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Gay & Bisex

Affittacamere 5 sett. Sasha 1


di xsea3
24.05.2025    |    5.252    |    9 9.9
"Deluso da quella scoperta mi aggirai per casa, frugando in giro, sospettando fossero stati spostati..."
Quando mi sveglio sono appoggiato sulle ginocchia di Carlo, rannicchiato sul divano in posizione fetale. Lui con una mano mi accarezza gentilmente la spalla e la schiena e con l'altra smanetta sul telefono. Si accorge che mi sono svegliato. Mi sorride e si toglie un auricolare wireless dall'orecchio.
- Ben svegliato ragazzo!- Mi sussurra sfoggiando i suoi denti perfetti, che paiono ancora più bianchi in contrasto alla sua pelle olivastra.
Mugugno mentre la mente riprende coscienza e lui mi allunga il telefono: - Guarda che spettacolo sei! –
Sgrano gli occhi di fronte a un video, quello girato da Sasha. Ci sono io a gambe larghe, col pisello semi duro e l'enorme mazza di Carlo che mi penetra ritmicamente. La mia espressione è una maschera di piacere, imbarazzo e panico, nascosta dalle mani con cui cerco di censurarmi. Sono preso da due emozioni contrastanti, vergogna e rabbia, paura da un lato, eccitazione dall'altro: la scena sembra presa da un film porno professionale.
Mi metto a sedere: - Devi cancellare quella roba! – protesto serio.
Carlo mi mette la mano sulla nuca e mi accarezza i capelli: - Non dire cazzate! È un video eccitantissimo per la mia collezione! Nei prossimi giorni lo monto come si deve anche con gli altri e poi te lo mando. Comunque, stai tranquillo, non è roba che diffondo, per chi mi hai preso! –
Vorrei protestare, ma lui si alza e va verso la cucina: - Vuoi bere qualcosa? –
In realtà vorrei piangere. Come farò a rientrare nel mio appartamento e a guardare Sasha in faccia?
- Posso fare la doccia? – chiedo invece. Almeno non dovrò farla a casa.
- Vai pure, ti lascio solo se no facciamo la terza! – mi risponde ridendo.
Vado in bagno e apro l'acqua guardandomi intanto allo specchio del lavabo. La mia pelle chiara ha ancora qualche segno dei baci e delle strette di Carlo. Ho il fisico asciutto anche se non scolpito come quello del mio padrone di casa. Non resisto a girarmi e aprirmi le chiappe per vedere il buchino.
Nonostante tutto è tornato alla sua forma naturale, quasi non ci siano tracce delle penetrazioni subite. Lo saggio con un dito, come le altre volte lo sento un po' teso, irritato, ma non mi fa male. Devo ammettere a me stesso che, al di là delle mie resistenza, Carlo davvero non mi ha mai fatto male, anzi, ho goduto. Alla fine è bravo, sa farmi eccitare e io in poco ho imparato la tecnica. Rilassato e spingere quando entra per facilitarlo, così il dolore è minimo. Sospiro e mi infilo sotto l'acqua. Il pensiero di Sasha è il mio nuovo incubo. In questo primo anno di università, in cui credevo che lo studio sarebbe stato il mio unico problema, sto vivendo esperienze che mi mettono a dura prova.
Mi insapono e sciacquo, quasi che la doccia possa lavare via quello che è accaduto. Ma so che verrà con me e più del solito, perché ora Sasha sa.
Arrivo in salotto. Carlo è sul divano che guarda il video. È nudo e il suo cazzo è di nuovo duro.
Lo guardo con paura e raccatto in fretta i miei vestiti. Non sono proprio dell'umore per la "terza".
- Ci vediamo la prossima settimana! - mi saluta lui distratto mentre esco.

Ed eccomi davanti alla porta di casa. Di solito l'ansia mi viene quando devo entrare da Carlo, oggi invece, a causa sua, ce l'ho qui.
Cerco di fare piano. Entro. Vedo che Sasha non c'è. Sarà in camera sua.
Quasi corro in punta di piedi nel corridoio, entro ella mia stanza e mi appoggio alla porta, come se avessi rubato qualcosa.
Prima o poi dovrò uscire per cenare. Ma ora non ho voglia di nulla. Potrei studiare per distrarmi un po'. Ma il libro sulla scrivania non mi alletta.
Così mi infilo il pigiama e mi metto sul letto.
Sono in imbarazzo con Sasha, ma lentamente emergono delle immagini. Lui che ci riprende, lui che lecca il punto in cui il cazzo di Carlo mi penetra e poi che glielo succhia. Lui che succhia me. Lui che si masturba contro il mio pisello fino all'orgasmo. Evidentemente il mio amabile compagno di casa non è né completamente etero né estraneo a quel mondo.
In fondo anche lui ha di che vergognarsi, non tanto per quello che ha fatto in sé, quanto per aver assecondato il gioco di Carlo.
La mia vergogna lascia spazio ad un sentimento di fastidio: che cavolo, io almeno lo faccio per pagare la stanza! Lui è ricco!
Sono immerso nelle mie valutazioni quando sento bussare.
Il sangue mi defluisce dal viso, per fortuna che son disteso.
Altro sommesso bussare, poi vedo la maniglia abbassarsi.
Mi sollevo sulle braccia e vedo la testa di Sasha fare capolino tra lo stipite e la porta: - Posso? - chiede gentilmente.
Vorrei mandarlo al diavolo in questo momento, però ci devo convivere. Forse è più saggio lui a voler affrontare la cosa. Annuisco.
Lui entra e chiude la porta alle spalle, avanza verso di me e si siede sul bordo del letto: - Parliamo? - Mi chiede.
Annuisco di nuovo, che inizi lui!
- Mi dispiace per prima. Cioè, mi spiace di non averti chiesto se ti andasse. Ma sai com'è Carlo, è magnetico, è difficile resistergli. –
- Ma tu che cazzo centri con Carlo? – domando astioso.
Lui si stringe nelle spalle: - Quando cercavo un posto dove stare durante l'università un amico gay mi ha parlato di questo posto. L'affitto è conveniente, è vicino alla facoltà e l'idea di un posto per soli maschi mi piaceva. Dopo la rottura con Giorgia ero piuttosto arrabbiato col mondo femminile. -
- Ma tu i soldi ce li hai! - protestai confuso.
- I miei li hanno. In ogni caso il posto è comodo. Ma non sono venuto qui a parlare di questo. Sono venuto perché non voglio che ci siano incomprensioni tra noi. Stavamo diventando amici e io non sono bravo a farmi nuove conoscenze! -
Resto interdetto: - E tu riprendi tutti i tuoi amici mentre sono costretti a pagare l'affitto dando la propria verginità ad un uomo!? - Ero partito con l'intento di restare calmo, ma mentre lo dico mi agito, arrossisco, sento inumidirsi gli occhi.
E Sasha mi sorprende, prima fa una faccia basita, subito dopo si protende e mi abbraccia. È un abbraccio stretto, avvolgente, con quelle sue braccia magre ma muscolose: - Oddio Lory, mi dispiace! Non avevo capito! Credevo fossi gay e che avessi scelto volontariamente questa strada! –
Il suo abbraccio stretto mi scioglie, non resisto a rispondere, a stringermi a lui, affondando la testa nella sua spalla. Sa di biancheria pulita e bagnoschiuma. Deve aver fatto la doccia anche lui.
Sento qualcosa sciogliersi nel petto e le lacrime mi scorrono: - Io non sono gay, ma sono povero. Come faccio a restare in questa città se non così? Mi sono ridotto a fare la puttana per pagarmi gli studi! –
Sasha continua a stringermi e mi accarezza la schiena: - Andiamo, non esagerare – sussurra dolcemente – aver fatto un po' di sesso con un uomo non ti rende gay. Io, ad esempio, ho apprezzato molto anche il sesso con la mia ragazza. E poi stai facendo esperienza, e al contempo procurandoti il necessario per pagarti gli studi. Non svilirti! –
Mi separo piano da lui guardando quegli occhi cerulei; lui sorride sincero: - Lory, sei un bravo ragazzo. Io l'ho capito subito. Tutti facciamo esperienze a questa età. –
Tiro su col naso, toccato da quella naturalezza. Comincio a credere di essere davvero l'unico bigotto provinciale sulla faccia della terra: - Non ti faccio schifo? - chiedo di getto.
Lui ride e mi riabbraccia di nuovo: - Tutt'altro, sei una persona che mi piace. E poi chi non si farebbe un giro con Carlo? –
Non so che dire e mi vien da ridere. Scivoliamo insieme sul cuscino, stesi sul fianco uno di fronte all'altro: - Effettivamente è un bell'uomo. – Sussurro.
Lui sorride: - E ci sa fare! -
Io lo guardo malizioso: - Quindi te lo sei fatto? – chiedo.
Sasha sorride, si è creata di nuovo intimità tra noi, forse più forte di prima, ora che condividiamo questo segreto.
- Mi è capitato. Quando sono arrivato qui, l'anno scorso, ho chiarito che potevo pagare l'affitto, ma ogni volta che gli portavo l'assegno lui si faceva trovare seminudo, con quell'arnese in evidente erezione. Ha iniziato a toccarmi, come casualmente, ma ogni volta di più. Finché una sera che ero arrapato a mille, mi sono deciso e son andato da lui…-
- E avete scopato? - Il racconto del mio amico sta facendo risvegliare qualcosa nei miei pantaloni. Improvvisamente ricordo di non indossare mutande e temo che il mio principio di erezione diventi palese.
Ma Shasha mi guarda negli occhi e risponde: - Bhe sì. Devo dire che è stato carino, per fortuna. Ti immagini la mia faccia quando si è tolto i pantaloni ed è balzato fuori quel mostro? Avevo intuito fosse grande, ma vederlo dal vivo è un'altra cosa! –
- Non dirlo a me che non ne avevo mai visto uno dal vero, che non fosse il mio! -
Lui sgrana gli occhi: - Sul serio? –
Mi stringo nelle spalle: - Dalle mie parti siamo pudici, non ci sono molte occasioni e a me non piace lo sport. Ho fatto un po' di nuoto, ma nella mia piscina la doccia si faceva col costume… E tu? -
Sasha esita, è la prima volta che mi pare in imbarazzo: - Non so, non vorrei che pensassi male di me…- mormora.
Gli metto una mano sulla spalla: - E dai, ormai, mi hai ripreso a cavalcioni di Carlo! Direi che non abbiamo motivo di avere segreti… - Sussurro.
Lui sorride timido: - Io ho iniziato presto. A parte a calcio, dove facevamo la doccia nudi, e di nascosto tutti ci guardavamo l'uccello per capire se il nostro fosse nella media o meno, ho avuto una certa… esperienza… -
Lo incoraggio a continuare con lo sguardo, sono curioso e questa sua timida reticenza mi stimola ancora di più.
Lui sospira e poi inizia a raccontare…

Era l'estate in cui ho compiuto sedici anni. I parenti di mia madre, come ti ho detto sono russi e di buona famiglia. Ogni anno passavo un mese dai miei nonni. Poi loro sono invecchiati e così mia madre mi mandava dallo zio, suo fratello. Zio Nicolaj è più giovane di mamma, ha circa quindici anni più di me. Un bell'uomo, giovane e forte che ha una impresa edile. Aveva una bella casa in campagna. La moglie lavorava invece come interprete ed era spesso in viaggio. Mio cugino Andrej invece è più piccolo di me di cinque anni.
Ho iniziato ad andare dallo zio, anziché dai nonni, attorno ai dodici anni.
Non lo vedevo da un po': prima viveva coi nonni ed era sempre in giro, poi si è sposato e lo vedevo sporadicamente. Ma mi aveva sempre trattato bene.
Quando sono arrivato a casa sua con mamma e papà mi ha fatto un sacco di feste, felice che qualcuno tenesse compagnia ad Andrej.
Bhe, insomma, mi ha dato una camera e abbiamo passato delle belle vacanze ogni anno.
Lui era fuori quasi tutto il giorno per lavoro e io avevo la casa per me. La mattina c'era una signora che faceva le pulizie e badava a noi, il pomeriggio uscivo con alcuni amici d'infanzia portandomi appresso il cuginetto, oppure giocavo ai videogiochi o leggevo. Oppure facevamo assieme costruzioni col lego. Mio cugino ne aveva un sacco pieno. Ma soprattutto avevo trovato un tesoro.
Lo zio aveva una collezione di giornalini porno nascosta neanche troppo bene in un armadietto del bagno. Li trovai per caso e naturalmente ne rimasi incantato.
Ero piccolo allora, e ingenuo, non sapevo nulla delle seghe, ma sfogliavo quelle riviste proibite guardando le immagini di quelle donne bellissime e di quegli uomini prestanti.
Questo fino all'estate dei miei sedici anni. Quella volta quando arrivai mio zio mi osservò scendere dalla macchina col mio walkman e sembrò restare sorpreso.
Effettivamente era arrivato lo sviluppo, mi ero alzato, irrobustito, insomma non ero più un bambino e lui mi riempì di complimenti per la crescita poiché, disse, avrei portato alto il nome della famiglia. Effettivamente la famiglia di maia madre ha degli ottimi geni, sono tutti piuttosto avvenenti.
Bhe, quell'estate mi risultava più difficile divertirmi. Ero cresciuto, mio cugino di dieci anni non era una gran compagnia. I miei amici, ormai adolescenti erano scomparsi: crescendo diventa più difficile mantenere certe amicizie, se ti vedi solo una volta all'anno e non hai costruito grandi rapporti.
Quindi passavo le giornate a leggere e studiare e badare distrattamente al mio cuginetto.
E naturalmente cercai i giornalini. Tragedia volle però che l'armadietto famoso fosse vuoto.
Deluso da quella scoperta mi aggirai per casa, frugando in giro, sospettando fossero stati spostati. Ma non li trovai. Scoprii un tesoro più grande.
In un armadio del salotto c'era una collezione di vhs! Lo zio si era modernizzato.
Il problema era il mio cuginetto. Per fortuna, il moccioso aveva degli amici da cui andava quasi ogni pomeriggio e così io avevo il tempo di guardarmi quelle cassette. Le mettevo nel registratore e studiavo quei porno, stando attento a rimandarli al punto in cui li avevo trovati perché lo zio non si accorgesse di nulla.
Ma la parte più importante è un'altra. La sera cenavamo tutti assieme. Erano cene allegre. Lo zio era alla mano, mi aiutava a mantenere la lingua russa attiva e nonostante il suo lavoro di impresario edile aveva studiato un sacco e si poteva parlare di mille cose.
Dopo cena ci sedevamo tutti sul divano e guardavamo la tv fino alle 2130, ora in cui mio cugino doveva andare a letto.
A quel punto lo zio si stendeva sul divano e mi faceva segno di mettermi accanto a lui. Era una cosa che avevamo sempre fatto. Il suo corpo caldo, la coperta sotto cui ci infilavamo a guardare i film era una cosa che mi era sempre piaciuta da bambino. Mi faceva sentire protetto e al sicuro.
La prima sera, quando accadde, mi sentii però molto in imbarazzo: non avevo più dieci anni.
Lo zio mi canzonò: - Che c'è, sei troppo grande per guardare un film con lo zio!? -
Bhe non ebbi coraggio di sottrarmi e presto divenne una cosa normale. Lui era gentile, spesso mi accarezzava la spalla o il fianco e altrettanto spesso io mi addormentavo.
Piano piano iniziò ad accarezzarmi sotto la maglietta e la cosa mi turbava. La sua mano calda che mi accarezzava il petto, il fianco o la pancia, mi suscitava sensazioni strane, ma non avevo il coraggio di dire nulla.
Finché una sera, mentre guardavamo un western e lo zio mi accarezzava come al solito, mi sussurrò ad un orecchio: - Film noiosetto vero? Vuoi vedere una delle mie cassette? –
Gelai arrossendo fino alla radice dei capelli e balbettai qualcosa di sconnesso.
Lui rise: - Su, su, non fare il timido, credevi non mi accorgessi che qualcuno le sta guardando una a una? È normale alla tua età, non ti preoccupare, sarà il nostro segreto! – si alzò, andò all'armadio lo aprì, scorse i titoli, ne estrasse una: - questa l'hai già vista? - domandò.
Io ero ammutolito, seduto sul divano. Scossi la testa confuso.
Lui tranquillamente la mise nel registratore, prese il telecomando e tornò sul divano, riposizionandosi contro lo schienale, steso sul fianco.
Alzò la coperta e mi fece segno di rimettermi giù.
Io non sapevo che fare e obbedii. E lui fece partire il video col telecomando.
In breve stavamo fissando una donna bionda e prosperosa, giovane e vestita provocante, insidiata dal suo capo ufficio che le accarezzava il sedere.
A me pareva mancasse la salivazione, mentre lo zio riprese ad accarezzarmi distrattamente.
Ma questa volta, sentii qualcosa irrigidirsi contro di me. Lo zio si stava eccitando.
Mi scostai delicatamente, mentre l'uomo sullo schermo infilava e mani nella camicia della ragazza che fingeva una blanda resistenza.
- Hey, dove vai?- mi canzonò lo zio ritirandomi contro la sua erezione. – Cosa credi, che non venga duro ad un uomo vedendo un porno? Sarebbe anormale il contrario! Tu ce l'hai duro? - Chiese allungando la mano fino al mio cavallo dei pantaloni e afferrandomi il cazzo teso da sopra la tutta.
Sussultai spaventato e pieno di vergogna: - Ma zio, che fai?!- protestai.
Lui rise, ma la sua mano restò lì a sfiorarmi il pisello: - Controllo che il buon nome della famiglia sia mantenuto in ogni ambito. Senti qui che bel pisello. Ottimo, ottimo. Te lo seghi, vero, guadando i film, ti esce già la sborra o sei tropo giovane? -
Mi voltai a guardarlo, il suo bel viso contornato di una leggera barba era sorridente e lo sguardo complice.
- Cosa vuoi dire? - domandai. Ebbene sì, non mi ero mai fatto una sega. Nella mia vita di studio e poche amicizie, la questione non mi era mai stata posta.
Lo zio mutò la sua espressione in sorpresa. Lasciò il mio pisello, scostò la coperta e si mise a pancia in su e con un gesto fluido si abbassò i pantaloni da casa, tirando fuori il suo grosso arnese. Non pensare a un mostro come quello di Carlo eh. Un bel pisello, di dimensioni normali, a siluro, come il mio, lungo, grosso e dritto e nella media.
Io ero senza parole. Lui lo impugnò con la mano e iniziò a scappellarlo del tutto e a fare su e giù: - Questa è una sega! – proclamò serio guardandomi.
Non sapevo cosa dire.
- Avanti, fatti insegnare! Mettiti sulla schiena e cala i pantaloni! -
Io ero come in trance, mi girai sulla schiena, accanto a lui, ma non osai fare altro, mentre nelle orecchie sentivo i gemiti della biondona, cui il capo stava sditalinando la passerina stretta.
Lo zio non si perse d'animo, infilò la sua manona nell'elastico dei pantaloni, afferrò il mio pisello duro e lo estrasse. – Ah beata gioventù! Senti che tosto. Bene, scappelliamolo prima, in modo che esca la cappella. È questa parte qui, la punta, è molto sensibile. - spiegò tocchicchiandola e strappandomi dei sospiri di sorpresa e piacere.
- Ok, poi lo impugni così e lo stringi, senti che bello? - La sua mano era grande, restava poco spazio al mio cazzo, ma quella presa forte e asciutta era goduriosa.
- Ecco così, e poi vai su e giù delicatamente ma deciso. Lo devi fare finché non arrivi all'orgasmo, un piacere sconvolgente! -
Io ero in sua balia, la sua mano mi segava per la prima vota e mi piaceva. Con l'altra mano segava il suo pisello e io osservavo quel su e giù come ipnotizzato.
- Ora devi immaginare che questo movimento sia fatto dal tuo cazzo nella figa di una donna! Come nel film, girati a guardare! -
Obbedii, ormai come privo di volontà.
Nel film l'uomo muscoloso reggeva la gamba della ragazza in alto, esponendo la fighetta e vi strusciava contro il glande di un cazzo enorme, poi piano piano lo infilava strappandole un gemito roco.
Avevo visto migliaia di scene come quella, ma ora, con la mano dello zio che si muoveva su di me, era tutta un'altra cosa.
Lui era esperto, massaggiava il mio cazzo con maestria, stringendo e allargando leggermente la presa a seconda che salisse o scendesse. Non avevo mai sentito il pisello così duro.
Sentivo la punta del suo strusciarmi la schiena, qualche volta avvertivo dell'umido, mentre lui con l'abilità di un ambidestro usava l'altra mano per segarsi.
Lentamente sentii il piacere crescere, cominciai ad ansimare. Lui accelerò i colpi. – Si, bravo il mio nipotino, fai vedere a zio la tua prima sborrata! - mi sussurrò all'orecchio.
C'era qualcosa nel suo tono carico di eccitazione e forza che mi mandò in pappa il cervello. Sentii il pisello contrarsi e poi pompare. Ebbi paura di quello che succedeva, ma la presa dello zio era salda e il suo corpo possente premuto contro il mio non mi lasciava scampo. - Oddio zio, aspetta! Cos'è? Cosa succede?! Mi scappa da fare la pipì! - gemetti ingenuamente, cercando di allontanare la sua mano. Ma lui esperto ed eccitato accelerò il ritmo: - Non ti preoccupare, va tutto bene, lasciati andare!- mi sussurrò, e in quel momento un fiotto caldo e liquido eruppe dalla punta del mio pisello, schizzando un po' sul mio petto un po' sul divano. La mia prima sborrata! Ero allibito da quell'esperienza, dalla sensazione, dal piacere intenso.
Intanto lo zio strinse di più il mio pisello, come volesse aggrapparsi a lui, grugnì e io sentii degli schizzi caldi coprirmi la schiena e le natiche.
Ero sconvolto, il massaggio al cazzo cominciava a darmi fastidio, ma lo zio lo lasciò e scoppiò a ridere: - Ora sei un po' più uomo Sasha! Bravo! Hai imparato cos'è una sega! E cos'è lo sperma! Stai fermo che ti pulisco. Ne ho fatta tanta, ma vedrai che presto anche tu erutterai come un vulcano. È solo questione di maturità e di allenamento! -
Io ero sconvolto mentre lui si alzava, prendeva dei fazzoletti dal tavolino accanto al divano e mi puliva la schiena dal suo sperma e poi si dedicava alla mia pancia.
- Piaciuto? - chiese.
Ero combattuto, qualcosa mi diceva che non era del tutto normale quella cosa, ma dall'altro lato era stata una esperienza intensa e goduriosa che mi faceva voler ancora più bene allo zio, visto cosa mi stava insegnando. Così optai per la sincerità e annuii.
Lui sorrise gentile, mi arruffò i capelli e aggiunse: - Non ti devi vergognare, sono cose da uomini e sono sicuro che il tuo paparino italiano certe cose non te le insegna! Ci pensa lo zio Nicolaj! Adesso però andiamo a nanna, che domani si lavora! -
Spense la tv, rimise i film nella custodia e ci avviammo a letto.

Ero sotto shock mentre fissavo Sasha.
- Ti ho turbato? - mi chiese preoccupato.
Scossi il capo, in realtà avevo il cazzo d'acciaio ed ero preoccupato che se ne accorgesse. Quel racconto mi aveva arrapato da morire.
- Non credi sia stato un abuso? – chiesi.
Lui si strinse nelle spalle: - Alla fine non mi ha costretto a fare nulla, mai. E mi ha insegnato qualcosa che altrimenti chissà quando avrei appreso. È stato carino, come Carlo con te. Da lì in poi quando ero solo in casa mi guardavo i porno e mi segavo. Mi ha iniziato alla vita sessuale autoerotica e non solo, dunque gli sono grato. -
Sgranai gli occhi: - Come non solo?!?-
Sasha sorrise malizioso: - Vuoi sapere il resto? –
Che domande!? Annuii invitandolo a continuare…
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