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2 matrimoni e un funerale - 1 (Il Cognato)

10.03.2025 |
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"In quel momento arriva il cameriere per prendere le ordinazioni ma, leggendo i nomi in francese dei piatti elencati sul menù, hanno difficoltà a capire di..."
“Dario! È da un po’ che non ci si sente, che mi dici? – esordisce Luigi rispondendo alla chiamata dell’amico – Ma tanto tra un po’ ci saremmo visti per forza visto che stai per diventare mio cognato”.
«Appunto. È proprio per questo che ti chiamo – risponde Dario – Come sai, non avendo più i genitori, secondo la tradizione spetterebbe a uno dei fratelli o dei cognati accompagnare lo sposo all’altare, e visto che sono figlio unico…»
“Ma certo! Lo farò volentieri, anzi, ne sono onorato” lo interrompe Luigi.
«Sono io ad esserne onorato. Ti ringrazio»
“Figurati!... Invece in vista dell’evento stavo pensando di organizzarti un favoloso addio al celibato. Che ne pensi? Chi vorresti che ci fosse?”
«No Luigi. Mi dispiace di dover gelare il tuo entusiasmo ma questa cosa la eviterei. Apprezzo il tuo interessamento e te ne sono grato, ma l’addio al celibato lo trovo un rito avvilente e detestabile; lontano anni luce dal mio modo di essere… e poi non saprei dirti chi potrebbe esserci, non ho amici stretti (a parte te) e neanche cugini o giovani zii da poter invitare. Ho una zia a Torino e uno zio a Bergamo che non vedo da anni, e alcuni dei loro figli non li ho mai incontrati. Non li ho neanche invitati al matrimonio, per me sono poco più che degli sconosciuti»
“Capisco… ma qualche amico ce l’avrai, che ne so, qualche collega di lavoro con cui sei più in sintonia…”
«Per carità! Sono tutte persone con cui raramente è capitato di vederci al di fuori del lavoro, e spesso proprio per parlare di questo. E poi te lo immagini? Metti che quella sera combino qualche stronzata, magari ne parlerebbero con gli altri colleghi e diventerei subito lo zimbello dello studio. No, grazie ancora, ma è meglio lasciar perdere»
“Peccato! Io già t’immaginavo con gli occhi fuori dalle orbite davanti ad una spogliarellista che faceva uno strip-tease solo per te… ah ah ah ah”
«Ecco, questa è proprio il tipo di situazione in cui piuttosto mi sarei sentito in enorme imbarazzo»
“Va bene, ho capito, non c’è modo di convincerti, allora facciamo così: una cenetta soli io e te la sera prima delle nozze; così abbiamo anche l’occasione di parlare un po’, visto che di sicuro il giorno del matrimonio sarà piuttosto difficile”
«D’accordo. Questa proposta l’accetto volentieri»
“Bene. Penso a tutto io; a scegliere il locale e a prenotare; poi ti faccio sapere”
«Okay, però conoscendoti, mi raccomando, niente sorprese!»
“Tranquillo. Prometto!”
Frascati, 1996. Dario e Luigi hanno entrambi 26 anni; sono amici d’infanzia; cresciuti nello stesso quartiere. Hanno frequentato le stesse scuole: elementari, medie e liceo scientifico. All’università hanno preso strade diverse: Dario si è laureato in giurisprudenza ed è diventato avvocato; Luigi in botanica e sta per intraprendere la carriera di ricercatore universitario.
Dario è rimasto orfano di entrambi i genitori a 19 anni, a causa di un tragico incidente stradale, ma è riuscito a mantenersi grazie all’eredità: una cospicua somma di denaro sul conto corrente, e due appartamenti. Uno è quello in cui ha vissuto coi genitori, dove continua ad abitare; un altro, quello che i suoi avevano comprato per lui, ha continuato a tenerlo affittato. Così grazie anche alla rendita che gli derivava da alcuni investimenti in titoli, ha potuto contare mensilmente su entrate sufficienti a consentirgli di pagarsi le spese e gli studi.
La sera prima del giorno in cui avrebbe sposato Rossella, maestra d’asilo e sorella di Luigi di due anni più piccola, Dario si trova a cena col suo futuro cognato in un rinomato ed elegante ristorante dei castelli romani, località a qualche decina di chilometri a sud di Roma; piuttosto caro, ma proprio per questo, non troppo affollato pur essendo sabato.
Luigi si è fatto riservare un tavolo un po’ in disparte dove i due potranno conversare tranquillamente.
«Allora che te ne pare?» esordisce Luigi dopo essersi accomodati.
«È bellissimo! Ottima scelta. Ma non è un po’ troppo esoso? Per il conto dovrai concedermi di contribuire anch’io»
«Ma scherzi? La regola è chiara: alla festa di addio al celibato lo sposo non deve occuparsi di niente, men che meno di tutte le spese…»
«Ma non avevamo detto che non ci sarebbe stato nessun addio al celibato? Perciò quella regola non vale» lo interrompe Dario.
«Stai tranquillo, non finirò sul lastrico se una volta ti offro la cena in un ristorante di lusso. Basta che non ordini il vino e i piatti più costosi… ah ah ah… ma no, scherzo, sentiti libero di ordinare quello che vuoi, voglio che la tua ultima sera di libertà resti indimenticabile, dico sul serio»
«A proposito, come sei messo col lavoro? Tua sorella mi ha detto che non hai ancora trovato qualcosa di stabile»
«È così, sto aspettando l’esito dell’ultimo concorso per un posto di ricercatore all’università di Urbino. Dovrei avere buone probabilità, il mio ex-professore di scienze biologiche mi stima molto e mi ha raccomandato a un suo amico e collega. Speriamo bene»
«Sì, certo».
In quel momento arriva il cameriere per prendere le ordinazioni ma, leggendo i nomi in francese dei piatti elencati sul menù, hanno difficoltà a capire di cosa si tratta, perciò si fanno consigliare da lui.
«E nel frattempo cosa fai?» riprende Dario.
«Dal venerdì alla domenica lavoro come cameriere in un ristorante; guadagno bene, e durante la settimana continuo a studiare e a tenermi aggiornato»
«Buono. E sul piano amoroso come va?»
«Un completo deserto»
«Com’è possibile? Un ragazzo bello, simpatico e intelligente come te dovrebbe avere la fila di ragazze fuori della porta»
«Sì, magari!... E poi ultimamente mi son dovuto preparare per il concorso; non ho pensato ad altro»
«Ho capito… invece prima? Nessuna storia?»
«Beh, c’è stato qualcosa con qualche ragazza rimorchiata nel pub in cui lavoravo prima… o forse è meglio dire che sono state loro a rimorchiare me»
«In che senso?»
«Sai, quando si trovano in una comitiva di sole donne, le ragazze diventano intraprendenti; spesso capitava che alcune di loro mi battevano i pezzi, così qualcuna l’ho castigata… eh eh eh»
«Giusto! Così si fa»
Viene servita la prima portata, che i due si gustano in silenzio, salvo qualche entusiastico apprezzamento sulla sua bontà.
Poi è Luigi a riprendere la conversazione: «E tu che mi dici? Ti capita d’incontrare ancora i compagni del liceo? Che fine hanno fatto tutti? Io da che me ne sono andato da Frascati, non ho visto più nessuno»
«Bah, solo qualcuno per la verità – risponde Dario – Mariani ha preso medicina ma non so se si è già laureato; De Santis si era iscritto a ingegneria ma ha smesso e adesso lavora nella ferramenta del padre; poi c’è Orlandi, che ha fatto economia e commercio e ora è un impiegato nello studio di un commercialista, ed è stato proprio a una sua festa di compleanno che ho rivisto Rossella, che come sai è molto amica della sorella. Da lì abbiamo iniziato a frequentarci e ora eccoci qua»
«Non mi meraviglio. Avevo capito che le piacevi già da quando venivi a casa da me per studiare o fare i compiti insieme – quindi ride debolmente, e ammiccando aggiunge – …o almeno era quella la scusa!»
Dario ha capito l’allusione, ma resta in silenzio, perciò Luigi continua.
«E quello strano, che aveva legato solo un po’ con te, come si chiamava? Valenziani?»
«Chi? Claudio Valentini?»
«Sì, lui»
«Boh, non ho più saputo niente di lui»
«Era il primo della classe, un vero genio. Però era proprio antipatico, sempre sulle sue»
«Non era antipatico… è che lo prendevate sempre in giro, e sapessi quanto mi facevate incazzare. Chiaramente lui vi evitava»
«Sì, forse era così… mi sa che diventerà uno scienziato»
«Può darsi. Era intelligentissimo»
«Ecco che arriva la seconda portata… che ne dici se dopo la cena, salgo un attimo su da te per bere qualcosa e continuare a rievocare i vecchi tempi?»
«Va bene, però non facciamo tardi. Domani ci aspetta una giornata molto impegnativa»
«D'accordo».
«Che bella casa! - esclama Luigi appena entrano nell’appartamento di Dario – Che stile, che gusto. Si vede che i soldi non ti mancano, mia sorella si è trovato un buon partito»
«Che scemo!» commenta Dario un po’ imbarazzato.
«Dai, lo sai che scherzo. Forza, beviamoci qualcosa, che cos’hai?»
«Decidi tu» risponde l’altro indicandogli il mobiletto dei liquori vicino al divano.
«Scommetto che questa è quella che ti ho regalato io due o tre natali fa… e non l’hai ancora aperta!» dice Luigi prendendo una bottiglia di crema di whisky.
«Hai ragione. Ma tu lo sai che Rossella non beve alcolici e anch’io molto raramente. Quando mi viene voglia, preferisco bere da una bottiglia già aperta»
«Va bene, ma una volta non hai detto che questo era il tuo liquore preferito? Perciò te l’avevo regalato. Vuol dire che stasera è arrivato il momento di aprirla»
«È così. Dai, aprila!».
I due si accomodano sul divano, quindi Luigi riempie i bicchierini e brindano con essi.
Dopo aver sorseggiato un po’ di liquore è Dario a riprendere la conversazione: «Come mai ti sei voluto trasferire a Roma? Mi è dispiaciuto, sai? È finita che ci siamo un po’ persi di vista»
«Eh, lo so… ma è successo per caso. A lezione mi è capitato che uno studente siciliano fuori sede mi ha chiesto se conoscevo qualcuno che era interessato a coabitare per dividere le spese, lui non andava d’accordo col suo attuale coinquilino. Non conoscevo nessuno ma dopo qualche attimo ho pensato che poteva essere una buona occasione per me, per evitare di fare tutti i giorni il pendolare e soprattutto per sottrarmi al controllo di mio padre… a proposito: come ti trovi con lui?»
«Benissimo! Giovanni è fantastico. È simpatico, gioviale, premuroso… a volte un po’ troppo, al limite dell’invadenza; però sento di volergli bene e sono sicuro che anche lui ne vuole a me»
«Sì, penso di sì… non fa che lodarti. Ti ha mai proposto di andare a fare una passeggiata al Tuscolo? A me mi ci ha portato spesso, in qualche modo è stato lui a trasmettermi l’interesse e l’amore per la botanica»
Dario svuota il suo bicchierino, se lo riempie di nuovo e ne sorseggia un po’; come se avesse bisogno di un aiuto per sciogliersi, essendo sul punto di confidare qualcosa di intimo; quindi risponde: «Voglio raccontarti un fatto che è accaduto alcuni anni fa. Era una splendida giornata d’aprile, una mattina che non ero andato all’università. Rossella aveva già iniziato a lavorare all’asilo. Siamo andati al Tuscolo e dopo aver camminato per circa mezzora, vediamo che il tempo sta cambiando, il cielo si fa sempre più scuro, a quel punto decidiamo di tornare indietro ma quasi subito si scatena un forte acquazzone. Non avevamo ombrelli e non c’era un posto per ripararci, così quando siamo arrivati alla macchina eravamo completamente fradici. Prese un plaid dal porta bagagli e me lo porse dicendomi: “È proprio vero: Aprile, ogni goccia è un barile! Tieni, tu copriti con questo. Adesso andiamo a casa e ti do qualcosa di mio per cambiarti”.
Entrammo insieme in bagno e lui iniziò a spogliarsi; poi vedendomi fermo ed esitante mi fa: “Che aspetti a toglierti quella roba da dosso? Dai, forza!” e continuò a spogliarsi… completamente. Obbedii a quello che più che un invito mi era sembrato quasi un ordine, mentre lui aveva incominciato ad asciugarsi e mi osservava. Dopo essermi tolto le mutande mi venne quasi istintivo di coprirmi il pisello con le mani, al ché lui mi fa: “Cos’hai da coprirti? Di che ti vergogni? Non sei mai stato in uno spogliatoio? Siamo tra uomini, non c’è motivo di vergognarsi. Ora vai a farti una bella doccia calda; io intanto vado a trovare qualcosa da metterti. Poi me la faccio anch’io”. Mentre ero sotto l’acqua, capii che era rientrato perché lo sentii urinare e poi scaricare. Mi sbrigai ad uscire, e infatti lui era lì ad aspettarmi, tutto nudo e coi vestiti in mano. Quando ebbi finito di asciugarmi, me li porse ed entrò a sua volta nella doccia. Mi vestii e andai di sotto ad aspettarlo, visto che avremmo pranzato insieme. Mentre ripensavo a tutto quello che era appena successo, ebbi l’esatta percezione che in quei momenti d’intima confidenza si era stabilita tra noi una forte connessione, che credo sia qualcosa che va al di là del normale legame che può esserci tra genero e suocero. Come se lui fosse mio padre»
«Wow, che storia!… comunque a me non è mai successa una cosa simile. Forse perché sono realmente suo figlio, e quando sono andato via da casa ero ancora un ragazzotto, più che un uomo»
Dario si limita ad annuire e a bere la crema di whisky, senza dire niente; allora Luigi si alza e mentre si dirige verso la sedia dove ha poggiato il suo zainetto dice: «E adesso è arrivato il momento della sorpresa!»
«Nooo! Niente sorprese! Lo avevi promesso»
«Ma vedrai che questa ti piacerà» e così dicendo, estrae dal suo zainetto una videocassetta VHS.
«Di che si tratta?» chiede Dario, stupito.
«Adesso ci vediamo un bel video porno e ci facciamo una bella sega come quando da ragazzi ce le facevamo guardando le riviste porno»
«Ma come ti salta in mente? Quella era una cosa da ragazzi. Ora siamo adulti. Dai, lascia stare!»
«E infatti ci siamo evoluti. Adesso siamo passati dalle riviste ai video»
«Guarda che con me non funzionano. Non mi eccitano per niente, anzi li trovo alquanto noiosi»
«Già, ma questo non è un video come tutti gli altri»
«Ah, davvero? E che cos’ha di speciale?»
«Aspetta e vedrai» e così dicendo, inserisce la cassetta nel videoregistratore, prende il telecomando per accendere lo schermo del televisore, mentre il video è già partito in automatico.
Inizia la presentazione degli attori e tra i principali protagonisti appare quasi subito un certo Gary Lomax. Dario lo riconosce subito ed esclama: «Cazzo. Ma quello sei tu!»
«Eh già. Visto che bella sorpresa?»
«Incredibile! ma come hai fatto?»
«Anche questo è successo per caso. Quando lavoravo al pub, una sera un tizio mi fa segno di avvicinarmi. Pensavo che volesse ordinare qualcos’altro, invece mi chiede se poteva parlarmi qualche minuto. Incuriosito accettai. Cominciò a farmi una serie di domande, dapprima generiche poi sempre più a sfondo sessuale; tipo qual era il mio orientamento, com’ero messo a dotazione; tant’è che ho pensato che fosse un gay che mi voleva proporre di fare sesso a pagamento; gli ho dato spago perché volevo vedere quanto mi avrebbe offerto e quindi quanto valevo; invece no, era tutt’altro… ovvero, lui era gay, e mi ha proposto di essere pagato per fare sesso, ma non con lui, bensì come attore di film porno. Era una sorta di talent scout, pare che i gay siano più bravi a fare ciò, rispetto alle donne o agli etero. Poi per dirla tutta, alla fine anche lui ha ottenuto quello che voleva. Quando ci siamo rivisti per la firma del contratto, ho lasciato che mi facesse un pompino, hai visto mai che altrimenti avrebbe cambiato idea. D'altronde non è stato un gran sacrificio, il tipo ci sapeva fare, e poi visto la cifra che ho guadagnato, è stato di sicuro un buonissimo affare. Grazie a questo film e ad altri, in cui però ho avuto dei ruoli minori, sono riuscito a mettere da parte un bel gruzzolo, ma poi ho smesso. Perciò prima ti ho mentito, quando ti ho detto che nel weekend lavoro in un ristorante, perché non ne ho bisogno; non potevo dirti la verità sennò avrei rovinato la sorpresa»
Dario è sbalordito e sconcertato dal racconto dell’amico e non riesce a dire niente.
Intanto il film continua a scorrere e dopo l’introduzione che mostra una coppia in crisi perché lei non riesce a ricevere le dovute attenzioni dal marito che pensa solo al lavoro, ecco che appare Gary Lomax, ovvero Ramòn, ovvero Luigi, intento a potare un roseto in tenuta da giardiniere, ma in testa non ha un normale cappello di paglia.
Dario scoppia a ridere e fa: «Ma cosa porti in testa? Quello è un sombrero!»
«Beh, sì, volevano dare l’idea che io fossi un focoso messicano; anche perché la mia pronuncia inglese non era esattamente quella di un madre lingua; poi mi son dovuto far crescere anche i baffi»
«Eh, non ti stanno male, poi coi tuoi capelli neri, il pelo abbondante e la carnagione scura sei credibile come messicano, ma quel sombrero… per carità! » e riprende a ridere.
Naturalmente il giardiniere e la mogliettina trascurata finiscono col fare sesso, ma ecco che rientra il marito e li sorprende, quindi visibilmente arrabbiato intima all’uomo di andarsene, è licenziato. Questi però non può permettersi di perdere il lavoro e lo prega di perdonarlo, farà tutto quel che lui vuole. Sarà perdonato, a condizione che si faccia subito penetrare e che in futuro sarà disposto a soddisfare tutte le sue voglie, oltre a quelle della moglie. Al povero messicano non resta che accettare.
Quindi è tutto un susseguirsi di scene di sesso in tutte le possibili combinazioni.
Insomma si tratta di un porno abbastanza scontato e dozzinale, però la presenza di Luigi nel cast lo ha reso più che interessante. Durante le scene di sesso che vedono coinvolto il suo amico, Dario non può fare a meno di provare una certa eccitazione; questo lo ha turbato un po’, ma ha continuato a vederlo. Sono in particolare le scene omosex, in cui Gary Lomax assume un ruolo sia passivo che attivo, che lo stupiscono e lo eccitano maggiormente; tant’è che alla fine si ritrova con una forte erezione, difficile da nascondere.
A quel punto Luigi allunga una mano per toccargli il pacco e comincia a palpeggiarlo. Dopo un blando tentativo di fermare l’amico, si arrende alla sua intraprendenza e lo lascia fare. Questi gli apre la zip e gli tira fuori l’uccello, ma stavolta non gli fa una sega, com’era già successo qualche volta in passato, ma glielo prende in bocca e comincia a succhiarglielo. Dario, colto di sorpresa, rimane immobile, anche perché non aveva mai provato niente di simile; né con la sua futura moglie, né con chiunque altro. I suoi gemiti dimostrano quanto apprezzi quel “trattamento”.
Allora Luigi s’interrompe, temendo una prematura eiaculazione dell’amico. Si alza e comincia a spogliarsi, perciò l’amico gli fa: «No, Lui’, che vuoi fare? No, non è il caso»
«Invece sì che è il caso! Lasciati andare una buona volta. Stasera o mai più» e comincia a togliere i vestiti anche a Dario, che lo lascia fare e collabora quando si tratta di slacciare la cinghia dei pantaloni, per farseli sfilare insieme alle mutande.
Il suo cazzo ha perso un po’ della sua turgidità, allora Luigi ricomincia il lavoro di prima. Dopo un po’ è di nuovo durissimo e i mugolii riprendono.
Luigi s’interrompe di nuovo e con una mossa a sorpresa, si mette a cavalcioni sopra a Dario; si sputa sulle dita una buona quantità di saliva; se la spalma sull’imboccatura dell’ano e, senza che l’amico abbia il tempo di rendersi conto di quello che sta succedendo, si caccia nel retto la sua asta rigida e inizia a muoversi per farsela scorrere dentro.
Dario è totalmente in balia del suo futuro cognato; il piacere che sta provando è grande; così, volendo ricambiare, avendo a portata di mano il grosso uccello di lui, comincia a masturbaglielo.
Dopo qualche minuto l’orgasmo arriva irrefrenabile e Luigi, quando si accorge che l’altro sta godendo, gli scosta la mano, e con pochi colpi eiacula anche lui, impiastricciandogli tutto il petto e l’addome. Quindi si toglie da sopra e gli siede accanto.
I due restano fermi per un po’; solo i loro ansimi risuonano nella stanza, finché è Luigi il primo a parlare: «In fondo a cosa serve l’addio al celibato? A far sì che lo sposo possa fare qualche porcata che non potrà più fare dopo il matrimonio, o no? Beh, quello che hai fatto stasera, potrebbe non ricapitarti mai più» conclude ridacchiando.
Dario gli sorride e annuisce, poi l’altro si alza e si fa indicare il bagno per andare a lavarsi.
Appena torna in salotto per rivestirsi, l’amico gli fa: «Perché hai smesso di fare i porno? Con la recitazione non te la cavi malissimo, e hai proprio il fisico adatto, a partire dalla dotazione»
«Se è per questo, da quello che ho potuto constatare stasera, direi che anche tu saresti adatto… il fatto è che con questa storia dell’HIV l’ambiente era diventato davvero angosciante; così ho preferito smettere; tutti erano terrorizzati dal contagio, nonostante i continui controlli, i test e tutte le precauzioni»
«Già… infatti il marito usava il preservativo anche quando scopava con la moglie»
«Vabbè, ti saluto, stanotte dormo da papà, ti passo a prendere alle dieci. A domani, ciao»
«Ciao, a domani»
Segue con lo sguardo Luigi che se ne va, poi Dario si alza e va a farsi la doccia. Mentre è sotto l’acqua, mille pensieri gli frullano per la testa; questo non-addio al celibato lo ha a dir poco sconvolto.
(continua…)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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