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Valerio, lo zio acquisito


09.09.2023 |
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"Io e Cesare ci sistemammo nella camera più piccola, c’erano due bei letti singoli, un armadio, una scrivania e una finestra che dava sul giardino..."
Nato e cresciuto in Sicilia, avevo 16 anni e finita la scuola, come ogni anno, i miei iniziarono a programmare di trascorrere i mesi estivi in campagna.Con altri quattro amici, invece, avevamo programmato di andare in campeggio al mare nel mese di luglio, cosa che naturalmente non avvenne, causa il divieto dei nostri genitori e l’idea poco brillante di andarci noi cinque minorenni da soli.
Ne nacque una vera e propria faida familiare, una guerra adolescenziale che, nel mio quartiere, sarebbe stata raccontata ai posteri.
Dopo qualche giorno, i miei genitori, per ottenere la tanto agognata tregua, mi proposero di trascorrere un mese al mare, da fine giugno a fine luglio, a Donnalucata dallo Zio Valerio.
Lui non era uno zio di sangue, ma un carissimo amico di famiglia che viveva nel nostro stesso palazzo. Ero cresciuto con loro e trascorrevamo tutte le feste e ricorrenze insieme.
Anche se deluso per il mancato campeggio, ero felice di questa scelta, “un mese al mare? Mica male” pensavo, inoltre ci sarebbe stato il mio migliore amico Cesare, un anno meno di me, nonché figlio di Valerio, a cui era stato vietato il campeggio proprio come me.
Fine giugno giunse velocemente, partimmo tutti insieme con la macchina piena di valigie, classica famiglia di una volta che il buon Fantozzi rappresentò al meglio nei suoi film.
Una volta giunti a destinazione, iniziammo a sistemare tutte le cose in casa. Era bella spaziosa, con un grande giardino, una bella cucina, un salone con due grandi divani che sembravano essere comodi e invitanti, una grande tv, due camere e un bagno.
Io e Cesare ci sistemammo nella camera più piccola, c’erano due bei letti singoli, un armadio, una scrivania e una finestra che dava sul giardino.
La prima settimana passò tranquilla, non c’erano molti coetanei con cui fare amicizia ma, insieme a Cesare e con i pochi che ci stavano, avevamo fatto un bel gruppo andando spesso al mare insieme e uscendo per il paese la sera.
Iniziai a svegliarmi presto le mattine e in attesa di fare colazione, mi mettevo in giardino a leggere o fare cruciverba. Lo zio abituato ad alzarsi presto per sbrigare tutte le commissioni prima di andare tutti in spiaggia, per non lasciarmi a casa da solo, mentre gli altri dormivano, iniziò a portarmi con lui a fare tutti i giri mattutini.
Fino a quel momento non avevo mai guardato zio Valerio con interesse, anche se da qualche tempo avevo notato un tipo di attrazione pure per gli uomini, sfogliando postalmarket o quando capitava qualche giornaletto porno, notavo una particolare eccitazione nel vedere il pacco o il cazzo di un uomo in erezione oltre alla naturale eccitazione che provavo nel vedere una bella figa.
Pur non essendo un vero e proprio parente, l’ho sempre considerato tale e nei suoi riguardi, fino a quel momento, c’era stato solo rispetto e ammirazione.
Sarà per la noia o il fatto che non si batteva chiodo da quando eravamo arrivati, qualcosa nella mia concezione dello zio stava cambiando e, dopo qualche mattina che uscivamo insieme, ho iniziato a notare dei particolari di lui che non avevo mai colto, quando lo vedevo seminudo in costume, in mutande o pantaloncini osservavo questi particolari e tutti i segnali che lui mi trasmetteva.
38 anni, un gran bel fisico sportivo e un gran bel culo, dal pacco che notavo doveva essere pure ben dotato, tutte cose che, dall’alto della somma pubertà, scatenavano in me voglie e fantasie oscene per un sedicenne. Beata innocenza!
In alcuni momenti, senza rendermi conto, stavo li a fissare il suo culo e il suo pacco e quando alzavo lo sguardo lui mi guardava con meraviglia, ma mai aveva commentato la cosa.
Madre natura con me è stata generosa e anche se ragazzo il mio pacco già si notava parecchio. Cesare, che già mi aveva visto nudo tante volte, tra spogliatoi della scuola calcio, nelle nostre case in città e al mare, non perdeva occasione di rivolgersi a me dandomi del pisellone. “Pisellone andiamo a mare?!” o “pisellone giochiamo a biliardino?”.
Una sera, subito dopo cena, questa cosa incuriosì lo zio e pur rimproverandolo, chiese il motivo del perché continuava a chiamarmi in quel modo, anche se lui aveva intuito quale fosse. Cesare, con la massima tranquillità che tra l’altro lo contraddistingueva, facendosi una grossa risata, rispose: “perché ha la minchia grande ed è giusto chiamarlo pisellone”, io diventai rosso, mentre lo zio facendosi una bella risata aggiunse: “allora ci sta tutto”.
Da quel momento, zio Valerio, iniziò a trattarmi diversamente, come se dentro di lui fosse scattato qualcosa, forse mi vedeva più maturo rispetto all’età che avevo, non so! Fatto sta che, da quella sera, cominciò a guardarmi con occhi diversi.
Non perdeva occasione per portarmi con lui in giro per il paese a fare commissioni. Iniziò a chiamarmi sempre più spesso “pisellone” ridendo come un matto, dandomi delle pacche sul culo e in macchina mi poggiava la sua mano sulla coscia mentre parlava con me.
Quando me ne stavo disteso sul materassino in giardino o sul telo al mare, si avvicinava e con la scusa di mettermi la crema, massaggiava la mia schiena in modo sensuale, arrivando fin quasi a sfiorare il culo.
Quando capitava di farlo mentre eravamo soli, spesso sorridendo mi diceva: “bello di zio non ti eccitare che buchi il materassino con il pisellone” o se stavamo in spiaggia “non ti eccitare che poi piantiamo l’ombrellone dal buco che fa il tuo pisellone”. Mi imbarazzavo sempre diventando rosso, ma poi, ridendoci sopra, pensavo a quanto lui fosse bello quando sorrideva.
Il momento che diede la svolta a questo continuo susseguirsi di sguardi e giochi fu un pomeriggio. Eravamo tutti al mare, quando all’improvviso, mi chiese se avevo voglia di fargli compagnia e ritornare a casa prima, mentre la zia e Cesare sarebbero rimasti ancora un pó, in modo tale da poter fare la doccia, per poi andare a comprare degli articoli che servivano per il giardino e ordinare le pizze per la sera, naturalmente risposi di sì.
Arrivati a casa, entrò subito in bagno e con fare allegro mi disse che avrebbe fatto lui per primo doccia, così mentre l’avrei fatta io lui avrebbe avuto il tempo di radersi.
Nel mentre che lui fece la doccia, per non fare arrabbiare la zia, mi decisi a dare una sistemata alla camera, visti i vestiti sparsi dappertutto e il disordine accumulato in quei giorni.
Quando finì mi disse che potevo andare io. Entrai in bagno e con mia grande sorpresa era completamente nudo, aveva già iniziato a farsi la barba, io arrossii nel vederlo così, con il suo gran culo sodo in bella vista e anche se moscio con un gran bel cazzo.
Restai qualche secondo ad ammirare quello spettacolo della natura che avevo davanti agli occhi, l’aveva fatto apposta e girandosi verso di me disse: “sei diventato rosso perché sono tutto nudo? Bello di zio se per te è un problema mi metto le mutande, ma credevo tu fossi abituato a vedere uomini nudi visto che in palestra e a calcio state spesso così negli spogliatoi”, completamente paonazzo, risposi che non c’era nessun problema, entrai in doccia ed iniziai a lavarmi dandogli la schiena.
Durante la doccia giravo spesso la testa per guardarlo e notavo che anche lui mi guardava dallo specchio mentre si radeva e vidi che gli era diventato barzotto. Mi voltai completamente sciacquandomi per bene la schiena e nel vedermi davanti si eccitò molto di più.
Vederlo così suscitò in me pensieri osceni, persi il controllo, il mio cazzo iniziò a crescere fino a diventare duro, provai a nascondere l’erezione senza aver successo, mi girai di scatto dandogli la schiena, troppo tardi però, dallo specchio aveva già visto tutto.
Si girò verso di me, il suo cazzo era di marmo, un dio greco, bellissimo, capelli corti castano chiaro, barba definita, occhi verdi, fisico scultoreo, abbronzato, lo stacco che il costume a slip gli aveva lasciato sul culo mi eccitava fino a farmi perdere la ragione e il mio cazzo era sempre più duro, incontrollabile, il suo non era da meno, grosso, nodoso svettava tra le sue gambe e non sembrava essere un problema per lui.
Morivo dall’imbarazzo, se ne accorse, sorrise, si avvicinò e afferrò il mio cazzo “ha ragione Cesare nel chiamarti pisellone è proprio bello il tuo pisello nipotino mio” disse. Mi baciò.
Ero talmente imbarazzato ed eccitato che iniziai a balbettare cercando di dire o fare qualcosa, sorrise ancora, senza dire nulla si inginocchiò e iniziò un maestoso pompino.
Lo succhiava con avidità, quasi come se lo volesse mangiare, lo mordicchiava, lo leccava, mi guardava negli occhi e, mentre mi sentiva godere, iniziò a segarsi. Ero talmente eccitato che non gli ci volle molto per farmi venire, gli scaricai in bocca tutto il mio piacere, getti di sborra calda che bevve tutta continuando a guardarmi e a masturbarsi.
Si alzò in piedi, abbracciandomi mi sussurrò all’orecchio: “amore fai sborrare lo zio adesso”.
Poggiò la mano sulla mia testa, mi ritrovai in ginocchio con il suo bastone davanti il mio viso, lo presi in mano, ero incuriosito, spaventato, perlustravo ogni angolo di quel cazzone, mi sembrava la cosa più grossa che avessi mai visto, alzai lo sguardo verso di lui e quasi come a cercare conforto dissi: “zio io non l’ho mai fatto prima” sorrise, la mano che prima poggiava sulla mia testa ora accarezzava il mio viso, con l’altra mano indirizzo il suo cazzo verso la mia bocca: “ci penserà zio a te, intanto leccalo un po’, poi tutto verrà naturale”.
Non esitai più, iniziai timidamente a leccare la cappella tenendo sempre il suo scettro ben stretto in mano come se, da un momento all’altro, fosse arrivato qualcuno e me lo avrebbe portato via.
Lentamente l’imbarazzo lasciò il posto alle mie voglie, voglia di provare, voglia di dargli piacere, aprii la bocca, era un gran cazzone, iniziai a fatica a succhiargli la cappella, presi subito confidenza, mi piaceva, mi sentivo portato, i suoi sbuffi di piacere mi davano coraggio, iniziò a gemere, mi incitava a continuare, mi diceva che ero bravo, ansimava, il suo respiro sempre più affannoso, all’improvviso mi prese sotto le braccia, mi alzò ficcandomi la lingua in bocca, prese una mia mano, la portò sul suo cazzo e, accompagnandola su e giù, iniziammo una sega.
Mi baciò ancora, questa volta con più enfasi, la sua lingua mulinava con la mia, mordicchiava leggermente le mie labbra, il suo respiro era sempre più affannoso, la sua mano sempre ben salda sulla mia dava un ritmo decisamente più rapido adesso, il suo piacere era vicino, lo percepivo, “amore di zio continua così, continua così che zio viene, sto impazzendo, guarda come lo zio ti sporca tutto, ahhh vengo”.
Iniziò a sborrare copiosamente venendomi addosso, sul petto, sulla pancia e sul cazzo, ero in estasi.
Vivere quella situazione, vedere il suo piacere e sentirlo addosso, gli presi la sua mano e la portai sul mio cazzo di nuovo duro come il marmo, sorrise di cuore stavolta, “porcellino facciamo un’altra doccia al volo che da un momento all’altro potrebbero rientrare la zia e Cesare ma, se sei bravo a mantenere il nostro segreto, quello che abbiamo fatto oggi possiamo farlo per tutta la vacanza e oltre”, gli misi le braccia al collo e lo baciai con tutta la passione che avevo dentro e avvicinandomi al suo orecchio sussurrai: “zio non ti preoccupare questo sarà sempre il nostro segreto”.
Facemmo insieme una rapida doccia. Lui fini di radersi, ci preparammo e uscimmo. Ero al settimo cielo, l’adrenalina a mille, in macchina non smettevamo di guardarci mentre ci tenevamo la mano.
Da quel momento e per tutto il tempo della vacanza, almeno una volta al giorno, in base al tempo che riuscivamo a ritagliarci trovando ogni scusa possibile, ci succhiavamo il cazzo fino a venire. Mi dava lezioni su come fare le pompe, facevamo dei 69 meravigliosi, e mentre lui mi succhiava io cercavo di mettere in pratica i suoi consigli e, da come godeva ogni volta, stavo diventando davvero bravo.
Molto spesso in piena notte, mentre zia e Cesare dormivano, veniva a svegliarmi cercando di non svegliare Cesare, cosa improbabile visto che russava come un cinghiale e aveva il sonno pesantissimo, e mi portava in giardino. Ci stendevamo sul materassino matrimoniale, dopo averlo messo in un angolo lontano da occhi indiscreti, godevamo sempre tanto, con pompini reciproci e non solo.
Una sera, dopo esserci succhiati un bel po’, sedendosi sopra di me si impalò sul mio cazzo.
Mentre lui, con lenti e sapienti movimenti mi faceva godere come un porco fermandosi quando stavo per venire per poi ricominciare, io, tenendo il suo cazzone in mano, lo segavo.
Fino a quando, iniziando ad aumentare il ritmo senza fermarsi più, mi portò all’esplosione finale. Sborrammo copiosamente tutti e due insieme, io dentro il suo caldo ed accogliente culo e lui sulla mia pancia, sul petto e anche in viso.
Dopo esserci distesi sul lettino, ero sfinito e un po’ confuso e, ripensando a quello che era successo poco prima, una domanda mi balenava in testa. Visto che fino a qual momento avevamo fatto le cose reciprocamente, mi domandavo se anch’io da quel momento dovevo concedermi a lui.
Glielo chiesi, lui sdraiato accanto a me sorrise, sollevandosi leggermente mi disse: “io non farò mai niente che tu non voglia fare e comunque prima prova con le dita, vedi se ti piace poi ne riparliamo”, si sdraiò di nuovo accanto a me, mise un braccio sotto la mia testa e restammo li abbracciati a guardare le stelle e chiacchierare tutta la notte.
Non mancava occasione per provocarlo, specialmente la mattina, quando uscivamo per le commissioni, gli accarezzavo la gamba fino ad arrivare al cazzo che puntualmente aveva duro o gli prendevo la mano e la portavo dentro il mio costume per fargli impugnare il mio cazzo duro. Capitava spesso che mi portava fuori il paese in aperta campagna e appartati facevamo i porcelli prima di tornare per finire le commissioni.
Anche al mare lo provocavo davanti la zia e Cesare, mi facevo spalmare la crema o cercavo un pretesto per farlo io, facendolo passavo la mano lentamente accarezzandolo sensualmente, come aveva fatto lui nei giorni precedenti, fino ad arrivare a sfiorare il culo.
Spesso andavamo a fare il bagno insieme e una volta dentro facevo lo scemo schizzandogli l’acqua addosso, lui mi rincorreva fino a quando prendendomi mi abbracciava per poi trascinarmi sottacqua tenendomi per il cazzo, quando poi riuscivo a liberarmi gli salivo a cavalluccio sulle spalle facendogli sentire tutta la mia eccitazione strusciando e premendo il mio cazzo duro sulla sua schiena e mentre con le braccia lo tenevo stretto al collo, abbracciandolo da dietro, gli sussurravo all’orecchio che non vedevo l’ora di restare solo con lui per scoparlo a dovere, lui rideva, mi buttava in acqua e si tuffava anche lui, nascondendo così le nostre erezioni.
Alcune volte, con il materassino ci allontanavamo fino a largo, per la disperazione di zia che ci diceva sempre di non farlo perché era pericoloso, e raggiunta una distanza di sicurezza ci tuffavamo, per poi restare aggrappati al materassino con una mano, mentre con l’altra ci segavamo guardandoci negli occhi e dicendoci le peggiori porcate, ma anche cose che mi facevano partire in viaggi infiniti “sei il cucciolo dello zio”, “bello di zio tu sai come farmi godere”, “sei l’amore dello zio”, atteggiamenti e parole che mi stavano facendo innamorare ogni giorno di più.
Continua…
(I nomi naturalmente sono di fantasia)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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