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Gay & Bisex

InCel (Meglio sfigato che finocchio?)


di jeepster
15.06.2025    |    1.957    |    4 8.8
"Roberto si accorge che questa conversazione potrebbe aprire una crepa nella corazza fatta di vittimismo e misoginia di Guido; così decide di portare l’affondo..."
Guido e Roberto sono amici da lungo tempo, hanno entrambi 32 anni. Guido vive coi suoi genitori e lavora come contabile in uno studio di commercialisti; Roberto vive da solo in un appartamentino che gli hanno messo a disposizione i suoi; si è laureato in scienze motorie e fa l’istruttore di nuoto in un centro sportivo.
«Guido, questa volta hai esagerato. Rosanna non meritava di essere trattata così, anche perché lei aveva ragione e tu torto» esordisce Roberto appena sono rimasti solo loro due nella sala prove.
«Hai ragione. Il fatto è che ultimamente non la sopporto più, con quell’aria da super donna, che vuole mettere bocca su tutto… Chi si crede di essere? Alla fine è solo una che suona il basso e canta in un complessino di parrocchia» risponde Guido.
«Sì, ma non scordarti che anche tu ed io suoniamo nello stesso complessino, o per caso tu pensi di essere un membro dei Coldplay?»
«Comunque io ho provato ad essere gentile con lei. Appena è arrivata ho anche proposto di mettere in repertorio “Rosanna” dei Toto»
«Già! Ma secondo me era solo un tentativo di fare colpo su di lei con un pezzo che ti permette di fare ben due assoli di chitarra»
«Però mi sembra che tu non hai avuto niente da ridire, visto che anche il ruolo del piano e delle tastiere è importante»
«Certo, ma io ero d’accordo perché è un bel pezzo a prescindere»
«Avrei dovuto proporre “Roxanne” dei Police; Rosanna quella si merita…»
«Speriamo che non lasci il gruppo»
«Ma non è che hai paura di non riuscire a portartela a letto?»
«Che stronzo che sei».
«Sì, sono uno stronzo, ma sono state loro che mi hanno fatto diventare così, non ci posso fare niente»
«Cazzate! Credo sia ora di finirla con questa storia del “Celibato Involontario” e tutte le stronzate che vi raccontate su quei forum. Possibile che finora non c’è stata mai una ragazza a cui potevi andare a genio? Ma credi davvero che le donne siano tutte uguali? Tutte manipolatrici, tutte superficiali? O ti sei convinto di questo per non dover ammettere che forse il problema sta in come ti poni tu?»
«Già, è facile per un “Chad” come te fare certi discorsi, tu non hai il problema di come devi porti. Tu hai già tutte le porte aperte e la strada spianata; a te le ragazze ti sbavano dietro. Invece io devo stare attento per forza a come mi pongo»
«Ecco il punto: tu non riesci ad essere te stesso. T’inventi trucchi, strategie, e ti va sempre male; allora ti rifugi dietro a queste idee che ti dicono che la colpa è sempre delle donne. Ma non è vero. La colpa non è delle donne, è colpa tua, Guido. Tu hai paura. Una vera e propria paura delle donne. E quando loro percepiscono questa paura che ti porta a non essere sincero, ti evitano».
Queste parole sono una sincera dimostrazione di amicizia. A Guido infatti gli risuonano, non come accuse, ma come un invito ad avere una maggiore consapevolezza di sé.
Roberto si accorge che questa conversazione potrebbe aprire una crepa nella corazza fatta di vittimismo e misoginia di Guido; così decide di portare l’affondo decisivo: «Guido, tu ti lamenti sempre del fatto che a 32 anni sei ancora vergine, eppure stando a quello che mi hai raccontato a proposito di tutte le tue storie, o forse è meglio dire i tentativi di avere delle storie con l’altro sesso, a me è parso che tu ti sei sempre auto-sabotato, comportandoti in modo inappropriato o con insensibilità. A volte ho avuto il dubbio che in fondo tu non desideri stabilire davvero un rapporto con le donne. Anzi, sembra che hai proprio paura di avercelo, e di conseguenza le odi tutte indifferentemente. Questo potrebbe essere il sintomo di una tua latente omosessualità»
«Ma che cazzo dici? – sbotta Guido alzando notevolmente la voce – Non ti permetto di offendermi in questa maniera! Togliti dalla testa certi pensieri e non ripetere mai più una cosa simile, se non vuoi che finisca la nostra amicizia»
«Vedi? Il fatto che tu ti senti offeso dalla mia affermazione, potrebbe addirittura spiegare il perché ti ritieni un “InCel”»
«Cosa vuoi dire?»
«Ci vorrebbe troppo tempo per spiegartelo e per me si è fatto davvero tardi, devo scappare. Prova a rifletterci da solo e poi se vuoi ne riparliamo. Anche perché stasera non sei proprio nello spirito giusto per continuare questa discussione, potremmo finire col fare a botte» così dicendo, si alza, saluta Guido con un amichevole buffetto sulla guancia e se ne va.
Questi rimane immobile, quasi stordito, le parole dell’amico lo hanno colpito nel cervello come pallottole. Inizialmente prova un misto di rabbia e vergogna. Il suo primo istinto è quello di considerare le affermazioni di Roberto come un tentativo di scuoterlo, poiché dentro di sé sa bene che Roberto non aveva alcuna intenzione di offenderlo; è un amico caro, si conoscono da una vita. Però si aggrappa ancora una volta alle sue teorie, alle sue convinzioni, cercando di trovare una falla nel ragionamento dell'amico. "Lui non capisce – pensa – è un “blupillato”, è troppo ingenuo”.
Tuttavia si sente invaso da un senso di vuoto dentro, è disorientato. Non solo sono state messe in discussione le sue certezze, ma addirittura la sua identità.
“Eppure Roberto era proprio convinto di quel che diceva – pensa Guido mentre s’incammina verso casa – la sua non era un'accusa generica; ha detto che si è basato sulle mie confidenze. Forse dovrei seguire il suo consiglio; dovrei sforzarmi di riflettere su quanto mi ha detto”.
Inizia a ripercorrere mentalmente tutte le sue interazioni avute in passato con le ragazze, ma questa volta attraverso una lente diversa: quella della paura, dell'insicurezza, della sua incapacità di mettersi in gioco senza infingimenti.
Le parole di Roberto continuano a martellargli in testa, non solo le accuse sul suo comportamento da InCel, ma soprattutto quell'ultima, terribile insinuazione: “potrebbe esser il sintomo di una tua latente omosessualità”. È stato messo in discussione addirittura il suo orientamento sessuale, qualcosa che non aveva mai considerato. Poteva essere che inconsciamente si fosse sempre represso con forza? Si sente smarrito. Prova vergogna, ma gli è ben chiaro che è necessario comprendere, se vuole porre fine a questa sorta di condanna alla solitudine che si è auto-inflitta.
Appena entra in casa vede che i suoi sono già andati a dormire e pensa: “Meno male. L’ultima cosa di cui ho bisogno ora è di mia madre che mi fa il terzo grado: ‘Come mai quella faccia stasera, cos’hai? Ti è successo qualcosa?’ Cosa gli avrei dovuto rispondere? ‘Beh ma’, sai com’è? Mi hanno appena detto che potrei essere un invertito e la cosa mi ha leggermente sconvolto’. Vedo che mi ha lasciato anche qualcosa da mangiare ma mi si è chiuso lo stomaco, vado subito in camera mia”.
Accende il computer e si collega ad un sito porno che ogni tanto va a visitare per trovare ispirazione nei suoi momenti di autoerotismo, ma per la prima volta cerca tra i video che mostrano rapporti tra uomini. È un tentativo confuso e spaventato di confrontarsi con quella possibilità.
All'inizio la visione di quelle scene gli provoca un profondo senso di disagio; non è disgusto, piuttosto è una forte inquietudine, mista a curiosità. Perciò non si ritrae, anzi.
Dopo circa mezz'ora, quando ormai si è abituato a vedere quelle immagini, accade l'impensabile. Lo shock è grande nel momento in cui Guido si rende conto che quello che sta vedendo gli provoca una forte eccitazione sessuale. La sua reazione fisica è innegabile. Gli si mozza il respiro, il cuore gli batte all'impazzata. Non è un'eccitazione passeggera, ma qualcosa di più profondo, viene da una parte di sé che ha sempre ignorato.
Continua a guardare e a un certo punto fa un’altra sconcertante realizzazione: "Ora che ci penso, quando vedevo quell'altro genere di video, la mia attenzione era rivolta più al partner maschile che a quello femminile. Me ne rendevo conto, ma dicevo a me stesso che dovevo imparare come si fa, per esser preparato nel momento in cui sarebbe toccata a me quella parte. Che imbecille che sono stato, non ho fatto altro che prendermi per il culo da solo. Cazzo! Mi sa che Roberto ci ha visto bene, altro che celibato involontario: in realtà ho una paura fottuta di andare a letto con una donna".
Questa nuova consapevolezza gli fa sperare di poter trovare il percorso per uscire da quel labirinto in cui si è perduto. Pian piano si calma; ora è più tranquillo; poi la calma lascia il posto a un senso d’euforia per questa sorta di “illuminazione”. Pensa di chiamare subito Roberto, senza rendersi conto che ormai è notte fonda; infatti l’amico ci mette un po’ a rispondere.
«Roberto... scusa se ti ho chiamato a quest’ora. Possiamo... ehm, possiamo vederci? Ho bisogno di parlarti, di capire quello che mi hai detto l'altra sera».
L’amico è molto sorpreso da questa telefonata, visto l’orario decisamente insolito, ma percepisce nella voce dell’amico un tono d’urgenza e di vulnerabilità, perciò, anche se è un po’ scocciato, accetta di vederlo.
Col cuore in gola Guido raggiunge la casa di Roberto dopo un quarto d’ora. Se ne vanno in cucina; Roberto prepara il caffè; probabilmente questa sarà una notte insonne.
«È che mi sei sembrato così sicuro di quello che dicevi, che qualche dubbio mi è venuto – esordisce Guido – così a casa mi sono messo a vedere dei video hard di genere gay. Ero sicuro che non mi avrebbero fatto nessun effetto, se non disgusto, e invece dopo un po’ mi sono accorto che avevo il cazzo duro, durissimo. Più li guardavo e più li trovavo eccitanti. È stato scioccante, ma allo stesso tempo mi sono sentito più leggero; come se improvvisamente mi fossi liberato di tutte quelle sovrastrutture mentali che non facevano altro che opprimermi»
Guido sembra un fiume in piena e così Roberto lo lascia parlare, limitandosi ad annuire di quando in quando.
«Poi ho ripensato alle mie passate esperienze e devo ammettere che ci avevi azzeccato – continua l’amico – perciò devo chiederti scusa per la rabbia con cui ho reagito quando mi hai detto che non facevo altro che crearmi delle false giustificazioni, per paura di essere me stesso. Io in realtà, come tutti gli InCel, ero fermamente convinto di essere un maschio eterosessuale rifiutato dalle donne; invece nel mio caso era esattamente il contrario: ero io che fuggivo dal rapporto con loro, forse proprio a causa della mia latente omosessualità»
«Già, non basta dichiararsi eterosessuali per esserlo veramente» aggiunge Roberto.
«Però non ho capito perché l’essermi offeso poteva essere la spiegazione del mio ritenermi un “celibe involontario”» chiede Guido.
«Perché rifugiarti nella tua condizione di InCel era un modo per metterti al riparo dalla condanna sociale, ancora diffusissima, nei confronti degli omosessuali, che è di gran lunga più pesante, discriminante e addirittura pericolosa, rispetto al biasimo o alla derisione che può esserci nei confronti di un povero sfigato che non riesce a bagnare il biscotto. In poche parole: meglio passare per “sfigato” che per “finocchio”»
«Sì, mi sa che hai ragione»
«Infatti quando ho visto la tua rabbiosa reazione, ho capito che ti sei sentito come se fossi stato smascherato, perciò ti sei affrettato a negarlo con tanta, troppa decisione»
«Si, è stato come se tu avessi toccato un nervo scoperto»
«A questo punto è giusto che anch’io ti riveli un mio segreto»
«E qual è questo segreto?»
«Così come non basta dichiararsi etero per esserlo veramente, allo stesso modo non basta apparire tali, per esserlo davvero»
«E che vuol dire?»
«Vuol dire che anche a me piacciono gli uomini»
«Ma che dici? Tu sei pieno di donne. Mi vuoi prendere in giro? O magari lo dici solo per essere solidale con me, per non farmi sentire isolato»
«No, dico sul serio… e tu sei la prima persona a cui confesso questa cosa. È vero vado anche con le donne, ma ti assicuro che mi sento molto più coinvolto ed appagato quando sto con un uomo»
«Dai, non è possibile, non ci credo»
«Se vuoi te lo dimostro, posso darti un bacio?»
«Sì, certo»
«Sulla bocca?»
«Guarda, dopo l’aiuto che mi hai dato puoi baciarmi dove vuoi, anche sull’uccello»
«Andiamo con ordine, iniziamo dalla bocca» e così dicendo Roberto si avvicina a Guido, lo abbraccia e lo bacia sulla bocca. Quando prova ad entrare con la lingua, l’altro la apre e così le loro lingue cominciano a intrecciarsi. L’eccitazione non tarda a salire per entrambi. Si accarezzano dappertutto ed iniziano a spogliarsi l’un l’altro. Appena sono completamente nudi, Roberto prende per mano l’altro e lo conduce in camera da letto. Gli fa cenno di stendersi supino, poi si china sul sesso eretto dell’amico e dopo avergli baciato ripetutamente la cappella, lo accoglie nel cavo orale, facendolo sussultare e gemere, lui che non aveva mai provato niente di simile e di così piacevole. Dopo un po’ s’interrompe e va a posizionarsi a cavalcioni sul petto di Guido; gli tiene leggermente sollevata in avanti la testa, in modo da potergli scopare lentamente e con dolcezza la bocca. Anche questa cosa piace molto a Guido. Man mano sperimentano tutte le possibili posizioni per fare sesso tra uomini, sempre con assoluta reciprocità.
È come se Roberto volesse far vedere all’amico, cosa si è perso restando fossilizzato nella sua condizione di InCel.
Dopo essere venuti entrambi, Guido fa: «Robe’ sai che ti dico? Meglio “finocchio” che “sfigato”».
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