Gay & Bisex

Pierre...


di SERSEX
23.05.2025    |    2.248    |    3 7.2
"Il fiato di Pierre si mescolava con il vapore che si alzava dal suo petto bagnato..."
Parigi puzzava di pioggia e piscio. Giò scese dal metrò alla fermata Stalingrad con l’eccitazione che gli spingeva il sangue nelle tempie. Non era venuto per turismo. Era venuto per sesso. Crudo. Sudato. Maschio.
Aveva lasciato l’Italia con una valigia mezza vuota e una fame che non dormiva mai. In tasca, solo l’indirizzo di un tipo incontrato su un'app. “Passa dopo le dieci. Porta la tua voglia.” Nessuna foto. Solo un nome: Pierre.
Il palazzo era decadente, il portone rotto, la luce sulle scale fulminata. Terzo piano, porta socchiusa. Dentro, buio. Silenzio. Poi una voce roca, quasi un ordine sussurrato:
“Chiudi. Spogliati. Guardami solo quando te lo dico.”
Giò non obbedì. Accese la luce. Lo guardò. E sorrise.
Pierre era nudo, in ginocchio, con un collare al collo e le mani dietro la schiena. Un uomo sui trent'anni, corpo nervoso, barba da tre giorni, petto largo, gambe aperte. Il cazzo duro, già colante. E lo sguardo basso. Pronto. Sottomesso.
“Tu sei mio?” chiese Giò, avvicinandosi.
“Sì…” rispose Pierre, a bassa voce.
“Dimostralo. Leccami le scarpe.”
Pierre si abbassò e cominciò a passare la lingua sugli anfibi bagnati di strada.
“Bravo. Ora mettiti a quattro zampe e dimmi che sei solo un buco.”
Pierre eseguì. “Sono solo un buco… un buco per il tuo cazzo italiano…”
Giò si sbottonò lentamente i jeans. Il suo cazzo era già duro. Massiccio. Sgocciolante.
“Non parlare. Apriti.”
Si sputò sulla mano e poi lo infilò senza pietà, facendolo entrare tutto in una spinta, finché Pierre gemette e cercò di scappare in avanti.
“No. Stai lì. Ti faccio mio come nessuno prima.”
E cominciò a scoparlo. Forte. Lento. Profondo.
Pierre ansimava, il corpo che tremava, il culo che si spalancava a ogni colpo.
Giò lo teneva per i fianchi, lo martellava con furia, con desiderio, con odio buono, quello che si dà solo a chi lo chiede davvero.
Sputava, gli mordeva la schiena, gli schiaffeggiava le cosce.
“Guarda quanto goccioli. Non sei un uomo, sei un troio.”
“Sì… sì… scopami… fammi male…”
“Ti piace il cazzo italiano, eh?”
“Sì, papi…”
Lo ribaltò, lo prese con le gambe sulle spalle, lo sfonò in faccia allo specchio, mentre Pierre si guardava piangere di piacere.
E solo quando lo sentì gemere come un cane, Giò lo prese per la gola e venne. Dentro. Forte. Senza dirlo. Senza fermarsi.
Pierre si accasciò. Esausto. Sorridente. Sporco. E Giò si accese una sigaretta.

La sigaretta di Giò si consumava lenta, tra le sue dita. L’odore di pelle, sperma e parquet umido saturava l’aria.
Pierre, ancora a terra, respirava piano, le cosce tremanti, il culo segnato. Ma non chiedeva pietà.
Giò si accovacciò davanti a lui, lo osservò in silenzio. Gli sollevò il mento col dorso della mano.
“Hai sete?”
Pierre annuì, lento.
“Bene. Seguimi.”
Si alzò, aprì la porta del bagno. Le piastrelle erano gelide sotto i piedi nudi. Il neon tremolava come in un ospedale dimenticato.
Giò lo fece inginocchiare davanti al water, ma non era lì che voleva che guardasse. Gli indicò la doccia aperta, il vetro appannato.
“Mettiti lì dentro. Ginocchia a terra. Bocca aperta.”
Pierre obbedì senza chiedere nulla. Sembrava nato per obbedire a Giò.
Quando fu in posizione, Giò si avvicinò.
Non lo toccò. Non disse nulla.
Sollevò il cazzo e iniziò a pisciargli addosso.
Un getto caldo e pieno che lo colpì sul petto, sul collo, poi dritto in bocca.
Pierre sussultò solo per un istante, poi si abbandonò, bevendo senza vergogna.
Il rumore dell’urina sulla pelle era lento, insistente. Il fiato di Pierre si mescolava con il vapore che si alzava dal suo petto bagnato.
Giò non disse una parola. Guardava. Respirava.
Quando finì, aprì l’acqua fredda e lo lavò con calma. Gli passò le mani sul corpo come se stesse lavando un oggetto di valore, poi lo fece uscire.
“Distenditi sul letto. Bagnato come sei. Così voglio vederti.”
Pierre si distese. Gocciolante.
Giò si sedette accanto, accese un’altra sigaretta, lo fissò.
Poi si chinò all’orecchio e sussurrò:
“Adesso ti scopo da pulito. Ma domani, voglio che mi chiedi di pisciarti dentro.”

Pierre lo guardò. E sorrise.
Aveva già detto sì!

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