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Una domenica a pesca


di vogliosorn
07.12.2013    |    8.153    |    4 8.0
"UNA DOMENICA A PESCA Il rumore della suoneria del cellulare mi stave strappando al mio meritato riposo..."
UNA DOMENICA A PESCA


Il rumore della suoneria del cellulare mi stave strappando al mio meritato riposo. Chi è che rompe a quest'ora? Mi ero dimenticato della solita domenica a pesca assieme a Maurizio, il mio collega di lavoro tutto figa e calcio. “Pronto chi è?” Non ero nemmeno riuscito ad aprire gli occhi per leggere il nome dello scocciatore. “Muoviti dormiglione che sono quasi sotto casa tua”. Ok era stata l'unica cosa che mi sembrava corretta e non scortese e sopratutto non impegnativa da formulare. Maurizio ed io lavoravamo insieme da quasi 5 anni e da subito si era instaurata una buona sintonia. Fisico massiccio ma non palestrato, sorriso continuo (probabilmente dovuto a tutto quello che si fumava) dialoghi limitati alla partita del pallone e alle fighe che riusciva a trombarsi di tanto in tanto con particolari che di volta in volta si aggiungevano o arrichivano, qualche fumata in scioltezza e massimo rispetto sul lavoro. Mi piaceva andare a pesca con lui, era il classico ragazzo veramente maschio, un po' ruspante ma proprio per questo sexy e qualche volta ci avevo fatto pure un pensierino. Era eccitante con i suoi pantaloncini corti e stretti che mettevano in risalto due cosce e un culo da urlo e un pacchettino che forse se lavorato a dovere doveva dare una discreta soddisfazione. Rigirandomi nel letto ero stato travolto da un'ondata di profumo intenso e ben stampato nella mia mente. Claudio. L'incontro della sera prima, un'occhiata su internet ed ecco il messaggio di un ragazzo che diceva di essere interessato a me e voleva conoscermi. Un rapido scambio di messaggi e scambio di cell e via sotto la doccia per farmi trovare pronto. Claudio, un ragazzone di 32 anni, occhiali, fisicamente più da forchetta che non da palestra, timidezza da far pentire di aver detto si, ma bottiglia di vino rosso che avrebbe reso se non altro interessanti le chiacchere. Ero rimasto sorpreso invece dal tono caldo della sua voce, dai suoi modi semplici e cosi naturali e gli occhi sotto gli occhiali erano di un colore verde azzuro che quasi ipnotizzavano. Scolato il primo bicchiere l'aria si era fatta distesa e inaspettatamente carica di eccitazione. Non era dispiaciuto dei miei 46 anni, anzi preferiva uomini più grandi di lui perchè sessualmente più disinibiti e quindi più divertenti. Quando iniziò a spogliarmi iniziai a fantasticare su come avrei potuto rendere speciale l'incontro. Il suo tocco era leggero gentile quasi di adorazione e io volevo sentirmi padrone della situazione. Il tocco delle sue labbra sulle mie era stato come una scarica elettrica, la sua lingua sul mio collo mi stava facendo sentire brividi su tutto il corpo e il morso ai miei capezzoli diventati duri come pietre stava divorando le mie fantasie e mi lasciava in balia di quel timidone che invece ci sapeva fare eccome. “Ti và un caffè?” La voce di Maurizio mi strappò ancora una volta al mio bisogno di silenzio e tranquillità. “Ok”. Il dialogo non riusciva a partire quella mattina. Lo feci entrare per primo e approfittai per dare un'occhiata al suo culo. Decisamente bello. Preso il caffè e ripartiti per il fiume Mauri prese a raccontarmi la sua avventura del venerdi sera. Era divertente vedere quell'omone che arrossiva quando i particolari si facevano piccanti, ed io lo incitavo per far alzare la sua eccitazione e poter sbirciare cosi nel bozzo tra le sue gambe per poter vedere se tutto era proporzionato alla stazza. Ma mentre parlava la mia mente tornava alla sera prima, alle senzazioni forti che quel ragazzo che non avrei mai guardato per la strada mi stava facendo provare. L'incertezza e la delicatezza con cui sfiorava il mio corpo e quelle parti che lui cercava ma non si azzardava a chiedere erano di volta in volta sempre più audaci e profonde, la sua lingua stava percorrendo ogni angolo della mia pelle e io mi stavo facendo prendere come un re con le sue schiave. Eccoci a destinazione. Il fiume, la cascatella e persino il cerchio di pietre in cui accendavamo il fuoco per il pranzo erano li ad aspettarci per passare una giornata di allegria, cazzate, vino, canne e qualche parolaccia per i pesci che mangiavano le esche e se ne tornavano a nuotare fieri di averci beffato. Mentre Mauri preparava meticolasamente tutta l'attrezzatura, io, spaparanzato sotto un'ombra continuavo a godere dell'odore che Claudio mi aveva lasciato addosso. Non era stato per niente timido quando si era impossessato del mio sesso e ci aveva giocato con tutto il suo corpo, non lo era stato nemmeno quando con inaspettata decisione aveva iniziato a giocare con il mio culo che in realtà stava bramando impaziente. Essere sotto il suo controllo era stata la cosa più naturale che potesse succedere ed io mi stavo facendo trasportare dal suo impeto, da quella gentilezza che mi stava facendo sentire la persona più desiderata del mondo. Dopo l'esplosione di piacere che ci aveva raggiunti quasi contemporaneamente ci abbandonammo in baci e carezze e sguardi pieni e appagati incuranti degli umori che ci stavano impiastricciando. La voce di Maurizio tornò ancora una volta ad interrompere il piacere dela serata appena trascorsa. “Cosa hai combinato ieri sera? Mi sembri strano? Hai trombato di brutto ehh? Dai racconta”. Modificando leggermente il nome del mio compagno di letto, Maurizio infatti mi credeva etero, raccontai la serata e il motivo della mia stanchezza. Gli piaceva ascoltare, e quando la cosa gli piaceva si toccava il pacco che inesorabilmente cresceva e diventava divertente osservare come cercava di nasconderlo. Quella volta il mio racconto doveva averlo eccitato per bene, il pacco era visibilmente ingrossato e lui cercava di nasconderlo, ma più si strusciava per mimetizzarlo più questo si manifestava. Niente male il ragazzo, non lo avevo mai visto cosi bello fiero ed eretto. Finita la canna e il racconto ognuno si scelse il proprio angolo dove buttare le lenze e godersi il sole. La mia mente chiedeva solo pace per poter tornare alla sera prima. La doccia che insieme avevamo fatto per calmare bollori e lavare il sudore invece si era trasformata nell'accensione di nuovi desideri. Le mie mani percorrevano quel corpo che stava diventando sempre più eccitante e stava rispondendo con fremiti e mugolii alle mie spinte che stavano diventando sempre più profonde. “Ti voglio” aveva farfugliato Claudio mentre con un dito stavo violando la sua intimità. La mia lingua stava rendendogli il piacere che prima mi aveva donato, e il modo di inarcare la schiena chiedeva di andare oltre. Ancora una volta l'unione dei nostri corpi aveva prodotto umori che colavano e fondevano odori ed emozioni. “Si é fatto tardi accidenti, devo proprio scappare”. Steso sul letto guardavo Claudio rivestirsi, coi capelli tutti arruffati, lo sguardo che a volte tornava a cercarmi e un bacio e poi ancora uno. Ero contento di non dovermi mettere in macchina e con addosso il suo profumo sprofondai in sonno beato. Quel profumo che ad ogni alito di vento mi faceva tornare in mente Claudio e ogni tanto mi faceva buttare l'occhio sulle belle cosce di Maurizio.
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