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La scoperta del sesso grazie a mio nonno - 2 di 2


di jeepster
09.11.2016    |    44.391    |    10 9.2
"Credo fosse il suo modo di manifestarmi una certa complicità..."
Nei giorni successivi capitò sovente che mi sorridesse ammiccando quando i nostri sguardi s’incrociavano e qualche volta, soprattutto se eravamo in camera sua a guardare la televisione, mi faceva anche il gesto del segarsi e poi scoppiava a ridere. Credo fosse il suo modo di manifestarmi una certa complicità.
Diventò un’abitudine, quella di andare a guardare la tv in camera con lui, e nonostante di quando in quando trovavo anche lo spunto per allungare le mani e toccargli il pacco, lui mi bloccava, facendo di no con la testa per farmi capire che non voleva e poi scoppiava in una fragorosa risata per sdrammatizzare.
Una volta, anche se mi vergognavo un po’ a parlarne, gli dissi: «Sai, nonno? Qualche volta ho provato anch’io a far uscire quella pipì bianca dal mio pisellino, però anche se certe volte me lo strofino fino a che mi fa male, non succede niente... s’ingrossa un po’ e mi piace molto strofinarmelo, ma non esce niente... avrò qualche malattia che non me la fa uscire?»
«Ma no, che dici? È perché sei ancora troppo piccolo, vedrai che tra un po’ succederà anche a te, magari un altr’anno, o anche prima. Succede a tutti i maschi, presto o tardi... Ma ora che mi ci fai pensare è da tanto tempo che non te lo vedo, fammi vedere come ce l’hai adesso» e così dicendo mi tirò giù la lampo e infilò la mano nelle mutandine per cacciarmelo fuori. Gli diede un’occhiata e poi improvvisamente si chinò per metterselo in bocca, quindi cominciò a succhiarmelo, provocandomi un piacere tale che mi fece emettere un lieve gemito. Rimasi esterrefatto, provai una sensazione bellissima, che avrei voluto durasse per sempre ma che invece svanì dopo neanche un minuto, visto che mio nonno s’interruppe e si alzò dicendomi: «È tutto a posto... e promette anche bene! Vedrai che quando sarai grande ce l’avrai anche tu come il mio, devi solo avere un po’ di pazienza e aspettare che la natura faccia il suo corso».
Invece quella ulteriore stupefacente scoperta, mi rese ancora più impaziente nel voler scoprire e sperimentare tutte le possibilità che riguardavano il sesso. Sembrava che ogni volta ci fossero novità a non finire.
Tuttavia per qualche settimana con mio nonno non ci fu altro, finché la scuola finì e a quel punto anche la mattina, quando i miei non erano in casa, trovavo una scusa per andare in camera sua. Con indosso ancora soltanto le mutandine, salivo di sopra e se stava ancora a letto, mi andavo a stendere al suo fianco e ogni volta tentavo un approccio sessuale, seppur sotto forma di scherzo, ottenendo quasi sempre un cordiale rifiuto. Un paio di volte però acconsentì a farselo massaggiare un po’, benché sempre coperto dal lenzuolo, finché a un certo punto cedendo alla mia insistenza, e forse anche per la voglia di riprovare l’eccitazione della volta precedente, si scoprì del tutto e lasciò che lo masturbassi. La stessa cosa per altre tre o quattro volte successive.
Più avanti mi chiese anche di togliermi le mutandine e ficcarmi sotto al lenzuolo, tutto nudo come lui. Adoravo strofinarmigli addosso, sentire il contatto del suo corpo, coccolarlo, baciarlo, accarezzarlo dappertutto, ormai si lasciava toccare senza remore; così scoprii anche che gli faceva particolarmente piacere quando gli succhiavo o pizzicavo i capezzoli, come mi aveva chiesto di fare.
Una mattina che ero intento a fargli una sega inginocchiato tra le sue gambe, mi venne in mente di usare la bocca, come aveva fatto lui con me quella volta. Con un gesto quasi istintivo mi bloccò, ci guardammo negli occhi per alcuni secondi, io un po’ stupito e lui sorpreso, quindi disse: «Se vuoi farlo, devi aprire bene la bocca e stare attento a non stringere i denti, sennò puoi farmi male» poi sorrise e tenendomi la testa, delicatamente diresse la mia bocca verso il suo cazzo e me lo fece ingoiare tutto, dopodiché, sempre accompagnando dolcemente la mia testa, lo fece riuscire quasi per intero, quindi di nuovo giù facendomi capire che era quello il movimento che dovevo compiere e aggiunse: «Ecco, hai capito come si fa?... ora continua da solo».
Benché non fosse facile tenerlo in bocca, sentire quel caldo pezzo di carne riempirmela, mi provocava una bella sensazione ma soprattutto, vedere che grazie a quel che gli stavo facendo il nonno godeva più del solito, mi spingeva a continuare con grande dedizione. A un certo punto cominciai a sentire anche uno strano sapore di salato, poi, prima di venire, lo estrasse dalla mia bocca, facendomi assistere alla sua copiosa sborrata. Più avanti cominciò ad infilarmelo tra le gambe che io tenevo chiuse, in quella che doveva essere per lui una specie di surrogato di una scopata, l’ultima delle quali probabilmente risaliva a molti anni prima. Dopo ancora mi disse che avremmo fatto un nuovo gioco: il cavallino. Consisteva nel mettermi a cavalcioni su di lui che era disteso supino, col mio sedere all’altezza del suo pisello; quindi muovendomi avanti e indietro lo facevo scorrere nel solco delle mie chiappette. A dire il vero a me non è che piacesse granché questo gioco ma lo facevo volentieri perché vedevo che al nonno invece piaceva un bel po’.
Tuttavia, nonostante ci siamo andati molto vicini, giacché un paio di volte strofinò la sua cappella sul mio buchetto, non provò mai a penetrarmi, anche perché il suo cazzone era talmente grosso, che c’era il rischio di combinare grossi danni.
Però tutti questi giochi durarono un’estate soltanto; alla fine di settembre cominciò a stare molto male; una malattia fulminante se lo portò via nel giro di due settimane e nonostante il dolore grandissimo e lo scoramento per quella gravissima perdita, mi consolavo al pensiero di aver reso gli ultimi mesi della sua esistenza un po’ più piacevoli.
Non sono mai riuscito a colmare il vuoto che ha lasciato nella mia vita, e probabilmente è dovuto a ciò il mio interesse sessuale rivolto da sempre, quasi esclusivamente, agli uomini più maturi di me.

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