camminava a passi lenti, le scarpe da ginnastica che scricchiolavano sulla ghiaia del sentiero, il petto stretto da un dolore che non lo lasciava respirare. Era passato quasi un anno da quando aveva scoperto il tradimento di Matteo, l’uomo che aveva giurato di amare per sempre, e ogni passo su quel lungomare gli riportava alla mente il momento in cui il suo mondo si era frantumato.Era stato un pomeriggio di pioggia, il cielo grigio come piombo, l’odore di asfalto bagnato che si mescolava al profumo di caffè tostato che Matteo amava preparare ogni mattina. Luca era tornato a casa prima del previsto, la borsa da lavoro ancora appesa alla spalla, il suono delle chiavi che tintinnavano nella serratura. Aveva chiamato il nome di Matteo, ma non c’era stata risposta, solo un rumore strano, un gemito soffocato che proveniva dalla loro camera da letto. Luca si era avvicinato, il cuore che batteva come un tamburo, il pavimento di legno che scricchiolava sotto i suoi piedi. Quando aveva aperto la porta, il mondo gli era crollato addosso.Matteo era lì, nudo, il suo corpo muscoloso lucido di sudore, chino su un ragazzo sconosciuto, un estraneo dai capelli biondi e la pelle pallida. Il letto cigolava sotto i loro movimenti, un ritmo osceno che sembrava schernire ogni promessa che si erano fatti. Luca era rimasto paralizzato, il respiro bloccato in gola, mentre guardava Matteo succhiare il cazzo dell’altro, la sua lingua che scivolava con una dedizione che Luca conosceva fin troppo bene. Poi, Matteo si era alzato, il suo cazzo duro e lucido, e lo aveva spinto nel culo del ragazzo, che gemeva di piacere, le mani aggrappate alle lenzuola bianche. Ogni spinta di Matteo era un coltello nel cuore di Luca, ogni gemito un tradimento. E quando Matteo era venuto, sborrando con un grido roco, il suono della sua voce aveva spezzato qualcosa di irreparabile in Luca. Ma il peggio era stato vedere Matteo chinarsi di nuovo, prendere il cazzo dell’altro in bocca, succhiarlo fino a bere la sua sborra, con una fame che Luca non aveva mai visto prima. Era corso via, la pioggia che gli bagnava il viso mescolandosi alle lacrime, il sapore amaro della bile in gola.Da quel giorno, Luca aveva cercato di ricostruire se stesso, ma ogni notte il ricordo di quella scena tornava a tormentarlo. Sognava il profumo muschiato di Matteo, il calore del suo corpo, il modo in cui lo prendeva con una passione che sembrava riscrivere le leggi dell’universo. Ma quei sogni si trasformavano in incubi, con l’immagine di Matteo che scopava un altro, il suo cazzo che spariva nel corpo di uno sconosciuto, la sua sborra che macchiava lenzuola che non appartenevano a loro. Luca si svegliava con il cuore in gola, il corpo teso dal desiderio e dalla rabbia, incapace di scacciare il bisogno di Matteo.Quella sera, mentre il sole affondava nel mare, il telefono di Luca vibrò nella tasca dei jeans. Un messaggio: “Sono al molo. Ti prego, vieni. Ho bisogno di te.” Era Matteo. Luca esitò, il pollice sospeso sullo schermo, il profumo salato del mare che gli riempiva i polmoni. Avrebbe voluto ignorarlo, ma il suo corpo lo tradì, i piedi che si incamminavano verso il molo come se avessero una volontà propria. Il suono delle onde si mescolava al battito del suo cuore, e quando vide Matteo, seduto su una panchina di legno consumata dal sale, il mondo sembrò fermarsi.Matteo era lì, i capelli neri mossi dal vento, gli occhi verdi che brillavano sotto la luce fioca di un lampione. Indossava una camicia azzurra, leggermente aperta sul petto, e l’odore del suo profumo, un misto di sandalo e agrumi, colpì Luca come un pugno. “Non so perché sono qui,” disse Luca, la voce incrinata, il sapore del sale ancora sulle labbra. Matteo si alzò, avvicinandosi lentamente, il suono dei suoi passi sulla ghiaia come un metronomo. “Perché mi ami ancora,” rispose Matteo, la voce bassa, carica di un’emozione che Luca non riusciva a decifrare. “E io amo te. Non ho mai smesso.”Quelle parole furono un’esplosione. Luca sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, ma non si mosse quando Matteo gli prese il viso tra le mani, le dita calde contro la sua pelle fredda. Il bacio che seguì fu lento, profondo, un intreccio di labbra che sapeva di sale e desiderio represso. La lingua di Matteo esplorava la sua bocca con una dolcezza che contrastava con la fame nei suoi occhi. Luca si lasciò andare, le mani che trovavano i fianchi di Matteo, il tessuto della camicia che scivolava sotto le sue dita. Il mondo intorno a loro svanì, lasciando solo il suono del loro respiro, il profumo del mare e il calore dei loro corpi.“Non qui,” sussurrò Matteo, la voce roca. Presero un taxi, il silenzio tra loro carico di tensione, il ronzio del motore che riempiva lo spazio. Quando arrivarono a casa di Matteo, l’aria era densa dell’odore di legno lucidato e del vino rosso che Matteo aveva lasciato aperto sul tavolo. Appena la porta si chiuse, Matteo spinse Luca contro il muro, il suono sordo del suo corpo che colpiva il legno. “Voglio sentirti di nuovo,” ringhiò Matteo, le mani che gli strappavano la camicia, i bottoni che rimbalzavano sul pavimento con un ticchettio leggero. Luca gemette quando Matteo gli morse il collo, il sapore della sua pelle un misto di sudore e profumo. Matteo scese con le mani, slacciando i jeans di Luca, liberando il suo cazzo già duro, pulsante contro il tessuto.Matteo si inginocchiò, il pavimento freddo sotto di lui, e prese Luca in bocca con una voracità che fece tremare le gambe di Luca. La sua lingua scivolava lungo l’asta, succhiando con forza, il suono umido dei suoi movimenti che riempiva la stanza. Luca gli afferrò i capelli, spingendosi più a fondo nella sua gola, il piacere che lo travolgeva come un’onda. “Cazzo, Matteo,” ansimò, la voce spezzata, il sapore del desiderio che gli bruciava la lingua. Matteo lo guardò dal basso, gli occhi verdi pieni di una fame che era insieme amore e disperazione, e continuò a succhiare, le mani che stringevano le cosce di Luca, le unghie che lasciavano segni sulla pelle.Matteo si alzò, spingendo Luca verso il letto. Si spogliarono in fretta, i vestiti che cadevano sul pavimento con un fruscio, l’odore del loro desiderio che saturava l’aria. Matteo lo fece sdraiare, gli allargò le gambe, il suo respiro caldo contro la pelle di Luca. Sputò sul suo buco, il suono osceno che fece gemere Luca, e poi lo leccò, la lingua che esplorava ogni centimetro, lenta e implacabile. Luca si inarcò, il letto che cigolava sotto di lui, il profumo muschiato del corpo di Matteo che lo inebriava. “Ti voglio dentro,” implorò, la voce rotta dal bisogno.Matteo non si fece pregare. Si lubrificò con un movimento rapido, il suono del flacone che si apriva un’aggiunta al concerto di gemiti e sospiri. Entrò in Luca con una spinta decisa, il suo cazzo che lo sfondava con una forza che era insieme punizione e redenzione. Ogni movimento era un’esplosione, il suono dei loro corpi che sbattevano, il letto che scricchiolava, l’odore di sudore e sesso che li avvolgeva. Matteo lo scopava con una passione cruda, ogni spinta un grido, ogni gemito un perdono non detto. Luca si aggrappava alle lenzuola, il piacere che lo travolgeva, il suo cazzo che pulsava contro il suo stomaco. Quando venne, la sborra schizzò sul suo petto, calda e appiccicosa, e Matteo lo seguì, riempiendolo con un calore che sembrava sciogliere ogni barriera, il suo grido che echeggiava nella stanza.Rimasero sdraiati, sudati e ansanti, il silenzio rotto solo dal loro respiro e dal lontano rumore del traffico. Luca sentiva il cuore di Matteo battere contro il suo petto, il profumo del suo sudore che si mescolava al suo. “Non so come ricostruire la fiducia,” sussurrò Luca, la voce fragile, il sapore delle lacrime sulle labbra. Matteo gli accarezzò il viso, gli occhi lucidi sotto la luce della lampada. “Lo faremo insieme, un giorno alla volta. Non ti lascerò più andare.”Le settimane successive furono un viaggio lento e doloroso. Si incontravano in piccoli bar, l’odore di caffè e croissant nell’aria, la musica di un pianoforte che suonava in sottofondo, mentre parlavano del loro passato, delle loro paure, del tradimento che ancora bruciava. C’erano momenti di rabbia, quando Luca urlava, il suono della sua voce che si spezzava, e momenti di tenerezza, quando Matteo gli prendeva la mano, il calore delle sue dita che leniva il dolore. Ogni notte, si ritrovavano nel letto, i loro corpi che si cercavano con una passione che non si era mai spenta. Matteo lo prendeva con una forza che era insieme brutale e amorevole, il suo cazzo che lo riempiva, la sborra che li univa in un atto che era più di sesso: era una promessa.Una notte, sotto un cielo stellato, l’odore di erba tagliata e il suono lontano di una chitarra che suonava in un bar vicino, Luca prese la mano di Matteo. “Ti perdono,” sussurrò, la voce ferma nonostante le lacrime. Matteo lo strinse, il suo respiro caldo contro il collo di Luca, e in quel momento il mondo sembrò tornare al suo posto. Il tradimento era una cicatrice, ma il loro amore era un fuoco che bruciava ancora, più forte di qualsiasi dolore. E in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni momento in cui i loro corpi si fondevano, trovavano la forza di andare avanti, insieme.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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