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L'adolescenza e le avances....mio fratello


di Culettagolosa
07.01.2015    |    4.991    |    1 9.1
"Irritata ?? Ma neanche per sogno..."
L’adolescenza e le avances….mio fratello

Appena in tutta la scuola, e non più solo nella mia classe, si sparse la voce sulle mie sembianze ed inclinazioni alquanto femminili, anche mio fratello si presentò alla carica, incominciando a farmi dei complimenti e delle avances sempre più serrate. In casa io indossavo sempre un’attillatissima e striminzita, quanto invitante coulotte e, quando in casa ci incrociavamo, lui non mancava di fischiettarmi ed io, per tutta risposta, sculettavo. Poi, quando gli passavo a tiro, a volte mi accompagnava brevemente posandomi la sua manina sul gluteo che gli capitava sotto, altre volte mi mollava una dolce sculacciata alla quale rispondevo con un lungo: “Aaahahahah”, a metà fra l’essere meravigliata e l’essere compiaciuta, ma non contrariata. Un piacevole giorno, mentre in canottina e coulotte ero ricurva davanti alla specchio del bagno per darmi un’okkiata ai brufoletti, lasciai volutamente aperta la porta del bagno. Lui salì la rampa di scale sgranando gli okki ed entrò anche lui con me, cercando di accedere ai sanitari posti in fondo. Lo spazio per passare era esiguo, io, da cattivella, inarcai il culetto mettendolo ancor più in evidenza e lasciando ancor meno spazio al passaggio, e mio fratello fece ancor meno per evitare il contatto fisico. Sta di fatto che appena due secondi dopo, era incastrato dietro di me e, anziché cercare di passare, chiuse la porta del bagno. Non si trattava dell’antipatica situazione, com’era capitato coi compagni di scuola, di essere usata senza il mio consenso. Lì era solo “questione di spazio”. Fingendo di volermi liberare dal piacevolissimo contatto, emisi un sommesso: “Ooohohoho”, e sculettai dolcemente fino a mettermi quasi a novanta gradi, ma senza esagerare, per il timore che si distaccasse troppo presto. Ma lui non ci pensava minimamente. Quando mi rilassai, senza per nulla togliersi da dietro, iniziò a darmi consigli sui brufoletti. Nel frattempo, dietro, sentivo i suoi pantaloncini gonfiarsi e scaldarsi a dismisura. Una sensazione molto più percepibile di quanto era avvenuto con i compagni di scuola, proprio perché il contatto fra i due corpi, era pressochè diretto, e che mi trasmetteva un piacere che mai e poi mai, avrei voluto che finisse. Sentivo tutto tutto, mentre si strofinava con sempre maggiore insistenza e pressione e, nel frattempo, con le mani, iniziava a spargermi una crema contro i brufoletti, sul volto. Quando ebbe finito sul volto, ma non col suo cosone fra le mie cosce, mi disse che i brufoletti, anche se non li vedevo, dovevano esserci anche sul mio bel culetto. Così insistette per poter calarmi giù le mutandine. Irritata ?? Ma neanche per sogno. Se mi avevano palpata e “provata” i compagni di scuola, perché non permetterlo a lui, che era molto più che un compagno ?? E poi mi aveva vista da sempre, da quando mia mamma mi faceva le perette. Un po’ interdetta dalla novità, un po’ incuriosita, ma soprattutto eccitata pazzamente….glielo concessi. Farmi abbassare le mutandine da lui, in privato, fu appena imbarazzante, ma altrettanto piacevole. Mi fece appoggiare il volto, quasi al rubinetto, in modo che fossi ben posizionata a 90 gradi, mi chiese con gentilezza di aprire meglio le gambe, quindi mi osservò attentamente. Per fortuna non si accontentò soltanto di osservarmi. Con la scusa che anche lì avevo bisogno della crema, senza neppure attendere la mia risposta (che sarebbe stata comunque positiva visto che non aspettavo altro), incominciò a tastarmi e palparmi ben bene, spalmandomela dappertutto sul culetto e, di tanto in tanto, mentre con le dita di una mano mi divaricava la zona circostante lo sfintere, con il dito dell’altra mano me la faceva sentire fin dentro il buketto. Quando mi lamentavo per il piacevole bruciore, passava nuovamente a massaggiarmi i glutei, dicendomi che doveva farlo sino a quando la pelle non assorbiva tutta la crema e aggiungendo che ero una brava troietta e che i compagni di scuola avevano proprio ragione. Dopo le mie poco convinte rimostranze, gli chiesi se, e come avessi potuto sdebitarmi per quel che stava facendo “per me”, e lui mi chiese, quasi implorandomi, di andargli a fare compagnia nel suo letto, ogni volta che al pomeriggio, riposavamo. Non mi costava molto, anzi….i nostri letti poi, erano quasi affiancati, nella stessa stanzetta, pertanto….glielo concessi. Quando entravo timidamente nel suo letto, amavo posizionarmi col culetto per aria, proprio come quando mia mamma doveva somministrarmi la peretta, lasciandogli così la possibilità di maneggiare a suo piacimento, il mio culetto. Le prime volte si limitava a palparmi da sopra la coulotte. Poi la mano si fece di volta in volta più audace e si fece strada di sotto, fra le mutandine e la mia pelle vogliosa. La sua richiesta puntuale, dolce e rispettosa, di abbassarmele, arrivò quando la sua mano era così ben piantata fra le mie cosce, che le mutandine non avevano più alcun senso di esistere indosso. Poi mi chiese se, mentre mi toccava, poteva masturbarsi: gli concessi anche questo. Che a me piacesse da impazzire, lui doveva saperlo benissimo, ma mi ha sempre rispettata. Infatti non mi chiedeva se avesse potuto incularmi, ma soltanto se poteva salire sopra di me, mentre io ero con le mutandine abbassate. Mi rassicurò anche che non avrei dovuto temere nulla in quanto lui non avrebbe tolto le sue: glielo concessi. Sentivo tutto il suo cosone, le sue dimensioni e tutto il suo calore, attraverso il sottilissimo tessuto delle sue mutandine. Mentre impazzivo di piacere, sognando di essere violentata, e mi dimenavo masturbandomi, lui, dolcemente, ma con decisione, mi teneva ferma sotto di lui e poggiava con tutto il peso del suo corpo, il suo sesso contro il mio culetto; sentivo il suo fiatone sul collo. Poi, ad un certo punto, mentre ero a gambe spalancate sotto di lui, sentìi un calore molto più intenso, come avessi un ferro rovente fra le cosce. Mi fece un mare di complimenti ed io tacqui e mi limitai a mugolare, ma mi ero accorta perfettamente che anche lui aveva abbassato le mutandine ed il suo uccellone adesso era a diretto contatto con la mia “passerina posteriore”. Conferma ne fu che, quando dopo che quell’abbraccio ebbe fine e mi rialzai le mutandine, dietro ero appiccicosa e bagnatissima del suo umore. Ma non dissi nulla e volli tenerlo con me, stretto fra le mie cosce, e custodirlo con tutto il mio….amore. Quell’abbraccio si è poi ripetuto tante e tante volte, ma lui mi ha sempre rispettata, e non mi ha mai chiesto di farmi penetrare: se solo avesse osato di più, glielo avrei concesso.


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