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treno verona - firenze


di BLANCO09
14.01.2014    |    15.599    |    10 9.5
"' pronto ' , ' ciao sono Riccardo, ero seduto di fronte a te sul treno e mi hai mandato via di testa' ' ciao Riccardo, sono Diego e appena ti ho guardato..."
Amante dei racconti, dopo averne letti molti tra cui alcuni molto intriganti, ho deciso di proporne alcuni dei miei. Il racconto che segue è realmente accaduto.
Autunno 2008, parto da verona verso le 17 diretto a firenze per 2 giorni di corso di aggiornamento. Libero da giacca e cravatta, approfitto per abbigliamento comodo scarpe ginniche, jeans, camicia giubbo in pelle. Uno zaino con alcuni quotidiani, qualche cambio. Il treno mi affascina da sempre, son solito chiedermi chi si siederà di fronte a me o vicino, che tipo di viaggio fanno gli altri se di lavoro o per diletto se raggiungeranno qualcuno o se si allontanano da qualcuno.
intercity prima classe, gente di un certo target, posti suddivisi 4 da una parte, due vicino al finestrino. mi siedo su quelli da 4, a fianco a me una signora di fronte a lei un ragazzo. la signora è un fiume in piena continua a parlare, il ragazzo le da bado. Gli argomenti sono futili, dopo un po son quasi fastidiosi. Mi guardo attorno, non c'è gente interessante quindi deciso di prendere l ipod e leggere un po.
Arriviamo a bologna, alcuni scendono altri salgono. C'è parecchio movimento. La mia curiosità si ravviva. tre uomini in giacca e cravatta si fermano vicino a noi, hanno giornali, valigette. Si fermano. Dei tre uno di loro mi colpisce, viso pulito barbetta, alto castano chiaro, completo blu, camicia bianca; bel fisico. Lui casualmente decide di sedersi di fronte a me, gli altri staccati nei 2 posti laterali ma vicini a noi. Nel sedersi mi guarda.
Il gelo, una frazione di secondo, quell alchimia che si riconosce subito. Lo sguardo complice che quando lo cogli difficilmente ti sbagli. Lui non regge molto lo sguardo, è attratto elettrizzato ma allo stesso tempo disorientato. In parte lo sono pure io e volutamente mi metto a rovistare nello zaino. Si sistema bene, gli altri 2 pure poi si rimettono subito a parlare di lavoro. Abbasso il volume, cerco di capir qualcosa, colgo che stanno andando a Roma ed anche il settore in cui lavorano. Ogni tanto lo guardo è molto molto carino, maschio, lui guarda me. Gli sguardi si incrociano per microsecondi poi entrambi lo distogliamo. Seguo il discorso, inaspettatamente capisco che lavorano per la mia stessa multinazionale. Il tutto ha quasi dell incredibile. Lui si alza, riceve una telefonata, si sposta. Tentenna nel tornare, forse è un segnale, dovrei far finta di andare in bagno. Non ho abbastanza elementi per rischiare. Torna, si siede. Controllo l ora e faccio i conti di quanto tempo mi resta. O me la gioco o perdo questa chance. Rifletto, non ho nulla da perdere, posso tentare in maniera sobria. Leggo, lui parla con gli altri, mi avvicino col mio piede al suo, casualmente, la mia scarpa ginnica tocca la sua scarpa elegante nera. Sto fermo. Lui mi guarda. Mi sente. Lui mi sente.
Non sposta il piede. Sposto il mio di qualche centimetro, lui fa altrettanto poi cerca il mio di nuovo. Son teso ma non mollo. Mi piace. Guardo i singoli dettagli, penso nuoti, spalle larghe, ha delle belle mani. La prima cosa che guardo in un uomo sono le mani. Poi le spalle, il naso. Non porta la fede ma questo non vuol dir nulla. I nostri piedi sono attaccati, ancor di più e ci guardiamo. E' fatta, c'è il contatto ed è reciproco. Chimica da entrambe le parti, siamo a cavallo. Sto per arrivare a Firenze, non so cosa fare. Tiro fuori i giornali, faccio finta di fare un po ordine e di segnarmi alcune cose. Lui e i colleghi hanno smesso di parlare, la stanchezza della giornata si fa sentire. Lui è concentrato su di me, non sa quando scenderò, forse non mi rivedrà più.
Prendo un foglio e scrivo alcuni appuntamenti non voglio dar nell occhio ' passare al lavasecco, telefonare per tagliando auto ed altre amenità. Mi avvicino sul tavolo verso di lui, Giornali, i pad, un libro, la signora e il ragazzo non si accorgono di nulla son presi dai loro discorsi. Il tavolo cela tutto. Scrivo il mio nome e il mio numero sul quotidiano, lo ripiego. Metto tutto nello zaino, lascio i giornali sul tavolo come si usa fare in viaggio dopo averli letti, magari qualcun altro li leggerà.
Firenza, Santa Maria Novella. tra poco mi alzerò. il treno rallenta. Mi alzo, saluti i vicini con un generico ' buon proseguimento ' ma guardo lui e lui guarda me, per un secondo me è più che sufficiente.
Scendo e inizio a camminare, l hotel non dista molto.
passano pochi minuti, suona il cellulare, un numero che non conosco. Rispondo.
' pronto ' , ' ciao sono Riccardo, ero seduto di fronte a te sul treno e mi hai mandato via di testa'
' ciao Riccardo, sono Diego e appena ti ho guardato mi hai intrigato subito'. ' Vado a Roma per lavoro ma sono di Milano e io ti vorrei incontrare '. ' Starò a Firenze qualche giorno, poi rientro a Verona, e noi ci incontreremo perché tu mi fai sangue '. ' Grazie per aver scritto quel numero sul quotidiano, se non lo avessi fatto probabilmente non ti avrei più rivisto '. ' hai ragione, ho tentennato ma deciso di cavalcare l onda e ne è valsa la pena, posso richiamarti dopo cena ? ' . ' certo sentiamoci dopo cena, torno a sedermi, ma farò fatica ad attendere e a star calmo'. Segue
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