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LA SEGA IN CANTINA - 2


di jeepster
14.01.2018    |    43.401    |    3 8.1
"«È un peccato che tu non sia potuto andare a scuola oggi ma per caricare e scaricare le damigiane ho bisogno di un aiuto, non ce la posso fare da solo… e poi..."
«È un peccato che tu non sia potuto andare a scuola oggi ma per caricare e scaricare le damigiane ho bisogno di un aiuto, non ce la posso fare da solo… e poi tutte le cose da consegnare… se quello stronzo di tuo fratello non si fosse fatto fregare, a quest’ora ci sarebbe lui con me… e per fortuna che tuo zio lo ha preso a lavorare con sé, sennò volevo vedere come faceva a governare la famiglia… per non parlare dei problemi che ha creato a noi che per farlo sposare in fretta e furia abbiamo dovuto utilizzare quasi tutti i risparmi che avevamo messo da parte… e tutto questo per una scopata?... è proprio da stronzi, restarci fregati così… non poteva fare come ho fatto io?... Seghe o puttane! E aspetti… tua madre era ancora vergine quando l’ho sposata!... e poi pure la sua fidanzata: non deve essere tanto per bene se non vedeva l’ora di farsi scopare; magari l’ha fatto apposta a farsi mettere incinta… vabbè che Stefano non ci ha pensato ma poteva pensarci lei, no?... ci sono tanti sistemi: la pillola, la spirale… che cazzo ne so io?».
Era mattina tardi di un giorno di fine Aprile e avevo accompagnato mio padre a fare un giro di consegne dei prodotti del nostro terreno a ristoranti e trattorie della zona. Avevamo appena effettuato l’ultima presso un ristorante che distava alcuni chilometri da dove abitavamo noi e col nostro furgone “Volkswagen Transporter” ce ne stavamo tornando a casa. Non aveva mai fatto certi discorsi con me, intendo discorsi riferentesi a cose di sesso, e la cosa mi stava imbarazzando alquanto: soprattutto quel riferimento a mia madre.
Non dicevo niente, per non dargli spago; sperando che l’avrebbe finita presto.
Dopo una breve pausa ricominciò: «Gianni, non è che anche tu mi farai lo stesso scherzetto?... già che abbiamo preso questo discorso, se non ne sei già al corrente, forse è meglio che ti dica qualcosa su come evitare di mettere incinta una donna… non so se ti è già capitato, a me alla tua età, sì… ma quando vai a letto con una femmina lo usi il guanto?»
«Eeeeh? – risposi – il guanto?» fino ad allora non avevo mai sentito definire così il profilattico.
«Ecco, lo sapevo: un altro sprovveduto!... a diciott’anni ancora non sa neanche cos’è un guanto… è una specie di palloncino di gomma sottile che si mette sul pisello quando vai con una donna per evitare di metterla incinta»
«Ah, intendevi il preservativo!... certo che lo so cos’è»
«Sì, il preservativo o come cazzo si chiama… “profilattico”?… io l’ho sempre chiamato guanto, solo quando andavo a comprarlo in farmacia lo chiamavo in quell’altro modo, ma certe volte neanche c’era bisogno, ci andavo solo per quello in farmacia e quando il farmacista mi vedeva capiva al volo e mi chiedeva: “il solito?”… e io gli facevo di sì con la testa»
«Va bene – dissi – comunque puoi stare tranquillo, pa’»
«Che vuoi dire con “tranquillo”?... che sai quali sistemi usare o che non lo fai proprio? Non ce l’hai una fidanzata?»
«Ora no ma ho avuto qualche esperienza… e lo so quali sistemi usare… però uffa papà, che sono tutte queste domande oggi?»
«Vedi?... uno prova ad avere un po’ di dialogo con i figli e loro invece non ne vogliono sapere… è stata tua madre a dirmi di farlo: “Cesare, parla con Gianni, sei il padre e devi essere tu a spiegargli certe cose, hai visto cosa è successo con Stefano? Vogliamo che succeda lo stesso anche con Gianni?”… che poi a me mio padre non ha mai detto nulla ma certe cose sono venuto a saperle lo stesso… non è questa la questione, si tratta di cervello: o ce l’hai o non ce l’hai… e tuo fratello non ne ha neanche un grammo… però tua madre non ha torto e comunque io ci ho provato»
«Hai fatto bene pa’, solo che m’imbarazza un po’… è la prima volta che tra noi parliamo di certe cose»
«E di che t’imbarazzi? Ormai sei adulto e io sono tuo padre, non c’è niente di cui vergognarti»
Intanto avevamo imboccato una strada sterrata che attraversava un boschetto e un po’ perché ne sentivo lo stimolo, un po’ per interrompere quella conversazione, chiesi a papà di accostare perché dovevo fare pipì.
Mi ero inoltrato nella boscaglia per una ventina di metri e non avevo ancora iniziato a urinare quando sentii un rumore alle mie spalle e voltando la testa vidi mio padre che si avvicinava e mentre si sbottonava la patta dei pantaloni disse: «Accipicchia quanto ti sei addentrato, hai tutta questa paura di esser visto? Di qua non passa mai nessuno e anche se vedono qualcuno che sta pisciando non credo che ci sia tanto di così scandaloso se non metti niente in mostra»
Scrollai le spalle, non dissi niente e iniziai a urinare pensando: “Questo non l’avevo previsto, anche lui ha deciso di fare due gocce, la cosa si fa ancora più imbarazzante”. Non mi ero mai trovato in una situazione simile.
Rimasi di spalle ma appena sentii il rumore dell’urina di papà sulle foglie per terra non seppi resistere alla voglia di voltarmi per guardargli il pisello. Incrociai il suo sguardo e lui mi sorrise come a voler esprimere una sorta di intima complicità ma io mi rigirai subito; dopodiché mi voltai ancora nella speranza di riuscire a dare un occhiata al suo cazzo ma era completamente coperto dalla sua mano e così mi girai di nuovo. Fu in quel momento che la mia attenzione cadde su alcuni fogli di rivista che stavano poco più in là; dalle immagini capii subito che si trattava inequivocabilmente di una rivista pornografica. Così appena finito di urinare, quella che doveva essere una veloce scrollata di pisello per liberarsi delle ultime gocce di urina, stava diventando quasi l’inizio di una sega, visto che il mio cazzo si era indurito e allungato all’istante alla vista di certe immagini. Quasi inconsapevolmente continuai a manipolarmelo per un po’ finché mi voltai per vedere se mio padre si era accorto della cosa.
Stava guardando a terra rivolto da un’altra parte e a quel punto riuscii a vedere bene il suo cazzo che ora era in piena erezione: evidentemente anche lui stava guardando qualche altro foglio della stessa rivista. Incurante della mia presenza se lo accarezzava e manipolava lentamente, poi si volse verso di me, di nuovo mi sorrise e ammiccando disse: «Hai visto cosa c’è qua per terra?... scommetto che anche tu stavi guardando la stessa cosa, prima ti ho visto che te lo menavi di gusto… ah ah ah ah»
Ridendo, e sempre con il cazzo in mano, venne verso di me ma quando io feci per ricompormi mi bloccò dicendo: «No, non smettere… ora ce la facciamo insieme una bella sega; una volta mi è capitato anche con tuo fratello, giù in cantina, l’ho sorpreso che se ne stava facendo una mentre guardava una delle mie riviste che tenevo nascoste laggiù… avresti dovuto vedere la sua faccia… ah ah ah ah, pensava che l’avrei sgridato o riempito di botte, invece gli ho detto di continuare e pure io me la sono fatta insieme a lui, c’ero andato apposta in cantina!»
Papà si piazzò di fianco a me, quasi gomito a gomito. In quel momento sentivo la faccia che mi andava a fuoco, provavo un senso di imbarazzo e di disagio mai provato prima, eppure continuai; soprattutto perché temevo che se avessi smesso io, avrebbe desistito anche lui e questo ora non lo volevo assolutamente. Finalmente avevo di nuovo la possibilità di osservare il suo cazzo e stavolta a breve distanza; era una cosa che sognavo potesse accadere da quando qualche anno fa ero riuscito a spiarlo mentre si faceva una sega in cantina, dopo che mio fratello mi aveva informato di questa sua abitudine.
Il mio sguardo andava continuamente dalle foto pornografiche al pisello di mio padre, su cui però mi soffermavo ogni volta un po’ di più, tantoché papà a un certo punto lo notò e mi chiese: «Gianni, ma com’è che mi guardi continuamente il cazzo? Ti piace più delle foto di quelle porcone?... Ma che niente niente sei un invertito, per caso? Ah ah ah ah»
Questa battuta mi fece gelare il sangue ma con tono scherzoso risposi: «Ma che dici pa’?... solo che non mi sembra vero che stiamo facendo una cosa del genere e sono solo curioso di confrontare il tuo pisello col mio… il tuo mi sembra molto più grosso»
«Tranquillo, stavo scherzando, ci mancherebbe!... però a me non sembra come dici tu, adesso li confrontiamo…»
Detto ciò, mi si mise davanti, mi diede un colpetto sul braccio per farmi mollare la presa sul mio cazzo dopodiché affiancò il suo al mio e li prese entrambi nella sua mano.
Quando la mano di papà mi afferrò il cazzo mi sembrò di sentire come una specie di scossa elettrica attraversarmi per intero e l’eccitazione salì al massimo.
«Vedi? Sono uguali… anzi, forse il tuo è anche più lungo di poco» disse lui, come se stesse facendo una misurazione qualsiasi. A quel punto lasciai da parte tutte le mie inibizioni e gli dissi: «Sì ma il tuo mi sembra più grosso e forse è anche più duro… te lo posso toccare?»
Mi guardò stupito; chissà perché a lui sembrava perfettamente normale toccarmi il pisello e trovava strano che io volessi fare altrettanto; tuttavia senza dire niente lasciò la presa, una mossa che interpretai come un assenso e un invito. Senza indugiare allungai la mano e incominciai a tastarglielo; mi sembrava che stessi realizzando un sogno. Era durissimo, caldissimo, era così piacevole sentire le venature che lo avvolgevano e lo rendevano nodoso; liberai la cappella facendo scorrere con le dita il prepuzio per poi fare l’inverso per ricoprirla; ripetei questo movimento con delicatezza un paio di volte e a quel punto lo sentii gemere lievemente. Mi fermai e lo guardai in faccia: aveva ancora una volta quella sua strana espressione sorridente e annuiva lentamente. Iniziai a masturbarlo con più convinzione e mi lasciò fare, poi anche lui cominciò a segare me.
Dopo un po’ appoggiai la testa sulla sua spalla e con voce quasi rauca dissi: «Che bello papà, non posso credere che lo stiamo facendo, sono anni che desideravo una cosa del genere ma non pensavo che sarebbe mai potuto accadere»
Intanto sentii che stavo quasi per venire e così per sottrarmi al suo tocco m’inginocchiai e mi cacciai in bocca il suo cazzo e iniziai a succhiarglielo prima che potesse rendersi conto di quel che volevo fare.
«Ma che cazz… – esclamò, e poi emise un flebile mugolio – mmmhh… no Già, che stai facendo? Fermati» disse prendendomi debolmente la testa nel tentativo di fermarmi; naturalmente resistetti e continuai imperterrito, quindi si arrese alla piacevole sensazione che stava provando.
«Aaaah, sì, sì… oddio mi ero scordato di quanto fosse bello, è passato così tanto tempo dall’ultima volta… sììì, dai! è fantastico!... mamma mia Gia’, mi stai facendo impazzire… sto per venire… sìììììì, vengo…. sììììì, aaaaaahh…»
Sentii i suoi fiotti di caldo sperma riempirmi la bocca e questa cosa mi mandò in estasi, tant’è che mentre ingoiavo il suo seme anch’io sborrai subito, concludendo da solo la mia sega.
Restammo immobili per qualche minuto, poi papà tirò fuori un fazzoletto per ripulirsi dalle ultime tracce di sperma che gli erano rimaste sul pisello, mentre io sempre accovacciato lo guardavo compiere quell’operazione; quando passò a me il fazzoletto, mi alzai in piedi e anch’io mi pulii. Senza dire niente ce ne tornammo al furgone, però non ripartimmo subito; mio padre si era come fermato a riflettere, o forse voleva dirmi qualcosa e stava cercando le parole giuste da dire; io restai muto. Finalmente parlò: «Gianni, non è normale quello che è successo, abbiamo fatto una cosa schifosa… se sapevo che ti piacevano i maschi non mi sarei mai sognato di farmi una sega insieme a te… dobbiamo rimediare a questa cosa, dovrai farti vedere da qualche dottore… un pissichiatra, quella roba lì»
«No papà, ti sbagli, a me non piacciono gli uomini, mi fa schifo anche solo pensarci… l’unico uomo che ho mai desiderato sei tu, in questi ultimi anni era diventata una fissazione, una specie di ossessione, da quando una volta ti ho spiato mentre ti facevi una sega giù in cantina»
«Ah! E com’è successo?»
«Una sera, casualmente, mentre stavi cenando con mamma, ti ho sentito che le dicevi che più tardi saresti sceso di sotto a leggere un po’ e immaginando di quali letture potesse trattarsi, ci andai prima di te e aspettai al buio che tu scendessi»
«E come facevi a sapere cos’era che andavo a leggere?»
«L’avevo scoperto per caso un po’ di tempo prima»
«Ah, bene… insomma quelle riviste erano il segreto di Pulcinella: lo sapeva tuo fratello, lo sapevi tu… mi sa che alla fine anche tua madre lo sapeva… e come hai fatto a spiarmi?»
«Appena sceso ho acceso la lampada vicino alla poltrona per individuare un nascondiglio che rimanesse al buio dal quale poter guardare senza correre il rischio di essere visto e mi sono nascosto dietro alla vecchia credenza»
«Cazzo! Un piano studiato nei minimi dettagli, ci tenevi proprio a vedermi… e ti è piaciuto lo spettacolo?»
«Da morire!... la cosa più eccitante che abbia visto mai… Quando hai tirato fuori la rivista dal mobiletto ho capito di aver fatto centro, poi prima di sederti ti sei tirato giù la lampo della tuta da meccanico e sfilandotela te la sei calata giù fino alle ginocchia, restando a torso nudo, poi ti sei seduto e hai scostato le mutande per tirartelo fuori, palle comprese… all’inizio era moscio ma man mano che sfogliavi la rivista e te lo toccavi diventava sempre più grosso, mi pareva che non smettesse mai di crescere… a un certo punto hai messo da parte la rivista, quindi con una mano te lo segavi e con l’altra ti toccavi i capezzoli, finché hai tirato indietro la testa e gemendo sei venuto sborrandoti sulla pancia e sul petto… l’immagine che mi è rimasta più impressa è stata quella delle ultime gocce di sperma che uscivano e colavano lungo il pisello; in quel momento mi è venuto da pensare che io ero venuto al mondo grazie a una di quelle gocce… quel che ho visto mi ha talmente impressionato che da allora ci ho ripensato continuamente, soprattutto quando mi faccio le pippe… è la cosa che mi eccita di più e mi fa venire quasi subito»
«Per la miseria! Da come me l’hai descritta sembra quasi che tu abbia assistito ad un’apparizione miracolosa…»
«E infatti a me sembrava proprio così: un miracolo!… il tuo cazzo mi sembrava enorme, anche perché lo rapportavo al mio che era più piccolo, perché non avevo ancora completato lo sviluppo… così da allora mi è nato un forte desiderio di poterlo rivedere e magari toccartelo… e oggi sono riuscito addirittura a succhiartelo e a bere la tua sborra… non puoi immaginare quanto sia felice in questo momento»
«Beh, ora lo sfizio te lo sei levato, speriamo che questa fissazione ti passi perché quel che è successo non si ripeterà mai più, intesi?... mai più… e mi raccomando che nessuno venga mai a saperlo, sennò saranno guai seri per tutt’e due»
«Ma certo pa’, non c’era neanche bisogno che tu me lo dicessi»
Non aggiunse altro, mise in moto e ce ne tornammo a casa.
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