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Gay & Bisex

Taci e semplicemente ascolta


di cummmming
06.05.2025    |    50    |    0 8.7
"Poi si arrestò bruscamente, mi fece girare, togliere scarpe e pantaloni, mi spinse sulla panchina, così da farmi ritrovare sdraiato di schiena con le gambe..."
Incastonata contro un cielo nero d'inchiostro, la luna d'avorio se ne stava lassù, intenta ad osservarci, ad osservare noi due, accoccolati uno di fianco all'altro su di una panchina di legno,
nella parte più interna e nascosta del parco.
Il mare, poco più in là, era invisibile al nostro sguardo, ma con il suo sommesso ruggito risvegliava in noi sottili sensazioni ed emozioni, simili a quelle suscitate da rieccheggianti e misteriosi ricordi, provenienti da epoche a cui non appartenevamo.
La notte, calda e gravida di fragranze, ci parve un invito. Un invito all'intimità, al semplice esserci. Un invito ad un ascolto senza aspettative.
Non lo conoscevo da molto e quegli incontri, naturalmente clandestini, erano per me causa di un'intensa eccitazione. Eccitazione che, ogni volta, scaturiva immediata da un suo semplice cenno alla disponibilità di stare insieme, fosse solo per pochi e fugaci istanti.
In quella particolare occasione, sedevo alla sua sinistra, la mia testa adagiata sulla sua spalla.
Tra noi il silenzio, entrambi in attesa, ammutoliti nella pura contemplazione del nostro sentire.
In quella quiete, che si trova ben oltre il pensare, avvertii il graduale, lieve e netto crescere del desiderio. Desiderio che montava, come un'onda indomita ed indomabile, senza lasciare scampo e senza del resto incontrare attrito alcuno, libero perciò di animare a suo piacimento il mio spirito e la mia carnalità.
Fu così che la mia mano, mossa ed impregnata da quell' anelito, incominciava ad esplorare, leggera, l'interno della coscia di lui. Lui che se ne stava lì, fermo, gli occhi serrati, con il rumore del suo respiro eccitato che mi saturava le orecchie e riempiva il mio corpo di sottili scosse di voluttà.
Spostai la mano sul suo sesso e lo percepii turgido, sebbene ancora dentro ai pantaloni, i quali però io non tardai a sbottonare. E, finalmente libera ed illuminata dall'argenteo bagliore lunare, la sua verga, meraviglia della natura, attendeva me.
Mi inginocchiai e con la punta della lingua gustai le gocce di essenza gelatinosa che fuoriuscivano da quella gonfia e calda cappella. Cappella che, un istante dopo, non esitai ad ingoiare.
Sentivo quel voluminoso palo carneo riempirmi la bocca. Era un pò come se io, affamato e sbavante, stessi divorando un pezzo di succulenta, viva e palpitante carne.
Dal canto suo, intanto, il mio cazzo, altrettanto gonfio, reclamava la sua ora d'aria. Così, tirandomi giù i calzoni e senza smettere di ingurgitare il mio pasto, liberai il mio uccello ed al contempo esposi al chiaro di luna anche le mie natiche.
Subito incominciai a smanettare il mio prepuzio, alimentando in tal modo le fiamme della mia già incontrollata voglia di cazzo.
Ed il mio compagno, che fino ad allora aveva tenuto gli occhi chiusi, sentendo il mio ansimare e rantolare e accorgendosi della mia crescente passione, mi afferrò bruscamente per i capelli e mi fece ritrarre dal suo pene. Quindi si alzò e, senza proferire parola, mi fece inginocchiare sulla panchina, affinchè lui si trovasse dietro di me ed io gli dessi le spalle.
Lo sentii sputare e percepii nettamente la sua abbontante saliva colarmi tra i glutei e scendere verso l'ano. Ano che, di lì a poco, e senza tanti preamboli, sentii violato in profondità dalle sue dita.
Attraverso questa azione, che già di per sè faceva emergere con ancora maggiore evidenza quella troia che è in me, lui stava ovviamente preparandosi il terreno per ben più interessanti manovre.
Infatti, trascorsi pochi secondi, sentii distintamente la punta del suo membro contro il buco del mio culo e, un istante dopo, la sentii slargarmi lo sfintere, scivolare dentro le mie budella e trascinare finalmente con sè tutto quel nodoso, carnoso e pulsante bastone.
Mentre egli mi montava brutalmente e violentemente, potevo udire il suo animalesco rantolio, mentre io, gemendo di piacere, non mi sentivo niente di più che una cagna in calore.
E ne volevo ancora e ancora. Desideravo che continuasse a possedermi senza fermarsi, fino a farmi sentire finalmente sazio di cazzo.
E difatti continuò così per un bel pezzo, mentre la mia eccitazione stava raggiungendo il culmine. Poi si arrestò bruscamente, mi fece girare, togliere scarpe e pantaloni, mi spinse sulla panchina, così da farmi ritrovare sdraiato di schiena con le gambe divaricate, le ginocchia sulle sue spalle e il suo cazzo nuovamente conficcato dentro di me, in una splendida missionaria.
Con quel batacchio completamente infilato nelle mie viscere e la sua lingua ficcata tra le mie labbra, potevo percepire la sua saliva che colava abbondantemente dentro la mia bocca, mentre io la ingoiavo con piacere.
Poi si scostò un poco e, senza smettere di spingere , incominciò a masturbare il mio uccello, il quale, immediatamente, schizzò fiotti di seme che raggiunsero il mio viso.
Incominciò a leccare lo sperma spruzzato sulla mia faccia e , mischiandolo con la sua bava, lasciò cadere con delicatezza quella miscela direttamente dentro la mia bocca.
Quindi, mentre lo attiravo a me e agevolavo le sue brusche spinte affondando entrambe le mie mani nei suoi glutei, percepii distintamente il suo cazzo, ancora avvolto dal mio ano, pulsare violentemente e scaricare a più riprese abbondanti getti di sborra direttamente dentro il mio retto.
Dopo avermi letteralmente fecondato, si alzò, ma, non soddisfatto, portò il suo pene a livello delle mie labbra e, aprendomi con una mano la bocca, si strizzò l'uccello con l'altra per estrarne gli ultimi densi grumi di sperma e poi farli così precipitare direttamente nella mia gola.
Gola che, immediatamente dopo, egli violò nuovamente con il suo ormai esausto membro. Io lo succhiavo e assaporavo con piacere e, roteando la lingua attorno ad esso, potevo percepirne con chiarezza l’asta, la cappella e le vene ancora gonfie, mentre si ammosciavano lentamente dentro la mia bocca, circondato dalle mie ancora non sazie labbra.
Dopodichè, si accoccolò accanto a me.
"Ti è piaciuto?", mormorò.
"Taci e semplicemente ascolta !", replicai, fintamente stizzito.
E, nel silenzio della notte, udimmo distintamente il gorgoglio provocato dalle labbra del mio ano, mentre espellevano una parte della sborra appena scaricata dentro di me.
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