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incesto

Soli in Casa: Liberi e Scatenati,1


di ElegantiInsieme
25.06.2025    |    1.213    |    7 9.8
"Iniziò a muovere rapidamente la testa su e giù lungo l'asta del suo cazzo, prendendolo il più possibile in bocca e in gola..."
Avvertenza: il racconto che segue è interamente frutto della fantasia e non è basato su fatti realmente accaduti. Inoltre, si precisa che tutti i personaggi presenti nella storia sono adulti e maggiorenni.
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PROLOGO: I genitori partirono per una seconda crociera di nozze, lasciando i tre figli da soli a casa. Senza la loro presenza, i giovani si abbandonarono a una libertà sfrenata, dando sfogo alle loro passioni più ardenti.
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“Sì, mamma… ok, mamma… mamma, ti prego…smettila di agitarti, non è la fine del mondo», sospirò Elisa al telefono, mentre si sistemava una ciocca ribelle davanti allo specchio dell’ingresso. “Dai, siamo grandi ormai! Ce la possiamo cavare da soli, davvero. Tu e papà pensate solo a rilassarvi, godetevi la crociera, brindate sotto le stelle e fate tutto quello che non si può fare con tre figli in casa. È la vostra seconda luna di miele, no? Divertitevi. E ricordatevi che vi vogliamo bene», concluse dolcemente, riattaccando con la rapidità di chi sa che un’altra replica materna sarebbe durata mezz’ora.
I suoi genitori avevano pianificato quella crociera con entusiasmo, un regalo per celebrare vent’anni di matrimonio e, con ogni probabilità, una settimana di libertà. Tutto era pronto, finché zia Beatrice, la designata guardiana dei tre ragazzi, non decise che era il momento giusto per rispolverare la sua vecchia bicicletta da città. L’entusiasmo durò circa un chilometro: una buca invisibile, una curva presa male, ed eccola lì, con un braccio ingessato e la bicicletta nel cassonetto dell’umido.
Panico. Tentennamenti. L’ipotesi concreta di annullare tutto.
Fu allora che Elisa, ventenne e un talento naturale per sembrare più matura di quanto fosse, prese in mano la situazione. Rassicurò i genitori: lei, Matteo (diciannovenne, cintura nera di disordine ma sveglio), e Alice (diciottenne e una passione per i tutorial su come sopravvivere senza adulti), erano perfettamente in grado di cavarsela. Sette giorni? Una passeggiata. Una specie di reality show domestico, senza eliminazioni… si spera.
“Che voleva la mamma?”chiese Matteo, senza staccare gli occhi dal monitor. Era al computer, sistemato nell'angolo più ordinato dello studio, cuffie calate sul collo.
“Le solite ansie da madre,”rispose Elisa con un sorrisetto ironico. “Sono quasi sorpresa che non abbia cercato di affibbiarci una babysitter. Matteo, devo controllare la mia email.»
Matteo sbuffò piano, gli occhi ancora incollati al monitor. “Dammi solo cinque minuti per chiudere questa cosa, poi il computer è tutto tuo.»
“Ok, ma non spegnere il computer proprio ora. »
“Va bene, va bene…”borbottò Matteo, cliccando furiosamente il mouse. Alzò gli occhi verso Elisa con un sorriso mezzo sarcastico. “Lo sai che ci aspettano cinque giorni di noia cosmica, vero? Niente feste, niente uscite, niente niente. E oggi è solo venerdì…»
Elisa scoppiò a ridere, lanciandogli un’occhiata da maestrina. “Sette giorni, scemo. I nostri amatissimi genitori sono convinti che qui succeda il diluvio universale senza di loro.»
Matteo si stiracchiò come se fosse in uno spot pubblicitario e fece un sospiro esagerato. “Sette… sette giorni…”borbottò, cliccando un’ultima volta. “Ok, il regno del Wi-Fi è tutto tuo, regina delle email. Io vado a farmi una doccia prima che Alice trasformi il bagno in una spa a tempo indeterminato.»
“Grazie,”disse Elisa, accomodandosi al computer con aria soddisfatta. Mentre il fratello si allontanava, lo seguì con lo sguardo. Matteo camminava con quella sicurezza da sportivo che sa di avere un bel fisico: diciott’anni, un metro e ottanta abbondanti, nuotatore, judoka e quel passo rilassato da “so di essere figo, grazie”.
“Chissà cosa stava combinando prima…” pensò Elisa, socchiudendo gli occhi con fare sospettoso. Non aveva visto lo schermo, ma i movimenti rapidi e nervosi del mouse erano un classico. Click-click… elimina… conferma…
“Ehm..ehm… cronologia e file temporanei, scommetto,”mormorò a mezza voce, trattenendo una risatina. Poi aggiunse, appena percettibile: “Sarà stato su qualche sito zozzo, il caro fratellino…»
Fece spallucce, ancora sorridendo, e aprì la sua email con l’aria di chi ha appena scoperto un segreto… e se lo gode in silenzio.
Dopo aver controllato la posta elettronica e aver chiuso la connessione, Elisa decise di controllare l'elenco dei documenti nel programma di avvio, solo per curiosità, per vedere se riusciva a capire cosa stesse facendo Matteo . C'erano diverse voci elencate; Matteo si era dimenticato di cancellare la lista. Una attirò la sua attenzione. Era un file chiamato "Sorelle". Ci fece doppio clic sopra e comparve sul monitor... era una storia erotica.
Elisa scorse rapidamente la storia. Parlava di una sorella maggiore che seduceva il fratello minore. Mentre leggeva la storia, Elisa sentì la sua figa umidarsi, le scene di sesso erano descritte con dettagli espliciti e iniziavano a eccitarla. Una scena in cui il ragazzo leccava la figa della sorella e le leccava il clitoride era così specifica e così ben scritta che Elisa infilò una mano sotto la gonna e si massaggiò la figa coperta dalle mutandine per alleviare il formicolio.
Elisa si bloccò a metà lettura, lo sguardo fisso sullo schermo. “Aspetta un attimo… questa cosa mi suona fin troppo familiare,”mormorò, socchiudendo gli occhi come se potesse mettere a fuoco meglio anche i pensieri.
Tornò su, all’inizio del testo, e ricominciò a leggere più lentamente. Giunta al terzo paragrafo, le sopracciglia si alzarono di qualche centimetro. C’era una descrizione, lunga, dettagliata, quasi chirurgica, di… una sorella maggiore.
Alta, un metro e settantotto. Capelli ramati con riflessi naturali rossi. Fisico scolpito da rivista patinata, gambe chilometriche e occhi verdastri che cambiavano tono come le lenti di una macchina fotografica. Portamento fiero, carnagione ambrata da copertina estiva, e un piccolo neo proprio davanti al lobo sinistro.
Elisa sgranò gli occhi.
“Aspetta… ma questa sono io”, disse tra se.
Rimase immobile qualche secondo, come se il computer potesse darle conferme telepatiche. Poi si inclinò leggermente in avanti, con la bocca socchiusa e l’aria da investigatrice alle prime armi. “Oh no… no no no…»
“Accidenti, questa sono proprio io. Sembra quasi che chi ha scritto stia parlando di me», borbottò Elisa, sorpresa. Poi un lampo di chiarezza le attraversò la mente: era Matteo l’autore. Ecco perché lo stile le risultava così familiare… aveva letto abbastanza dei suoi compiti a scuola da riconoscere quell’impronta, quell’uso particolare di certe parole e espressioni.
Quando finì di leggere il racconto, le sue mutandine erano bagnate fradice. Sapere che Matteo l'aveva scritto e che stava descrivendo ciò che probabilmente sognava di fare con lei lo rendeva ancora più eccitante. L'ultimo paragrafo del racconto la colpì davvero. Mentre lo leggeva, Avvertì un brivido nella vagina e un’ondata di calore all’inguine, che le inzuppò le mutandine e la parte alta delle cosce.
Lo lesse una seconda volta:
Questa è la mia fantasia, il mio sogno. Darei qualsiasi cosa perché si realizzasse. So che è un tabù, un tabù... ma non mi interessa davvero. Mia sorella è una delle ragazze più belle che abbia mai visto e nessuna con cui sono uscita o con cui ho fatto sesso può nemmeno lontanamente essere paragonata a lei. L'anno prossimo andrà al college in Svizzera, quindi so che i miei sogni non si realizzeranno mai, ma posso ancora sognare, non è vero?... immaginare cosa sarebbe potuto essere.
“Dannazione,”pensò Elisa con un sorriso sornione, “sembro un mistero che invita a scoprirlo.”Ridacchiò piano tra sé e sé: se Matteo fosse anche solo metà bravo di quanto raccontava quella storia, forse meritava di essere scoperto con un po’ più di attenzione.
Elisa non era certo una ragazza timida. Elisa non era una puritana, lei e David, il suo ragazzo, avevano iniziato a fare sesso due anni prima, ma si erano lasciati più di sei mesi prima, e non c'era stato nessun altro dopo David.
Elisa rifletté sul concetto di "tabù" sull'incesto e concluse che non aveva molto senso. Il suo corpo non avrebbe fatto distinzioni tra un partner o un altro, percependo solo il piacere. Capiva che in passato, prima dell’invenzione della pillola anticoncezionale, tali restrizioni avessero una logica, per evitare gravidanze indesiderate tra familiari. Tuttavia, non era preoccupata: assumeva la pillola da quando aveva sedici anni.
Spense il computer, si stiracchiò e si alzò. Elisa attraversò il corridoio con passo leggero e un sorrisetto furbo sulle labbra. Un’idea le era balenata in mente, di quelle che facevano vibrare l’aria intorno.
“Vado a farmi una doccia,”annunciò ad alta voce, con un tono fintamente distratto, sapendo benissimo che Matteo era ancora nei paraggi.
Arrivata alla porta del bagno, non la chiuse del tutto. La lasciò appena socchiusa, quanto bastava per lasciar filtrare il vapore… e forse anche qualcos’altro. Sotto il getto caldo, Elisa chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal tepore, godendosi ogni secondo con un languore teatrale. Ogni movimento, ogni gesto, sembrava studiato per uno spettatore invisibile.
Se sta spiando, almeno gli do qualcosa di cui arrossire, pensò, ridendo tra sé.
Nel vapore denso, che trasformava il bagno in un tempio di desiderio, le sue dita iniziarono un massaggio sensuale, scivolando con lentezza deliberata sui suoi seni, sfiorandoli con tocchi che erano un misto di dolcezza e provocazione. Le sue mani si muovevano come seta, accarezzando la curva tesa dei capezzoli, poi scendendo verso la sua intimità con una carezza lenta e possessiva, un rituale di piacere che oscillava tra controllo e abbandono. I suoi gemiti, rochi e intrisi di una fame trattenuta, si mescolavano al ritmo selvaggio dell’acqua, creando un canto seducente che pulsava nell’aria umida, un’esca perfetta per Matteo, che lei sapeva essere lì, divorato dal desiderio oltre la porta socchiusa.
Elisa orchestrava quel massaggio sensuale come una regina crudele, ogni tocco sui seni e sulla sua intimità un colpo calcolato per spezzarlo, un invito spietato a consumarsi in un desiderio che lei accendeva solo per il proprio trionfo, lasciandolo a bruciare in silenzio.
Quando uscì dalla doccia, con i capelli umidi e l’asciugamano avvolto alla meglio, sentì un fruscio lontano. Un passo? Un respiro trattenuto? O forse no.
Matteo, dal canto suo, era sparito con discrezione in camera sua. Forse per evitare di incrociare sguardi imbarazzanti. O forse per nascondere un pensiero che era scivolato troppo oltre.
Elisa si rifugiò in camera sua con nonchalance, chiuse la porta dietro di sé e si lasciò cadere sul letto. Il cuore le batteva un po’ più forte, e sulle labbra le restava quel sorriso, uno di quelli che sanno qualcosa, ma non dicono nulla.
Era ormai notte fonda e la tempesta sembrava non voler concedere tregua. Il vento ululava attorno alla casa come una voce antica e arrabbiata, sbattendo con insistenza le vecchie persiane di legno. La pioggia batteva forte contro i vetri, e ogni tanto un lampo squarciava il cielo, seguito dal boato del tuono che faceva vibrare i muri.
Elisa si girava e rigirava nel letto, gli occhi spalancati nel buio. Ogni rumore sembrava più forte, più vicino. Quel ramo che grattava contro la finestra? Sembrava quasi un’unghia. Quel colpo secco nel corridoio? Forse solo il vento. O forse no.
Ok, basta, pensò stringendo il cuscino. Non dormirò mai così.
Scivolò fuori dalle coperte, i piedi nudi sul pavimento freddo. Aprì piano la porta della sua stanza e si affacciò nel corridoio appena illuminato dai lampi che filtravano dalle finestre. Prima di andare oltre, si fermò davanti alla camera di Alice e sbirciò dentro.
Nel chiarore intermittente, intravide la sorella più piccola raggomitolata sotto le coperte. Il suo respiro era lento, profondo, regolare. Dormiva profondamente, ignara della tempesta e del trambusto fuori.
Elisa chiuse piano la porta, quasi sollevata. Poi, senza far rumore, proseguì fino alla stanza di Matteo. Quando arrivò davanti alla porta di Matteo, esitò un attimo. Poi bussò piano.
“Matteo?»
Nessuna risposta.
Aprì la porta e infilò dentro la testa. Lui era nel letto, con un braccio sopra la fronte, le cuffie appoggiate sul comodino. Dormiva?
“Matteo…?”sussurrò di nuovo, questa volta un po’ più forte.
Lui si mosse appena, aprì un occhio ancora assonnato. “Che c’è?»
“Non riesco a dormire…”ammise Elisa, restando ferma sulla soglia, “…mi sto agitando per niente, lo so, ma... questa tempesta mi mette addosso un’ansia tremenda.»
Matteo si sollevò appena sui gomiti, ancora mezzo intontito. “Vuoi stare qui un po’?»
Lei fece un cenno silenzioso e si avvicinò, chiudendo la porta dietro di sé. Salì piano sul letto, tirandosi il lenzuolo fin sopra le ginocchia, senza dire altro. Rimasero entrambi in silenzio per un po’, solo il rumore della pioggia e del vento a riempire la stanza.
“Non pensavo ti spaventassero ancora i temporali,”mormorò lui.
“Il temporale non mi spaventa davvero… è solo che stanotte mi sento troppo sola.»
Lui annuì, senza aggiungere niente. Poi, con un gesto naturale, le offrì un angolo del suo cuscino. Elisa sorrise appena, appoggiando la testa accanto alla sua.

Si avvinghiò a lui con naturalezza, come un cucchiaio si adagia nell’altro, e Matteo alzò appena un sopracciglio nel buio. “Ehi, così mi prendi alla sprovvista…”mormorò, la voce impastata di sonno e sorpresa.
“Non fare lo scemo,”sussurrò lei, ridacchiando contro la sua spalla. “È solo per scaldarmi.»
“Certo, certo… sempre per motivi termici.”Si sistemò meglio, lasciandole spazio ma senza allontanarsi troppo. Il letto non era grande, e il confine tra “vicini” e “troppo vicini” era sottile come una riga immaginaria.
Per qualche minuto ci fu solo il silenzio, punteggiato dalla pioggia. Poi Matteo ruppe l’equilibrio con un tono vagamente provocatorio: “Sai che se Alice ci vedesse così, domani chiamerebbe mamma nel panico, vero?»
“Beh, allora speriamo che dorma come un sasso,”replicò Elisa, tirando su il lenzuolo fino al mento, ma senza spostarsi di un millimetro. Anzi, sembrava ancora più comoda lì dov’era.
Matteo si voltò appena, sentendo la sua guancia quasi toccare la fronte di lei. “Sei sempre stata così appiccicosa di notte?»
“Solo con chi mi fa sentire al sicuro.”Poi, dopo una pausa: “E con chi ha un buon profumo, ma non montarti la testa.»
Lui rise piano, abbassando la voce. “Giusto, il mio deodorante lavanda-muschio seduce sempre.»
Elisa sorrise nel buio. “Più che altro, credo sia il tuo cuore che non corre via. Resta lì. Calmo. Presente.»
Quel momento, senza che nessuno dei due lo dicesse, si caricò di una tensione nuova. Non era imbarazzo, non era malizia. Era... qualcosa che si muoveva tra i battiti.
Lei sollevò appena il viso, trovando i suoi occhi nel buio. Non parlavano, ma si capivano. Bastava il respiro, il calore.
“Non stai pensando cose strane, vero?”chiese lui, fingendo tono serio.
"Matteo, devo parlarti." Sentì la sua vagina farsi sempre più umida e calda mentre gli stringeva la coscia. Gli strinse leggermente la coscia e gli accarezzò l'interno con le dita.
Matteo: "Va bene... certo, sorellina, Ma di cosa si tratta?"
"Di noi... di te e me, della tua fantasia... dei tuoi sogni." Sentì la sua gamba irrigidirsi quando lei menzionò la sua fantasia. Iniziò ad accarezzargli ancora di più la coscia, facendo scorrere la mano avanti e indietro, lasciando che le punte delle dita gli accarezzassero la parte interna della coscia fino all'inguine, sfiorando con le nocche i suoi testicoli e il suo membro inerte. Sentì il suo membro sussultare quando le sue nocche lo sfiorarono. "Sai, a volte i sogni possono diventare realtà... basta volerlo con tutta l’anima," sussurrò Elisa, la voce morbida e carica di sottintesi. I suoi occhi colsero il leggero rigonfiamento nei pantaloni di Matteo, non ancora del tutto evidente, ma abbastanza da tradire il suo desiderio.
"C-cosa... cioè... come ci riesci?" farfugliò Matteo, visibilmente agitato, mentre la sua eccitazione cresceva, ora quasi impossibile da nascondere. Si voltò verso di lei, accorciando la distanza, il corpo teso e il respiro appena più rapido.
Elisa poteva sentire chiaramente il suo membro eretto. Si sporse in avanti lasciando che i seni premessero contro il suo petto e sentendo il suo membro rigido conficcarsi nel suo addome. Lo baciò delicatamente sulle sue labbra, stuzzicandogli le labbra con la lingua. Tirandosi leggermente indietro, disse: "Ho letto la tua storia al computer... la tua fantasia. Ho riconosciuto la tua scrittura."

"Elisa, io... era solo una storia. Mi dispiace," borbottò Matteo.
"Non scusarti... mi è piaciuta... mi è piaciuta molto," sussurrò Elisa mentre sollevava la mano per accarezzargli i testicoli, accarezzandoli delicatamente. "Vorrei aver saputo prima come ti sentivi." Si sporse di nuovo in avanti e lo baciò, sondandogli le labbra con la lingua finché lui non le aprì e lei poté infilargli la lingua in profondità nella bocca. Facendo scivolare la mano dai suoi testicoli, accarezzò delicatamente il cazzo duro e caldo che spuntava tra di essi. Interrompendo il bacio appassionato, gli mormorò: "Mi è piaciuta la tua fantasia. Voglio realizzarla se mi vuoi davvero. Faremo tutto quello che c'era nella tua storia... mi ha davvero eccitato."
Abbassò la testa e baciò velocemente la punta del suo cazzo, sondando la fessura con la punta della lingua e venendo ricompensata con un assaggio di pre-eiaculato. Il suo cazzo era ora completamente eretto, estremamente duro. Cercò di avvolgerlo con una mano, ma era troppo grosso. "Mio Dio, Matteo, è grande... non posso più chiamarti 'fratellino'", sussurrò, ridacchiando mentre gli massaggiava la punta del cazzo con la mano.
Elisa emise un gemito sommesso quando Matteo la afferrò, la sollevò sopra di sé e la adagiò sul letto accanto a sé. La tirò a sé e la baciò, infilandole la lingua in profondità nella bocca mentre la sua mano le scivolava sotto la camicia da notte e le accarezzava il seno, pizzicandole il capezzolo con le dita. Elisa si ritrasse, gli diede un bacio veloce e poi si tolse velocemente la camicia da notte e le mutandine.
"Oh Elisa", gemette Matteo dolcemente, "Non sai quante volte l'ho sognato. Quanto ti ho desiderato. Ogni parola che ho scritto su come mi sento è vera." Le infilò una mano tra le cosce, prendendole la vulva nel palmo, sentendone il calore e l'umidità mentre le Beatrice dita giocherellavano con le Beatrice labbra vaginali. Elisa gemette piano mentre lui le infilava un dito tra le labbra gonfie e congestionate, sondandole il buco il più profondamente possibile.
"Accidenti, sei davvero bagnata."
"Lo so... te l'ho detto... la tua storia mi ha davvero eccitata", sussurrò Elisa con voce roca. "Dio, ti desidero così tanto... voglio sentire quel grosso cazzo dentro di me. Ti desidero... ti desidero ora", mormorò Elisa mentre spingeva la sua vagina contro il suo dito esploratore. "Oh Matteo, mettilo dentro... sono pronta... pronta ora. "Fammi l'amore... ti prego... Dio, lo voglio così tanto", gemette.
Matteo si posizionò tra le sue cosce, e mentre Elisa sollevava le ginocchia, aprendosi a lui, iniziò a sfregare il suo membro contro di lei, lasciando che i suoi umori la rendessero scivolosa. Con un movimento lento, fece scivolare la punta tra le sue labbra intime, spingendo con delicatezza. La sua cappella, ampia e turgida, le dischiuse ulteriormente, allargandola piano mentre si insinuava dentro di lei.
"Oh, mio Dio," ansimò Elisa, la voce rotta dall’estasi. "È... è meraviglioso." "Matteo... vai piano, ti supplico... lasciami sentire ogni centimetro... è così grande," gemette, inarcando i fianchi verso di lui, accogliendolo sempre più a fondo nel suo calore fremente e pulsante. Con un’ultima spinta lenta e profonda, Matteo si immerse completamente in lei, riempiendola fino a farle mancare il respiro. "Dio, è perfetto... resta così un momento... lasciami assaporarti," sussurrò, muovendo i fianchi in cerchi lenti e sensuali per adattarsi alla sua potenza travolgente. Lo strinse forte, le braccia avvolte attorno al suo collo, e lo baciò con una passione vorace, le labbra che si cercavano come se il mondo potesse finire. "Matteo, è la cosa più grande che abbia mai avuto... mi riempie l’anima," gli mormorò contro la pelle, la voce intrisa di desiderio. Ridacchiò, un suono caldo e malizioso, mentre gli copriva il viso di baci febbrili. "Il mio ex? Non era niente in confronto a te. Oh, Matteo, ora amami... prendimi con tutto te stesso, fammi tua."
Mentre Matteo iniziava a muoversi dentro di lei con spinte profonde e ritmiche, Elisa sollevò le gambe, avvolgendogliele intorno alle cosce con un gesto possessivo, incrociando le caviglie appena sotto i suoi glutei. Questo le aprì ancora di più, offrendo il suo calore pulsante a ogni affondo, mentre lui la riempiva completamente, ogni movimento un’esplosione di piacere.
"Oh, Elisa, sei così stretta... così perfetta," gemette Matteo, la voce carica di desiderio. La baciò con foga, la sua lingua che si intrecciava alla sua in un bacio vorace, mentre spingeva il membro nelle profondità del suo corpo fremente. Si ritraeva lentamente, lasciando solo la punta a stuzzicarla, per poi affondare di nuovo, con una forza che le strappava sospiri rochi.
Elisa inarcò i fianchi, sollevandosi per incontrare ogni sua spinta, il corpo teso nell’estasi. "Oh, Dio, Matteo, è incredibile... così, amami a fondo... spingiti più in profondità... è divino," ansimò, la voce un misto di supplica e passione, mentre si abbandonava completamente al ritmo travolgente dei loro corpi uniti.
Rimasero lì in silenzio per qualche minuto. Sentiva il cazzo di Matteo, ancora rigido e duro, che le accarezzava lentamente la figa con brevi e lenti movimenti. "Oh, Matteo, è stato fantastico", gli sussurrò, "ma non sei ancora venuto... vero?"

Lui la baciò: "No... non ancora". Rise: "Sono sorpreso di essere durato così a lungo".

Matteo le strinse i fianchi ancora più forte, premendo il suo cazzo contro di lei mentre i loro corpi si univano.
Elisa premette la figa sul suo cazzo ancora più forte e veloce. Sentiva la tensione crescere nella sua fica e nelle Beatrice cosce... lo voleva sempre di più... sempre più in profondità.

"OH MATTEO... SCOPAMI... SCOPAMI FORTE," gridò. "È TUTTO... È TUTTO. OH MIO DIO... ORA... ORA... STO VENENDO... STO VENENDO... Sto venendo," gemette Elisa ad alta voce mentre si accasciava sul petto di Matteo, abbracciandolo forte.

"Oh Elisa," gemette Matteo. "Dio, mi ecciti quando vieni così." Iniziò a spingerle dentro il cazzo molto velocemente. "Oh Elisa, sto per venire anch'io."

"Non ancora... non ancora," sussurrò Elisa. "Voglio che tu venga nella mia bocca... Voglio assaggiarti." Si alzò rapidamente e si voltò, allungandosi sopra di lui, mettendogli la figa in faccia e prendendogli il cazzo, scivoloso per i suoi succhi, in bocca. Iniziò a muovere rapidamente la testa su e giù lungo l'asta del suo cazzo, prendendolo il più possibile in bocca e in gola. Sentì la lingua di Matteo sondarle la figa e leccare delicatamente il clitoride ancora pulsante.
Con la coda dell'occhio, Elisa vide un movimento nello specchio del comò. Smise di muovere la testa, continuando a leccare la punta del suo cazzo, cercando di capire cosa fosse.

Era Alice. Era in piedi sulla soglia a guardarli. Alice aveva una mano infilata nelle mutandine e si stava chiaramente masturbando mentre osservava i due sul letto.

(CONTINUA)
P.S. Grazie per aver letto il mio racconto, spero che vi sia piaciuto e vi abbia ispirato! Lasciate pure un commento e un like se vi va, mi fa sempre piacere ricevere il vostro feedback! A presto, con il prossimo episodio. Alberto.
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