Gay & Bisex
In piscina con il fratello del mio compagno

28.06.2025 |
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"Lo scopai con decisione, mi bastarono una decina di colpi profondi e duri, per sentire un grande calore e irrefrenabile voglia di schizzare..."
Avevo da poco compiuto vent’anni, ultimi giorni di giugno, esami finiti in anticipo, tante vacanze davanti prima di riprendere i corsi d’architettura a settembre e tutti gli amici ancora impegnati a studiare. Mi chiamo Edoardo e, quell’estate, ho iniziato ad andare in piscina, spesso anche con Francesco, il fratello di Riccardo, uno dei miei migliori amici ed ex compagno di liceo. Francesco, invece, il liceo lo stava ancora facendo, da neo-diciottenne che aveva appena finito il suo quarto anno e si godeva le vacanze. Un pomeriggio, appunto in piscina, Francesco si presentò con boxer da mare blu, rigorosamente con mutande Hilfinger che uscivano da sotto l’elastico, camicia bianca con maniche leggermente arrotolate, calze bianche e ciabattone blu scuro. Fisico da giocatore di basket e sorriso sempre pronto, timbro di fabbrica sua e del fratello. Anche io ero in boxer mare azzurri, camicia blu e scarpe sportive bianche. Caldo, sudore, ma pomeriggio tranquillo. Almeno fin verso le cinque, quando dopo aver bevuto e sudato come un cammello, mi avviai nei bagni, seguito da Francesco. Ci mettemmo negli orinatoi a muro e, senza problemi (entrambi avevamo sempre fatto sport, docce con altri, spogliatoi…) ce lo tirammo fuori per pisciare. Istintivamente, mi venne da guardarglielo, un cazzone scuretto, con peli radi e castani, molto curati, largo e quasi duro. Se lo scappellò leggermente, giusto per aprirlo in punta e sparò fuori un getto di piscio abbondante. Feci lo stesso pure io, scappellandomelo però del tutto e facendo uscire la cappella. Senza accorgermi mi era venuto duro. Mi accorsi che anche lui me lo stava guardando, ancora quel sorriso che mi ricordava tanto il fratello e molto imbarazzo. Distolsi lo sguardo ma non potei fare a meno di notare che se lo stava scrollando a fondo e che ora faceva scendere e salire tutto il prepuzio come a farsi una sega. Anche il mio cazzo era diventato di marmo e iniziai a toccarmi l’asta, dal momento che il glande era ormai lucido e tutto di fuori e non voleva saperne di farsi ricoprire dal prepuzio. Ci segammo per un po’, così, guardandoci in silenzio. Finché gli proposi, senza consapevolezza, di continuare nel bagno chiuso. Mi seguì. Quasi non riuscivamo a parlare per l’imbarazzo e a camminare perché le nostre due mazze in tiro ci impedivano movimenti fluidi. Entrammo e Fra chiuse la porta. Senza dire nulla, si mise in ginocchio, mi ritirò giù i boxer e fuori il cazzo che era rimasto duro e scappellato e lo prese in bocca. Anche se succhiava con poco ritmo (forse era il primo pompino che faceva), ogni volta che lo metteva in bocca e mi leccava la cappella mi faceva godere a fondo, nel miscuglio di odori e umori che si era creato tra presborra, resti di piscio e sudore. Lo fermai e, preso dal sacro furore, gli sussurrai per non farmi sentire da fuori che volevo scoparlo. Lui mi guardò perplesso ma con quegli occhi e quel sorriso che ti facevano sciogliere e mi ricordavano il fratello e le volte che a ginnastica avevo provato a vedergli l’uccello o che in vacanza avevo provato a cambiarmi nella stessa stanza con lui. Francesco si girò, si tolse la camicia e si tirò giù boxer e mutande, appoggiandosi con le mani alla porta del bagno. Adesso che era completamente nudo davanti a me, potevo osservare il suo fisico sportivo e la sua pelle bianca e pulita. Mi calai i boxer fino alle caviglie e mi limitai a sbottonarmi la camicia, senza toglierla. Era il primo culo che sverginavo e non avevo né preservativi né lubrificante. Concordammo con gli occhi di farlo lo stesso. Francesco si sputò su una mano e si lubrificò con la saliva il buco del culo, mentre io feci lo stesso, insalivandomi il cazzo. Lo appoggiai sul buco, lo spinsi un po’ perché inarcasse la schiena e iniziai a spingerlo. Lui avrebbe voluto gridare ma il rischio di essere beccati ci fece restare in silenzio. Più spingevo quel buco sodo e vergine e più sentivo il mio cazzo stringersi e godere come mille seghe contemporaneamente. Continuai a spingere, misi una mano sulla nuca di Francesco e mi aggrappai ai suoi corti capelli per farlo entrare con più forza. Ad un certo punto, diedi un colpo secco e sentii lo sfintere di Francesco aprirsi e il mio cazzo incendiarsi. Più mi aggrappavo alla sua nuca e spingevo in profondità, più Fra emetteva dei piccoli gemiti. Iniziai a sudare e spingere sempre più forte, la camicia mi sbatteva sul petto, mi faceva aria sulla schiena, mi eccitava, mi costringeva a scoparlo senza tregua. Iniziai a sbattere il mio cazzo violentemente dentro il buco, il mio bacino si schiacciava contro le sue natiche ormai bagnate e sudate, strinsi la presa ai capelli, emisi un gemito e iniziai a sborrargli nel culo, a riempirglielo proprio di sperma che ben presto iniziò a colare copioso. Non riuscivo a guardarlo in faccia per cui mi rivestii velocemente e uscii dal bagno, tornandomene a casa con mille pensieri in testa. Passarono alcuni giorni, finché Francesco tornò a scrivermi per propormi di andare con il fratello in piscina. Accettai, anche se questa volta avrei portato anche Emma, la mia ragazza. I fratelli in boxer e maglietta erano uno spettacolo, il mio ex compagno Riccardo, poi, aveva una canotta che mostrava generosamente un bicipite scolpito. Pensieri passeggeri, c’era Emma e passai quasi tutto il pomeriggio abbracciato a lei, intrecciando le nostre lingue con voluttà e prepotenza, sedendomi con lei sul lettino a guardare i fratelli che facevano gli stupidi in acqua o con qualche ragazza malcapitata. Mentre eravamo sul lettino, io aprivo le gambe in modo da permetterle di sedersi “dentro di me”, appoggiando la sua schiena contro il mio petto, baciandoci con leggerezza, mettendole una mano sulla coscia, sfiorandole le tette dure e sode… ma soprattutto facendole sentire ogni tanto il mio pisello di marmo contro la sua schiena, le sue natiche, sperando che lei se ne accorgesse. Quando iniziò quasi a farmi male il cazzo dalla voglia che avevo, le infilai la mano sempre più sotto la minigonna, avvicinandomi alla figa che tanto desideravo, finché lei si accorse di tutto e, imbarazzata, mi disse che non era il caso di farlo davanti a tutti e allo stesso modo rifiutò la mia proposta di trovare un posto appartato per fare l’amore perché prima o poi saremmo partiti per le vacanze e avremmo avuto tutto il tempo per stare insieme. Verso le sette, arrivò suo padre a prenderla perché dovevano andare a cena e mi mollò lì con il cazzo ancora barzotto e umido che cercavo di nascondere sotto la maglietta. Decisi anche io di andare a casa, salutai Riccardo che aveva deciso di passare dalla sua fidanzata, mentre mi trovai a dover riportare a casa Francesco, lasciato lì da solo dal fratello. Il viaggio fu breve e silenzioso, io pensavo ancora ad Emma e non riuscivo a togliermi dalla testa la sua pelle liscia e le sue tette sode e non avevo certo voglia di parlare con Francesco. Arrivati sotto casa sua, mi diede la mano per salutarmi, quando vidi chiaramente i suoi occhi spostarsi sul mio pacco… senza rendermene conto, ce l’avevo duro e avere solo i boxer da bagno e una maglietta non aiutava a coprire. Sorrise, denti bianchi, imbarazzo e dolcezza, la mano scivolò sul mio pacco, sentii la punta del mio cazzo che si apriva e bagnava, la sua mano entrò nel mio costume e iniziò a masturbarmi, aprendomi tutto il pisello e facendo uscire la cappella. Mi sollevai leggermente dal sedile e mi sfilai i boxer fin sulle cosce, facendo uscire il mio pisello, scappellato, bagnato di presborra e durissimo. Francesco mi diede ancora due colpi con la mano, dopodiché si buttò sul mio cazzo, prendendolo tutto in bocca e iniziando a succhiare e segare contemporaneamente. Incominciai a gemere e gli tenni con la mano la testa giù, fino in fondo, fino ad annusare i miei peli pubici. Sentii il mio glande sbattergli contro il palato, cercare la sua gola, finché lui prese a tossire e dovette staccarsi, sbavandomi addosso, anzi fiumi di saliva irrigavano il mio uccello, colavano sui peli pubici, e senza dargli troppo respiro, gli spinsi nuovamente la testa sul mio pisello, lo riprese in bocca e iniziai a muovere il bacino su e giù (per quello che potevo, seduto sul sedile) scopandogli furiosamente il palato. Ora anche lui riusciva a emettere dei gemiti di goduria, mentre io tenendogli ferma la testa con entrambe le mani, gli scopavo a fondo la bocca. Appena mi fermai un attimo, lui riprese a succhiarmelo, a leccarmi la cappella, a insalivarmi l’asta, finché lo avvisai che stavo per venire. Non ebbe coraggio e tolse la bocca proprio mentre sentivo il cazzo esplodere, due o tre fiotti di sborra mi partirono sul petto e sporcarono la maglietta. Ebbi solo il tempo di lamentarmi perché mi ero sporcato, scambiammo due parole, poi lui scese e io tornai a casa, vuoto e con il cazzo ancora sbavato che emetteva piccoli flotti di sborra. Passai la serata a parlare con Emma e i giorni successivi la portai in giro per negozi e locali prima che partisse per due settimane di vacanza con i suoi genitori e poi con me.
Dopo qualche giorno, Francesco mi chiese di andare con lui a fare una camminato in collina. Accettai, dato che non avevo nulla da fare, mi misi maglietta e bermuda, mutande pulite e scarpe comode. Camminammo per un paio d’ore, prima sotto il sole afoso e poi … sotto una specie di nubifragio che ci bagnò tutti e due. Raggiunta la macchina, invitai Francesco a passare a casa mia, dato che il pomeriggio si era interrotto presto, per asciugarsi. Salutammo mia madre e salimmo al piano di sopra in camera mia. Chiusi la porta e proposi a Fra di toglierci i vestiti fradici. Lui esitò qualche momento, sotto c’era mia madre, ma lo rassicurai e presi in giro, era sotto, mica sarebbe salita in camera mia sapendo che eravamo insieme. Si convinse e si spogliò tutto nudo, anche io feci lo stesso, esitando solo un momento nel togliermi i boxer e tirare fuori il cazzo duro che mi sbatté violentemente sul bacino. Fra si avvicinò pericolosamente, come se volesse baciarmi, guardandomi fisso negli occhi, sorridendo… era sempre più vicino, quando mi scostai di colpo facendomi serio. Cazzo voleva fare? Si sciolse in uno sguardo felice e tenero allo stesso tempo e mi disse che voleva provare lui a infilarmelo. Io guardai il suo cazzo che era diventato di marmo ed era davvero largo, mentre lui se lo segava dolcemente. Ovviamente dissi di no, che non ero mica gay, ma visto che insisteva, gli proposi di misurarci il pisello, chi ce l’aveva più lungo avrebbe inculato l’altro. Presi un righello, il mio si aggirava sui 17 centimetri, mentre il suo era chiaramente sui 18 e decisamente più largo. Accettai il verdetto ma subito gli dissi di girarsi che in culo non lo avrei preso ma glielo avrei scassato. Lui mi accusò di essere uno stronzo e molte altre cose, nel mentre però mi diede le spalle, appoggiò le mani sulla scrivania e si mise in posizione. Per dargli un contentino, tirai fuori da un cassettino un tubetto di vaselina che usavo con Emma e gliela misi sul buco, giacché non mi andava di toccare troppo quella parte del corpo, lasciai che continuasse da solo e mi preparai ad infilarglielo. La visione di quel culo sodo e duro iniziava a piacermi, mi venne spontaneo tirargli due schiaffi sulle natiche vedendole vibrare e farsi ancora più rigide. Fra emise un gemito tra il piacere e lo stupore, lo stesso che sentii quando gli spinsi la testa del mio cazzo in culo. Il mio prepuzio, già teso e tirato, al contatto con le pareti strette del buco di Francesco, scese del tutto e, anche se ormai non la vedevo più, sentii la mia cappella che esplorava quella stretta cavità. Dovetti trattenermi dal non venire subito, i miei muscoli e quelli del mio amico erano ancora intorpiditi dall’acqua del temporale che avevamo preso e dal sudore del caldo della stanza, facevo fatica ad entrare di più perché il buco sembrò essersi stretto. Mi fermai un attimo con mezzo cazzo dentro, finché Francesco lo fece uscire e mi chiese di cambiare posizione. Si sedette sulla scrivania, alzò le gambe e cercò di lasciare il suo culo sull’orlo del tavolo. Adesso ci guardavamo in faccia, la cosa era ancora più imbarazzante ma stimolante. Non ressi più, con decisione, infilai tutto il mio uccello nel buco, fino in fondo, senza fermarmi se non quando sentivo che non c’era più spazio, che diciassette centimetri stavano dilatando quel pertugio così stretto. Francesco si morse le labbra ed emise un gemito forte, io gli dissi di stare zitto che così mia madre ci avrebbe sentiti e lui mi implorò di tirarlo fuori perché gli faceva troppo male in quella posizione. Incurante delle sue richieste, gli spinsi le gambe verso il petto, anche se la sua mancanza di elasticità e la struttura muscolare rendevano il tutto complicato, così scivolò con la schiena parallela alla scrivania e le gambe in aria. Sentivo il mio cazzo pulsare all’impazzata, così iniziai a muovermi via via sempre più violentemente, entravo e uscivo, senza mai tirarlo fuori del tutto e affondando i colpi con inaudita forza. La scrivania iniziò a tremare, qualche penna e foglio volò per terra, Francesco stringeva i denti per non gridare, con le mani si teneva ai bordi del tavolo per non cadere e chiuse gli occhi mentre io facevo il mio dovere e lo scopavo come un coniglio. Godevo come non mai, sentivo tutto il mio pisello sfregare contro le pareti del suo culo, la cappella mi bruciava dal piacere. Staccai una mano dalle gambe che mi si attaccarono al petto, i suoi polpacci sudati contro i miei pettorali e le mie spalle altrettanto accaldate e bagnate, gli misi una mano al collo per tenerlo fermo, per possederlo e, se possibile, presi a fotterlo ancora più forte, finché sentii mille aghi che mi pungevano il pisello, l’asta che si induriva sempre di più, il glande che pulsava e si ingrandiva e sembrava voler rompere il legame con tutto il resto dell’uccello. Strinsi ancora di più la presa al collo, gli dissi che era mio, gli chiesi di dirmi se voleva che continuassi a scoparlo per sempre e iniziai a sborrargli in culo come un idrante impazzito. Dopo un certo numero di schizzi, lo tolsi per lasciare che la sborra gli colasse dal buco e mi buttai sul letto stanco, sudato e sporco. Il mio cazzo era rimasto duro e la mia cappella pulsava ancora di piacere. Passammo qualche minuto così, io seduto sul letto e lui sdraiato con le gambe, adesso a penzoloni, sulla scrivania, dopodiché Francesco mi chiese se poteva andare al bagno a lavarsi e così fece. Lasciò la porta socchiusa senza far alcun rumore. Mi alzai e aprii la porta del bagno. Fra era in piedi davanti al lavandino con il cazzone duro in mano che si stava facendo una sega. Si voltò forse sorpreso, mi sorrise. Mi avvicinai a lui, mi misi alle sue spalle. Adesso potevo osservare il buco del suo culo che era rimasto aperto e molto arrossato e dal quale sembrava colare ancora dello sperma. Mentre continuava a masturbarsi con sempre più velocità, con un dito gli toccai quel buco rossissimo, poi feci passare una mano tra le sue gambe e gli massaggiai le palle, dure e pelose e piene. Lentamente gliele munsi come se stessi in campagna a mungere le mammelle di una vacca. Nello specchio intanto vidi Francesco aumentare il ritmo della sega, fare ripetute smorfie con il viso, schioccare la bocca e poi iniziare a schizzare furiosamente nel lavandino, mentre io continuavo a mungergli i testicoli e mi presi anche qualche goccia di sborra sulla mano.
Ora voleva proprio farsi la doccia, tornai in camera a prendergli un asciugamano e lo appoggiai vicino al box nel quale era già entrato e aveva acceso l’acqua. Mi guardai un attimo allo specchio, ero tutto nudo, sudato e sborrato ma avevo ancora il cazzo duro. Entrai anch’io, senza chiedere nulla, nella doccia. Ora stavamo stretti e sempre più vicini, mi insaponai il cazzo che stava diventando sempre più di marmo, gli appoggiai due mani sui fianchi e lo feci girare senza incontrare resistenza. Gli misi una mano sulla schiena per fargliela inarcare un po’, l’acqua continuava a scendere e bagnarci dappertutto, gli avvicinai l’uccello al culo e glielo infilai tutto dentro. Sarà stato l’effetto del sapone o la sborra di prima, ma non incontrai resistenza e mi trovai a sbattere contro la parete finale del suo culo. Lo scopai con decisione, mi bastarono una decina di colpi profondi e duri, per sentire un grande calore e irrefrenabile voglia di schizzare. Entrambi emettemmo dei rantoli che diventarono dei veri gemiti urlati, finché gli sborrai di nuovo nel buco. Mi tolsi, per la prima volta gli sorrisi, adesso mi sentivo vuoto, mi sciacquai il cazzo che finalmente sembrava tornare normale e lo lasciai a finire la sua doccia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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